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     San Pietro

    Motivi
    di un pellegrinaggio giubilare

    A cura di Maria Rattà

    pellegrini giubileo

    Anche se non è più necessario visitare tutte le sette tradizionali basiliche giubilari romane per ottenere l’indulgenza dell’Anno Santo (basta recitare il Credo e le preghiere di rito - debitamente confessati - in una sola di queste), non v’è dubbio che buona parte dei pellegrini cercherà di rispettare la tradizione. Sia per assistere alle varie cerimonie religiose del calendario del giubileo, sia per ammirare i tesori artistici delle più importanti chiese della cristianità

    LA CONFESSIONE DELLA FEDE E LA VERITÀ

    Ogni pellegrino che giunge alla basilica di San Pietro professa, sulla tomba dell’apostolo, la fede col Simbolo detto dagli Apostoli che recita:
    «Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli Inferi. Il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna. Amen».
    Questa professione di fede è detta dagli Apostoli in memoria della tradizione, che vuole che ognuno di loro, prima di separarsi dagli altri per andare ad evangelizzare il mondo, abbia scritto uno dei dodici articoli che compongono il simbolo. Tale consuetudine fa visualizzare in una immagine che la fede di ogni cristiano è sì propria, personale, ma è anche la fede della Chiesa intera. Molti simboli di fede antichi cominciano non con l’espressione a cui siamo abituati – “io credo” – bensì con “noi crediamo”: è la fede della Chiesa intera che viene proclamata in ogni professione di fede.
    Francesco-Porta SantaLe disposizioni per il Giubileo chiedono di «dire la professione di fede in qualsiasi legittima forma”, o di esprimere “la testimonianza di comunione con la Chiesa, manifestata con la preghiera secondo le intenzioni del Romano Pontefice».
    Nel ricevere il Simbolo di fede da Pietro e dagli Apostoli, dal Papa e dalla Chiesa, e nel proclamarlo dinanzi al mondo, ogni cristiano esprime la comunione, che è amore radicato nella verità: in tale amore e in tale verità egli prega per le intenzioni del Papa, dopo aver pronunciato la professione di fede.
    Così Paolo VI ha espresso la coscienza che la Chiesa di Roma sia madre; e la fede sia generata dalla testimonianza petrina:
    «La voce di Pietro è generatrice della fede; come essa apporta il primo annuncio del vangelo, così ne difende il senso genuino, l’interpretazione, ne guida l’accoglienza dei fedeli, ne denuncia le deformazioni».
    In un discorso pronunciato nel 1978, poco prima della sua morte, si espresse così:
    «Il nostro ufficio è quello stesso di Pietro. È l’ufficio di servire la verità della fede. Ecco l’intento vigile assillante che ci ha mossi in questi 15 anni di pontificato. “Fidem servavi” (Ho conservato la fede), possiamo dire oggi con l’umile e ferma coscienza di non aver mai tradito il “santo vero” (A.Manzoni)ۚ".
    Paolo VI GiubileoA sostenere la fede di Pietro, a illuminarla nella verità è lo stesso Signore Gesù. Sempre con le parole di Papa Paolo VI: “La devozione a San Pietro ci fa incontrare il pensiero di Gesù”.
    Il servizio della verità risplende in tutto il magistero di Giovanni Paolo II. Nell’introdurre e presentare il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica il Papa così scrisse nel 1992:

    «Custodire il deposito della fede è la missione che il Signore ha affidato alla Sua Chiesa e che essa compie in ogni tempo. Il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva come intenzione e come finalità di mettere in luce la missione apostolica e pastorale della Chiesa, facendo risplendere la verità del vangelo, a cercare e ad accogliere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza (cfr. Ef 3,19)… Al Concilio il Papa Giovanni XXIII aveva assegnato come compito principale di meglio custodire e presentare il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà. Pertanto il Concilio non doveva per prima cosa condannare gli errori dell’epoca, ma innanzitutto impegnarsi a mostrare serenamente la forza e la bellezza della dottrina della fede…Come non ringraziare di tutto cuore il Signore in questo giorno in cui possiamo offrire a tutta la Chiesa questo “testo di riferimento” per una catechesi rinnovata alle sorgenti della fede!… L’approvazione e la promulgazione del “Catechismo della Chiesa Cattolica” costituiscono un servizio che il successore di Pietro vuole rendere alla Santa Chiesa Cattolica: il servizio cioè di sostenere e confermare la fede di tutti i discepoli del Signore Gesù (cfr. Lc 22,32)».

    LA CONFESSIONE DEL PECCATO E LA MISERICORDIA

    Il Giubileo sottolinea che la verità di Dio è la Sua misericordia rivelata in Cristo, che è la nostra indulgenza.
    Bolla PapaleEcco come si esprime papa Francesco, nella Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia:

    «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all'amore di Dio che perdona» (Misericordiae Vultus, nn. 2; 3).

    È dinanzi a questa misericordia vera che la Chiesa può chiedere perdono dei suoi peccati e, con Pietro, piangere i suoi tradimenti.
    Come ha detto Giovanni Paolo II:

    «Non dobbiamo temere la verità su noi stessi. Pietro ne prese coscienza un giorno e disse a Gesù: “Signore allontanati da me che sono un peccatore”» (cfr. Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della Speranza) e nella Tertio Millennio Adveniente, n. 32:
    «la gioia di ogni Giubileo è in particolar modo una gioia per la remissione delle colpe, la gioia della conversione… La Chiesa, pur essendo santa per la sua incorporazione a Cristo, non si stanca di fare penitenza: essa riconosce sempre come propri, davanti a Dio e agli uomini, i figli peccatori».

    E così papa Francesco:

    «La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere.Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia. Dobbiamo prestare molta attenzione a quanto scrive Paolo per non cadere nello stesso errore che l’Apostolo rimproverava ai Giudei suoi contemporanei: ”Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede” (Rm 10,3-4). Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova» (Misericordiae Vultus, n. 21)

    JesusForgives

    Pietro e la Chiesa perdonati ricevono il comando di “sciogliere” il peccato, di rimettere la colpa, di perdonare, di riammettere alla comunione con Dio. Dice ancora la Dives in misericordia, n.14:
    «Cristo sottolinea con tanta insistenza la necessità di perdonare gli altri che a Pietro, il quale gli aveva chiesto quante volte avrebbe dovuto perdonare il prossimo, indicò la cifra simbolica di “settanta volte sette” (Mt 18, 22), volendo dire, con questo, che avrebbe dovuto saper perdonare a ciascuno e ogni volta».
    Il pellegrinaggio a San Pietro si caratterizza allora, oltre che per la confessione di fede, anche per la confessione del peccato e della misericordia di Dio: celebrare la confessione sacramentale dunque è andare al cuore della spiritualità giubilare, è espressione della fede nel Dio ricco di misericordia.

     

    FONTI

    Andrea Lonardo, La Basilica di San Pietro, in
    https://www.gliscritti.it/tematiche/autore/alonardo.htm

    Sito internet della Santa Sede
    https://www.vatican.va/jubilee_2000/magazine/documents/ju_mag_01101999_p-48_it.html


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