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    L'obiezione di coscienza come «profezia» del quotidiano


    Documento delle Associazioni milanesi (1993)

    (NPG 1995-08-50)

    Il coordinamento Pace delle associazioni e dei movimenti giovanili della diocesi di Milano intende offrire un contributo al dibattito sul tema dell'obiezione di coscienza. Il testo, frutto di una riflessione che ha visto le varie aggregazioni confrontarsi e dialogare in modo approfondito e propositivo, viene consegnato a chiunque intenda promuovere l'irrinunciabile valore della pace.
    In un contesto nazionale ed internazionale segnato da forti divisioni e profonde fratture, è necessario ritrovare ragioni e motivazioni per una convivenza giusta, pacifica e solidale.
    Ciascuno, negli ambiti e con le potenzialità proprie, ha il dovere di contribuire responsabilmente alla costruzione di una pace duratura. La salvaguardia della vita umana, il rispetto delle libertà personali, la garanzia della difesa nei confronti di minacce interne ed esterne, esigono certamente strutture e mezzi efficaci in grado di rendere effettivi questi valori.
    In questo contesto e per raggiungere tali finalità la difesa della patria resta quindi un dovere necessario.
    Nel rispetto di una scelta diversa, riteniamo certamente significativo il ruolo e la testimonianza degli obiettori di coscienza, nel loro servizio civile alternativo. Il servizio civile infatti non è una deroga al dovere di difesa, ma un modo diverso di difendere il Paese.

    Tra riconoscimenti e ambiguità

    Ogni anno 2.000 giovani chiedono, in obbedienza alla propria coscienza, opponendosi alla violenza delle armi, di svolgere il servizio civile sostitutivo del servizio militare.
    A livello legislativo, la scelta dell'obiezione di coscienza è ancora oggi considerata un beneficio concesso dallo stato.
    Dopo il rifiuto dell'allora presidente della Repubblica Cossiga di firmare la nuova legge, approvata a grande maggioranza da entrambe le camere, si sta oggi discutendo in parlamento un disegno di legge proposto dall'ex-ministro della difesa Andò.
    Noi siamo preoccupati per il nuovo modello offensivista che questo disegno prospetta; comunque valutiamo positivamente il riconoscimento del diritto di rifiutare di compiere il servizio militare armato per motivi di coscienza, come ripetutamente affermato dal consiglio per gli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite e dal Parlamento europeo.
    Ciò salvaguarda la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, diritti fondamentali di ogni uomo.
    Questo principio riconosce quindi che l'obiezione di coscienza è un diritto di ogni singolo individuo e che il servizio civile alternativo adempie pienamente il dovere costituzionale di difesa della patria.
    Se questo è certamente un passo nella giusta direzione, nel senso che concretizza un diritto e non una concessione, va peraltro segnalato il fatto che viene taciuto il carattere «pacifista» dell'obiezione di coscienza.
    Perché non affermarlo chiaramente, dal momento che si ipotizza di destinare al servizio civile l'eventuale surplus di ragazzi chiamati a svolgere il servizio militare?
    Sul piano pratico, comunque, l'affermazione del diritto all'obiezione viene erosa e depauperata, poiché si stabilisce che la domanda di obiezione deve essere presentata prima della visita di leva. Come non definire provocatoria tale scelta, tenendo conto del fatto che il giovane è chiamato ad una decisione che esige di essere ponderata e riflettuta profondamente quando non ha ancora raggiunto un adeguato grado di maturità o non ha i mezzi per una informazione sufficiente?
    Questa «trappola>, ben congegnata di fatto scoraggia l'esercizio effettivo di un diritto riconosciuto. Emerge tra le righe del disegno di Legge una non ancora completamente dominata avversione, francamente incomprensibile, nei confronti dell'obiezione di coscienza al servizio militare: quasi essa faccia ancora paura venendo considerata contraria agli interessi del paese e lesiva dei suoi ordinamenti. Lo stato esiste e ha ragione di essere in quanto è in funzione di ogni singola persona e non viceversa.

    Strumento di educazione alla pace

    L'obiezione di coscienza chiama in causa valori e motivazioni profonde, capaci di rendere ragione di questa scelta, che non va banalizzata da comportamenti e atteggiamenti di comodo e utilitaristici.
    Diventa quindi necessario e urgente richiamare alcuni punti essenziali in grado di educare a tale scelta.
    La decisione chiama in causa la coscienza, luogo del giudizio ultimo e della sintesi dell'esperienza vissuta. Essa esige di essere educata e confermata da un riferimento alla verità e alla giustizia, intesi come valori dati alla coscienza e non da essa creati.
    Così plasmata, la coscienza di un giovane sarà capace di affermare e motivare la sua contrarietà all'uso, personale e collettivo, delle armi e della violenza come strumenti per risolvere le contese tra le persone e i popoli.
    Soprattutto il giovane obiettore deve saper testimoniare che la sua decisione è a «favore» e «per» qualcosa: il valore fondamentale della vita, da proclamare e servire in ogni istante e in qualsiasi situazione, il dedicarsi senza condizioni per una società solidale, il valore della pace inteso nella prospettiva di chi desidera farsi «ponte» tra i contendenti.
    Così la scelta diventa apertura, disponibilità a camminare con coloro che credono in un mondo capace di una convivenza pacifica, in grado di risolvere con mezzi non violenti i conflitti, di educare ad una mentalità e ad una cultura di pace. Il servizio svolto, la cui valenza si gioca sulla radicalità della dedizione più ancora che sulle sue modalità concrete, forgerà uno stile non occasionale, non limitato nel tempo, ma segno inequivoco e trasparente di una scelta di vita.
    In questa prospettiva l'obiezione di coscienza può sollecitare e provocare un giudizio anche sul servizio militare, richiamato in tal modo alle sue uniche finalità lecite di difesa della pace e della libertà delle persone, stimolando ad un'educazione sempre più consapevole di questi valori. Ci sono in gioco principi importanti: a nessuno è lecito tradirli, pensando al proprio tornaconto personale, pena l'offuscamento del significato dell'obiezione.
    L'obiezione di coscienza, se autenticamente vissuta, può diventare una «profezia» del quotidiano, capace di indicare con le parole e con i fatti la via per costruire una società solidale e pacifica.

    Azione Cattolica, Agesci Lombardia, Caritas Ambrosiana, Commissione Pace dell'Ufficio Affari Sociali e della Pastorale del Lavoro della Curia di Milano, Comunione e Liberazione. Comunità di Vita Cristiana, Giovani per un Mondo Unito, Federazione Oratori Milanesi, FUCI, GiOC, Gioventù Aclista, Pax Christi Milano.


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