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    .S. Francesco di Sales

    (1567-1622)

    Josef Strus



    1. L’UOMO E IL SUO TEMPO

    Francesco di Sales (1567-1622), sacerdote, missionario tra i calvinisti, vescovo, predicatore, direttore spirituale, fondatore dell’istituto di vita consacrata, scrittore, è proclamato beato nel 1661, santo nel 1665, dottore della Chiesa nel 1877 e patrono dei giornalisti nel 1923. L’umanità e la Chiesa, oltre al genio del suo spirito umano e cristiano e la santità di vita, hanno ereditato da lui un istituto di vita contemplativa ed i suoi numerosi scritti. Per la spiritualità cristiana, egli rimane una delle figure più importanti. Mentre si afferma che la sua presenza, per la società civile, culturale e religiosa, anzitutto della Francia, è stata carismatica, bisogna constatare che il suo ascendente non ha cessato d’essere forte anche dopo la sua morte. Ne sono provale moltissime edizioni della Filotea, vivente l’Autore e dopo; le molte pubblicazioni intorno alla sua dottrina spirituale; il consistente numero di vocazioni all’Ordine della Visitazione; le nuove fondazioni di monasteri della stessa Visitazione: Inoltre, il suo personale itinerario spirituale che conobbe l’entusiasmo degli inizi, il dolore elle crisi, la serenità della fede, rimane paradigma di’una significativa esperienza che ancora oggf illumina e guida il cammino della fede. La sua vita e l’attività pastorale si collocano in un periodo storico interessante: sul piano culturale l’umanesimo rinascimentale ha provocato una nuova visione dell’uomo e del mondo; sul piano spirituale di vita cristiana fu forte la proposta avanzata dalla Riforma protestante da una parte e ugualmente forte il desiderio di rinnovamento spirituale promosso dal Concilio dì Trento (1545-1563) dall’altra.

    Quanto all’influsso che tale complessa realtà storica esercitò sulla formazione culturale e teologica di Francesco di Sales, è da sottolineare che, mentre la riforma voluta dal Concilio di Trento nonché le idee suscitate dall’umanesimo rinascimentale sono diventate per lui sfida e impegno, egli rimase un avversario accanito della Riforma protestante.
    L’intolleranza verso i protestanti nasceva in lui dal dolore per la perduta unità della Chiesa cattolica e dalla preoccupazione per la salvezza eterna di tante persone. Egli si impegnò molto ed in vari modi per la conversione dei protestanti, credendo di poterli reintegrare nella Chiesa che è in comunione con il vescovo di Roma e secondo lui l’unica per essere strumento di salvezza.

    2. IDEE BASE SU CUI POGGIAVA LA SUA PASTORALE

    Essendosi trovato negli anni di formazione intellettuale e spirituale nel cuore di una importante svolta antropologica che ha scosso molte coscienze, Francesco di Sales ha maturato in sé una concezione ottimista di Dio, dell’uomo e della vita. Ne deriva che la sua dottrina spirituale e l’azione pastorale resteranno in profonda sintonia con il Concilio di Trento e con la visione dell’uomo promossa dall’umanesimo cristiano. Più tardi, da vescovo, assumerà ancora in proprio l’esempio del pastore post-tridentino quale fu s.Carlo Borromeo.

    L’uomo, infatti, creato e redento da DioAmore, polarizza tutta l’attenzione della mente e del cuore, dell’intelligenza e della bontà di Francesco di Sales. Nella storia dell’umanesimo cristiano, infatti, egli è uno dei suoi più rappresentativi fautori. Mentre l’umanesimo, come tale, concentra tutto il suo entusiasmo sull’uomo misura di tutte le cose, l’umanesimo cristiano tiene conto che la grandezza dell’uomo ha la sua origine in Dio. Di conseguenza esso è interessato a che si accorcino le distanze tra Dio e uomo. Ne consegue che nel Cristo-uomo perfetto, gli umanisti cristiani riconoscono il punto di incontro di Dio con l’uomo. Ecco perché nei giorni della sua dolorosa crisi, provocata tra l’altro dalle opinioni teologiche sulla predestinazione, Francesco di Sales rivede la sua immagine di Dio. Tale crisi è stata per lui un’occasione per cristallizzare la sua visione ottimistica nei confronti di Dio. Alla luce dell’insegnamento offertogli dalla Bibbia e da alcuni teologi, egli fu sorpreso dall’abbondanza dei mezzi di salvezza che Dio offre all’uomo. Da quel momento rimase in lui la convinzione che Dio vuole salvare tutti gli uomini e che effettivamente c’è la possibilità di salvezza eterna per ciascun uomo.
    L’ottimismo salesiano non trascura gli altri attributi di Dio come la giustizia e la potenza. Con questi egli mette in evidenza la misericordia, la bontà e l’amore di Dio. Questo modo di considerare Dio, l’uomo e il mondo dimostra che l’umanesimo cristiano secondo il Salesio non dispensa da nessuna verità di fede. Per evidenziare gli aspetti ottimistici della stessa fede, esso ricorre al valore che ha nella storia dell’umanità l’opera compiuta da Cristo: «lo stato di redenzione vale cento volte più di quello dell’innocenza » (Teotimo, L. II, C. V).
    Allo stesso tempo ed in corrispondenza con tale stato di cose, le sue molteplici attività pastorali esprimono la doppia preoccupazione di rendere l’uomo pienamente uomo e di aiutarlo a raggiungere Dio. L’Introduzione alla vita devota, talvolta più familiare sotto il nome di Filotea e il Trattato dell’Amore di Dio chiamato anche Teotimo, espongono con grande chiarezza le convinzioni dottrinali dell’Autore, illustrando le infinite possibilità di crescita e i mezzi di cui l’uomo dispone.
    La sua concezione dell’uomo, ricco di potenzialità, valorizza prima di tutto le risorse naturali grazie alle quali l’uomo può prendere un orientamento verso Dio. « È [...] impossibile che un uomo, pensando attentamente a Dio anche con il solo raziocinio naturale, non senta un certo impulso d’amore, il quale, suscitato in fondo al cuore dalla segreta inclinazione della nostra natura, al primo contatto con questo primo e supremo oggetto, previene la volontà e la eccita a compiacersi» (Teotimo, L. 1, C. XVT). Giungere invece a Dio, non sarà possibile senza che intervenga Dio stesso: «... il cuore umano produce naturalmente certi principi di amore verso Dio, ma giungere ad amarlo sopra tutte le cose - ciò che forma la vera maturità dell’amore dovuto a quella suprema bontà - è cosa propria dei cuori animati e assistiti dalla grazia celeste e che sono nello stato della santa carità» (ivi, C. XVII). Egli presenta queste due tappe di ascesa dell’uomo verso Dio, come unico movimento di continua salita dell’uomo bisognoso e aperto all’aiuto di Dio: « l’uomo è la perfezione dell’universo; lo spirito è la perfezione dell’uomo; l’amore è la perfezione dello spirito e la carità è la perfezione dell’amore: perciò l’amore di Dio è il fine, la perfezione e l’eccellenza dell’universo » (ivi, L. X, C. I).
    Il successo pastorale di Francesco di Sales sta nell’aver valorizzato l’unità della persona umana, superando vari dualismi che tante volte minacciano l’uomo. Per lui né il corpo né l’affettività umana infatti sono nemici da annientare. Al posto di una condanna, di una indulgente comprensione per le passioni dell’uomo o anche di un loro favoreggiamento, egli invita a sottoporle all’azione della grazia. L’umanità è bella perché è stata assunta da Cristo e riscattata dal peccato. Il legame che Dio ha stretto con l’uomo in Cristo costituisce il fondamento teologico di tutto il discorso sul progresso umano e spirituale dell’uomo. Da tale visione ottimistica dell’uomo scaturiscono in Francesco di Sales i suoi atteggiamenti e consigli pratici. La considerazione infatti della grandezza della dignità umana gli imponeva il rispetto per ogni persona, indipendentemente dall’età, posizione sociale, livello culturale, credo politico. Sul piano pastorale, tale rispetto lo obbligava a predicare anche a pochi e semplici ascoltatori con lo stesso impegno come se si trovasse davanti ad un’assemblea numerosa o illustre.

    3. SCOPO E METODO DELLA PASTORALE SALESIANA

    Mettendo in risalto l’uomo, di conseguenza Francesco di Sales contribuisce sia al progresso spirituale individuale sia sociale. In questo modo ne esce avvantaggiata non solo l’immagine del cristianesimo, ma anche l’ordine sociale che tende ad essere più umano. A questo punto si deve aggiungere che Francesco di Sales è tutto preso dalla dottrina cattolica sulla grazia, che secondo lui permea tutto l’universo. Le conseguenze quindi della redenzione di Cristo raggiungono il cuore di ogni uomo perché lo Spirito Santo vi opera per mezzo delle sue ispirazioni. Tutti perciò: non-credenti, pagani, eretici, peccatori, se corrispondono all’opera dello Spirito Santo, possono imboccare la via che conduce a Dio. Mentre da una parte sorprende in Francesco dì Sales il rispetto che egli ha per la gerarchia sociale e politica nella società di allora, non stupisce dall’altra che egli voglia tuttiFiloteeTeotimi. Infatti, secondo lui, tali gerarchie dovrebbero rispettare la priorità della gerarchia di santità. Chi conta nella società sono FiloteaTeotimo, cioè l’uomo che ama Dio perché ha scoperto di essere da Lui amato. La visione che egli ha avuto dell’uomo gli ha permesso di nutrire nei suoi confronti e del suo avvenire una fiducia sconfinata. Ispirandosi nella sua attività pastorale all’idea di DioAmore, Francesco di Sales mira ad orientare l’uomo e la società intera verso Cristo-uomo perfetto, per mezzo del quale Dio ha voluto rinnovare l’uomo stesso e il mondo.

    Quanto al suo metodo formativo, che corrisponde alle idee di fondo della sua dottrina spirituale, non vi si trova niente che lo possa rassomigliare ad un pastore molle per le debolezze umane. « [...] non c’è nessuno, come credo, che amerebbe più cordialmente, più calorosamente di me; poiché è piaciuto a Dio di fare il mio cuore così. Tuttavia, amo le anime indipendenti, vigorose e che non sono femminucce; troppa tenerezza intenerisce il cuore, lo inquieta e lo distrae dall’orazione amorosa verso Dio, impedendogli la totale indifferenza e la perfetta morte dell’amore proprio » (Lettera alla Chantal, 1620 o 1621, in Opere d’Annecy XX,216).
    L’umanesimo cristiano di Francesco di Sales, chiamato senza necessità anche « devoto », evita il pericolo del ripiegamento autoesaltante dell’uomo, ricordandogli la chiamata a trascendere se stesso.
    Il carattere estatico che egli riconosce alla natura umana spiega il dinamismo grazie al quale l’uomo situato tra Dio Creatore e il mondo creato non rimane né inerte né giocato da forze fatalistiche. L’innata capacità estatica dell’uomo, nel senso etimologico della parola:« estasi », fa sì che il naturale orientamento verso l’assoluto lo spinga ad uscire da se stesso. Avendo affermato che «l’uomo è di natura intermedia tra gli angeli e gli aniInali », sostiene che egli è naturalmente portato a liberarsi da quella posizione intermedia.. Di conseguenza, se si lascia guidare dalle passioni viene portato verso il basso e se si lascia guidare dal bene viene portato verso l’alto. Nella tensione tra le due tendenze, sottolinea Francesco di Sales, prevale l’orientamento verso Dia (Teotimo, L. 1, C. X). Tale movimento è reso possibile all’uomo grazie al fatto «che il suo intelletto ha una tendenza illimitata a sapere sempre più e la sua volontà un appetito insaziabile d’amare e di trovare il bene... » (ivi, L. 1, C. XV).

    4. PASTORALE DEI GIOVANI IN FRANCESCO DI SALES

    Chi conosce la storia di Francesco di Sales potrebbe reagire negativamente di fronte al tema messo a titolo. Francesco di Sales infatti non si è occupato in modo esclusivo dei giovani. La dimensione giovanile del suo apostolato potrebbe sfuggire anche allo sguardo più attento che normalmente scorge vari aspetti della sua attività pastorale.

    Per costruire un quadro che ci interessa si dovrebbe intraprendere un lavoro finora non fatto. Gli elementi indispensabili per tale scopo tuttavia non sono numerosi; neppure sembra che si possa attendere di scoprire un progetto o un metodo particolare. Nondimeno una lettura della sua personalità e della sua pastorale sotto questo punto di vista rende ancor più completa la sua immagine.
    Quando attraverso il suo epistolario si guarda chi sono le persone da lui dirette, bisogna ammettere che la fascia di giovani interessata, per esempio all’impegno per la vita cristiana e quindi alla scelta vocazionale, è quasi inesistente. Molti tra i suoi diretti sono persone giovani, che vivono però già la vita matrimoniale o religiosa. A volte si legge che gli vengono presentati casi di persone che sono diventate religiose o si sono sposate per volontà dei genitori. È in occasione di questa così diversificata direzione spirituale che vediamo come, attraverso i genitori, Francesco di Sales si interessò ai problemi specifici dei giovani. Qualche suo intervento sporadico è passato alla storia come dimostrazione del suo straordinario buon senso e del volto umano del cristianesimo. È il caso dei figli della sig.ra de Chantal e della cugina di Francesco di Sales, sig.ra de Charmoisy, la storicaFilotea cui inizialmente aveva indirizzato i testi trovati poi nell’Introduzione alla vita devota.
    Tutto questo ci dice che la pastorale di Francesco di Sales, lontana dal rimanere generica, aveva una sua articolazione che certamente le permise di coltivare l’interessamento per i giovani.

    4.1. La santità è anche per i giovani

    1 termini « uomo » e « santità » adoperati dal linguaggio salesiano sono le parole chiave secondo cui si deve leggere tutta la vita, la dottrina e l’azione di Francesco di Sales. Da eminente direttore spirituale, ricco di intuito pedagogico, sapeva teoricamente e praticamente che non si possono pretendere le stesse cose da un ragazzo, da un giovane, da un adulto, da un uomo o da una donna. Considerava però tutti, ognuno secondo le sue possibilità, soggetti al processo di crescita umana e spirituale. L’aspetto assoluto della santità da lui insegnata era questo: essa è possibile a tutti e ciascuno deve progredire.

    Rivolgendosi al pubblico tramite il libro dell’Introduzione alla vita devota, egli disapprova lo stile che prima di lui diversi autori avevano attribuito alla santità: « È un errore, anzi un’eresia, voler bandire la vita devota (= santità) dalla caserma dei soldati, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi e dalla vita familiare dei coniugati... » (P. 1, C. III). In margine a queste considerazioni, è importante notare che malgrado Francesco di Sales abbia così esplicitamente evidenziato la possibilità di farsi santi in tutte le condizioni di vita, molte vocazioni all’Ordine della Visitazione sono nate sotto l’influsso della lettura della Filotea e della fama di santità del suo Autore.

    4.2. La vita di Francesco di Sales: una concreta proposta

    Dalla globalità delle idee che ispiravano la sua pastorale scaturiscono gli orientamenti che ci fanno intravedere la possibilità di uno spazio per i giovani.

    Anzitutto, il discorso sulla pastorale giovanile deve partire dalla ricchissima e significativa esperienza giovanile dello stesso Francesco di Sales. I riferimenti autobiografici, mai troppi per conoscere tutto sulla sua vita, evidenziano la sua formazione umana e cristiana, la sua dolorosa crisi di identità cristiana e di chiarimento di idee teologiche, nonché il processo di purificazione dell’amore di Dio. All’interno di questo globale contesto personale appare la maturità della sua scelta vocazionale e del corrispondente impegno per la Chiesa e per la società civile. Tra l’altro, Francesco di Sales, crescendo a contatto con il mondo dei giovani, prima in Savoia, poi a Parigi e a Padova, si è confrontato con essi ed assieme a molti di essi si è messo alla ricerca della verità. Ne è maturato l’impegno nel servizio alla Verità.
    L’ambiente studentesco di Parigi e di Padova lo mise a dura prova anche per la decadenza dei costumi. Agli eccessi in tale genere di vita dei suoi compagni egli oppose la ricerca di idee valide per la vita, nonché la preghiera, i digiuni, le discipline. Accanto a queste espressioni della sua forza spirituale bisogna evidenziare il suo impegno nell’ambito della vita intellettuale e della cultura fisica. Diversamente, sarebbe facile considerarlo uno che si tenne in disparte da ogni contatto umano. Il padre era interessato a inviarlo a Parigi perché oltre agli studi scolastici egli frequentasse la corte e si facesse conoscere da tutti gli amici della famiglia. Portato allo studio e obbediente al padre, il figlio realizzò fedelmente il progetto paterno. Secondo l’usanza delle famiglie nobili del tempo, anch’egli studiò e imparò con successo l’equitazione, la scherma e la danza. Il desiderio di approfondire la vita spirituale lo spinse a studiare per conto proprio e all’insaputa della famiglia la teologia. Dirà più tardi: « a Parigi ho imparato parecchie cose per far piacere a mio padre e la teologia per far piacere a me stesso ».
    Considerando oggi la figura di Francesco di Sales si può affermare che egli fu un uomo che prima sul piano spirituale personale e poi su quello pastorale ebbe idee chiare. Specializzato in utroque iure, possedeva un’ottima preparazione teologica e con convinzione e gusto assunse il progetto della propria vita spirituale. Per questo fatto la sintesi di umanesimo e di cristianesimo non rimase in lui una felice conclusione di un problema teorico, ma divenne sia per lui che per gli altri un originale stile per tendere alla santità. Egli infatti valuta persone, cose, situazioni alla luce della volontà di Dio che vuole tutti santi. La motivazione della preoccupazione pastorale specifica per i giovani dovrebbe essere cercata sia nell’umanesimo alla scuola del quale egli è cresciuto, sia nella carità pastorale che lo spinse a lavorare per la formazione spirituale cristiana. Essendo stato vescovo, impegnato pastoralmente, egli non poté evitare il problema dei giovani della sua diocesi. Di fronte tuttavia alle conseguenze dolorose che la sua Chiesa particolare aveva subìto dopo la nascita del protestantesimo, la sua preoccupazione si orientò con priorità a favore dei sacerdoti. Nello spirito del Concilio di Trento e di fronte a una frequente e spesso totale impreparazione culturale, teologica e spirituale, egli intraprese la pastorale dei pastori. Un altro ambito di impegno di vita cristiana che richiese il suo intervento fu la restaurazione di case di religiosi, numerose nella sua diocesi che, quasi di regola, oscuravano l’ideale di vita evangelica. Tale specificazione nell’ambito della pastorale di Francesco di Sales non vuole dire né esclusività né preferenza. Egli è convinto che la profondità delle ferite spirituali inferte alla sua Chiesa è dovuta in gran parte alla situazione in cui si trovano clero e religiosi. In essi egli cerca dei collaboratori per il bene di tutta la sua Chiesa. Egli infatti si è votato al bene spirituale del popolo di Dio per il quale celebra la liturgia, predica, fa visite pastorali nelle parrocchie.

    4.3. L’attività catechistica

    Tra gli scritti di Francesco di Sales se ne riscontrano alcuni che, sotto la richiesta esplicita del Concilio di Trento, si riferiscono all’insegnamento del catechismo. 1 più importanti a questo riguardo sono gli atti del sinodo diocesano che nella sua diocesi si celebrava quasi ogni anno. Dai contenuti si constata che da vescovo il catechismo era uno dei suoi impegni pastorali prioritari. Le rispettive norme, oltre agli interessanti dettagli, dimostrano che, per assicurare in ogni parrocchia a ragazzi e a giovani una buona formazione dottrinale in materia di religione, egli richiese da diverse persone una collaborazione articolata. A noi oggi tali incontri di catechesi domenicale e festiva possono sembrare troppo carichi di superflua coreografia, ma nell’intenzione pastorale del Vescovo c’era il desiderio di svolgere questo ministero con la massima cura.

    È importante notare che le disposizioni sinodali parlano prima dell’insegnamento della catechesi da farsi nella città in cui risiede il Vescovo e poi nel resto della diocesi.
    Nel contesto di questo specifico impegno pastorale nella sua Chiesa, risulta interessante il suo esempio personale. Le Opere del Santo riportano la parte di un incontro di catechismo che egli faceva tra i protestanti nello Chiablese. Interessante è la circostanza che servì al missionario per attirare i giovani che per l’attività protestante vivevano lontano dalla Chiesa cattolica. A tale proposito Francesco di Sales coglie l’occasione della visita di uno dei suoi fratelli, più giovane di lui. Il catechismo, che si svolse in forma di dialogo, evidenziò una forte preoccupazione del missionario per l’integrità della dottrina cattolica e per l’identità propria del cristiano cattolico.
    Più tardi, da vescovo, come leggiamo in alcune sue lettere, continuò a fare catechismo.
    Accanto alla costante preoccupazione per l’insegnamento della dottrina, si deve sottolineare il suo rapporto con l’uditorio, nonché il clima che, a seconda delle circostanze, trasformava tale incontro di natura scolastica in un incontro di amicizia. « Ho terminato or ora la scuola di catechismo - scrisse alla de Chantal - dove mi sono abbandonato un poco all’allegria, mettendo alla berlina le maschere e i balli per far ridere l’uditorio; ero in un momento di buon umore, e un grande uditorio mi invitava coi suoi applausi a continuare a fare il bambino coi bambini. Mi si dice che, in questo, riesco bene, e io ci credo 1...] » (11 febbraio 1607). Notiamo infatti nei suoi scritti che il ministero della catechesi gli è veramente congeniale. Egli si dedicherà a questi incontri anche durante le visite pastorali alle parrocchie e durante le quaresime che trascorrerà predicandole interamente.

    4.4. Il progetto «Santa Casa»

    Merita d’essere ricordata un’altra sua iniziativa pastorale, tralasciata in seguito per mancanza di fondi finanziari. Fu un interessante progetto, concepito nello Chiablese da Francesco di Sales e p. Cherubino suo collaboratore simile all’oratorio di san Filippo Neri a Roma. Avendo riflettuto sulla situazione delle persone in via di conversione al cattolicesimo o già convertite, essi ritennero necessario istituzionalizzare un aiuto che, andando incontro alle necessità dei nuovi convertiti, impedisse ai giovani di cercare scuola o lavoro tra i protestanti.

    Gli ideatori di questo progetto, chiamato « Santa Casa », pensarono di istituire una comunità di sacerdoti diocesani per il lavoro parrocchiale e per le missioni tra i protestanti, con un collegio, una tipografia e una scuola professionale.
    L’iniziativa, appoggiata moralmente dal papa e da autorità ecclesiastiche e civili, non ebbe la fortuna dello sviluppo. Francesco di Sales se ne occupò direttamente e per molto tempo anche da vescovo.
    Concludendo è giusto rilevare che la vita e l’attività di Francesco di Sales si distinsero per un significativo dinamismo apostolico. Dall’insieme risulta chiaro che ogni sua iniziativa pastorale, ogni sua particolare attenzione apostolica era intesa come contributo per una pastorale d’insieme di cui la Chiesa di Ginevra aveva tanto bisogno.


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