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    La catechesi esperienziale in Acr



    Simone Giusti

    (NPG 1991-10-43)

    La catechesi esperienziale in Acr ha una data ufficiale di nascita: 24 settembre 1974.
    È questa la data in cui l'associazione scelse la catechesi esperienziale per tutte le sue sezioni (6-8; 9-11; 12-14 anni). Data solo ufficiale perché, già due anni prima, a seguito di un certo rifiuto della catechesi biblica che allora caratterizzava gli itinerari catechistici in associazione, si era optato di sperimentare la catechesi esperienziale con i preadolescenti, ovvero con l'arco di età più grande e difficile presente in Acr.
    Non era questa una scelta totalmente nuova per l'ACI. Se negli anni '60 la catechesi nelle sezioni minori era stata soprattutto biblica, negli anni '50, agli aspiranti (i preadolescenti appunto), si proponeva una catechesi improntata alla revisione di vita, molto attenta al vissuto dei ragazzi stessi.
    Ma torniamo al settembre del '74 quando la sperimentazione compiuta con «rapido 192» (il primo testo secondo una catechesi esperienziale) portò l'Acr tutta alla scelta ufficiale di cui si accennava, scelta positiva ma non certo semplice.
    Fu un convegno nazionale degli assistenti e responsabili diocesani a pren dere questa decisione. Non fu una scelta facile; molto era lo scetticismo intorno a questa decisione. A diversi, fuori dall'associazione, sembrava l'ennesima novità che veniva a portare ulteriore confusione in un tempo, i primi anni '70 appunto, di diffusa incertezza negli ambienti ecclesiali Vi erano forti perplessità anche perché non era di immediata comprensione, non poteva essere ridotta solo ad una tecnica catechistica diversa; occorreva, per comprenderla, far proprie le istanze di rinnovamento espresse dal Documento Base per il rinnovamento catechistico che era stato pubblicato pochi anni prima.
    Se notevoli erano i dubbi da fuori, in Acr il momento fu vissuto, salvo limitate e circoscritte eccezioni, con notevole entusiasmo e convinzione, perché si percepiva che la catechesi tradizionale non rispondeva più alle mutate esigenze di fede dei fanciulli e dei ragazzi, e sembrava che l'impianto teorico della catechesi esperienziale venisse non poco a cogliere le domande vitali dei ragazzi e le istanze di rinnovamento della pastorale. A distanza di circa diciassette anni possiamo dire che quell'intuizione non era erronea.

    MOTIVI DI UNA SCELTA

    Il «nuovo corso», così era definito allora, che l'associazione diede alla sua catechesi non era nato per semplice bisogno di novità.
    Fatti circoscritti e reali ne costituirono il punto di provocazione e l'attesa di una risposta.
    Tra i principali ne ricordiamo quattro:
    * La catechesi dei ragazzi in Italia, al di là degli sforzi e dei tentativi di rinnovamento veri e fecondi, si presentava carica di interrogativi e perplessità. Era:
    - una catechesi massificante. I ragazzi erano inquadrati in grandi gruppi: per tutti lo stesso passo, le stesse lezioni, lo stesso programma;
    - una catechesi istituzionalizzata, dove si era deresponsabilizzata la famiglia e la comunità parrocchiale;
    - una catechesi funzionale alla sacramentalizzazione;
    - una catechesi individualistica, dimentica della dimensione comunitaria, ecclesiale;
    - una catechesi principalmente nozionistica.
    Ora l'Acr, quale porta-parola dei ragazzi, nata per essere nella Chiesa e nella società colei che avrebbe operato per affermare le capacità dei ragazzi e il loro diritto a vivere un'esperienza di vita a misura delle loro età, non poteva rimanere indifferente dinanzi a quella realtà pastorale.
    * A fine maggio 1974 era venuto alla luce il primo volume del Catechismo dei Vescovi: «Io sono con voi».
    Era questo allora un evento ancora non pienamente percepito nella realtà pastorale italiana.
    Con la pubblicazione del Catechismo dei fanciulli, tutta l'attività catechistica avrebbe dovuto, da allora in poi, fare esplicito riferimento al testo dei Vescovi, rinviare a quel catechismo ed esserne una mediazione.
    Ma quale mediazione?
    Ci si domandava: come tener presente il Catechismo dei Vescovi nella proposta associativa?
    * Istanze catechistiche nuove si erano stagliate con chiarezza all'orizzonte ed erano divenute ormai patrimonio acquisito per l'associazione (cf Metodologia Acr del 1972).
    Elenchiamo le principali:
    - il valore del piccolo gruppo;
    - il coinvolgimento della comunità;
    - l'esigenza di una catechesi più vitale ed esistenziale;
    - una accezione più ampia di catechesi;
    - una caratterizzazione della catechesi sempre più come itinerario catecumenale.
    * L'esigenza di una maggiore sintonia della proposta associativa fra le scelte metodologiche e le scelte catechistiche.
    Ora le scelte metodologiche caratterizzanti erano (e sono ancora oggi):
    - l'opzione gruppo;
    - l'opzione esperienza;
    - l'opzione «incarnazione» del gruppo nella propria comunità umana ed ecclesiale.
    * La volontà di attuare le linee conciliari sul valore delle realtà terrestri, sul rapporto Chiesa-mondo, sull'importanza dell'impegno dei laici.
    Sono questi i fatti principali che misero l'Acr in stato di ricerca e portarono l'associazione alla scelta della catechesi esperienziale.

    NOTE QUALIFICANTI DELLA CATECHESI IN ACR

    Prima di soffermarci nel descrivere come è pensata e vissuta la catechesi esperienziale, è opportuno precisare che la catechesi associativa può essere definita in sei note:
    - Un cammino di fede esperienziale (catechesi esperienziale);
    - Un cammino di fede globalizzante (catechesi globale);
    - Un cammino di fede comunitario;
    - Un cammino di fede a dimensione associativa;
    - Un'esperienza di fede interpretativa e propedeutica al catechismo dei Vescovi;
    - Un cammino di fede catecumenale.

    Catechesi esperienziale

    Più volte nelle pagine seguenti si parlerà di esperienza, pertanto è opportuno precisare che, parlando di scelta antropologica, distinguiamo tre livelli di esperienza:
    - in ordine all'identità e agli obiettivi della catechesi: catechesi antropologica significa in questo senso una catechesi che vuole raggiungere l'uomo nella sua concretezza, in vista dell'integrazione tra fede e vita;
    - a livello di metodo: catechesi antropologica sta a indicare un tipo di itinerario o processo metodologico che parte dalle realtà umane e le illumina e approfondisce alla luce del Vangelo.
    - a livello di contenuto: si ha la catechesi antropologica quando la trasmissione catechistica presenta tra i suoi oggetti o contenuti l'insieme o aspetti della problematica umana dei partecipanti.
    Descriveremo ora ciò che intendiamo per catechesi esperienziale, secondo lo schema seguente:
    - i fondamenti;
    - le opzioni;
    - la meta;
    - l'itinerario annuale;
    - il procedimento metodologico.

    I fondamenti

    Alcune istanze biblico-teologiche e pedagogico-pastorali fanno da fondamento alla proposta di catechesi esperienziale ed orientano la strategia concreta di intervento.
    - Il nostro Dio, il Dio della rivelazione, è un Dio che si è incarnato, è l'Emmanuele, il Dio con noi.
    - Dio realizza il suo progetto di salvezza nella storia attraverso il suo popolo.
    - Il mistero pasquale è l'asse portante del progetto di salvezza.
    - La vita dell'uomo è il luogo in cui risuona la «Parola di Dio».
    - La Chiesa vive nel mondo per il mondo.

    Le opzioni

    La catechesi proposta dall'Acr vuole essere un itinerario che diventi per i ragazzi, in modo concreto e progressivo:
    - un prendere in mano la propria vita per riconoscervi la presenza di Dio;
    - un incontro personale e reale con Dio in Cristo;
    - un luogo di esperienza di Chiesa e di iniziazione alla vita cristiana;
    - un'esperienza di assimilazione e consapevolezza del messaggio cristiano;
    - una crescita evangelica che porti ad assumere atteggiamenti evangelici, un'azione di presenza e di trasformazione della storia.
    Perché il cammino di catechesi esperienziale diventi per i ragazzi occasione e via di crescita umana e cristiana, occorre che siano tenute presenti alcune opzioni fondamentali:
    - essere fedeli alla vita dei ragazzi;
    - favorire una vita radicata;
    - assicurare la ricerca comune;
    - suscitare domande;
    - assumere le esperienze di vita;
    - aiutare all'incontro con Cristo nella vita;
    - sostenere la presenza profetica nel mondo;
    - fare esperienza.

    La meta

    Il progetto di educazione alla fede che l'Acr ha scelto tende a maturare e a sviluppare nel fanciullo e nel ragazzo atteggiamenti evangelici: traduzione nell'esperienza quotidiana dello stile di Cristo. È assimilazione di una mentalità di fede, è maturazione della «sapienza di Cristo», così come è descritta nel «Rinnovamento della catechesi». È servire, vedere, amare, giudicare come Cristo.
    Si ha mentalità di fede quando si sono maturati atteggiamenti evangelici. Un atteggiamento non è qualcosa di superficiale e di esteriore, ma la radice di un comportamento stabile, un modo abituale e permanente di rapportarsi della persona con l'ambiente circostante, nella totalità di se stessa, cioè sul piano conoscitivo, affettivo, tendenziale-operativo.
    Scopo della proposta di fede che viene fatta nei gruppi Acr, quindi, è promuovere la maturazione di atteggiamenti evangelici.
    La catechesi Acr sarà quindi una «catechesi di atteggiamenti», che aiuta a crescere i ragazzi nel loro sviluppo plenario, nella maturazione della loro dimensione battesimale-crismale, segnata in loro dallo Spirito.
    È una catechesi centrata sull'uomo, ma sull'uomo nuovo, il battezzato.
    È una catechesi «fedele a Dio», dove la fedeltà a Dio è colta nello sviluppo e nella maturazione di atteggiamenti, secondo la direttrice delle beatitudini.
    La catechesi esperienziale, dunque, parte dall'uomo in relazione, con il suo modo di «vedere la vita», quindi dall'uomo (ragazzo o fanciullo) che è raggiunto anche dal mistero del male, e lo guida «ad accogliere l'azione dello Spirito per ravvivare e sviluppare la fede, per renderla esplicita ed operosa nella vita.
    La catechesi viene così ad incidere nel tessuto della vita e dell'esperienza reale del ragazzo.

    L'itinerario annuale

    L'itinerario annuale di catechesi si svolge attraverso tre tempi, ritmati sui tempi dell'anno liturgico, e prevede momenti di verifica intermedia e finale.

    Il procedimento metodologico

    La catechesi esperienziale dell'Acr attua i suoi orientamenti specifici attraverso un procedimento metodologico che comporta tre fasi fondamentali, strettamente connesse tra loro, e che riguarda ogni momento della catechesi:
    - l'analisi;
    - il confronto;
    - la celebrazione.
    Prima di addentrarci nella descrizione di tali fasi, richiamiamo alcuni presupposti ad esse sottesi, e che in esse trovano la loro esplicitazione concreta.
    - Il campo esperienziale. Tutta la vita del ragazzo viene presa in esame, da quella in famiglia, a scuola, nella strada, alla sua esperienza liturgica, alla sua preghiera, all'incontro con gli amici. L'intera esistenza diventa così un contenuto e un «luogo teologico» della catechesi.
    - Un cammino in profondità. Attraverso iniziative concrete e attività, si corre il rischio di agitarsi molto e crescere poco nella fede. Per ovviare questo rischio si impara a «coniugare» i verbi che facilitano la «discesa in profondità nell'esperienza» (scoprire, leggere, incarnarsi...).
    - Un cammino di apertura e di partecipazione, che trova la sua espressione più significativa nella «missionarietà».

    Analisi

    Si tratta di fare attenzione alla vita e alla sua storia, per cogliervi i segni del progetto di Dio Creatore.
    Precisato l'ambito della scoperta e dell'osservazione, si cerca di descrivere il fenomeno che interessa attraverso la risposta a domande-chiave: che cosa? chi? dove? quando? come?, attraverso visite, inchieste, discussioni in gruppo.

    Confronto

    La vita dei ragazzi è chiamata a conformarsi, giorno dopo giorno, alla Parola di Dio che è Gesù: per questo l'ascolto obbediente della rivelazione scritta è nutrimento della loro fede. Nel confronto, l'annuncio del Vangelo sa andare oltre le domande suscitate dall'analisi, interpella la vita del ragazzo e lo chiama a convertirsi.
    Il confronto avviene:
    - tra i ragazzi nel gruppo;
    - con persone della comunità;
    - con i documenti della fede: Parola scritta, Catechismo dei ragazzi.

    Celebrazione

    Questo momento assume tutto il bagaglio della vita del ragazzo, analizzata e illuminata dalla Parola di Dio.
    La prima celebrazione, il primo canto di meraviglia e di lode scaturisce da quello che i ragazzi hanno vissuto e stanno vivendo.
    Sollecitare questa esperienza è fondamentale come è fondamentale aiutare a pregare sulla fatica che essi fanno per vivere la loro crescita e il loro impegno.
    È la fatica della fedeltà.
    Si tratta:
    - di celebrare il Signore nella vita;
    - di celebrare nella liturgia il Signore della vita.

    TRA ASPETTATIVE E DELUSIONI, UN BILANCIO

    Più volte, nel corso di questi anni di catechesi esperienziale, si è cercato di valutare la scelta compiuta, di cogliere punti e nodi problematici a livello teorico e metodologico. A questo proposito basti ricordare la «sperimentazione» della fine degli anni '70 (un numero considerevole di gruppi di base, in quasi tutte le regioni d'Italia, furono seguiti dall'Ufficio Centrale dell'Acr per vedere e giudicare l'esperienza in atto) che precedette la riproposizione della Catechesi esperienziale nel «Progetto Acr» del 1981 e l'inchiesta, sulla catechesi, dell'89 che ha consentito una nuova precisazione della tematica prima di procedere alla pubblicazione del «Progetto» 1990 (aggiornamento di quello dell'81).
    Da queste iniziative specifiche e da tutta una serie di riscontri di base ottenuti continuamente tramite gli ordinari canali della vita associativa, emerge che ormai ovunque la catechesi esperienziale è ben accolta dai fanciulli e dai ragazzi ed ha dato un significativo contributo al rinovamento della pastorale catechistica. Essa ha fatto entrare la vita dei ragazzi nella catechesi parrocchiale e ha così contribuito a rendere meno astorica e nozionistica la catechesi stessa, e più attenta all'esistenza dei ragazzi, più incarnata e inculturata.
    Sono scomparse le molte perplessità presenti nel '74, principalmente nel clero, al punto che oggi molte diocesi e moltissime parrocchie riconoscono il cammino catechistico compiuto in Acr come itinerario catechistico differenziato dell'iniziazione cristiana, e ritengono pertanto un controsenso far partecipare i ragazzi dell'Acr al cosiddetto «catechismo parrocchiale». Anzi ci risulta che molte parrocchie, pur non avendo un gruppo Acr, adoperano per il catechismo parrocchiale le guide annualmente pubblicate dall'associazione.
    Ma al di là di questi riscontri che ci conducono a formulare un giudizio positivo sulla scelta compiuta, si devono cogliere con obiettività i problemi che ancora si riscontrano.
    Innanzitutto quello degli educatori- catechisti parrocchiali.
    Forte è in loro la tentazione di ridurre la catechesi esperienziale a pura tecnica catechistica, ad un nuovo e più aggiornato attivismo catechistico; e di ridurre l'esigenza di incarnazione, di interiorizzazione del ragazzo ad una nuova sorta di acquisizione formale di conoscenza e di comportamenti.
    Chiave di volta della catechesi esperienziale, come di ogni altra catechesi ma soprattutto di questa, è il catechista; è la sua disponibilità a voler vivere un'esperienza di fede con i ragazzi che metta in primo luogo in discussione la sua vita, i suoi atteggiamenti di uomo credente. La catechesi esperienziale è efficace in misura in cui riesce ad aiutare un mutamento dell'uomo interiore, ma ciò risulta un obiettivo aleatorio se il catechista non è capace di un discernimento della vita, non ha un alto livello di vita spirituale, non ha alle spalle una seria formazione catechistica.
    Certamente molto dal '74 ad oggi è stato fatto per la formazione degli educatori in Acr, ma manca ancora una quotidianità di preparazione che aiuti il singolo educatore a vivere il proprio servizio educativo come una delle modalità della sua sequela di Cristo, come un tratto distintivo della propria spiritualità.
    Altro nodo cruciale è il concetto di storia, luogo di presenza e azione di Dio attraverso il suo Spirito.
    Molto spesso il partire dalla vita, dalla storia quotidiana dei ragazzi, non è colto come il procedere di un «luogo» teologicamente ricco e significativo, ma solo un mezzo per rendere più interessante l'incontro. Ovvero, si fa ancora molta fatica a superare il concetto illuministico di storia (sacra e profana) ed acquisire un senso biblico dello scorrere del tempo, dell'avvicendarsi degli avvenimenti piccoli e grandi. Difficile risulta, ancora oggi, il saper leggere con occhi di fede la vita quotidiana e quelle che molti considerano le sue banalità, attenti solo a fatti o ad avvenimenti esplicitamente religiosi ed ecclesiali. Si fa ancora molta fatica a comprendere che il Signore si manifesta anche attraverso i segni posti nell'esistenza di ogni giorno.
    Altro nodo problematico: il riconoscimento della centralità del preadolescente: un «battezzato», un membro a pieno titolo della Chiesa, con proprie ricchezze da far fruttificare oltre che persona in divenire. Con difficoltà si accetta che i ragazzi siano protagonisti del loro cammino di fede e quindi responsabili, a lor misura, della vita di gruppo.
    Non sempre l'educatore e la comunità è disposta ad ascoltare i ragazzi, ad agire con i ragazzi, a farli partecipare effettivamente alla vita comunitaria della Chiesa.
    Tarda a morire il nozionismo catechistico e pertanto il catechismo dei Vescovi fatica ad essere accolto come il libro di fede per interpretare la vita quotidiana, metterla a confronto con il messaggio di Gesù, aprirla a prospettive nuove e liberanti, celebrarla. Questo produce una accentuata preoccupazione negli educatori per il confronto con i documenti della fede (catechismo e Parola di Dio) quasi che gli altri momenti, sia del confronto che l'analisi o la celebrazione, non fossero anch'essi catechesi.
    Se molti sono ancora i problemi da affrontare, molta è la speranza, perché si assiste in questi anni ad una generale apertura della pastorale catechistica italiana, al valore dell'esperienza come fatto educante e all'esigenza di inserire il momento catechistico in un processo educativo globale.
    Siamo sicuri che questo lento ma progressivo mutamento di mentalità aiuterà, e non poco, anche coloro che operano nelle parrocchie secondo le linee della catechesi esperienziale, a comprenderla in profondità e a viverla compiutamente.


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