Pastorale Giovanile

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    La passione adolescenziale /1


    Adolescenti che sanno star bene /4

    Amore e sessualità nei nuovi adolescenti

    Domenico Cravero

    (NPG 2006-05-60)

    «Io ti amo veramente
    io appartengo a te, tu appartieni a me, per sempre»
    Eros R. e Anastacia, I belong to you.

    Oggi il discorso sulla sessualità è diventato molto esplicito: giovani e adulti si pongono con naturalezza domande sulla vita sessuale. Ragazzi e famiglie si aspettano quindi, dalla pastorale, affermazioni e scelte comprensibili, realistiche e competenti a questo proposito. Tuttavia, nonostante il gran parlare intorno all’educazione sessuale, il rapporto tra educazione e sessualità è tutt’altro che chiarito e non può essere affrontato se non a partire dall’irrisolvibile ambivalenza dell’esperienza sessuale.
    L’antropologia recente ha dato un valido contributo per una comprensione della sessualità come fatto che riguarda e coinvolge la persona nella sua totalità. Esperienza conflittuale e luogo degli opposti, la sessualità procura piacere e soddisfazione così come è fonte di amarezza e delusione. Può essere strumento della più intensa armonia ma anche della più distruttiva delle violenze. Aggrega e impegna così come scatena tensioni e fomenta rivalità. Forti e mutevoli sono anche i sentimenti e gli stati emotivi che la descrivono: onnipotenza e turbamento, esaltazione e angoscia, affermazione di sé e riconoscimento dell’altro, rispetto e oggettivazione, espressione di libertà e compulsiva ricerca di sé...
    Per questo la sessualità è sempre realtà in divenire, spesso tormentata, dove i momenti di regressione e di fissazione a stadi immaturi si alternano a quelli di progressione e di crescita: nessuna persona, e meno di tutte l’adolescente, ha una sessualità equilibrata e risolta, una volta per tutte.
    La sessualità, per la sua natura ambivalente, ha sempre costituito problema, preoccupazione e minaccia sia per le società che per i suoi educatori. In forme diverse, collettività e famiglie hanno voluto porre regole e dare indicazioni. Nella crisi sistemica e profonda delle proposte e dei processi educativi del nostro tempo pluralista e confuso, si esprime oggi una tendenza a ridurre al minimo gli orientamenti direttivi, educativi ed etici in nome di una sessualità intesa come assoluto positivo. Rinnegandone però l’ambivalenza, si finisce per escludere la possibilità stessa dell’educazione sessuale e per lasciare libero campo alle derive estreme della rimozione della sessualità, oppure della sua banalizzazione. Gli attuali modelli dell’erotismo non favoriscono la maturazione delle persone. Le esperienze sessuali, quando vengono meno non solo alla loro funzione riproduttiva ma anche alle esigenze della comunicazione personale, della intimità e della produzione di simboli (affettivi, amicali, etici...), si esauriscono nella gratificazione istantanea delle pulsioni, nella frenesia individuale, nell’ossessione del sesso inteso come puro divertimento. Ne nasce una sessualità ostentata, banalizzata ed esibita ma senza comunicazione e senza impegno, destinata a perdere la sua tensione erotica e a finire, paradossalmente, almeno nel lungo periodo, con la neutralizzazione della passione stessa. In molti oggi denunciano la disumanità della sessualità senza amore. Nella cultura della sessualità la società impegna tutta se stessa e il suo futuro, le persone rischiano il loro benessere e felicità. In realtà la banalizzazione è la negazione della sessualità.
    La nostra è una società pluralista e permissiva e questo ha contribuito, positivamente, ad una maggiore libertà e rispetto per i singoli. È anche una società «evanescente» che, se condiziona di meno le libere espressioni individuali, allo stesso tempo tende a lasciare le persone in balia di se stesse. Il discorso sociale sulla sessualità ha così privilegiato la pulsione rispetto alla relazione, confondendo l’attrazione sessuale con il sentimento amoroso, scindendo la sessualità dalla sua progettualità, per farne un fatto privato e individuale. Queste contraddizioni diventano particolarmente esplicite nella passione adolescente. Una serena considerazione delle potenzialità dei giovani, delle innovazioni di cui sono capaci (e, insieme, dei rischi che corrono) può riscattare la passione adolescente dalla piattezza cui la cultura d’ambiente sembra averla relegata, perché possa ancora essere forza rigeneratrice non solo delle persone ma anche della cultura sociale della sessualità.

    L’irresistibile fascino della Bellezza

    La formazione del gusto e del disgusto

    La continua sollecitazione degli stimoli e la sostituzione frenetica delle emozioni, delle esperienze e delle delusioni, può essere tollerata solo attraverso la reazione contraria: la demotivazione, l’apatia, la noia, il non ascolto di sé. Il vero problema delle nuove generazioni non sta, quindi, nel pericolo dell’abuso delle droghe e neppure nelle tentazioni della violenza (che, se mai, ne sono conseguenti) ma nello spegnersi della domanda di senso, nella perdita del silenzio, nella vita senza scopo e senza passione, che banalizza l’esistenza negandole la dimensione del mistero. È la vita senza speranza e senza sogni che si respira nella fragilità affettiva delle famiglie, nell’eccesso della competizione, nella cura esclusiva dell’immagine. Cresciuti in famiglie ad alta tensione emotiva, tendenzialmente isolate e centrate su un ruolo materno molto coinvolto verso i figli, le nuove generazioni sviluppano un’esperienza emozionale più ricca e tormentata. Il «sentire» e il «provare» assumono un ruolo sempre più importante come criterio delle scelte. L’educazione al senso genuino della bellezza, l’importanza da attribuire al valore del vero, la formazione del disgusto nei confronti del falso e del brutto, diventano i primi obiettivi formativi. È bello tutto ciò che conferisce pienezza alla persona. Molti valori che oggi non si riescono a proporre come norma etica, sono compresi e accettati quando diventano esperienza di bellezza e di grazia.
    La prima condizione per un’efficace educazione alla sessualità è, oggi, la formazione al buon gusto e al disgusto, predisposizioni che liberano dalla superficialità, dalla tirannia del capriccio e del soggettivismo e rendono le persone più recettive e meno egoiste.

    Nuovi orientamenti culturali: l’innalzamento dell’età del primo rapporto sessuale

    Alla maggior libertà e al minore controllo sociale nella sfera dell’espressione dei sentimenti e delle scelte sessuali, s’è accompagnato, paradossalmente, un maggior senso di frustrazione che deriva non dalla mancanza di occasioni di approcci sessuali, ma dall’incapacità di ottenere la felicità e l’appagamento che la passione promette. Gli adolescenti vivono esperienze abbastanza distanti da quelle della giovinezza dei loro genitori: sono cresciti in promiscuità e sono abituati alla convivenza tra i sessi. Sono meno ingenui e superficiali dei loro coetanei di anni fa. Dimostrano di conoscere bene il carattere ambivalente e inquietante dell’esperienza sessuale. Avvertono fortemente il bisogno affettivo ma, insieme, ne provano sospetto. Molti di loro hanno sperimentato la sofferenza e la delusione dei legami spezzati, dei rapporti traditi, oppure l’ansia e l’inquietudine della separazione o del disaccordo dei genitori. Una risposta creativa viene dai nuovi comportamenti degli adolescenti: lo spostamento in avanti l’età del primo rapporto sessuale in controtendenza rispetto al passato.

    Una scelta pastorale coraggiosa: la disciplina del bello

    Le religioni nella storia hanno accompagnato le tappe fondamentali della vita emotiva delle collettività, hanno insegnato e suffragato riti e simboli medianti i quali le comunità celebravano i fatti importanti della loro esistenza e davano un volto al mistero.
    Oggi assistiamo, soprattutto nelle nuove generazioni, all’analfabetismo emotivo. La pastorale è interpellata da questa nuova povertà. La competenza e l’eleganza in ogni proposta, la cura e il fascino per il lavoro ben fatto, la lotta a tutto campo contro il pressappochismo, possono imprimere all’oratorio uno stile inconfondibile, dove non si lascia possibilità a spazi e locali disadorni o trascurati, ad opere improvvisate o imprecise, al kitch e al cattivo gusto. In questa attenzione si radica l’autentica difesa dalla banalizzazione della sessualità. Un particolare riguardo andrà riservata al linguaggio che non potrà ammettere la volgarità e la grossolanità come si addice a realtà sacre della vita, come il corpo e il suo piacere.
    È una proposta difficile ma seria: educare attraverso il bello, disciplinare gli impulsi mediante l’intelligenza creativa, combattere la noia attraverso la promozione dei talenti.

    La passione adolescente

    L’educazione del desiderio

    Sentire il corpo sessuato è percepirlo al livello più intenso della sua presenza. D’altra parte, la capacità di provare attrazione, la voglia di innamorarsi, la volontà irresistibile di confrontarsi nell’incontro con l’altro, uguale e diverso da sé, sono tra i segni più caratteristici della giovinezza. La passione è una condizione di intenso desiderio dell’altro dove, insieme ai bisogni sessuali, si scatenano aspetti sconosciuti e profondi della persona. I bisogni d’accudimento o d’affiliazione, di sottomissione o di dominio, di autorealizzazione, di autostima, formano una «zona d’ombra» che affascina e perturba perché il controllo razionale può venire meno e lasciare libero corso ai fantasmi e ai condizionamenti della personale storia affettiva.
    Nell’adolescente la sessualità non è ancora integrata in una percezione globale del corpo, di sé e dell’altro. È vissuta come una fonte autonoma di piacere che si esprime in modo frammentato. La passione adolescente è calda e seducente, a tratti divorante (del tempo, dei rapporti, delle cose da sapere e da esplorare). Deborda spesso nell’eccesso (dei pianti, delle espressioni, dell’esaltazione…), o nel rovescio della paura e dell’inibizione (quando il corpo si espone nella provocazione e poi, subito, si ritrae nell’imbarazzo e nel rossore). La passione cerca l’unione fusionale a due, ma i nuovi modelli della coppia amorosa si discostano dell’ideale romantico dell’amore unico e per sempre. Oggi si approva l’amore aperto, non esclusivo, che rispetta e favorisce, almeno come principio, la libera realizzazione di ciascuno. È un amore è molto impegnativo sul piano della maturità personale (gli educatori hanno sempre sottolineato che l’amore maturo implica la conservazione dell’identità nell’individualità e non la fusione indistinta) ma piuttosto improbabile per l’adolescente. Il sogno e la passione travolgente vivono così un’esistenza breve e spesso travagliata, dove l’eccesso dell’attaccamento e della gelosia, le delusioni cocenti o la conflittualità permanente, riportano, da subito, lo scontro tra illusione e realtà e ricordano che non c’è crescita senza crisi e senza dolore. Più che mai la passione adolescente contiene il presentimento dell’amore e del suo infinito, costituendo un’occasione educativa (pastorale) unica per il desiderio di eternità che contiene, per l’immagine di sé e del corpo che mette in gioco, per la legge della crescita che comporta. È anche il luogo in cui si concretizza lo strano paradosso dei nostri giorni dove la giovinezza è considerata l’età intramontabile del piacere (effettivamente la passione adolescente paradigmatica) ma, per chi la vive, nel proprio corpo, rappresenta molto più l’età dell’imbarazzo e del disagio.
    Quando gli adolescenti alludono ai loro primi rapporti amorosi parlano di «storie», sottolineando, così, il timore del loro carattere precario e instabile. È vero che alcuni adolescenti (maschi e femmine) ostentano spregiudicatezza e trasgressività nei loro approcci sessuali. Forse, però, la disinvoltura e l’ostentata libertà sessuale di tanti comportamenti sono una risposta all’ansia e all’incapacità di vivere emozioni di forte intensità, di fronte ad una realtà che rimane misteriosa, affascinante e anche inquietante.

    Nuovi orientamenti culturali: le prove di maturità affettiva

    La pratica sessuale precoce ha contribuito a modificare la concezione della vita coniugale e a favorire l’instabilità relazionale, producendo un cumulo enorme di sofferenza. La sfera dell’intimità può essere vissuta come minaccia: per questo gli adolescenti dimostrano cautela pur essendone potentemente attratti. Sanno che amore e sesso sono cose distinte, a volte anche separate: l’amore cui pensano, in genere, è lontano dal sesso puro e semplice. Molti di loro sono alla ricerca di prove d’amore più sicure e solide di quelle offerte dal sesso commercializzato. Non soltanto valutano inseparabile sesso e amore ma reputano insufficienti le sole dichiarazioni di affetto: esigono prove di maturità e la disponibilità del partner ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

    Una scelta pastorale coraggiosa: o straordinario patrimonio della Parola

    La comprensione positiva della sessualità è un banco di prova della qualità e del fascino delle proposta cristiana di vita. A due condizioni, pero: che, partendo dalle novità e dalle sfide che provengono dall’etica sessuale scompaginata dei nostri giorni, si ritorni alle fonti bibliche dell’annuncio cristiano, riconoscendo anche gli stravolgimenti e gli errori compiuti; che, ammettendo l’esistenza di profonde divergenze tra la visione cristiana e la mentalità pratica di oggi, i giovani credenti accettino di lasciarsi liberare dalla Parola da quelle contraddizioni e pesantezze che impediscono alla persona di realizzarsi come libertà sessuata e colgano, nell’obbedienza alle sue indicazioni, i vicoli ciechi di natura etica, sottesi a tanti comportamenti e costumi dell’oggi. Non esiste una definizione biblica, precisa ed esplicita della sessualità (la persona è sempre vista nella sua totalità,) ma la Parola contiene un orizzonte di valori e di convinzioni che non si possono rigettare senza tradire il messaggio biblico. Contro ogni sua banalizzazione il sesso non è presentato come problema o aspetto della vita ma come mistero che implica l’uomo e la donna nelle loro radici più profonde. La sessualità si diffonde in tutta la persona e la configura come uomo e come donna perché l’esistenza della persona si regge e si costruisce sulla sua capacità di rapporto, con Dio innanzi tutto, poi con chi gli è indispensabile per farla uscire dalla sua mala solitudine.

    Un’indelebile nostalgia di mistero

    Le ambivalenze della materialità: senso di vuoto e crisi esistenziale

    Una società che offre sempre più occasioni, stimoli e potenziali comunicazioni ma sempre meno senso, non può che produrre disagio e disorientamento.
    I giovani esprimono, di là della reale coerenza personale, una domanda esigente d’amore e un investimento totale nelle relazioni affettive, (famiglia, amicizia, coppia) in un mondo in cui tutto cambia e aumenta la paura delle delusione e della frustrazione
    Il linguaggio tecnicistico ha suggestionato anche l’educazione sessuale sul versante tecnico delle informazioni e delle pratiche funzionali. Questa conformità produce una profonda incapacità relazionale e comunicativa, con l’esclusione dal linguaggio dominante del vissuto emotivo e sentimentale delle persone. Tutto diventa industria e mercato, anche l’affetto. Il linguaggio dell’umano che riconoscere l’interiorità emozionale come un luogo costitutivo della persona, restituisce il primato alla comunicazione degli affetti e dei sentimenti. Si parla spesso dell’attuale liberalizzazione dei costumi come una reazione all’educazione autoritaria del passato, con la sua ossessione per l’ordine e la repressione delle pulsioni. Oggi si potrebbe dire che ad essere rimossa è la trascendenza, intesa come bisogno di dare un volto a quanto è contenuto nella quotidianità ma la sorpassa come ulteriorità di senso.

    Nuovi orientamenti culturali: il tradimento visto dagli adolescenti

    I giovani riconoscono che quando si prova amore tutto si fa più impegnativo e più difficile e allora inventano stili nuovi d’intesa tra donna e uomo, nuove dimensioni della sessualità, nuove espressioni dell’affettività. La sessualità conosce venature nuove di affettività e di tenerezza: si desiderano rapporti più stabili. Gli adolescenti si sentono attratti più dalla stabilità dell’affetto (anche se temono l’impegno che ne deriva) che dall’avventura perché sanno che il sesso non significa solo piacere, ma può fare anche male e causare amarezza.
    Il modello della coppia aperta favorisce la pluralità degli incontri e delle avventure. I nuovi adolescenti affidano a tanti testi musicali che prediligono, ad inaspettati titoli sulle copertine delle riviste che il mercato predispone per loro, l’indicazione forte del tema della fedeltà (almeno finché resta l’amore!), mentre il tradimento sessuale sembra provocare una rottura amorosa e dolorosa più radicale di quanto avviene presso gli adulti.

    Una scelta pastorale coraggiosa: l’eccellenza della liturgia

    Proposta libera ma essenziale dell’oratorio sono le celebrazioni liturgiche. Comunitarie o di gruppo, in chiesa o nel cortile, prestabilite od occasionali, la preghiera non deve mai essere improvvisata ma va sempre curata nei minimi particolari. La ritualità, il canto, la musica, i simboli, le forme, i colori, la scena celebrativa devono essere affidati alla competenza di educatori preparati. Testimonianza dei cristiani è la magnanimità che è l’esatto opposto della piattezza e della meschinità. Persuade il sostare a gustare qualche cosa che ha stile ed eleganza. Deve passare l’idea della necessità di un lungo lavoro intorno alle celebrazioni, dell’opportunità della frequentazione assidua e organica dei professionisti dell’arte e della comunicazione. Non basta lasciarsi andare all’entusiasmo, non servono solo gli originali e gli intuitivi: la celebrazione richiede il rigore del pensiero, lo scrupolo della precisione, l’orgoglio del lavoro ben fatto, l’insistente, costante educazione al gusto e al disgusto nelle cose di Dio. Il riconoscimento della sua paternità non si esprime, infatti soltanto nell’etica dell’amore del prossimo ma anche nell’estetica della celebrazione dignitosa della Gloria di Dio. Molti oggi non avvertono più la dimensione del mistero se non attraverso l’esperienza della bellezza. Le esigenze estetiche della nuova libertà sono pienamente recepite dalla celebrazione cristiana quando questa rifiuta la mediocrità e la banalità e si propone l’ambizione della precisione, dell’opera fatta come si deve, del discernimento. Probabilmente l’aiuto più efficace che la pastorale può offrire per un’educazione alla sessualità e all’affettività, rispondente alle attese dei giovani di oggi, è la celebrazione liturgica dove la Grazia si rivela per quello che è: Bellezza. Una vera, insuperabile eccellenza.

    La vita come dono

    Gli adolescenti di oggi stanno insieme, come ragazze e ragazzi, in modi diversi dal passato. Non danno ai gesti lo stesso significato degli adulti. Sono cambiati le forme del corteggiamento, si usano termini nuovi e inediti. Vocaboli come matrimonio, fidanzamento sembrano appartenere ad un’epoca lontana. Non intendono la sessualità relegata al livello oscuro degli istinti, ma piuttosto diffusa in una pluralità di espressioni, che investono il corpo e, più in generale, le forme della comunicazione: la vivono come uno strumento di relazione. Il sesso è reso, quindi, nei termini più espliciti: fantasticato, guardato, agito. Quel che in realtà si teme è la solitudine, la delusione d’amore. Nelle società dell’abbondanza e del consumo le persone cercano fondamentalmente se stesse e sono poco disponibili a «sacrificarsi» per gli altri e la conduzione dell’amore non può che essere problematica. I figli chiedono continuamente di essere capiti; fanno fatica a reggere la frustrazione e la delusione. Gli individui hanno costantemente bisogno di sapere se sono importanti, se sono amati, se sono riconosciuti nella loro singolarità, se valgono oltre e di là delle loro prestazioni. Privi di questa certezza non si può evitare la penosa sensazione di essere «niente», di dover solo soddisfare richieste, di doversi costantemente adeguare senza nulla contare. Nella società individualista e materialista le persone, tutte intente a badare a se stesse, sono sempre meno capaci di reciprocità e di solidarietà, come se non sapessero più volersi bene. Imparare ad amare è, infatti, il punto di arrivo di una lunga e complessa trasformazione degli impulsi egoistici ed esige il sacrificio di sé.
    Solo così l’amore ritorna ad essere quella carica dirompente, capace di risvegliare dal torpore, e di trasformare gli individui in persone. Nella cultura dell’individualismo etico i legami sono fragili e incerti, come se si assistesse ad una generale corruzione del codice dell’amore: la tendenza ad abbandonare la speranza e l’impegno in vista di una società più civile e solidale, per vivere nello spazio angusto delle gratificazioni personali e dell’autorealizzazione. Il sostegno che l’amore regala alle persone è enorme ma il suo fardello è pesante: l’amore vuole reciprocità. Prendersi cura delle persone e delle situazioni caratterizza la maturità dell’incontro e della capacità affettiva e segna il graduale superamento del narcisismo infantile.

    Nuovi orientamenti culturali: l’amore inter-personale come il migliore «afrodisiaco»

    Fin dalle sue prime origini la sessuologia clinica ha individuato nella maturità dell’amore il più sicuro ed efficace afrodisiaco che si conosca. Il significato della sessualità umana, infatti, è l’amore. Anche quando sembra ridursi a gioco o a mera pulsione, persino quando diventa mercenaria, la sessualità contiene sempre una domanda d’amore. Sono numerosi gli adolescenti che vivono una serena coeducazione spendendo tempo e passione nel servizio dell’animazione verso i più piccoli, nelle attività di volontariato, nella pratica della solidarietà con i più poveri. È, forse, la strada più promettente e sicura per un’appagante sessualità adulta.

    Una scelta pastorale coraggiosa: la pratica della Carità

    Le persone si sentono corpo nel momento in cui si sperimentano nella comunicazione e nel contatto con gli altri. L’intersoggettività stupisce e affascina sempre: nella relazione sociale il corpo si trasforma fino a diventare «intercorporeità», «corpo per gli altri», corporeità «aperta». Nella pratica pastorale l’amore è presentato come Carità che è amore in senso totale, umano e divino, eros e agape allo stesso titolo. L’amore è pulsione che viene dalle radici più profonde dell’umano e sempre contiene una domanda che va oltre, superiore, di bellezza e di eternità. Ogni amore si sogna eterno: è l’esperienza tragica della vita che rende evidente l’incapacità di viverlo come tale. Interrogata dalla banalizzazione dei sentimenti e dalla paura delle responsabilità, la pastorale risponde con proposte di servizio e di Carità, centrate sul valore degli affetti nel cammino di crescita delle persone e nel rapporto tra le generazioni, e sulla maturazione dell’amore attraverso la gratuità e la responsabilità.
    «... l’avevo desiderato tanto, pensavo che era normale fare sesso: arrivati ad un certo punto della vita bisogna darsi a qualcuno che si ama. Ma io ora mi chiedo se lo amavo veramente! Era l’atto per completare tutto, la nostra unione.
    (...) Non ricordo grandi cose di quella sera... durò sicuramente poco e c’era questo senso di insoddisfazione, che non volevo ammettere neanche a me stessa... Era come se lui pensasse che era riuscito, un’altra volta, a sverginare una ragazza, era riuscito a farla sua, ad avere da me, in questo caso, ciò che nessun altro poteva più avere. E questo mi ha sempre fatto male pensarlo ed è per questo che con alcune persone mentivo e dicevo che era stato bellissimo e travolgente (...). Comunque credo sia stata una delusione, anche ora ciò che provo per quel giorno è una grande delusione, malgrado l’avevo desiderato tanto. Invece penso che la mia verginità l’ho persa definitivamente» (Lidia, 23 anni).
    (dalla ricerca intervento in discoteca, D. Cravero, Se tuo figlio in discoteca, EDB 20062).

    Ho affrontato l’argomento dell’articolo anche in «L’educatore professionale nella consulenza sessuale» in «Manuale del consulente sessuale» (a cura di G. Cociglio) Milano, F. Angeli, 2002.

    (continua nel prossimo numero)


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