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    Obiettivi di fondo e vie preferenziali per la nuova evangelizzazione


    (NPG 1995-03-07)



    Nella presenza del Signore crocifisso e risorto che viene, le nostre comunità cristiane possono ascoltare la voce dello Spirito. E una voce che le loda per «le opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza» (Ap 2,19) e che insieme le invita alla conversione e all'ardimento di cose nuove: «svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio» (Ap 3,2).
    Sulla base degli orientamenti pastorali espressi in Evangelizzazione e testimonianza della carità e delle ulteriori scelte maturate in questi ultimi tempi, l'episcopato italiano ha indicato, in vista del Convegno di Palermo, alcune vie preferenziali secondo cui attuare il compito della nuova evangelizzazione: cultura e comunicazione sociale, impegno sociale e politico, amore preferenziale per i poveri, famiglia, giovani. Esse riguardano sia il rinnovamento del tessuto cristiano delle comunità che il loro impegno nella gestazione di una nuova società in Italia, in cordiale collaborazione con tutte le sue forze e istanze positive. Vogliamo perciò offrire alle nostre Chiese, su ciascuna di queste vie, alcuni spunti, al fine di sollecitare un sereno e sincero esame di coscienza, per mettere in rilievo le molte esperienze positive, per riconoscere con umiltà e fiducia in Dio anche le proprie inadempienze e per proporre istanze e idee di rinnovamento per il comune cammino futuro.
    Presentiamo semplicemente un testo di riferimento, tratto dai documenti della CEI, e formuliamo di seguito, in modo puramente indicativo, alcuni interrogativi che possono essere utili per avviare riflessione e dialogo nelle comunità. Per favorire questo discernimento comunitario ci pare importante richiamare, in via preliminare, alcuni obiettivi fondamentali che, con sempre maggiore chiarezza e determinazione, le Chiese in Italia hanno individuato come prioritari per realizzare una concreta recezione del Concilio Vaticano II e attuare così l'impegno della nuova evangelizzazione. Essi costituiscono i criteri con cui attuare l'impegno pastorale all'interno di ciascuna delle vie preferenziali.

    A. Gli obiettivi di fondo

    La formazione
    Un primo obiettivo è quello della formazione. Essa rappresenta una fondamentale istanza della nuova evangelizzazione. Il Vangelo della salvezza, contenuto nella Bibbia, parola di Dio scritta, e proclamato dalla dottrina della Chies - autorevolmente proposta nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nei diversi volumi del Catechismo per la vita cristiana della CEI - deve diventare alimento costante della vita dei singoli e delle comunità, per promuovere la crescita di cristiani e comunità adulti nella fede, operosi nella carità, profetici nella speranza.
    In questo contesto è importante confrontarsi con quanto propone Evangelizzazione e testimonianza della carità: è essenziale che ogni comunità cristiana maturi, grazie all'apporto specifico e concorde di tutti i suoi membri secondo le loro vocazioni, come «soggetto di una catechesi permanente e integrale (...), di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di una testimonianza di servizio attenta e operosa». Il che implica, allo stesso tempo, l'impegno concreto a «favorire un'osmosi sempre più profonda fra queste essenziali dimensioni del mistero e della missione della chiesa» (n. 28).
    Una catechesi vitale e comunitaria, lungo l'intero arco dell'esistenza, deve saper accompagnare i credenti nel vivere la vocazione alla santità nell'amore, presupposto indispensabile di ogni esperienza e azione ecclesiale. La parola di Dio ascoltata si invera nella parola celebrata e vissuta. Occorre perciò accompagnare i credenti anche nel celebrare i misteri della fede: ciò conduce a celebrare la fede nella vita e la vita nella fede. Così pure non si può dare per scontato che la vita e la testimonianza cristiana nel quotidiano e in una società complessa come la nostra vadano da sé. Anche in questa dimensione è fondamentale una formazione al servizio della carità e all'impegno civile e politico, che si rifà alla dottrina sociale della Chiesa.

    La comunione
    Un altro obiettivo è quello della comunione. È nella comunione infatti che il Signore risorto è presente, parla e opera. Le iniziative, le esperienze, i doni e i carismi dello Spirito non mancano nelle nostre Chiese, ma essi devono concorrere a costruire unità, come membra di uno stesso corpo.
    La comunione non è un vago sentimento o un ideale generico, bensì uno dei doni più grandi che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi «affinché il mondo creda» (Gv 17,21). Esige una conversione sempre nuova e un'ascetica esigente per i singoli, i gruppi, le comunità. Il Figlio di Dio incarnato e crocifisso, che «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso» (Fil 2,7), è la via maestra che san Paolo addita anche alle Chiese in Italia per realizzare «l'unione degli spiriti, con la stessa carità, con gli stessi sentimenti» (Fil 2,2).
    La comunione non significa riduzione all'uniformità delle legittime diversità; al contrario vuol dire armonia sinfonica, che canta «ad una sola voce per Gesù Cristo al Padre». La vita di comunione nelle nostre Chiese, in linea con le indicazioni conciliari, deve esprimersi anche attraverso quegli organismi di partecipazione e di corresponsabilità che sono necessari in vista dell'edificazione dell'unico Corpo di Cristo e di una condivisa azione missionaria.

    La missione
    Un terzo obiettivo è quello della missione. La nuova evangelizzazione mira al rinnovamento della vita cristiana, perché essa si faccia trasparente e credibile annuncio del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro Paese. Promuove allo stesso tempo la coscienza del dovere di cooperare alla missione universale della Chiesa, poiché questa è costitutivamente missionaria, secondo la parola di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).
    Per l'umanità la Chiesa vive, ama, soffre. La missione non è un di più per la comunità, bensì la sua stessa vita, la sua vocazione, la sua sollecitudine: «Guai a me se non evangelizzo!» (1Cor 9,16). Il Vangelo della carità ci invita a coniugare, in reciproca fecondità, annuncio e testimonianza, verità e carità, parola e opere, vocazione e missione. E ci deve educare a impregnare di slancio evangelizzatore ogni dimensione dell'esistenza cristiana e ciascun settore dell'impegno ecclesiale. In modo diverso per forma, ma identico nella sostanza della carità, l'annunciare e il testimoniare Gesù Cristo è far sì che la comunità cristiana, sull'esempio del suo Signore e insieme con lui, ritrovi se stessa «fuori di sé», nella missione che si esprime nelle realtà più varie della presenza cristiana nella società.

    La spiritualità
    Un ultimo obiettivo è quello della spiritualità: ultimo non certo nel senso del valore, perché la spiritualità costituisce la sintesi e il cuore della stessa formazione, comunione e missione. Giovanni Paolo II ha affermato che l'evangelizzazione oggi deve essere nuova nell'ardore, nel metodo e nelle espressioni. Ma ogni autentico rinnovamento della metodologia e delle espressioni della pastorale della Chiesa scaturisce solo e sempre da quella radice vivificante che è l'ardore, ossia lo spirito che anima.
    È in questione lo Spirito di Cristo morto e risorto come principio della vita nuova e del suo dinamismo di santità. A ragione, dunque, Giovanni Paolo II fa appello al recupero di una solida e gioiosa spiritualità che, mentre fa amare la contemplazione di Dio e il dialogo con lui, si pone come condizione e risorsa di un compimento fecondo della propria missione nella Chiesa e nella società.
    Il vuoto esistenziale dell'uomo d'oggi, lo scacco etico cui assistiamo, la ricerca di una espressione religiosa urgono a una risposta che proietti nel mistero e riveli la ragione della speranza: è la ricerca di una proposta nuova, liberante ed esigente di spiritualità evangelica. Essa, in conformità all'ecclesiologia del Concilio Vaticano II, non potrà essere che una spiritualità della comunione con Dio Trinità e, in lui, con i fratelli, modellata sulla vita di fede e di amore di Maria, madre della Chiesa.

    B. Le vie preferenziali

    La cultura e la comunicazione sociale
    «Dobbiamo chiederci perché la proposta cristiana, per sua natura destinata a dare pieno senso all'esistenza, è stata inadeguata... Impareremo a delineare una organica pastorale della cultura che sappia sì giudicare e discernere ciò che c'è di valido nei sistemi culturali e nelle ideologie, ma più ancora sappia puntare su tutto ciò che affina l'uomo ed esplica le molteplici sue capacità di far uso dei beni, di lavorare, di fare progetti, di formare costumi, di praticare la religione, di esprimersi, di sviluppare scienze e arte: in una parola di dare valore alla propria esistenza...
    L'impegno per la cultura richiama il problema della comunicazione sociale e dei suoi mezzi... Prima che ai mezzi, comunque, occorre rivolgere l'attenzione al fenomeno stesso, della comunicazione sociale: alla sua natura, alle sue leggi, alle sue agenzie... E aperto qui un vasto campo di azione pastorale. Tale azione richiede a tutti capacità di presenza dove si forma l'opinione pubblica, educazione al rispetto della verità, denuncia quando occorre, buone attitudini di mediazione e di espressione» (CEI, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 2931).
    Il Vangelo della carità, come testimonia il pellegrinaggio bimillenario del popolo di Dio in terra d'Italia, è per se stesso generatore e plasmatore di civiltà e cultura. Ma oggi occorre colmare una frattura tra fede e vita, tra Vangelo e cultura, che è diventata profonda, e riscoprire le radici evangeliche della nostra storia perché costituiscano un solido punto di riferimento per lo sviluppo e la coesione della società.
    - Le ragioni evangeliche di vita sono ancora ritenute significative? Possono costituire una base di dialogo e di confronto efficace in un quadro culturale frammentato e pluralistico? Come raccordare, nella ricerca e nella proposta culturale, i temi oggi decisivi della libertà e della verità del Vangelo, le ragioni dell'identità e del dialogo, della verità e della carità? Come le numerose testimonianze evangeliche possono essere rese leggibili ai più?
    - Su questo versante della testimonianza, la casa della comunità cristiana è «abitabile» da tutti coloro che intendono accedervi e, reciprocamente, come sono presenti i credenti nel mondo della cultura nelle sue varie espressioni? Come la comunità è soggetto di una proposta culturale sul territorio? Come sono realmente vissuti e dunque testimoniati i valori della vita, della verità, del dialogo, della reciprocità, dell'amore?
    Il problema della comunicazione ci investe come fenomeno di massa, ma prima di tutto porta ad interrogarci sulla qualità e realtà della comunicazione stessa, che solo quando raggiunge il livello interpersonale può farsi veicolo dell'annuncio del Vangelo. Occorre avere adeguata consapevolezza della complessità del fenomeno della comunicazione sociale, cogliendone i diversi aspetti, per valorizzare e promuovere un impegno consapevole e motivato, a tutti i livelli.
    - Quale coscienza manifestano le nostre comunità della centralità della comunicazione per la crescita e l'autenticità della persona? L'uomo contemporaneo valuta gli eventi con nuovi criteri comunicativi ed espressivi: ne sono consapevoli, tanto i fedeli laici, quanto i pastori? Come le comunità ne tengono conto negli itinerari di educazione alla fede, nelle celebrazioni liturgiche, nell'azione caritativa? Come ci si preoccupa di salvaguardare la dimensione personale della comunicazione?
    - Siamo veramente convinti che oggi il fenomeno della comunicazione sociale forma mentalità, plasma modelli di vita, incide efficacemente sulle scelte personali, guida l'opinione pubblica? In che modo si aiutano le persone a rendersene conto e a valutare con oggettività?
    - molto da fare anche per queX che concerne direttamente i roeuix. Cane NMgono utilizzati i mezzi di comunicazione alla luce del Vangelo della carità? Quali impegni concreti dobbiamo prendere?

    L'impegno sociale e politico
    «A una società come la nostra, che rischia di perdere la vera e integrale misura dell'uomo, il Vangelo della carità può offrire una visione antropologica, autentica ed equilibrata, capace di individuare e proporre i necessari riferimenti etici per affrontare e risolvere i grandi problemi della nostra epoca... Questa situazione complessa stimola comunque, sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana a proseguire e intensificare il proprio impegno per la promozione dell'uomo e il bene del Paese. Elemento centrale di tale impegno sono necessariamente i contenuti i e valori fondamentali dell'antropologia e dell'etica cristiana, non per un qualsiasi vantaggio della Chiesa, che ben sa di non essere chiamata ad esercitare alcun potere terreno, ma perché essi esprimono la verità e promuovono l'autentico bene della persona e della società» (ETC, 40).
    Nella prospettiva di un rilancio della promozione dell'uomo e delle ragioni del bene comune, risalta la necessità di una nuova coscienza morale nell'impegno sociale e politico.
    - Siamo veramente consapevoli dell'urgenza di tale coscienza etica, al di là della reazione alle situazioni contingenti, in particolare agli esiti di «tangentopoli»? Si avverte l'affiato etico del Vangelo, capace di sprigionare giustizia, riparazione, perdono e riconciliazione?
    - La riduzione dell'etica ai soli comportamenti privati è un grave pericolo. Quali sono invece le soluzioni indicate dal Vangelo della carità? Come progettare la formazione dei cristiani impegnati in politica perché siano competenti e trasparenti? Quale sostegno deve offrire la comunità? Quale è la responsabilità personale e di gruppo dei laici in politica?
    È urgente oggi identificare il significato di «bene comune» - sotto il profilo economico, politico, istituzionale - nella prospettiva di una visione dell'uomo e della società ispirata al Vangelo, valorizzando adeguatamente il prezioso patrimonio della dottrina sociale della Chiesa.
    - Quali sono oggi le priorità in vista del bene comune? Quali sono le questioni kedo, sociali che stanno emergendo e alle quali si deve dare risposta?
    - Come perseguire correttamente l'affermazione dei grandi valori antropologici Loi che scaturiscono dalla fede cristiana, attraverso la libera formazione del consenso e la conseguente codificazione in leggi e strutture?
    - In che modo guardare ai grandi orizzonti europei e mondiali ed alle grandi questioni della nostra epoca, promuovendo i valori della vita, della giustizia, della salvaguardia del creato, della solidarietà con i paesi più poveri, della pace? Come porsi di fronte ai problemi della disoccupazione, dell'immigrazione, del sottosviluppo?

    L'amore preferenziale per i poveri
    «L'amore preferenziale per i poveri costituisce un'esigenza intrinseca del Vangelo della carità e un criterio di discernimento pastorale nella prassi della Chiesa. Esso richiede alle nostre comunità di prendere puntualmente in considerazione le antiche e nuove povertà che sono presenti nel nostro Paese o che si profilano nel prossimo futuro... Il Vangelo della carità deve dare profondità e senso cristiano al doveroso servizio ai poveri delle nostre Chiese, risvegliando la consapevolezza che questo servizio è 'verifica della fedeltà della Chiesa a Cristo, onde essere veramente la Chiesa dei poveri' (Laborem exercens, 8), che nella sua opera evangelizzatrice fa proprio lo stile di umiltà e abnegazione del Signore e riconosce nei poveri e nei sofferenti la sua immagine. Contemporaneamente, alla luce del mistero della redenzione, occorre sempre di nuovo riscoprire il valore attivo e 'creativo' di ogni tipo di sofferenza umana e il contributo decisivo che ne scaturisce per la missione della Chiesa e il progresso stesso dell'umanità. Solo la croce di Cristo, senza distogliere dall'impegno a rimuovere le cause della povertà e ad alleviare le sofferenze dei fratelli, può dare risposta e speranza definitive alla povertà e alle sofferenze più radicali dell'uomo» (ETC, 47).
    Il Vangelo della carità è la misura del nostro essere Chiesa: l'amore preferenziale per i poveri è dimensione essenziale della fedeltà a Cristo e alla sua parola che ci convoca.
    - La comunità cristiana è con la sua vita segno trasparente del Vangelo della carità? Quali scelte di vita ecclesiale sono oggi particolarmente necessarie e significative per esprimere l'amore preferenziale per i poveri e la condivisione della croce di Cristo?
    - Vivere la carità è ancora per noi una semplice questione di iniziativa da prendere? È un'esperienza che coinvolge l'intera comunità o viene delegata agli «addetti ai lavori»? Impegna l'intera esistenza o è confinata in una parte del nostro tempo?
    - Come si pongono le nostre comunità di fronte alle nuove povertà oltre che alle antiche forme di emarginazione sociale e culturale? Quali sono le forme concrete più significative con cui oggi si esprime la creatività di una testimonianza viva dell'amore? Questa testimonianza sa offrire segni credibili ed efficaci della vitalità etica e sociale del Vangelo della carità?
    Il Vangelo della carità richiede l'impegno di un servizio caritativo in cui la testimonianza della carità si realizza come esperienza di comunione e trova le forme più proprie per essere efficace ed aprirsi a tutte le necessità.
    - Come si sviluppano e si raccordano nelle nostre comunità le strutture della Caritas, degli istituti religiosi, delle varie organizzazioni laicali?
    - Un fenomeno consolante oggi è il volontariato: come ne accompagniamo la formazione, lo sviluppo, l'organizzazione, il riconoscimento civile e sociale?
    - Il servizio immediato è una risposta ad esigenze vere: c'è però anche una progettazione a prevenire oltre che a recuperare? un'opera di informazione sulle realtà marginali? un aprire gli occhi su situazioni di disagio e di difficoltà in casa nostra e lontano da noi nel mondo?
    - Non è difficile prendere atto dei gravi problemi mondiali dello sviluppo: ma qual è il nostro intervento culturale e politico in questo campo?

    La famiglia
    «Nell'edificazione di una comunità ecclesiale unita nella carità e nella verità di Cristo, è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana. Costituita dal sacramento del matrimonio 'Chiesa domestica', la famiglia, `riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la sua Chiesa' (Familiaris consortio, 17). Esso è il primo luogo in cui l'annuncio del Vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea» (ETC, 30).
    «Di fronte al ruolo essenziale che svolgono le famiglie nel concreto della nostra vita sociale, alla molteplicità dei problemi di cui si fanno carico, e d'altro lato alle difficoltà da cui sono minacciate, è interesse primario della collettività nazionale accordare finalmente una reale priorità alle politiche sociali a favore della famiglia, riguardanti la previdenza, il trattamento fiscale, la casa, i servizi sociali e quel complesso di condizioni per cui la maternità non sia socialmente penalizzata» (ETC, 52).
    Il Vangelo, come rivelazione dell'amore di Dio, ha un destinatario privilegiato negli sposi e nella famiglia, che sono pertanto al centro della nuova evangelizzazione.
    - Come riproporre oggi la perenne validità del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia? Quali ostacoli sono oggi più frequenti per accogliere e vivere questa proposta di vita?
    - Quali concreti aiuti di accompagnamento i fidanzati e le giovani coppie trovano sul loro cammino? Come le famiglie vengono concretamente sostenute nelle loro necessità materiali e spirituali?
    - Quale accoglienza le nostre comunità offrono agli sposi in difficoltà di fronte a una nuova vita o alla perseveranza del loro amore? Come ci si pone, nella verità e carità, di fronte a chi vive gli esiti di esperienze familiari negative?
    - Come far sì che la proposta del matrimonio e della famiglia cristiana venga compresa nel suo valore umano e sociale? Quali i diritti della famiglia cui oggi prestare maggiore attenzione in campo educativo, culturale, economico...?
    Gli sposi e la famiglia sono da riconoscere come soggetti della nuova evangelizzazione e come protagonisti nella vita sociale ed ecclesiale.
    - Quale posto deve trovare oggi la famiglia nel contesto culturale, nella vita sociale, nel cammino di Chiesa? Perché c'è tanta disattenzione nei confronti di questa realtà? Quali spazi creare perché la coppia e la famiglia possano esercitare i loro diritti fondamentali di partecipazione attiva alla vita sociale ed ecclesiale?
    - Perché e come la famiglia deve assumersi il ruolo di educare e di evangelizzare? Quali forme di aggregazione devono promuovere le famiglie per contare nel contesto civile ed ecclesiale? Come deve pensarsi la famiglia per divenire una comunità aperta?

    I giovani
    «Il mondo dei giovani vive e sperimenta, con intensità tutta particolare, le contraddizioni e le potenzialità del nostro tempo... Dal punto di vista dell'evangelizzazione assistiamo al crescere di fenomeni come l'indifferenza e la difficoltà di accedere all'esperienza di Dio oppure la forte soggettivizzazione della fede e l'appartenenza ecclesiale condizionata, nonché una sorta di endemico deperimento del consenso intorno ai principi etici. Ma, nonostante il diffuso disagio giovanile, a volte manifesto, altre volte soffocato, i giovani esprimono anche oggi le attese dell'umanità e portano in sé gli ideali che si fanno strada nella storia...
    Di fronte alla complessità e ai rapidi cambiamenti del mondo giovanile le nostre Chiese corrono il rischio di mostrarsi talvolta incerte e in ritardo. La pastorale giovanile, da realtà pacifica, collegata quasi spontaneamente con i modelli di socializzazione presenti nel nostro contesto culturale, è diventata oggi una realtà in profondo mutamento e alla ricerca di se stessa... Il compito della trasmissione della fede alle nuove generazioni e della loro educazione a un'integrale esperienza e testimonianza di vita cristiana diventa quindi una essenziale priorità della pastorale» (ETC, 44).
    È indispensabile che nel suo servizio di educazione alla fede dei giovani tutta la comunità cristiana proceda per progetti e itinerari educativi rispettosi della realtà dei singoli e della ricchezza della proposta evangelica, riconoscendo i giovani come soggetti attivi della propria crescita e capaci di servizio generoso alla comunità"
    - Quale tipo di esperienza umana e cristiana compie il giovane d'oggi e quale modello di giovane credente propongono le nostre comunità? E un'esperienza centrata su Gesù, ricercato, amato, accolto e offerto agli altri? Si ha attenzione nell'azione educativa alla scelta vocazionale, accompagnando i giovani in un cammino spirituale personale? Si pensa ancora oggi a semplici interventi frammentari o si è decisamente sulla strada di un progetto organico di formazione cristiana globale?
    - I nuovi valori giovanili sono assunti come vie che possono favorire l'incontro con il Vangelo della carità? Come caratterizzare la nostra azione educativa e pastorale con una forte dimensione comunitaria e con un'autentica interiorità?
    - Come rende abitabile per i giovani la stessa comunità cristiana? Quali energie mette a disposizione dei giovani, quali spazi, oltre ai luoghi delle celebrazioni li turgiche? Come sono valutati i movimenti e le aggregazioni giovanili?
    La comunità cristiana rischia di chiudersi con i giovani che già sperimen tano la bellezza della vita cristiana e di dimenticare chi non incrocia più i suo percorsi, mentre il Vangelo le è stato donato perché tutti ne possano sentire h forza viva e l'indicazione di vita.
    - C'è la volontà di occuparsi della questione educativa della gioventù in un rap porto di maggiore collaborazione e interscambio tra Chiesa e società? Come son coinvolte le istituzioni educative di ispirazione cristiana (scuole, associazioni de tempo libero, oratori, circoli culturali...) in una organica, intelligente e coraggic sa pastorale giovanile? Quali proposte di vita si offrono ai giovani «lontani»? Qua le tipo di interventi si progettano per prevenire nelle comunità e nella società fenomeno della marginalità e dell'emarginazione?
    - Chi sono le figure educative indispensabili, oggi, e per quali nuove figure ocorre scommettere? Come rendere cosciente ogni adulto del suo ruolo educativ nei confronti delle giovani generazioni? Quale formazione spirituale, morale e culturale si deve loro riservare?


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