Elisa Storace
(NPG 2004-02-2)
Questo Natale, fra i regali sotto l’albero, una mia zia dai raffinati gusti letterari mi ha fatto trovare una raccolta di poesie di Pedro Salinas. La biografia all’inizio del volume condensa in poche righe la vita di questo straordinario poeta, per la maggior parte spesa come docente universitario fra l’Europa e gli Stati Uniti: nato a Madrid nel 1891, Salinas muore a Boston nel ‘51, dopo aver insegnato letteratura nelle università di Parigi, Siviglia, Cambridge, Madrid, Baltimora e Puerto Rico.
Non ho ancora avuto il piacere di leggerla tutta... vorrò assaporarla lentamente. Ma già qualcosa mi ha colpita:
Regalo, dono, offerta?
Simbolo puro, segno che voglio darmi a te.
Che dolore separarmi da ciò che ti offro,
che ti appartiene senza meta ormai che essere tuo, di te,
mentre io resto sull’altra riva,
solo, ancora così mio.
Come vorrei essere quello che ti do,
e non chi te lo dà!
Ecco, ho pensato leggendolo, è esattamente così che ci si sente quando si ama molto qualcuno, vorresti regalargli tutto, anche quello che non ti appartiene: il chiarore della luna sugli alberi scuri, il profumo delle foglie dopo la pioggia, i posti più belli della tua città, le nuvole che sembrano degli animali buffi, tutti i sorrisi del mondo…
Solo che, nello stesso momento in cui formuli questi pensieri, senti che anche questo non basterebbe, che quello che davvero vorresti dargli è te stesso. Davvero dei versi che sentivo vivere dentro di me... e poi mi ricordavano qualcosa.
Ancora qualche giorno fa mi giravano in testa, quando finalmente ho capito cos’era!
L’ho capito pensando a quanto questo desiderio trascenda le possibilità umane, a quanto un amore del genere mostri all’uomo la sua origine: creatura pensata da Dio a propria immagine. Sentimento che può darsi negli uomini perché viene direttamente da un’esperienza che si pone all’origine di tutto: il Figlio che viene donato e si dona agli uomini, e che genera in me, in noi il desiderio di donarsi per gli altri. Alla base di tutto questo è – non c’è, è… – l’amore di Dio.
Chissà se è questo che ha spinto il mio amico Giorgio in seminario, o Davide a dare il suo tempo per i ragazzi della parrocchia, o Valeria con il suo buffo nasone rosso a fare la “dottoressa sorriso”, o mia madre a sposare mio padre e rinunciare al lavoro per occuparsi di me piccina…
Chissà se è stata la stessa cosa che ha dato la forza al “mio” reverendo Martin Luther King – che sorride sereno alla folla dal poster vicino alla finestra – di lottare per il suo sogno, o a Madre Teresa per spendere la sua vita per gli ultimi, o a Gandhi per mettere la sua “grande anima” al servizio della pace…
Non lo so, ma qualcosa mi dice di sì.
Perché se si scava nel cuore di chi ama davvero, io credo che alla fine si trovi sempre la stessa verità:
Come vorrei essere quello che ti do,
e non chi te lo dà…