Pastorale Giovanile

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    Itinerario di educazione alla fede per i preadolescenti



    (NPG 1991-01-63)


    AREA DELL'IDENTITÀ PERSONALE

    Meta

    Accettare se stesso come soggetto che cambia mentre si apre agli altri e alla vita come mistero.

    Alcuni aspetti specificano l'area dell'identità nella fase della preadolescenza. Il preadolescente è caratterizzato dal bisogno di definirsi, di conoscere se stesso, di scoprire le sue capacità mentre si misura con gli altri, con i suoi coetanei soprattutto. La vita che in questo momento esplode, con caratteristiche nuove, in tutto l'essere, avvia alla scoperta delle proprie potenzialità, alla consapevolezza dei limiti, al desiderio di essere «qualcuno» entrando in positiva relazione con gli altri. Gli altri infatti aiutano a dare un nome alle proprie esperienze, sensazioni, paure, emozioni.
    Il preadolescente, pur nella confusione che avverte in sé e che può tradursi anche in rifiuto di crescere, si sente sollecitato da tutto ciò che sperimenta ad affermarsi come diverso, a provarsi nelle sue capacità, a fare piccole scelte autonome.
    In questa ricerca di autodefinizione personale acquistano grande importanza e risonanza soggettiva le trasformazioni che il ragazzo vive a livello corporeo. Arrivare a elaborare un'immagine corporea unitaria e positiva, ad accettare se stesso come un io che è corpo vivo che cresce, riconoscersi come soggetto corporeo più che sentirsi un soggetto che ha un corpo, è la gioiosa fatica che il preadolescente deve affrontare.
    Il corpo è la grande possibilità di essere se stesso, è espressione della globalità della persona, è mezzo di comunicazione per dire agli altri qualcosa d sé e del proprio incontro col mondo.
    Accettare se stesso come corpo, un concreto corpo «fatto così», con una propria identità di persona sessuata, contribuisce alla propria autodefinizione, alla conoscenza dell'altro sesso come complementare al proprio, a vivere esperienze di relazionalità sessuata in forma adeguata all'età.
    Per autodefinirsi, il preadolescente ha bisogno dell'altro, del coetaneo. L'altro è cercato spesso come confronto, come specchio, come conferma di sé, come riconoscimento del proprio valore, del proprio essere degno di stima, di valorizzazione. L'esperienza positiva dello stare e fare insieme con i coetanei, aiuta il preadolescente ad accogliere gli altri, a scoprirli, a riconoscersi in loro: gli altri hanno i suoi stessi bisogni, i suoi stessi successi e fallimenti, hanno una storia da raccontare e su cui intessere un confronto. Con gli altri si fa esperienza di sentirsi riconosciuti ed accettati nel proprio valore.
    Gli altri diventano quel centro esterno a sé dove è possibile costruire un minimo di unità contro il rischio della dispersione in molteplici appartenenze. Proprio perché il preadolescente si autodefinisce nell'apertura agli altri, riconosce di non possedere mai pienamente se stesso, di non riuscire mai a imprigionare i confini della propria realtà e quella degli altri. Percepisce l'esistenza di un «oltre», oltre l'esperienza e oltre ciò che si può toccare, che lo proietta fuori di sé, del proprio orizzonte, della propria autosufficienza, che lo obbliga a interrogarsi per ricercare il mistero della propria vita e di quella degli altri.
    Al di là dell'esperienza personale e dello star bene con gli altri, c'è un «oltre» che è più grande della propria storia personale, della storia dei propri coetanei, del piccolo mondo in cui vive. È un «oltre» che è prima di lui e più grande di lui; un «oltre» che non si può piegare ai propri desideri.

    Movimenti

    1. Dalla conoscenza di se stesso come descritto dagli adulti alla scoperta di essere qualcuno con una ricchezza di risorse e doti personali.
    Uno dei fenomeni che connotano la preadolescenza è il passaggio graduale dell'identificazione all'identità. Si verifica cioè un passaggio dall'adesione acritica e dipendente dal modo di pensare, di agire, di valutare di un modello (in genere i genitori) al porsi autonomo dell'io di fronte alla realtà di sé, del mondo, degli altri.
    Essere qualcuno per il preadolescente è ancora molto legato a quello che gli altri pensano di lui poiché, mentre avverte le modificazioni che si verificano in sé, non ne è soddisfatto, anzi ne constata l'onere e il disagio.
    Il preadolescente fa fatica a autodefinirsi perché non ha ancora una adeguata capacità introspettiva, perché il suo io ideale è ancora legato alle identificazioni della fanciullezza.
    Questo primo movimento sottolinea l'importanza di aiutare il preadolescente a superare il disorientamento, l'ansia e il conflitto che il distacco progressivo dal modello gli provoca, per orientarlo ad assumere gradualmente coscienza di essere un «io» autonomo che sente il bisogno di investire le sue potenzialità in nuovi interessi, nella ricerca di un contatto più intenso con gli altri, al di fuori della famiglia, nel provarsi a «fare» qualcosa con gli altri.
    In questa progressiva presa di coscienza di sé acquista grande importanza il modo di porsi dell'educatore del preadolescente, poiché dalla valorizzazione o meno delle nuove capacità fisiche, relazionali, intellettive che il preadolescente avverte in sé, dipende il grado di autostima, di autovalutazione di sé.

    2. Dalla consapevolezza di possedere delle risorse alla accettazione serena e valorizzazione del corpo, sessualità e mondo interiore.
    Il preadolescente si scopre sempre più attento ai cambiamenti che avverte in sé. Percepisce, in particolare, le trasformazioni che avvengono nel suo corpo e che provocano una modificazione nell'immagine di sé e nel modo di percepire gli altri.
    Il proprio corpo diventa oggetto di osservazione attenta e critica. Spesso il preadolescente si allontana da esso, lo sente quasi fosse un estraneo o quasi dovesse trovare i mezzi per riuscire a mettersi in comunicazione.
    Di fronte a tante sensazioni che prova e che provocano soddisfazione, ma anche ansia, il preadolescente può arrivare a chiedersi se è normale. È, questo il momento di aiutarlo ad acquisire una adeguata immagine corporea; a percepire oggettivamente il proprio corpo, ad essere consapevole di ciò che si è, ad acquisire gradatamente il possesso delle proprie forze fisiche, a non spaventarsi delle nuove sensazioni, a valorizzare l'attrattiva eterosessuale attraverso l'opportunità di svolgere attività insieme, in una parola ad accettarsi. La coeducazione, soprattutto in questa età aiuta ad acquisire la propria identità maschile o femminile in una reciproca integrazione per l'attuazione di compiti comuni.
    La percezione di sé risulta mediata prevalentemente dal «fare».
    È importante valorizzare l'esplosione motoria collegata alle trasformazioni in atto per aiutare il preadolescente a soddisfare il bisogno di muoversi, di crescere in modo armonico, di esprimere le proprie energie, di affermare se stesso ottenendo dagli altri riconoscimento per le particolari abilità, di liberare le tensioni emotive, di valorizzare il «nuovo» che si trova a dover gestire.

    3. Dalla accettazione globale di sé alla scoperta e apertura agli altri perché importanti per la propria crescita.
    Sentirsi bene nella propria pelle, nonostante fatiche e tensioni, è sempre star bene anche con gli altri.
    Mentre nella fanciullezza il ragazzo privilegia le relazioni nell'ambito della famiglia, in questa fase gli interlocutori diventano i coetanei anche se nei confronti degli adulti perdura un atteggiamento di disponibilità acritica.
    Il preadolescente ricerca l'appoggio dei genitori, tuttavia avverte l'esigenza di altre fonti di sicurezza, di altri spazi di espansione e di riferimento per le proprie scelte.
    Il preadolescente ricerca il coetaneo per vincere la paura della solitudine, per il bisogno di fare, di comunicare, di stabilire un rapporto interpersonale, per chiacchierare e fare confidenze.
    L'esperienza dell'amicizia è fortemente sentita e coinvolgente perché il preadolescente impara a instaurare rapporti affettivi più profondi, comincia ad acquistare maggiore sicurezza emotiva trovando nell'amico/a un nuovo riferimento. L'amicizia è in questa età la ricerca di un «tu», di un essere nel quale in certo modo ci si rispecchia e ci si scopre con tutta la risonanza emotiva che ciò provoca, è la proiezione di un ideale di sé ancora vago e confuso. L'amico, il coetaneo è necessario per valutare l'esattezza dei propri giudizi, la qualità, il significato e la portata delle proprie azioni. Il coetaneo è un modello concreto di confronto; esso è cercato in funzione di sé, della costruzione di una immagine significativa di se stessi. L'attrattiva per il compagno o la compagna dell'altro sesso sono da vivere in un primo momento con «simpatia», come occasione di incontro, di scambio di confidenze, di sviluppo affettivo della propria personalità, e, in seguito, come «qualcosa di più», come attenzione specifica verso una singola figura che coinvolge emotivamente.

    4. Dal bisogno degli altri al trovarsi bene insieme.
    Dallo stare insieme con gli altri per scoprire soprattutto se stessi, occorre passare allo star bene con gli altri per fare qualcosa insieme, per maturare un nuovo rapporto con sé e con l'ambiente.
    In compagnia dei coetanei il preadolescente trova la possibilità di gestire insieme le nuove emozioni, gli affetti, le paure. I coetanei offrono risposte positive al bisogno di sicurezza, di approvazione, di accettazione, di riconoscimento. Il mondo dei coetanei è lo spazio di cui il ragazzo si fida e entro cui può sintonizzare idee, atteggiamenti, interessi. Insieme a coetanei di sesso diverso è spinto a poco a poco a definire meglio se stesso, attraverso un confronto con modelli che sono diversi e complementari rispetto a ciò che lui stesso è; vive delle esperienze di relazionalità sessuata che in genere vengono mediate dal fare e dal discutere insieme.
    Tra coetanei sente di avere un ruolo alla pari con gli altri. Insieme può rendersi conto che cosa implica stare con gli altri e impara, di volta in volta, a rispettare l'unicità di ciascuno, ad accettare l'altro senza pregiudizi, a saper ascoltare, intervenire, a saper chiedere aiuto, a mettere a disposizione il proprio tempo... Nasce in questo contesto ii gruppo la capacità del preadolescente di collocarsi, domani, nel mondo in nodo personale e critico. Il gruppo diventa così un laboratorio di ricerca di una nuova identità e un'importante area di maturazione poiché, stimolando l'autonomia e la reciprocità di rapporti alla pari con i coetanei, offre spazi vitali di progettazione di sé.

    5. Dallo star bene con sé e con gli altri alla consapevolezza che la vita va «oltre» la propria esperienza.
    Con questo movimento si tratta di rendere il preadolescente attento alle cose, agli eventi, agli incontri, ai gesti... per non restare in superficie, per cogliere il mistero profondo che le cose, le persone, la vita si portano dentro.
    Il mistero che il preadolescente sta scoprendo e cercando di decifrare in sé, il mistero di una storia che è più grande della propria esperienza, di quella del gruppo, che ci precede nel tempo... sono le strade attraverso le quali aiutare il preadolescente a porsi degli interrogativi, dei «perché?».
    È importante stimolare la curiosità di voler conoscere qualcosa di più intorno ai fatti, agli avvenimenti, alle persone che si conoscono già dalla fanciullezza; aiutare a penetrare la realtà da punti di vista diversi, alle immagini rimanere aperti alla ricerca di ciò che nella vita non può essere raggiunto immediatamente.
    È questa ricerca mai conclusa che fa riconoscere o intuire il limite misterioso delle cose e dei fatti (in positivo e in negativo), limite che è legato al mistero stesso delle persone e della vita.
    È in questo cammino di ascolto attento, di ricerca dei significati più profondi delle cose, dei fatti, dei gesti, in questo gusto della ricerca mai conclusa, che si arriva gradualmente alla intuizione e alla presa di coscienza della realtà della vita come dono degli altri che va oltre la propria esperienza.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    Primo movimento
    - Capacità di attenzione;
    - meraviglia;
    - stima di sé.

    Secondo movimento
    - Capacità di accettazione;
    - valorizzazione;
    - ottimismo;
    - capacità critica.

    Terzo movimento
    - Capacità di ricerca;
    - apertura e fiducia negli altri;
    - prontezza.

    Quarto movimento
    - Capacità di simpatia;
    - comprensione;
    - comunicazione;
    - condivisione e disponibilità.

    Quinto movimento
    - Capacità di curiosità;
    - ascolto e stupore;
    - realismo;
    - invocazione e ringraziamento.

    Esperienze

    Primo movimento
    - Intervista ai genitori e agli adulti;
    - dialogo con gli altri;
    - colloquio con una guida.

    Secondo movimento
    - Test di conoscenza di sé;
    - esercizi di responsabilità.

    Terzo movimento
    - Scoperta delle qualità dei compagni;
    - esercizi di riconoscimento dei ruoli.

    Quarto movimento
    - Revisione di vita di gruppo;
    - tecniche di comunicazione;
    - esame di coscienza «insieme».

    Quinto movimento
    - Contatto con la natura;
    - esercizi di silenzio e di contemplazione.

    AREA DELL'INCONTRO CON GESÙ CRISTO

    Meta

    Incontrare Gesù di Nazareth, attraverso i suoi testimoni, come l'amico che rivela Dio come Padre appassionato alla vita, che accoglie e impegna la propria voglia di vivere.

    Nel delineare la figura di Cristo il preadolescente utilizza spesso l'espressione «Figlio di Dio» e «Salvatore e Redentore degli uomini».
    Accanto a queste immagini acquistano interesse risposte a contenuto più squisitamente relazionale e affettivo, quali «un fratello che mi aiuta a diventare migliore», «l'amico di cui mi fido nella vita», «una persona a cui vorrei assomigliare», «l'amico per cui è bello impegnarsi».
    Sono risposte più cariche di vissuto e rivelano un atteggiamento: la presa di posizione soggettiva nei riguardi della persona di Gesù.
    In questa età permangono ancora nei confronti della figura di Gesù immagini oggettive presentate nella catechesi, e viene avviata, e deve essere facilitata, una rielaborazione dell'immagine di Gesù nella direzione del vissuto: Gesù Cristo quale soggetto d'amicizia, meritevole di fiducia; un'immagine che piace, percepita con simpatia.
    Per quanto riguarda Dio il preadolescente lo pensa come «creatore e Signore dell'universo; un Padre che conforta e comprende; un qualcuno che sente dentro di sé...».
    Tutte queste concezioni risentono dell'insegnamento, ma alcune riflettono una rappresentazione più intimistica di Dio, con elementi di relazionalità vissuta con risonanza emotiva.
    La concezione di Dio, indiscussamente accettata e creduta a livello di conoscenza, è in lento e progressivo cambiamento.
    Il preadolescente manifesta anche tentativi d'interiorizzare questa immagine.
    Ciò lo conduce alla riscoperta di un Dio «più vicino» alla vita, dentro di essa: colui col quale comunicare, il compagno vicino, alleato del suo divenire grande, il Padre che conforta, comprende e sostiene la voglia di vivere.
    Il preadolescente ha vissuto momenti di incontro con Gesù e con il Dio di Gesù, che è Padre, nella famiglia, nella scuola, nel cammino di educazione alla fede nel gruppo di catechesi e soprattutto nell'esperienza privilegiata della preparazione e celebrazione dei sacramenti della Riconciliazione e della Eucaristia.
    È l'età in cui, oltre l'impegno di carattere conoscitivo, va curato l'aspetto del vissuto e l'esperienza di incontro di carattere più emotivo con una scoperta di un Gesù, più vicino ai problemi quotidiani, un amico che interpella e coinvolge, un amico importante per crescere, e che presenta un Dio dal volto di Padre, appassionato alla vita di ciascuno, che invita alla decisione di accogliere e impegnare la propria voglia di vivere.
    Nel cammino di crescita religiosa del preadolescente emerge l'importanza e la valenza educativa attribuita ad alcune figure di adulti educatori dell'ambiente ecclesiale accanto alle figure dei genitori e degli amici.
    Il preadolescente per incontrare Gesù di Nazareth ha bisogno di figure significative, che lo presentino, testimoniando di averlo incontrato e di vivere con lui e per lui a servizio degli altri.
    Sembra importante evidenziare alcuni punti essenziali per un incontro autentico con Gesù:
    - far incontrare Gesù di Nazareth come un «amico» importante per crescere attraverso persone significative, perché testimoni;
    - far rivedere i «volti» di Dio, presenti nella educazione e nella esperienza dei preadolescenti, e farlo contemplare, a partire dalle pagine del Vangelo, come un Padre, che è dalla parte dei figli, anche i più deboli;
    - far condividere la causa di Gesù, che è passione per la vita, completa e conquistata per sé e offerta a tutti i figli di Dio.

    Movimenti

    1. Dall'incontro con Gesù, narrato dai suoi testimoni, alla scoperta che Gesù è un amico importante per crescere in modo completo.
    L'esperienza dell'incontro con Gesù del preadolescente è avvenuta e avviene attraverso la presenza accanto a lui di alcune persone significative che lo presentano come punto ideale ed esempio di vita.
    Prima i genitori, che favoriscono l'incontro con Gesù attraverso il loro comportamento concreto nei riguardi dei momenti di preghiera personale e familiare e di partecipazione alla celebrazione comunitaria della fede. Va tenuto presente che la maggioranza delle famiglie sono interessate, per i motivi più vari, a far sì che i figli conoscano ciò che ha fatto Gesù. Basti pensare alla alta percentuale che opta per l'insegnamento della religione cattolica nella scuola e che chiede la preparazione e la celebrazione dei sacramenti della Eucaristia, collegata alla riconciliazione, e della cresima.
    Accanto ai genitori altre figure importanti sono i sacerdoti e i catechisti, che si mettono accanto al fanciullo per far conoscere e incontrare Gesù.
    Gesù è stato presentato e vissuto come colui che invita a seguirlo e a divenire suoi discepoli, condividendo la sua parola e il suo corpo, come colui che impegna ciascuno a sposare la sua causa e a collaborare nella costruzione di un mondo nuovo.
    Il preadolescente va educato e aiutato a scoprire e a frequentare come amico importante per la sua crescita quel Gesù che si fa incontro a lui da amico.
    Questo incontro è facilitato quanto più la catechesi, le celebrazioni e l'impegno di servizio si realizzano in un clima di festa e di gioia.
    Al centro dell'annuncio c'è la lieta notizia che Gesù è venuto per accogliere ogni desiderio di vita, chiama e invita tutti a gustare il dono della sua amicizia, facendo crescere, donando e ricevendo amicizia, soprattutto con i coetanei.
    Gesù adolescente, che cresce in statura, in sapienza e in grazia davanti a Dio e con gli uomini, presenta al preadolescente una maniera interessante per crescere in modo completo. È un amico che è aperto ai suoi problemi, dà risposte alle sue domande, chiama a valorizzare tutte le sue qualità, dà soddisfazione alle sue aspirazioni (voglia di crescere, bisogno di amicizia, di gioia e di espansione...).
    La preghiera diventa per il preadolescente, non ripetizione di formule, imparate a memoria, ma dialogo con un amico per dirgli ciò che ha scoperto di lui: un dialogo che nasce dalla contemplazione della vita di ogni giorno, che si arricchisce con il confronto con il Vangelo (la vita di Gesù), che si dilata nella partecipazione cosciente e attiva alla vita di preghiera in comunione piena con i fratelli (gli altri, coetanei e adulti).
    Si tratta di mettersi accanto al preadolescente, accoglierne le aspirazioni più profonde, soprattutto la voglia di vivere e di avere amici, e portarlo, insieme ai suoi coetanei, gradualmente e realisticamente a sperimentare che nell'amicizia con Gesù conosciuto nel Vangelo si attuano in pieno le proprie aspirazioni e ideali.

    2. Dalla consapevolezza che Gesù è un amico importante alla scoperta che Gesù rivela un Dio dal volto di Padre, appassionato alla vita.
    Per quanto riguarda la figura di Dio, nel preadolescente permangono le immagini prevalenti nella mentalità degli adulti, che gli vivono accanto.
    Si tratta di educare a saper vedere, a cogliere e a far cogliere, i segni della presenza di Dio Padre nella storia dell'uomo, ricordando che «chiunque voglia fare all'uomo d'oggi un discorso efficace su Dio, deve muovere dai problemi umani e tenerli sempre presenti nell'esporre il messaggio. È questa del resto, esigenza intrinseca per ogni discorso cristiano su Dio. Il Dio della Rivelazione, infatti, è il'Dio con noi', il Dio che chiama, che salva e dà senso alla nostra vita; e la sua storia è destinata a irrompere nella storia, per rivelare a ogni uomo la sua vera vocazione e dargli modo di realizzarla» (cf RdC 77).
    Prima di Gesù l'Antico Testamento racconta l'esperienza del popolo, che Dio ha legato con sé con gesti di amore e di salvezza. Questa storia di salvezza insegna a leggere con gli occhi della fede anche la nostra storia: questa non è altro che un dialogo ininterrotto di Dio con gli uomini, per costruire un mondo più umano e fraterno.
    In Gesù di Nazareth, amico importante, vero volto del Dio invisibile, si manifesta pienamente la vicinanza di Dio Padre agli uomini e alla loro storia.
    Si valorizza la Bibbia, soprattutto il nuovo Testamento, perché il preadolescente possa leggere e capire meglio la sua vita. Il Vangelo parla delle sue speranze e delusioni, della sua fatica e del suo amore. Svela il significato autentico della sua vita. È un'offerta di gioia e di speranza, perché la «lieta notizia» di cui è portatore diventi lievito e motivo di festa nella «primavera tormentata ma promettente della vita del preadolescente».
    Occorre prendere coscienza che la vita quotidiana è il luogo in cui il Dio della vita è presente e operante. In questa avventura il preadolescente si scopre protagonista e responsabile: la vita che ha nelle sue mani non è sua proprietà in esclusiva, ma dono di un Padre, che chiede di spenderla per gli altri figli, che sono nostri fratelli.
    Si tratta di aiutare il preadolescente a percepire nella sua vita la presenza di un Dio Padre, che è «alleato», che vuole promuovere la sua crescita integrale e vuole realizzare con lui, nella storia, una comunità di amici. Si tratta di far incontrare il preadolescente con il Dio che salva, che libera la sua crescita, che lo vuole felice, che lo raggiunge attraverso tante persone che sono amiche.

    3. Dalla scoperta che Gesù rivela un Dio Padre, che ama la vita, alla decisione di accogliere e impegnare con lui la propria voglia di vivere.
    Il preadolescente ha bisogno di riscoprire il posto che Dio occupa nella sua vita e nelle nuove esperienze che va facendo e di sapere che il Dio di Gesù è dalla parte della vita dell'uomo e vuole il suo bene fino in fondo.
    Ma è un Dio che ha «bisogno degli uomini», per realizzare il progetto di salvezza, entro cui il preadolescente scopre il suo personale progetto di vita.
    Il dono che Gesù fa di se stesso è in vista di un'amicizia profonda e duratura con gli uomini. Quello che Gesù vuole stabilire con noi non è un rapporto sentimentale, ma un legame serio, come l'alleanza tra Dio e il suo popolo; un'amicizia per la quale Gesù dona la vita e in vista della quale chiede altrettanta fedeltà e dedizione; un'amicizia che è la condizione per essere pienamente vivi e capaci di portare frutto. La vita del cristiano è un cammino al seguito di Gesù, per condividere la sua causa, fare dono della propria vita perché ci sia più vita in noi e attorno a noi.
    Può sembrare impossibile camminare dietro Gesù; ma la testimonianza di «altri santi», soprattutto adolescenti e giovani, ricorda che lo Spirito Santo è dato perché quello che umanamente non è realizzabile lo diventi per la potenza di Dio. Per chi crede nel Vangelo nullo è impossibile; per chi lo accoglie senza mezze misure la vita è veramente nuova e pienamente realizzata.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    Primo movimento
    - Capacità di riconoscenza;
    - ascolto e ricerca;
    - dialogo e confronto.

    Secondo movimento
    - Capacità di scoperta;
    - fiducia;
    - gioia e passione per la vita.

    Terzo movimento
    - Capacità di accoglienza;
    - condivisione;
    - confronto.

    Esperienze

    Primo movimento
    - Interviste e colloquio con catechisti;
    - lettura e meditazione sui vangeli;
    - preghiera spontanea;
    - preghiera personale e comunitaria;
    - confronto con testimoni.

    Secondo movimento
    - Ricerche su personaggi dell'AT;
    - la paternità di Dio nei vangeli;
    - la provvidenza di Dio nella storia.

    Terzo movimento
    - Conoscenza di fatti di cronaca «nera» e «bianca»;
    - incontro con «santi» coetanei;
    - esperienze di condivisione.

    AREA DELL'APPARTENENZA ECCLESIALE

    Meta

    Scoprire che vivere in gruppo da amici, celebrare insieme la vita con Gesù, coinvolgere nuovi amici, è già essere Chiesa.

    Il preadolescente oggi vive contemporaneamente una molteplicità di appartenenze, con intensità, significati e grado di coinvolgimento molto diversi.
    Alcune appartenenze si allentano: l'appartenenza al nucleo familiare, per esempio, soprattutto dal punto di vista affettivo e valoriale, o quelle più istituzionalizzate (come il gruppo di catechismo o la classe scolastica), altre invece si intensificano e diventano «mondo vitale», cioè luogo significativo per la invenzione di forme di vita nuova, per liberare e sostenere la crescita, per intraprendere cammini di esperienza e significati vitali. Anche l'esperienza di appartenenza alla comunità ecclesiale, e il senso che ne deriva, subiscono delle trasformazioni e sollecitano ad una profonda revisione che l'educazione più facilitare e favorire.
    Vivere l'appartenenza di chiesa, per il fanciullo che si affaccia alle soglie della preadolescenza è soprattutto prender parte attiva a quei momenti particolari in cui la comunità ecclesiale diventa visibile, convocata entro un determinato luogo (la chiesa come edificio e come ambiente), per dire, attraverso dei segni, gesti e parole, riti e racconti, la festa della presenza e dell'incontro con il Signore Gesù. E questo non da soli, ma insieme a quelle persone, visibilmente autorevoli nell'assemblea, che più propriamente lo rappresentano, perché si rivolgono a Lui a nome di tutti e parlano a tutti con l'autorità di Lui. Sentirsi chiesa, per il fanciullo, è però anche prender parte a quelle attività che il gruppo degli amici del catechismo inventa, a volte barbose, a volte molto coinvolgenti, per conoscere meglio la storia di Gesù e dei suoi testimoni, per imparare ad ascoltarlo, pregarlo ed incontrarsi con Lui nei sacramenti, per imparare come si vive da amici suoi.
    Attraverso questo itinerario di appartenenza vogliamo collegare questa appartenenza di tipo più «oggettivo», con quell'altra esperienza, più di carattere intersoggettivo ed esperienziale, fortemente simbolica ed evocativa, che si può creare, e di fatto si sviluppa, tra i preadolescenti quando si prende sul serio il bisogno e il desiderio (cf i movimenti tre e quattro dell'area dell'identità) di aggregazione coi coetanei, di stare bene e piacevolmente in compagnia, di fare insieme delle cose interessanti, con una buona dose di rischio e di avventura, e che sembrano massimamente rispondere ai nuovi bisogni emergenti.
    Il nostro itinerario di appartenenza vuol perciò prendere l'avvio dalla ricerca tipicamente preadolescenziale di stare insieme e di cercare compagnia con gli altri, per trovare in essi conferma di sé, grembo vitale rassicurante, sicurezza per tentare la novità del cambio, possibilità di confronto e di differenziazione. Prendendo sul serio l'elevata domanda di aggregazione e favorendo la reale esperienza di stare insieme «in un certo modo», ci sembra dunque possibile intraprendere un cammino di «crescita in qualità» dello stare insieme (dalla compagnia, o dalla banda, o dal gruppo occasionale o secondario, fino al divenire gruppo primario) per giungere a ricercare e trovare, chiamandole per nome, le ragioni e le qualità più profonde dell'essere amici, fino a ritrovare, all'interno della calda appartenenza creata con soddisfazione e fatica, una storia ed una amicizia più profonda, un po' misteriosa, da condividere con tutti: la storia e l'amicizia con Gesù di Nazareth e del suo «Dio Vicino», testimoniato e raccontato da persone meritevoli di ascolto e credibili, ma già incontrato, o almeno conosciuto, dai ragazzi stessi come il «grande amico», la cui storia e il cui incontro, sono nuovamente tutti da riesprimere insieme, con i gesti e le parole dei preadolescenti.
    A questo punto il gruppo di amici può finalmente chiamarsi per nome, nella verità più profonda e misteriosa: esso è chiesa, lo è già come lo era prima di saperlo, ma ora lo può essere consapevolmente. Ed è motivo di festa grande il trovarsi dentro, il prenderne coscienza insieme, il farlo sapere a tutti.
    La celebrazione e la festa della presenza di Gesù di Nazareth, mentre si aprono le finestre del gruppo e si guarda fuori, e ci si scopre «parte importante» di una comunità di credenti che supera i confini del gruppo, permette di incontrarsi con «la chiesa» (quella grande, quella al di là dell'essere chiesa in piccolo) e comprendere ciò che essa è; aperta e rivolta verso ogni uomo che cerca vita, per incontrarlo ed accoglierlo come Gesù ha fatto.
    Abbiamo individuato quindi alcuni punti irrinunciabili che, ci sembra, rendono specifico per i preadolescenti l'itinerario di appartenenza ecclesiale; li riprendiamo qui in maniera sintetica per elencarli:
    - il riconoscimento e la valorizzazione del bisogno e della soddisfazione che nasce dal «creare compagnia» con gli altri;
    - la ricerca della «qualità» dello stare insieme e del fare delle cose insieme: il cammino di costruzione di un vero gruppo di amici;
    - la scoperta della verità più profonda da far esplodere in parole e in gesti carichi di vita nella celebrazione: Gesù e la sua storia sono la festa più grande della vita di un gruppo di ragazzi che si scopre «chiesa»;
    - l'apertura, ancora mediata da figure (l'educatore, l'animatore), verso una comunità vitale più grande, che li accoglie e si fa carico della loro crescita, perché è una comunità che ripete oggi i gesti di vita di Gesù, ne narra la sua storia, ne celebra la sua presenza;
    - l'esigenza di provare a vivere nel piccolo ciò che altri vivono in grande, attraverso l'apertura a nuovi amici e l'allargamento del cerchio della festa, per ripetere i gesti di Gesù.

    Movimenti

    1. Dallo stare insieme alla gioia e alla fatica di costruire amicizia nel gruppo.
    La coscienza dell'appartenenza ecclesiale potrà nascere soltanto dall'interpretare e leggere in profondità l'esperienza di appartenenza che il preadolescente riesce a vivere e a produrre, non solo a consumare.
    Punto di partenza dell'itinerario è perciò il bisogno di stare e di fare insieme, tipico dei preadolescenti.
    È ricerca di compagnia e di esperienza nuova, non qualunque bensì rispondente alle esigenze del cambio.
    L'educatore alla fede legge in profondità questa domanda di aggregazione e di esperienza socio-affettiva, come ricerca di accoglienza, di grembo vitale, di radicamento e di qualità di esperienza aggregativa che caratterizzano oggettivamente la realtà dell'essere chiesa.
    Per l'educatore, che legge con consapevolezza credente la domanda vitale dei ragazzi, essa è già ricerca di vita nella chiesa, anche se tale domanda può e deve crescere in intensità e consapevolezza attraverso delle offerte educative.
    L'educatore intravvede però anche tutto il lungo cammino che i preadolescenti hanno ancora da compiere per realizzare un'esperienza di appartenenza più sognata e attesa che progettata e costruita.
    Il movimento sottolinea perciò il percorso da compiere da parte dei preadolescenti aggregati per costruire un gruppo vero di amici: un gruppo che accoglie tutti, valorizza attraverso i ruoli, si struttura secondo valori e norme formulati entro un piccolo progetto insieme condiviso, sviluppa al suo interno rapporti primari e una ricca comunicazione, accetta e si confronta con l'adulto animatore. E tutto ciò non tanto a tavolino, ma creando un sacco di «imprese pazze» (attività interessanti e desiderate) preparate e interpretate nel loro svolgimento, verificate alla conclusione.
    È questo il compito di tutto il gruppo; un compito la cui realizzazione, mai compiutamente raggiungibile, ha un costo ed una sofferenza per tutti, ed è insieme fonte di gratificazione, di calore affettivo e di sicurezza.

    2. Dalla vita nel gruppo di amici alla celebrazione della vita con Gesù nei segni della festa.
    L'esperienza vissuta nel gruppo di amici ha bisogno di essere interpretata e celebrata nei gesti e nei simboli (sacramenti compresi): essi sono gli strumenti linguistici capaci di esprimere la ricchezza e il mistero di quel che insieme si vive.
    Incontrarsi, comunicare, compiere dei gesti, raccontarsi le cose vissute e rivedere criticamente ciò che si vive, imparare a chiamar le cose per nome, far festa per quel che c'è stato e si è vissuto, guardare in avanti verso quel tanto che ancora rimane da compiere, sono elementi di una tappa importante per un gruppo di preadolescenti che cresce.
    Non c'è vera vita insieme senza festa e senza celebrazione che la interpreti con gesti e parole, che la esprima nei simboli, la raffronti e la misuri in rapporto ad un ideale, la comprenda in profondità, la trasformi in ideale (le varie modalità del far festa: incontro, gioco, canto, preghiera, recitazione, racconto, celebrazione eucaristica).
    Un posto particolare nella celebrazione è riservato ai sacramenti: l'Eucaristia fa crescere l'amicizia con Gesù e con gli amici di Gesù (anche con quelli che non conosciamo personalmente); la Riconciliazione rappresenta il momento del confronto del proprio modo di vivere l'amicizia con gli altri con quello di Gesù, e la possibilità di ricostruire il clima di amicizia.
    La tappa viene conseguita perciò attraverso un processo di interpretazione e di illuminazione dell'esperienza di appartenenza vissuta, fino a portare i preadolescenti alla consapevolezza che la qualità del vivere insieme all'interno del gruppo lo fa essere «chiesa», luogo cioè della comunicazione profonda e vitale tra le persone, dove circola il dono reciproco e la vita diviene rivelazione di una presenza e di una compagnia; in questo luogo la storia dei singoli e del gruppo viene interpretata nella sua verità più profonda alla luce della storia e della presenza del Signore Gesù, il «Grande Amico» comune di cui è urgente riscriverne insieme la storia (il vangelo secondo i ragazzi).
    In questo contesto la storia di Gesù e dell'esperienza di comunione e appartenenza che attorno a Lui è nata, si incontra e si intreccia con la storia del gruppo e dei suoi membri, la giudica e la apre oltre se stessa, nello spazio e nel tempo.

    3. Dalla celebrazione della vita con Gesù nel gruppo alla consapevolezza di far parte di una comunità più grande che narra, celebra e testimonia a tutti.
    L'esperienza e la conseguenza del «gruppo-chiesa» non è ancora la scoperta e l'identificazione con tutta «la chiesa».
    Il gruppo di preadolescenti tende a rinchiudersi facilmente per restare come nido caldo e isola felice, sviluppando rivalità e anche aggressività verso l'esterno, in particolare con gli altri gruppi di preadolescenti presenti nell'ambiente educativo; tende a sopprimere i legami vitali con la più ampia comunità umana ed ecclesiale in forza della quale sussiste, può rifiutare di percepire le nuove domande di appartenenza che tanti coetanei, esclusi da ogni possibilità di aggregazione, rivolgono al gruppo stesso.
    Inoltre il legame con la più ampia comunità e con la grande chiesa c'è già dentro il gruppo, ed è vivo e in parte consapevole attraverso la storia della fede di ogni ragazzo, ma soprattutto è reso attuale e visibile dalla presenza stimolante dell'animatore adulto, che è lì, dentro il gruppo, non solo a titolo personale.
    Egli è il legame vivente con la comunità, con la sua fede, con la sua storia narrata, celebrata nei simboli; egli è il testimone di questa comunità aperta verso i ragazzi che accoglie, che stimola e promuove.
    La tappa da raggiungere intende dunque sollecitare il gruppo a moltiplicare i suoi contatti con l'esterno, con tutte quelle piccole esperienze di chiesa che sono i molteplici gruppi che ruotano attorno ad un ambiente educativo, fino alla consapevolezza della presenza viva e operante della grande comunità cristiana che vive sul territorio, e al recupero del proprio legame vitale con essa attraverso l'educatore testimone e la consapevolezza di esserne parte, accettando perciò di venire da questa interpellato. È necessario fare esperienza di questa comunità più ampia soprattutto nei momenti in cui essa fa festa con tutti o quando essa è impegnata in gesti di solidarietà e di testimonianza verso la comunità degli uomini.
    Modelli di questa apertura alla comunità più ampia sono i «santi», che con la loro presenza originale fanno toccare con mano la ricchezza e la varietà delle strade che si possono percorrere per divenire amici di tutti.
    Tra essi brilla l'esempio di Maria, colei che è attenta ai bisogni degli altri e chiama in causa Gesù perché ci sia festa e gioia per tutti (Cana).

    4. Dalla consapevolezza della comunità più grande aperta a tutti all'impegno per diventare gruppo che crea amicizia intorno a sé.
    La ricerca e la scoperta di ciò che è e che fa «chiesa», attraverso il confronto con l'essere chiesa della grande comunità, fa nascere nel gruppo il desiderio di appropriarsi pienamente di questa identità collettiva e di esprimere all'esterno la realtà entusiasmante sperimentata dentro (l'esperienze di amicizia e di condivisione così grande) e celebrata festosamente nei gesti e nelle parole.
    Per imparare ad essere esperienza di chiesa più vera, il gruppo-chiesa dei preadolescenti verrà sollecitato, attraverso attività ed esperienze opportune, ad aprirsi all'esterno, a quelli del fuori-gruppo (tra i coetanei, i tanti ragazzi del quartiere amici o non amici, quelli che non hanno ancora avuto la fortuna di vivere il dono che essi nel gruppo invece hanno ricevuto ed accolto), ed offrire loro qualcosa di ciò che ha vissuto al suo interno, coltivando in particolare un'attenzione privilegiata per chi è escluso dal cerchio della festa o ne resta solo ai margini (i ragazzi senza gruppo, quelli fuori dei confini dell'oratorio).
    La qualità dell'appartenenza e dell'esperienza del gruppo matura verso un progetto di gruppo che impara a leggere la realtà vicina, le sue provocazioni, e si impegna nel piccolo a produrre occasioni nuove di amicizia e di aggregazione intorno a sé (sarà il modo di vivere nel piccolo la causa del Regno).

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    Primo movimento
    - Capacità di accoglienza;
    - valorizzazione dei ruoli;
    - comunicazione tra pari.

    Secondo movimento
    - Capacità di incontro;
    - confronto;
    - festa-servizio;
    - gioia.

    Terzo movimento
    - Capacità di apertura;
    - rispetto e stima;
    - collaborazione.

    Quarto movimento
    - Capacità di amicizia;
    - apertura del gruppo;
    - partecipazione.

    Esperienze

    Primo movimento
    - Vita di gruppo;
    - dinamica di gruppo;
    - testo sociometrico.

    Secondo movimento
    - Ritiri;
    - esame di coscienza;
    - celebrazioni di gruppo.

    Terzo movimento
    - Conoscenza di altri gruppi;
    - incontro con altri gruppi;
    - conoscenza di altre proposte di spiritualità;
    - feste e celebrazioni comunitarie;
    - riconciliazione e Eucaristia.

    Quarto movimento
    - Attività di gioco e convivenze;
    - incontro e scambi con gruppi;
    - attività insieme.

    AREA DELLA VITA COME VOCAZIONE

    Meta

    Vivere l'amore alla vita nel quotidiano come impegno di scoperta, di ascolto e di risposta al Signore Gesù che chiama.

    La preadolescenza è un periodo molto importante sotto il profilo vocazionale per la «progettualità operativa», l'acquisizione cioè di importanti abilità e requisiti vocazionali attraverso l'esperienza concreta dei valori.
    La progettualità, scarsa e implicita, poco dilatata sul futuro, è vissuta dal preadolescente a livello intuitivo-emozionale e trascritta soprattutto nelle modalità operative.
    Il preadolescente di oggi appare chiuso nel presente, quasi smarrito nel succedersi delle esperienze quotidiane.
    Egli ha come riferimento alla sua identità socioculturale il presente, disegnato dal mondo tecnico-scientifico, da quello dei consumi e delle mode, oltre naturalmente che dal piccolo frammento di storia che vive nel suo piccolo mondo vitale del quotidiano. Il suo presente è molto spesso privo del passato. Ciò è dovuto anche alla scarsità dei rapporti intergenerazionali che caratterizzano la vita del preadolescente.
    In queste condizioni, se è vero che il preadolescente non può proporsi ancora un progetto di sé, sembra allora necessario stimolarlo a porselo, offrirgli un orizzonte di valori e di senso in cui costruire il proprio futuro. Senza questo desiderio di futuro nella cultura sociale, il preadolescente potrebbe sperimentare la precarietà del suo essere-nel-mondo, provare l'angosciante distruttività del legare i propri desideri e aspirazioni al consumare dell'oggi.
    Attraverso l'itinerario della vita come vocazione, vogliamo aprire il preadolescente al futuro, alla progettualità cosciente. Una progettualità in senso pragmatico, come disponibilità, prontezza a raccogliere gli stimoli, le diverse chiamate della vita quotidiana.
    È nel quotidiano, nella concretezza e nella globalità della sua esperienza, che il preadolescente va aiutato a vivere la propria realtà con fiducia, senza paura e con estrema apertura, a scoprire le proprie risorse, a valorizzarle ed offrirle per contribuire a costruire «vita nuova» nello stile di Gesù, servo della vita, venuto perché tutti abbiano la vita piena». Ed è assumendo la spiritualità dell'amore alla vita che possiamo aiutare il preadolescente a rispondere al Signore Gesù che chiama tutti ad inventare «vita nuova» come Lui.
    I punti che possiamo tener presenti per far assumere la vita come chiamata a mettersi al suo servizio sono:
    - la scoperta, la valorizzazione della vita di se stessi, di tutti i doni di cui è ricca l'esistenza e che rendono responsabili;
    - l'ascolto, l'attenzione a ciò che capita fuori di sé (percepire i volti, le chiamate in ogni aspetto della vita) per tentare di rispondervi;
    - il confronto con la grande passione di Gesù per la vita e dei suoi testimoni;
    - la fatica di offrire «insieme» gesti che costruiscono vita secondo la logica evangelica.

    Movimenti

    1. Dalla consapevolezza delle proprie risorse all'impegno di valorizzarle come un «tesoro» da moltiplicare.
    Al preadolescente, che si presenta come soggetto che cambia, va fatta acquisire la consapevolezza dei propri doni, degli interessi personali. In questa età il ragazzo può essere soggetto a chiusure o a evasioni perché non si rende conto di ciò che di positivo si porta dentro, e potrebbe sciupare così occasioni preziose per valorizzare doti e capacità .
    La sua vita, allora, va fatta riconoscere come dono gratuito, come talento prezioso», da non nascondere, ma da moltiplicare e utilizzare, spendere con fiducia e «responsabilità». La corporeità, l'affettività, la sessualità racchiudono un potenziale enorme di energie. La sete di scoprire, di conoscere, di avventurarsi nel mistero della vita, il desiderio di essere riconosciuto come qualcuno che vale, sono tutti elementi da valorizzare, un «tesoro» da moltiplicare per la gioia degli altri.

    2. Dalla valorizzazione di sé all'ascolto e risposta agli altri che interpellano con il loro bisogno.
    La valorizzazione di tutto il positivo scoperto in sé implica l'impegno a non nascondere ciò che si possiede come dono, e quindi l'impegno a decentrare la propria esistenza per accogliere il grido di aiuto che la vita degli altri, soprattutto coetanei, lancia.
    Occorre allora che il preadolescente impari ad ascoltare, a capire i problemi delle persone e a prendere l'iniziativa di aiutarle, da solo e con gli amici. Si tratta di far superare la chiusura della propria piccola esistenza con la preoccupazione unica di badare a se stesso, per accorgersi che aiutando altri ci si sente più contenti, più liberi, veri protagonisti e responsabili della propria vita. Ogni dono di Dio, infatti, chiama a responsabilità. La vocazione la si gioca tra il riconoscimento e l'impegno. Sentirsi innanzitutto riconoscenti a Dio per i doni ricevuti e metterli al servizio degli altri in piccoli gesti di solidarietà.
    È importante, perciò, favorire al preadolescente esperienze e condizioni per sentirsi interpellato da fatti e situazioni. Fatti e situazioni non fanno discorsi. Hanno però un loro linguaggio che il preadolescente deve apprendere e decifrare per rispondere con scelte che lo coinvolgono personalmente.

    3. Dalla piccola risposta ai bisogni degli altri al confronto con la «grande» risposta di Gesù e dei suoi testimoni.
    La risposta agli appelli degli altri esige che i ragazzi riconoscano i «protagonisti» del cambiamento: da Gesù di Nazareth a tutti quelli che hanno condiviso e condividono la causa del Regno. Esige allora anzitutto il confronto con la «grande» risposta di Gesù al bisogno di vita degli uomini, proprio perché Gesù è per il preadolescente «l'amico simpatico che invita ad impegnarsi».
    Sappiamo poi che ogni vocazione si realizza in Cristo, morto e risorto affinché ogni persona abbia la vita «piena», venuto a raccogliere e promuovere ogni desiderio di vita. Egli traccia la via per riuscire: soltanto la «strada dell'amore» conduce alla vita.
    Ma affinché i ragazzi possano scoprire che anche per loro c'è una chiamata a decidersi ad offrire gesti di «vita nuova» secondo lo stile di Gesù, ,sembra necessario che l'educatore li aiuti a confrontarsi con chi ha già provato, con i testimoni e che sia egli stesso un testimone.
    Proprio perché il preadolescente è affascinato da modelli e ideali di vita, dovrà imparare a porre attenzione e a conoscere coloro che si prodigano per gli altri senza tornaconto personale, in forza di un ideale.
    L'incontro con persone capaci di dealità è fondamentale per maturare la certezza che ci si può impegnare, sempre al di là della logica, del tornaconto, del guadagno.

    4. Dal confronto con la passione di Gesù per la vita al porre «insieme» gesti che costruiscono vita.
    Il confronto con la passione di Gesù per la vita e con i suoi testimoni dovrà portare il preadolescente ad essere solidale con Gesù, a costruire «vita nuova» secondo le esigenze del Vangelo che ci racconta come Gesù ha costruito vita.
    Un compito molto importante per l'educatore è appunto quello di impegnare il preadolescente nel servizio: aiutare a rendere operativi i desideri e i valori. Per questo l'impegno deve essere tradotto in termini concreti, in modo che il ragazzo sperimenti «insieme» agli amici il valore del servizio e il dono di sé agli altri. L'impegno lo rende protagonista. Occorre attuare concretamente piccole realizzazioni di servizio operativo: alcuni gesti di condivisione e di solidarietà verso coetanei più poveri, qualche manifestazione di pace in una società violenta, qualche esperienza di riconciliazione e di perdono.

    SCHEDA Dl SPERIMENTAZIONE/VERIFICA

    Atteggiamenti

    Primo movimento
    - Capacità di riconoscimento;
    - scoperta, meraviglia;
    - valorizzazione.

    Secondo movimento
    - Capacità di ascolto;
    - disponibilità;
    - condivisione.

    Terzo movimento
    - Capacità di confronto;
    - capacità di «sognare in grande»

    Quarto movimento
    - Capacità di condivisione;
    - solidarietà;
    - riconciliazione e pace.

    Esperienze

    Primo movimento
    Alla scoperta delle proprie doti sociali:
    - questionari;
    - test.

    Secondo movimento
    Alla ricerca dei bisogni «vicini» e «lontani»:
    - inchieste;
    - interviste.

    Terzo movimento
    Alla ricerca di modelli «vicini» e «lontani»:
    - ricerche;
    - incontri.

    Quarto movimento
    - Esperienze di servizio «in piccolo»;
    - manifestazioni giovanili;
    - esperienze di perdono.


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