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    Insieme per la

    scuola del futuro

    Cesare Nosiglia

    Vorrei consegnarvi un messaggio di saluto focalizzandola a tre parole chiave: qualità, parità, ecclesialità.

    1. La scuola cattolica è da tempo impegnata ad offrire alla scuola italiana a cui appartiene di diritto e di fatto, un contributo sempre più qualificato alle riforme in atto, in specie per la scuola dell’autonomia, del federalismo e della parità.
    Siamo consapevoli che è sul terreno della qualità della proposta educativa e formativa che si gioca il futuro della scuola e di quella cattolica in particolare .Il rapido cambiamento culturale e sociale in corso, le crescenti attese educative di "valore" da parte dei genitori e degli alunni impongono alla comunità educante, che è soggetto responsabile della scuola e della sua proposta formativa, un costante discernimento accompagnato da impegni precisi di tipo culturale, pedagogico e gestionale Il rispetto e il servizio alla piena e integrale promozione umana, spirituale e civile di ogni alunno esige una integrazione pedagogica e culturale estremamente attenta e disponibile al cambiamento La vocazione educativa propria della tradizione cattolica nella scuola, ha sempre posto al centro l’alunno in cui si riconosce non solo un individuo a se stante,ma una persona, in relazione primaria con i genitori e con gli altri compagni. Non solo ma accogliere un alunno nella scuola cattolica vuol dire accogliere la sua famiglia e insieme progettare con i genitori un cammino consapevole, responsabile e rispondente ai bisogni primari della persona,compresi quelli specificamente religiosi.
    La qualità della scuola inoltre non è solo questione di competenza o di tecnica,ma di testimonianza e di valori vissuti dall'educatore stesso,di capacità di ascolto e di incontro con il mondo ricco e profondo di ogni alunno a cui ci si accosta con umiltà, rispetto e grande disponibilità interiore .
    Su questo fondamentale si potrà e dovrà costruire ogni altro aspetto di qualità pedagogica e culturale e di professionalità dell'educatore scolastico.
    Oggi si esige una grande professionalità e formazione permanente da parte dell’educatore sia sotto il profilo pedagogico che spirituale .Comunicare con gli alunni e testimoniargli dei valori umani, religiosi e morali, culturali e sociali significa verificarli anzitutto in se stessi .Un buon insegnante sa che l’alunno impara anche per empatia oltre che per ragionamento e apprende solo ciò che gli viene offerto da una persona che stima e che lo ama.

    2. E su questo discorso della qualità che si specifica anche quello della parità in quanto riteniamo essenziale che nella piena accoglienza delle norme ed ordinamenti propri a tutte le altre scuole promosse dalle istituzioni pubbliche, quella cattolica ha il diritto di svolgere una sua proposta di qualità pedagogica e culturale, ricca di valori educativi e rispondente alle attese ed esigenze delle famiglie che la scelgono. E lo fa senza perseguire fini di lucro,ma con grande disponibilità e apertura soprattutto verso le famiglie più povere e bisognose .
    Sulla via della parità sono stati fatti senza dubbio passi in avanti significativi in questi ultimi anni, ma è rimasta ancora inevasa l’attuazione della Legge 62 nella concreta applicazione del principio della parità anche economica conseguente a quella giuridica e amministrativa.
    Questo ci deve spingere a mantenere e promuovere un'azione incisiva con tutte le componenti del variegato mondo della scuola cattolica, per raggiungere un traguardo che attiene alla libertà di tutti ed esige,in questo momento, una forte volontà comune di presenza e di proposta nel Paese e le sue componenti politiche,culturali e sociali.
    Mi auguro che anche quest’anno si confermi lo stanziamento statale almeno sulla cifra dello scorso anno già decurtata rispetto agli anni precedenti. In Piemonte poi la Regione ha finora mantenuto il contributo per il buono scuola. Anche qui mi permetto rivolgere un forte appello perché non ci siano tagli in quanto si tratta in questo momento di garantire la stessa sopravvivenza della scuola paritaria.
    Credo comunque che occorra attivare anche una strategia nuova : quella di portare avanti l’impegno per la scuola, anche quello sul piano del riconoscimento finanziario non da soli,ma con tutte le componenti del mondo scolastico nazionale, che rispondono alle finalità di servizio pubblico. Nella nostra prima assemblea regionale della scorsa primavera e nelle due edizioni della Settimana della scuola abbiamo impostato il discorso a partire dalla scuola in quanto tale non solo da quella cattolica,una scuola di servizio pubblico che comprende in se stessa, la scuola statale, la paritaria e la formazione professionale,attuando così il principio di sussidiarietà costituzionalmente garantito e auspicato. Una scuola di cui la scuola cattolica si sente componente pienamente legittima e per cui offre la sua qualità culturale e pedagogica e chiede da parte dello Stato e degli Enti locali,l’attuazione di pari opportunità di diritti e doveri. Il messaggio che intendiamo dare non è solo quello di rivendicare diritti pure giusti e legittimi per la scuola cattolica,ma lavorare perché tutta la scuola ( compresa dunque anche quella cattolica) sia riconosciuta e sostenuta nelle sue esigenze culturali, educative, gestionali,e di personale e risorse appropriate alle sue importanti finalità e bisogni. La scuola paritaria cattolica non è un di più, una nicchia per alcuni che la scelgono, un qualcosa di diverso o peggio considerato alternativo o contrapposto alla scuola statale,ma una realtà che intende contribuire con la sua specificità al sistema nazionale di istruzione e formazione.
    In seguito alla prima assemblea regionale del Piemonte e Valle d’Aosta promossa dalla CEP se ne sono svolte altre nelle regioni del Nord ( Lombardia, Triveneto,Liguria ed Emilia Romagna) e si è proposto alla Cei di promuovere una Conferenza Nazionale della scuola, di tutta la scuola di servizio pubblico intendendo sia scuola statale che paritaria e formazione professionale. Iniziativa analoga a quella svolta nel 1999 nella quale abbiamo espresso l’invito a passare da una scuola dello Stato a una scuola della società civile, traguardo oggi ancora più urgente e necessario in una ormai ineludibile dimensione europea anche del nostro sistema scolastico.

    3. E infine richiamo un terzo aspetto decisivo : quello della soggettività ecclesiale della scuola cattolica. L’'impegno della Chiesa nel campo dell'educazione è sempre stato attivato oltre che con la famiglia e nelle comunità, attraverso la via della scuola quale luogo di formazione umana e cristiana promossa dalla comunità ecclesiale per le nuove generazioni e offerto a tutte le famiglie in un inserimento pieno e dinamico nella vita e nelle tradizioni del territorio.
    Un traguardo che va sostenuto con estrema determinazione sopratutto oggi per riattivare l'iniziativa delle comunità parrocchiali, delle famiglie oltre che degli Istituti religiosi e delle associazioni laicali. Ma occorre un forte appoggio anche programmatico e pastorale da parte della Diocesi e del Vescovo, che facciano sentire a tutta la comunità cristiana,le parrocchie, le famiglie ,le associazioni e movimenti.. centrale l'interesse e la cura verso questo settore dell'educazione così impegnativo e decisivo per il presente e futuro del Paese.
    Per raggiungere questo traguardo va affrontato con determinazione il problema difficile ma necessario della rete di scuole cattoliche, da promuovere sul territorio per far fronte alle crescenti esigenze di qualificazione e di autonomia scolastica. Da noi credo sia sempre più urgente procedere a tale obiettivo per quanto attiene in particolare le scuole secondarie superiori e la formazione professionale in quanto la crisi di iscrizioni e di gestione rischiano di condurre inevitabilmente alla chiusura di Istituti molto apprezzati e qualificati. Una rete che deve avere il supporto della Chiesa particolare e dell’intera comunità cristiana, come strumento idoneo per affrontare insieme i diversi problemi della scuola cattolica e di quelle più in difficoltà.
    Termino con una breve considerazione che sento fortemente. Occorre lavorare perché la presenza e la qualità delle scuole cattoliche siano adeguatamente sostenute dalla comunità cristiana e civile. Inoltre sarà necessario promuovere in modo sempre piu’ permanente e incisivo anche nella gente una sensibile cura e disponibilità verso la scuola cattolica considerata non solo fattore determinante e centrale del presente e del futuro della nostra società, ma anche dell’azione di nuova evangelizzazione della Chiesa. Una scuola che non vuole essere un mondo a se stante,ma lo specchio del mondo reale, dove le nuove generazioni imparano a vivere e a progettare il loro domani in un positivo dialogo e confronto con gli adulti e con la società che li circonda.
    Soprattutto occorre far sentire la scuola un patrimonio e una responsabilità di tutti, di tutta la società italiana e dunque elemento centrale del suo progetto comune e del suo futuro. In una prospettiva europea poi mi pare che il nostro Paese che se su altri piani è certamente in una posizione minoritaria rispetto ai nostri partner non lo è su quello della cultura e questo è il tesoro più prezioso che possiamo gestire e proporre per cementare l'unità e mantenere all’Europa la sua anima vitale e la sua superiorità se vogliamo, anche in campo internazionale. L’auspicata ripresa del Paese passa attraverso questa via che all’apparenza sembra la meno produttiva nell’immediato,ma che in realtà può rappresentare il volano che permette di ridare fiducia e speranza,ricuperare valori etici e spirituali indispensabili per dare solidità di indirizzo anche alla economia e al lavoro, promuovere nuovi stili di vita,investire sul patrimonio più prezioso di un popolo,i suoi giovani. Vale la pena dunque dedicare alla scuola il meglio delle risorse, dei mezzi e del personale qualificato, valorizzandone al massimo le potenzialità con l'apporto congiunto di tutte le componenti della nostra società.


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