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    18. L'attesa del Messia

    fabris18


    L'appellativo “messia”, dal verbo ebraico mashâch, “ungere”, “massaggiare”, significa “consacrato”, “scelto” da Dio per un compito di liberazione.
    Il rito simbolico dell'unzione regale è raccontato nel primo Libro di Samuele, dove il profeta Samuele versa sulla testa di Saul l'ampolla dell'olio, poi lo bacia dicendo: “Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno” (1Sam 10,1). Quindi gli annuncia alcuni segni che confermeranno la sua investitura: “Lo spirito del Signore investirà… e sarai trasformato in un altro uomo. Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai come vorrai, perché Dio sarà con te” (1Sam 10,6-7).
    La scena si ripete nell'unzione di Davide a Betlemme, nella casa di Iesse. Quando si presentano i sette figli di Iesse, Samuele domanda: “È forse davanti al Signore il suo consacrato? (1Sam 16,6). Il Signore gli fa capire che non è la prestanza fisica che conta, ma il cuore. Quando arriva il giovane Davide - “ fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto” - il Signore dice a Samuele: “Alzati e ungilo: è lui!” (1Sam 16,12). Samuele versa il corno dell'olio sulla testa di Davide e da quel momento lo spirito del Signore si posa su Davide.

    1. La profezia di Natan a Davide

    L'attesa di un re ideale, liberatore e unificatore del popolo di Israele disperso o sottomesso ai popoli stranieri, si fonda sulla promessa di Dio a Davide per mezzo del profeta Natan. Dio promette al re Davide di costruirgli una casa-casato, cioè la perpetuità della sua discendenza, con la quale egli fa un patto di fedeltà (padre-figlio) (2Sam 7,1-16). Dopo la conquista della cittadella di Sion Davide vi fa trasportare l'arca per legittimare la scelta di Gerusalemme come nuova capitale del regno unificato. Il trasporto dell'arca avviene in due tempi: prima da Kiriat-Iearim alla casa di Obed-Edom, poi tre mesi dopo a Gerusalemme in una solenne processione popolare guidata dallo stesso re Davide, cantore, danzatore e sacerdote officiante (2Sam 6,1-23). L'accenno finale alla rottura di Davide con Mikal, la figlia di Saul, prepara l'intervento del profeta Natan., seguito da una preghiera di benedizione da parte di Davide (2Sam 7,1-17.18-29).
    Il testo attuale si basa su un antico oracolo dinastico che è stato riletto successivamente alla luce degli eventi storici. Davide non ha costruito il tempio perché troppo impegnato nelle guerre (cf. 1Re 8,18; 1Cr 22,8; 28,3). D'altra parte i profeti hanno criticato il tempio che è stato travolto assieme alla casa regnante nella storia di infedeltà religiosa al Dio dell'esodo e dell'alleanza. La parola profetica di Natan fa leva sul termine ebraico bayt, che significa “casa” e “tempio”, ma anche “casato” e “stirpe”. Il rapporto tra Dio la stirpe davidica è formulato in termini di alleanza: “Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio” (2Sam 7,14). Il favore - chesed - di Dio assicura la perpetuità alla discendenza - zera‘ - davidica. Su questi temi si innesta la speranza messianica biblica ripresa nei testi dell'AT e NT .

    2. L'attesa del Messia nei testi profetici

    Il profeta Isaia al re Achaz, impaurito per la minaccia dei due re alleati - Rezin re di Damasco e Pekach re di Samaria - annunzia la nascita di un figlio, il cui nome “Emmanuele”, sarà segno della fedeltà di Dio alla casa di Davide (Is 7,1-17). Sullo sfondo della distruzione e deportazione delle regioni del regno del nord (Israele - Samaria), egli annunzia la liberazione per mezzo di un re legittimo- un figlio - che stabilirà la pace nella giustizia (Is 9,1-6). Infine annuncia che lo Spirito del Signore investirà un germoglio - discendente del casato di Isai (Iesse) - per attuare la giustizia e fondare un regno di pace (Is 11,1-9). Gli fa eco il profeta Michea che annuncia la venuta di un re davidico - da Betlemme di Efrata - come pegno della liberazione e del ritorno degli esiliati (Mic 5,1-3).
    Il profeta Geremia, che partecipa in prima persona al dramma della caduta di Gerusalemme (587 a.C.), annuncia che Dio susciterà un re-pastore che pascerà il gregge-comunità con giustizia. Si tratta di un discendente di Davide - germoglio giusto - che eserciterà il diritto e la giustizia. Il suo nome, Sedeqí-yah, “Giustizia-mia-il Signore”, riassume il suo ruolo nel disegno di Dio (Ger 23,1-8). Anche il profeta Ezechiele, che vive tra i deportati in esilio, annuncia l'intervento di Dio. Egli come re-pastore si prenderà cura del gregge, riunirà i dispersi e li guiderà mediante il suo servo Davide (Ez 34,23-25).

    3. Il messia-re “figlio di Dio”

    Nel Salmo 2 si presenta la figura del re ideale, scelto da Dio come re legittimo. Nel giorno dell'incoronazione il profeta, a nome di Dio, proclama: “Tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato” (Sal 2,7). Lo stesso tema viene ripreso nel Salmo 110, dove l'intronizzazione viene espressa con queste parole che il Signore rivolge al re: “Siedi alla mia destra” (Sal 110,1). In ambedue i Salmi “messianici” si promette la vittoria e il trionfo del re sui nemici. Invece nel Salmo 72 si canta la figura del re ideale che realizzerà la giustizia a favore dei poveri stabilirà la pace. Al re davidico il Signore promette un regno perpetuo e universale. In breve nella figura del messia si condensa l'attesa di un re ideale che realizzerà il regno di Dio sulla base delle promesse fatte a Davide a favore di un suo discendente.


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