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    Il segno alternativo di un'estate all'oratorio


    Carlo Maria Martini

    (NPG 1995-07-69)

     

    In questi giorni, incontrando parecchi di voi sacerdoti, sento parlare dei progetti per gli oratori e per le altre attività estive con i ragazzi e con i giovani. Mi commuove sempre questo accendersi di iniziative, di propositi e di entusiasmi. Mi fa pensare a te e a tutti i sacerdoti, giovani e meno giovani, che, con l'inizio di questo mese, si rimboccano le maniche, chiamano a raccolta i collaboratori, discutono e programmano per la gioia di molti. Immagino la fatica che questo può costarti. Immagino le giornate piene, sia negli oratori che durante le vacanze in montagna, dove la condivisione dell'intera giornata con i ragazzi/e e con educatori rischierà di togliere ogni spazio alla tua vita personale; dove pregare sarà più difficile, perché rari saranno gli spazi concessi; dove occorrerà alzarsi presto dopo serate di lavoro intenso. Un po' mi sento anche preoccupato per te: per la possibilità di vivere un ritmo che toglie il respiro, nelle giornate vissute gomito a gomito con tanti ragazzi Eppure questa fatica del vivere in mezzo ai ragazzi è una delle cose belle, che più fanno parte della spiritualità e della tradizione del prete d'oratorio. Bisogna trasformarla in un luogo spirituale, in un cammino di identificazione con la compassione di Gesù per coloro che erano senza pastore. Identificazione con quel Gesù che camminava in mezzo alle folle, privo del tempo per mangiare o per riposare, e che pure non perdeva il proprio riferimento al Padre, il proprio «luogo solitario». Vorrei darti allora dei semplici suggerimenti, per tenere uno stile che faccia di questa fatica un atto pastorale, un gesto di cura evangelica.
    - Vivi e fai vivere la gioia del gioco come atto educativo e non solo come riempimento di momenti vuoti. Attraverso il gioco, la sua gratuità, il suo rigore nelle regole, la sua lealtà nella competizione, passano grandi messaggi educativi. In un mondo che tende a fare anche del gioco una competizione esasperata, i nostri oratori feriali sono un segno alternativo, di uno spirito che parla di nobiltà dell'uomo, di lealtà, di capacità di restare uomini nella competizione, amici nel gareggiare.
    - Se vivi momenti di vacanza con i ragazzi, educa anzitutto a guardare il mondo, ad assaporare la bellezza, a coltivare un gusto. Insegna loro a camminare, a non temere la fatica, a osservare ciò che li circonda. Sono atti elementari senza i quali la fede stessa si impoverisce. Credere è anche guardare, camminare, osservare, faticare, stupirsi, gioire: sono atti che anche Gesù ha compiuto nella sua vita.
    - Ritma il tempo dell'oratorio e della vacanza con la preghiera. Trova anzitutto i tuoi ritmi. Non ti accontentare del tempo in cui preghi con i ragazzi. Non perdere il tuo luogo solitario in cui restare solo col Padre. E se per fare questo lasci qualche volta i ragazzi, anche in questo sarai educatore. Poi ritma anche le attività insieme ai ragazzi con la preghiera, certo dosandola sapientemente, come chi insegna che la vita va ritmata tra silenzio e parola. Oggi questa cosa non è più spontanea. Ricostruire dei ritmi giornalieri di preghiera non è più patrimonio di tutte le famiglie. Per questo è prezioso il tempo dell'oratorio feriale e delle vacanze comunitarie in cui si condivide il tempo quotidiano. Dona loro qualche strumento, qualche gesto di meditazione o di preghiera.
    - Non dimenticare nessuno: ci sono ragazzi che accosterai solo in questi momenti, perché magari non seguono normalmente l'attività educativa dell'oratorio. A volte saranno quelli più turbolenti, più difficili. Cerca di amarli in modo particolare. L'oratorio non può dimenticare questa sua vocazione alla prevenzione, alla educazione di chi è più lontano. I lontani a volte sono quelli che ci sono più vicino, fino ad intralciare un po' i nostri schemi e i nostri programmi.
    - Cura lo stile. Che i momenti formativi siano davvero momenti formativi. Non cedere alla tentazione di accettare delle cadute di tono, delle giornate trascinate nella trascuratezza. Ogni cosa trovi un suo senso: il momento del gioco, quello del lavoro, il momento della preghiera, il momento del cammino e quello del riposo. Lo stile passa attraverso una «misura» e una proporzione delle diverse attività. Che ci sia uno stile evangelico! Permeato dalla parola, e non tanto perché esplicitamente ripetuta in ogni momento ma perché anzitutto assimilata in te. Allo sarà facile ritrovarla con i ragazzi in ogni momento della giornata.
    - Alla fine di questa fatica trova il tempo per il tuo riposo. Non devi fare troppo. Come è importante chiudere una giornata al momento giusto anche se ancora molte cose si potrebbero fare. è giusto chiudere un oratorio, una vacanza con i ragazzi in montagna, per avere uno spazio tuo di riposo e di vacanza. Un momento nel quale dare più spazio alla preghiera, alla lettura, al riposo. Dietro a certo zelo di chi non ha il coraggio di fermarsi mai dal «lavoro» si nascondono non poche insidie per la vita di fede! Concludo questa mia lettera con l'augurio che il tempo donato alla folla di ragazzi e ragazze sia poi benedetto, spezzato e moltiplicato dal Signore. Che al termine delle tue fatiche tu possa godere nel vedere che il Signore ha fatto un grande miracolo, e ti concede di raccogliere ceste abbondanti di frutti. Io ringrazio sempre il Signore per tutti voi preti, perché siete voi stessi segno di come il Signore nella nostra diocesi moltiplica le forze, perché il Vangelo sia pane spezzato per tutti, e in particolare per i nostri ragazzi. Con te ringrazio il Signore anche per tutti i collaboratori, le religiose, i giovani e gli adolescenti che lavoreranno per la gioia dei ragazzi. Con te prego per loro, per l'entusiasmo dell'inizio, per la fatica della perseveranza, per la scoperta che possono fare di essere sempre dei veri educatori.


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