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    Maria nel Catechismo dei giovani /1



    Francesco Lambiasi

    (NPG 1994-09-48)


    In un bel libretto sulla Madonna (Maria: meditazioni davanti all'Icona, ed. Cittadella, Assisi 1992), il teologo redentorista François-Xavier Durrwell scrive: "I teologi cercano da sempre di cogliere la verità di questo bellissimo mistero (di Maria), ma spesso non riescono ad esprimerla in tutta la sua bellezza e così finiscono per tradirla. Tra le loro mani pesanti, il cristallo si frantuma in mille frammenti di idee. Al soffio dei loro aridi concetti, la rosa secca si sfoglia. Chi se non i poeti può evocare la giovane donna, da Dio stesso invitata alla gioia, la madre del Figlio di Dio che nessuno avrebbe mai saputo inventare se il Padre non l'avesse creata?" (p. 59s). Un catechismo, si sa, non é nè un libro di teologia e nemmeno un poema sulla verità della fede; ci domandiamo quale posto riserva il Catechismo dei giovani Io ho scelto voi alla Madre del Signore? e quale linguaggio usa per presentare il suo "bellissimo mistero" a ragazzi di 14-18 anni, quali sono i destinatari del CdG/1?

    Fin dalle prime pagine...

    La prima menzione di Maria si ha nelle pagine introduttive del CdG/1. Si sta scandendo tutto l'itinerario di fede che verrà proposto nei capitoli successivi, e siccome tra le tappe più significative dell'itinerario ci sarà quella dell'imparare a pregare, viene subito proposta una prima catechesi sulla preghiera in forma di scheda o «finestra»: Pregare: aprirsi al mistero. In questo contesto, a pagina 26 si legge: «Pregare è entrare in comunione con tutta la comunità dei discepoli del Signore. di ieri e di oggi. anzitutto con la Madre di Gesù, modello perfetto della Chiesa orante; con lei aderiamo al disegno di salvezza del Padre: in lei riconosciamo le meraviglie che Dio compie per i suoi figli; alla sua maternità affidiamo le nostre lodi e le nostre domande».
    Poche righe, ma che già presentano un abbozzo di catechesi mariana. Da rimarcare il contesto: ecclesiale ed eucologico. Maria è collocata – secondo l'insegnamento del Concilio (Lg 8) – nel mistero di Cristo e della Chiesa, e in particolare della «Chiesa orante». Ci si ricollega così all'ultima icona biblica di Maria, quella degli apostoli che si ritrovano nel cenacolo «assidui e concordi nella preghiera (...) con Maria la Madre di Gesù» (At 2,14).
    Inoltre Maria viene configurata attraverso due tratti molto significativi: è l'icona della salvezza («in lei riconosciamo le meraviglie che Dio compie per i suoi figli»): nella sua vita e nella sua persona si riassume infatti tutta la storia che si distende lungo i millenni. L'origine di Maria risale all'alba della creazione, quando il Padre orienta tutte le cose al Cristo: il termine della sua vita coincide con la fine della storia della salvezza. Immacolata concezione e assunzione al cielo fanno di Maria la «creatura nel suo primo onore e nel suo compimento finale» (Claudel).
    Maria è anche la mediatrice della grazia. In verità il CdG/1 non usa proprio questo titolo, ma la dottrina è quella: «con lei aderiamo al disegno di salvezza del Padre (...); alla sua maternità affidiamo le nostre lodi e le nostre domande». Il Catechismo non pensa certo che la grazia passi da Dio a Cristo (l'unico mediatore! cf 1Tm 2,5) e da questi a Maria. Ma è pur vero che se andiamo al Padre per Cristo nello Spirito, è altrettanto vero che ci andiamo con Maria: «La madre non dà la vita distribuendola con le sue mani, ma è in comunione di vita con il figlio concepito nel suo grembo e che nutre della sua stessa sostanza» (Durrwell). Se è vero che ogni cristiano è mediatore di grazia, in quanto santificando se stesso con la forza della carità contribuisce alla santificazione degli altri, la cosa è tanto più vera di Maria che dallo Spirito è collocata per la sua carità incomparabile nel cuore stesso della Chiesa. In lei la comunità dei santi si trova «riassunta e racchiusa» (Olier).

    Lungo il Catechismo

    Il linguaggio tipico di Io ho scelto voi è narrativo: attraverso la rilettura della storia di Gesù quale ci viene presentata dai vangeli, accostati nella luce della fede della Chiesa, si propone l'annuncio della salvezza. È quindi normale che qua e là, parlando di Gesù, si parli anche di Maria. Ad esempio a pag. 63, quando si sta presentando Gesù come «modello di nuove relazioni», si accenna al mistero del rapporto particolarissimo vissuto da Gesù con i suoi familiari e si rilegge l'episodio di Gesù al tempio.
    Come si vede, il discorso su Maria è solo indiretto: si vuole mettere in mostra il segreto dell'atteggiamento assolutamente libero di Gesù di fronte alla madre e ai familiari. Tale segreto è l'amore totale e incondizionato che Gesù porta al Padre, al punto da chiamarlo «Abbà».
    In pagine come questa il CdG/1 si rifà allo stile evangelico che è estremamente sobrio nel parlare di Maria. Non deve perciò stupire che gli accenni a Maria, nei capitoli del Catechismo, siano piuttosto scarsi e molto scarni.
    Al centro della fede dei giovani, come di ogni cristiano, c'è e ci deve essere Gesù. Maria non è il centro, ma è centrale. Un buon catechismo deve poter mostrare come i pochi cenni su Maria disseminati nel nuovo Testamento sono in realtà dei semi che la fede della Chiesa, sotto la guida dello Spirito, ha visto svilupparsi nel senso di una «centralità mariana» che non può essere assolutamente minimizzata. Ed è proprio quello che fa il Catechismo. Insomma si verifica nel CdG/1 quello che si è verificato nella storia del dogma: una volta approfondito il dogma cristologico (Nicea: 325) e pneumatologico-trinitario (Costantinopoli: 381), non si poteva non «definire» la posizione di Maria (Efeso: 431). La serrata catechesi cristologica di Io ho scelto voi, sviluppata lungo tutto il testo, non poteva non approdare a una riproposizione sufficientemente sintetica e completa della catechesi su Maria.
    È quanto avviene nelle tappe conclusive del cammino di fede (capp. V e VI).

    Al vertice del cammino

    Il capitolo V (Chiamati a seguire Gesù) costituisce in un certo senso il vertice di tutto l'itinerario: è il capitolo che vuole impostare e orientare la ricerca vocazionale di Mosè (fascia veterotestamentaria).
    Viene quindi presentato il «vangelo della sequela» (fascia cristologica): dalla chiamata dei primi discepoli alla riproposizione di Gesù come il perfetto obbediente alla volontà del Padre. A questo punto si inserisce sotto forma di «scheda esegetica» il brano dell'annunciazione.
    Ricordiamo che quella delle schede esegetiche è una geniale trovata di questo Catechismo: in ogni capitolo. all'interno della rispettiva «fascia cristologica», si apre una «finestra» (ben riconoscibile per il testo in colore blu) e, dopo una breve ambientazione, si presenta una pericope evangelica riportata per esteso e subito dopo spiegata con delle brevi annotazioni che, mentre vogliono far capire il linguaggio del testo, puntano a farne percepire il messaggio per la fede e per la vita.
    Nelle pagg. 256-261 il brano dell'annunciazione, dopo essere stato brevemente introdotto e riportato per esteso (Lc 1, 26-38), viene spiegato facendo ricorso ai due schemi letterari più utilizzati dagli esegeti: quello del racconto di una vocazione e quello dell'annuncio di una nascita meravigliosa.
    Questa strumentazione esegetica non è però fine a se stessa; è finalizzata a mettere in evidenza le componenti di ogni storia di vocazione. Ripercorrendo passo passo il brano di Luca, il Catechismo individua cinque componenti: l'incontro (Lc 1,26-28): il timore (1,29); il messaggio (1,30-33); la domanda (1,34); il consenso (1,35-38).
    Questa la conclusione del GdG/1: «Così comincia per la Vergine di Nazaret la rischiosa avventura della fede. Il cammino, che si dischiude sugli infiniti orizzonti del regno di Dio, sarà lungo e sofferto, ma il Signore è con Maria da sempre. Sempre l'aiuterà con il suo Spirito ad avanzare e a procedere sulla strada della fede, per poter precedere e guidare l'intera comunità dei credenti incontro al suo Signore» (pag. 261).
    La stessa pagina viene riletta all'interno dell'ultimo capitolo, il VI, dal titolo: Aperti alla speranza. Non si tratta di un doppione; il linguaggio ora non è di tipo esegetico. ma teologico-sapienziale: mentre si propone una breve «summa» di verità mariane (immacolata concezione, perpetua verginità e divina maternità fino all'assunzione in cielo: pp. 312-314), si guarda a Maria come alla donna del sì, e che perciò è «modello per ogni credente, figura e realizzazione perfetta della comunità dei credenti, Madre della Chiesa».
    Si è così in grado di consegnare ai giovani la fede della Chiesa su Maria: in una sorta di traditio-redditio il CdG/1 propone una formula breve per professare questa fede: «Maria, piena di grazie e sempre Vergine, è la Madre del Figlio di Dio fatto uomo. Per la sua singolare collaborazione all'opera della salvezza, è divenuta Madre e modello della Chiesa. Nella sua assunzione al cielo, anticipa la risurrezione di tutti i credenti» (pag. 341).
    Ormai tutto è detto. Resta ancora qualcosa? No. se non un ritorno al punto iniziale: proprio nell'ultima pagina del CdG/1 l'annuncio della fede si chiude tornando al sì di Maria: «Gesù, il Figlio di Dio fatto nostro fratello, ci accompagna con la forza del suo Spirito, riempiendo la nostra vita del suo amore, così come accadde a Maria. sua Madre: basta dire sì ogni giorno al suo disegno di pace per l'umanità» (pag. 346).
    Il Catechismo è finito. Basta percorrere il cammino indicato con fedeltà e gioiosa disponibilità per rendersi conto che il «cristallo» del mistero cristiano, e in particolare del mistero mariano – per tornare alla bella immagine del Durrwell – non si è frantumato. E la «rosa» non è sfiorita...


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