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    Altri mille anni di speranza


     

    (NPG 1990-04-50)


    «Il mio arco pongo sulle nubi
    ed esso sarà il segno dell'alleanza
    tra me e la terra» (Gen 9,13).

    Scrivo in uno dei giorni più lumi-nosi della mia fede: giorno di gloria per tutti gli uomini della terra. Vorrei rivolgermi a quanti professano la fede cristiana, siano essi di ogni confessione, e con eguale fiducia a tutti coloro che sono di altre fedi, e a quanti non appartengono a nessuna religione, ma che hanno fede almeno nell'uomo: ai fratelli del mondo.
    Pare che un nuovo segno di speranza sia sorto - un'altra volta - dall'oriente: dalla Grande-Madre che è la Russia, terra dove da sempre la vita fiorisce dalle lacrine e dal sangue: la Russia e con lei tutto un continente, dal Mediterraneo al Polo, all'oceano Pacifico: immenso arcipelago di popoli che stanno muovendosi come ghiacciai a primavera; magmi di umanità, di vivi e di morti, che prendono ad animarsi come le ossa nella valle del Profeta; moltitudini che prendono coscienza di se stesse e si stanno agitando come onde di un imprevedibile oceano.
    Su questo oceano è partita una nave che si chiama «Perestrojka»: è la nave della nuova storia, approntata per il prossimo diluvio. È la nostra nave, su cui siamo tutti imbarcati: imbarcate le cento nazionalità dell'impero dei So-vieti, le mille e mille etnie dell'Asia, fino oltre i misteriosi Urali; imbarcata la stessa Europa; imbarcata la Cina, l'immensa e paurosa Cina (basterebbe che la Cina si mettesse in cammino, che solamente si decidesse a camminare, perché la terra tremi, o diventi subito un'altra cosa); imbarcati dunque sulla stessa nave oriente e occidente, per una navigazione da cui nessuno può essere escluso, ricchi o poveri, primo e terzo o quarto mondo che siano.
    È la nave unica della terra: perché è la terra che è un'unica nave. Prendiamone coscienza! È scritto: «Non possiamo permettere che naufraghi, poiché non ci sarà più una nuova Arca che ci salverà». Tutti dunque chiamati a rispondere alla grande attesa: la speranza è finalmente una necessità e un .dovere.
    Pertanto:

    1. Avanti tutto aiutiamoci a credere che quanto non è avvenuto finora può sempre avvenire; che nella storia c'è un avvenire e un futuro, che cioè non tutto è determinato, non tutto è fatale: c'è una storia condizionata alla volontà di tutti, cioè alla volontà dell'uomo, per cui tutti siamo, a nostro modo e misura, responsabili del nostro destino.

    2. Cominciamo subito a dire che tutti i sistemi possono essere buoni, ma mai che uno sia sufficiente; mai che un sistema basti a se stesso. Nulla e nessuno è assolutamente autonomo: né uomini né sistemi, per la precisa legge della interdipendenza dell'uno dal Tutto.

    3. Cominciamo con piena fermezza a credere che l'avvento di un mondo libero e unito è finalmente possibile. È la rivoluzione cui siamo chiamati e che dobbiamo sentire come il più nobile destino: sogno di tutte le vittime, testamento dei condannati a morte dell'ultima guerra mondiale: testamento che non si può continuare a tradire. Il nuovo millennio è ormai alle porte: che sia il millennio fatto di alleanza fra tutte le genti: non più popoli rivali ma di fratelli; e che la terra sia abitata da una sola famiglia umana!
    La stessa coscienza dell'umile gente di ogni parte del mondo - deposito di umanità non ancora perduto - è il fondamento e la radice di questa speranza salvatrice.
    Ad essa si associa la migliore cultura. La stessa scienza e le capacità organizzative della tecnica si sentono attratte dal medesimo spirito; esse stesse a loro volta si facciano sicure energie trainanti verso la emergente coscienza unitaria del mondo.
    Urgente è ora sapere quale sarà l'anima di questa unità, quale il suo contenuto: Democrazia e patto di alleanza con tutte le genti, ecco l'utopia che ci salverà!

    4. È l'utopia che porta avanti il mondo. Utopia è quanto attende di continuamente realizzarsi. Che vuole dire: questo ancora non si è realizzato, tu continua a sperare e a fare ogni cosa perché si realizzi.
    Anche il Cristianesimo non si è mai avverato, eppure dobbiamo sperare che finalmente si avveri: pur dopo tante lacrime e sangue. Poiché non c'è altro. E ciò si dica per il messaggio ultimo di ogni religione e fede: poiché tutte convergono nell'unico ideale di umanità. ,
    Anche la Democrazia non si è mai avverata pienamente, eppure dobbiamo sperare che si avveri. Poiché non c'è altro! Che tutte le democrazie siano state finora traditrici e infedeli è noto al mondo intero: perciò il mondo è «politicamente» infelice.
    Anche il Comunismo e ogni socialismo non si sono realizzati in nessun paese del «socialismo reale» (come precisamente cristianesimo e democrazia nei paesi cosiddetti cristiani e occidentali), pur dopo il costo di ecatombi di vittime. Ma è giunto il tempo - ed è questo! - di credere che l'uomo è uno e che una è la storia. Una dunque è la soluzione: o ci salveremo tutti insieme o tutti insieme ci perderemo.
    Non serve più la separazione dei sisterni e meno ancora la loro contrapposizione.

    5. È il momento di decidere e di scegliere; di uscire anche dall'«illusione occidentale», di questo «obnubilante» Occidente. Di ciò prendano coscienza le nuove generazioni, avanti che non sia troppo tardi. Ormai si impone l'unica rivoluzione possibile: questa della universale alleanza nella libera unità.
    Giovani, il cinismo abbrutisce, il pessimismo distrugge, la droga uccide: almeno voi tornate a sperare. Ora avete la possibilità di credere in un ideale concreto. Uscite dal vuoto spirituale che vi fa inutilmente chiassosi e vani: strumenti del più avvilente consumismo: morte dell'anima e della cultura. Prendete a conoscere e ad approfondire, e decidete di rischiare sulla speranza che ora vi viene offerta; e fate che sia la più pacifica rivoluzione della terra. Una rivoluzione che più non deluda e non insanguini di nuovo il mondo ancor più che nel tragico ottobre.
    Con un carico pauroso di sangue e lacrime, da cui siamo tutti ancora segnati; con il ricordo di una guerra mondiale alle spalle, della quale però non si farà mai abbastanza degna memoria per come l'umanità ha rischiato di scomparire e ha disseminato ovunque germi e premesse di morte; con una sequenza di altre guerre locali che continuano a farsi sempre più feroci; e poi con incubi di possibili distruzioni dello stesso ordine del creato; ma insieme con il senso sempre più indomabile della libertà e della giustizia che ormai agita trasversalmente il mondo intero; con l'aspirazione alla pace ora condivisa da tutta l'umanità quale una necessità biologica, garanzia unica di sopravvivenza; con la coscienza sempre più forte che né l'Est né l'Ovest possono bastare a se stessi: non unitamente fra loro e meno ancora se fra loro conflittuali; con la coscienza che pure il Nord del mondo ha tanto bisogno del Sud quanto questo ha bisogno del Nord, così, tutti insieme, ci affacciamo al nuovo millennio.
    Non dunque: «Mille e non più mille», ma altri mille anni di speranza. E se al tramonto del primo millennio i nostri Padri, popolo e monaci, hanno costruito insieme l'Europa, certi che la terra non sarebbe stata distrutta, ora un'opera ancora più grande siamo chiamati a costruire: la grande ecumene della Terra.

    6. Certo è impossibile che una simile rivoluzione si possa realizzare senza l'apporto di tutte le chiese e di tutte le religioni. Da esse ci possono e ci devono giungere tre sicuri doni, o carismi:
    - esempio di fraternità vissute;
    - aiuto a liberarci e a salvarci da ogni fanatismo religioso e nazionalistico;
    - l'apporto di tutte a un concreto ecumenismo.
    «Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l'umanità, e non sappiamo il modo con cui sarà trasformato l'universo. Passa certamente l'aspetto di questo mondo deformato dal peccato (e cioè dal male e da ogni disordine). Sappiamo però, dalla rivelazione (una rivelazione che è nella fede di tutte le religioni e di tutte le chiese), che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che sorgono nel cuore degli uomini».
    Portate da questo ideale, il dovere delle chiese è di ritrovarsi sempre sul cammino degli uomini: non sopra e non dal di fuori, ma dentro, insieme agli uomini, per dare continuamente carne alla Parola della loro fede, immerse come lievito a far fermentare tutte le masse.
    Una comune «gioia e speranza» giace nel fondo delle coscienze e delle creature, allo stato di costituzione dello stesso creato: una costituzione che vuole realizzarsi nella sua pienezza in vista dell'armonizzazione dei sistemi. Chiese dunque che aiutino il mondo, come provvidenzialmente il mondo aiuta le chiese. Così sarà sempre più visibile quanto «qui sulla terra il Regno è presente, in mistero»: nell'attesa che tutto si compia (GS 39).
    Ai politici di tutto il mondo chiediamo solo di comprendere: di capire in tempo, almeno questo nuovo giorno che sorge, affinché non avvenga il contrario di quanto si spera: con esplosioni di tragedie ancora più gravi, inimmaginabili. E sarebbe una incomprensione, appunto, più grave della possibile catastrofe di cui sarebbe causa.
    In particolare chiediamo alla Russia, a tutti i popoli fratelli dell'Est, di non tradirsi e di non tradire; e mentre cercano il miracolo della libertà e della democrazia, con lo stesso impegno eviti- • no di imitare i molti vizi dell'occidente, pure se inferiori, almeno per numero, alle virtù. Chiediamo di non svendersi a nessuno.
    Chiediamo a noi tutti di farci apostoli e operatori degli eventi, certi «che tutto si volgerà al bene» e che tutto deve avvenire, sia pure lentamente: secondo la legge della Pazienza che è la prima legge della Storia.

    (Davide Turoldo, 15 agosto 1989)


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