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    L'europeo medio: individualista solidale


    Jan Kerkhofs

    (NPG 1995-06-67)

     

    La cosiddetta «fine delle ideologie» e la crisi delle religioni hanno promosso i valori a guide del dibattito pubblico.
    Vale dunque la pena addentrarsi in un'indagine che ne mostra l'evoluzione nel tempo. Il cuore dell'attuale sistema di valori europeo è la ricerca della felicità personale. Per quanto possibile, ognuno vuole essere felice. Di fatto, la maggior parte degli europei si dichiara felice (più al Nord che al Sud). La felicità implica innanzitutto la salute (si è disposti anche a notevoli sacrifici finanziari per preservarla), poi la famiglia, seguita dal lavoro. Per i giovani, gli amici vengono prima della famiglia e i divertimenti prima del lavoro. In coda religione e politica.Due valori fondamentali per ottenere la felicità sono la libertà e l'uguaglianza: nei Paesi del Nord, è preferita la libertà, in quelli del Sud l'uguaglianza. L'europeo medio vuole una società dinamica e conta sulla scienza per realizzarla anche se ha più diffidenza verso la scienza che non gli americani. A rivoluzione e difesa dello status quo preferisce riforme progressive: un'Europa unica gli sembra necessaria per garantire il proprio avvenire. Nello stesso tempo vuole rimanere radicato nel suo Paese, nella sua comunità.
    Tutti gli europei approvano l'impegno per la pace: la fiducia negli eserciti è scarsa, quella nella polizia alta al Nord, bassa nei Paesi dell'Europa centrale. L'emancipazione femminile è desiderata da una maggioranza, più al Nord che al Sud (in Italia si trova il livello più basso). La giustizia è considerata un elemento molto importante: così anche l'equità nella distribuzione delle ricchezze e la meritocrazia. Una grande maggioranza (68%) si dice religiosa, solo il 5% atea.
    Se bisognasse insomma definire l'europeo, si potrebbe dire che è un'individualista ma solidale con altri individualisti. Confrontando i valori ottenuti nella ricerca del 1990 a quelli ottenuti nel 1981, quello che colpisce è innanzitutto una grande stabilità: l'europeo si dichiara soddisfatto della sua vita, del suo lavoro, della sua famiglia. Fra le qualità che assicurano la riuscita di un matrimonio figurano la fedeltà, la tolleranza, il rispetto reciproco e il fatto di avere dei bambini. Questo non impedisce che il matrimonio venga considerato più sorpassato che nel 1981 e che si accetti sempre più il divorzio, le relazioni extramatrimoniali e l'aborto, o che una donna voglia un figlio senza avere un uomo.
    È particolare il fatto che né il reddito, né la professione, né il fatto di abitare in città o campagna variano sensibilmente i dati: l'unica differenza è quella di età. La generazione rimane insomma l'unica variabile che incide profondamente sulla scala individuale di valori. I due fenomeni generazionali che appaiono più nettamente nella ricerca sono: innanzitutto la differenza è all'interno del secondo gruppo, tra chi ha più o meno di trent'anni: lo spartiacque è l' anno 1960. Chi è nato prima, subisce ancora l'influenza del dopoguerra. Chi è nato nei «Golden Sixties» ha conosciuto invece un aumento notevole del livello di vita, la tv, l'automobile, la società dei consumi e l'aumento del tempo libero.
    I cambiamenti più forti sono soprattutto, ma non esclusivamente, a livello dell'etica, con ripercussioni sulla famiglia e la religione. Confrontando i sondaggi del 1981 e del 1990, alla domanda se una serie di comportamenti fosse più o meno giustificata, si trova per esempio che il 58% giudicava «ingiustificabile» la prostituzione contro il 46% del '90. Nell'81 il 24% delle persone era assolutamente contrario al divorzio, nel '90 soltanto il 16%. E per quanto riguarda l'omosessualità, era ingiustificabile per il 52% delle persone. ora soltanto per il 41%. Nell'81 il 25% delle persone giudicava ingiustificabile l'aborto, nel 1990 il 16%.
    È invece giudicata con criteri più severi la morale pubblica: la giustizia resta valore importantissimo. E la permessività nei confronti di una cosa come la frode fiscale si è persino abbassata. In politica i cittadini vogliono far sentire la loro voce e sono più inclini che nel 1981 a protestare con manifestazioni. Quello che si nota è una tendenza alla deistituzionalizzazione e una ricostruzione di modelli di comportamento diversi e complessi. Si parla così di «caleidoscopio» a proposito della famiglia, di «bricolage» a proposito della religione, di «incroci» e «trasversalità» sull'asse politico destra-sinistra. Si assiste insomma a una ricostruzione dei valori distrutti in passato, in modo però molto personale. Come se la gente, messa faccia a faccia con i cambiamenti tecnologici, ambientali, culturali, politici ed economici, sia stata costretta a inventare nuovi modi di agire e rappresentarsi il mondo.
    A rinegoziare continuamente le sue regole e le sue identità attraverso processi di autoregolazione. Così l'ordine di fatto anticipa sempre più quello di diritto.


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