Pastorale Giovanile

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    Contenuti, atteggiamenti esperienze e strumenti



    Animatore che progetta /7

    Domenico Sigalini

    (NPG 1993-03-62)


    Un po' di panico tra gli animatori

    Il convegno diocesano aveva permesso agli animatori di gemellarsi con un'altra parrocchia alle prime armi. Dopo averci bevuto sopra, o meglio mangiato una pizza in una famosa pizzeria della città che sembra succursale delle parrocchie, tanto è diventata il punto di incontro di parecchi animatori alla domenica, si è deciso di invitare gli amici a una riunione di programmazione. I nostri si sono fatti forti perché ormai si tratta di tradurre in incontri, attività concrete, esperienze, tutto quanto si era detto teoricamente negli incontri precedenti. In questa materia, con la pratica di vita di gruppo che hanno fatto coi ragazzi, non hanno niente da imparare da nessuno; sono stati laureati sul campo, in tanti incontri, feste, week end, giornate di spiritualità. È solo lui, il presbitero, sostenuto immancabilmente dalla suora, che tutte le volte che gli animatori organizzano qualche attività fa partire una scarica di rimproveri tipo: siete attivisti, fatte per il gusto di fare o per il panico di non essere messi a confronto sui ragionamenti, non vi vedo mai a pregarci sopra, vi manca la dimensione contemplativa della vita! Immancabilmente il discorso finisce con l'episodio di Marta e Maria. Gli animatori sono tanto avvezzi che immancabilmente in coro si domandano: è meglio il «correre»indaffarato di Marta o lo «stare» di Maria? Gli ultimi arrivati, che non si destreggiano nelle maglie della malizia dei vecchi animatori, abboccano e rispondono per questa seconda alter nativa, credendo di esprimere il massimo di fedeltà al Vangelo. L'ultima volta ci si è messo anche il nuovo parroco a fare domande su che cosa intendeva raggiungere come scopo educativo quella indegna gazzarra che gli adolescenti facevano durante l'incontro di gruppo. E gli animatori avevano un bel dire che si trattava di una drammatizzazione per rendere l'idea della confusione che c'è oggi nel mondo e di quanto si sta male in essa. Anche perché gli adolescenti si divertivano troppo a fare confusione e non sembravano tanto convinti che fosse un male così deprecabile da doverlo combattere con tanto accanimento come volevano far capire gli animatori. Comunque gli inviti erano stati fatti e bisognava sostenere almeno l'idea che erano bravi a fare itinerari. Questa volta in maniera seria ciascuno aveva fatto un compito per casa e aveva portato i suoi risultati: chi aveva ricercati sui contenuti, chi sugli atteggiamenti, chi sulle esperienze, chi sugli strumenti. Si erano aiutati a gruppetti in casa di qualcuno di loro. Ne era nato anche un divertimento e una occasione di discussione coi genitori.
    Alla mamma non pareva assolutamente comprensibile né l'obiettivo, né le tappe intermedie, non ne parliamo dei movimenti. Sembrava che quando lei era ragazza, negli anni sessantotto, non si facevano tante storie. C'era un'idea uguale per tutti e tutti potevano dire la loro, anche il contrario. L'importante era concludere con un bel brano di vangelo in cui risuonasse la voglia di impegnarsi e di stare assieme agli altri per dare senso alla vita.
    Il tema della sessualità era giudicato inutile dal papà: lui infatti nel lontano sessantotto non aveva bisogno di trattare di queste cose nel gruppo, perché ciascuno si arrangiava secondo la sua coscienza, bastava che non facesse lo sporcaccione. I sentimenti, le cotte erano delle debolezze e sicuramente venivano molto dopo l'impegno per cambiare il sistema.
    Un parere lo disse anche la nonna che leggendo gli obiettivi alla fine non riusciva a capire se nel gruppo insegnavano o no ai ragazzi a tenere le mani a posto, a non dire tante volgarità, a non fare lezioni di anatomia sui muri, a non presentarsi ovunque avvinghiati come l'edera alla loro ragazza in un effluvio di baci.

    Finalmente si arriva al come

    Stabiliti i movimenti, o tappe intermedie, ora bisogna programmare il modo di giungere a queste piccole mete.

    I contenuti e gli atteggiamenti

    Ancora un momento di riflessione è necessario per definire quali contenuti permettono di raggiungere le tappe. Stabilire un elenco di contenuti è operazione delicata, non tanto perché si fa fatica a trovare delle affermazioni o delle istanze di verità che si debbono mettere in fila, ma perché è forte la tentazione di far diventare questi contenuti dei piccoli obiettivi astratti di conoscenza e di cancellare in questa maniera tutto il lavoro ermeneutico fatto prima. Questo elenco di contenuti sono solo delle convinzioni educative, degli argomenti che possono portare chiarezza alla riflessione. Sono delle verità da ricercare assieme, sono delle proposizioni che traducono alcune leggi di vita cristiana con cui è necessario confrontarsi, che non possono essere date per scontate. Sono luci che permettono al movimento di costruirsi nella completezza di riflessione e di interiorizzazione.
    Gli atteggiamenti possono diventare un bell'elenco di modi di essere, di aspirazioni mai realizzate, ma hanno il vantaggio di ricercare, prima di alcuni gesti concreti, le motivazioni. Le virtù, così le chiamavano una volta, sono come delle dimensioni che spingono all'azione, determinate nella direzione, nel coinvolgimento, ma libere nella concretizzazione. Facciamo qualche esempio. La pazienza è un atteggiamento, uno stato d'animo, una dinamica interiore che ti immerge in una calma e tranquillità forte, non si lascia distrarre dall'insuccesso, ti difende dall'affanno, ti immerge in una attesa fiduciosa e sicura. Aspettare a parlare o invitare col sorriso sulle labbra chi non è capace di concludere niente nella sua vita, chi ti maltratta, chi non mostra di crescere, è un comportamento che traduce in quella situazione precisa la pazienza, ma che non necessariamente può essere l'unico modo di esprimerla. Questo comportamento cambia a seconda delle situazioni, dei destinatari, dei momenti, delle responsabilità, dei luoghi, delle età, degli obiettivi. Così è dell'amore e dei vari gesti che lo esprimono, della speranza e dei gesti che la fanno sperimentare. Per un educatore individuare gli atteggiamenti e non solo i comportamenti è indice di capacità educativa attenta a non creare dipendenza e a scatenare tutta la ricchezza interiore che i giovani hanno Nella teologia si parla anche di virtù teologali, proprio per dire che ci sono atteggiamenti interiori che sono dono di Dio stesso, tanto sono importanti per condurre una vita nuova che a noi non è dato di esprimere con le nostre sole forze. Potremmo, per complicare le cose, far cenno anche al fatto che gli atteggiamenti sono una sintesi di un elemento cognitivo (ciò che si sa), un elemento emotivo (ciò che mi attrae), un elemento psicomotorio (ciò che voglio fare).

    Le esperienze

    Esperienza non è qualsiasi cosa che si può fare a livello concreto, è un evento decisivo per quel momento, un fatto desiderato, condiviso, vissuto con vera partecipazione, riflettuto e ricompreso in forma nuova e più profonda, che abbia la forza di suggerire una nuova impostazione della vita, nuovi contenuti dell'esistenza.
    Sono diverse a seconda dell'età. Le due tabelle sotto riportate aiutano a vedere la vasta gamma in cui si sviluppano e la collocazione educativa che se ne può fare.

    Gli strumenti e le iniziative

    Le iniziative, dice sempre il don ai campiscuola, sono tutti gli interventi che tengono il lavoro formativo con i piedi per terra. La vita diventa una esperienza decisiva solo se, le singole esperienze sono concretizzate in un luogo, con delle persone, con dei tempi e ritmi adatti: tutte le attività, le proposte esplicite di contenuti, le responsabilità, i diversi momenti di vita di gruppo programmata costituiscono una serie di iniziative che danno la possibilità di fare una vera esperienza.
    Allora gli strumenti sono tutto ciò che può servire per svolgere una inizia- tiva: i lavori di gruppo, le riflessioni, i testi di una preghiera, i simboli espressivi, le tecniche, gli strumenti didattici... Tutto serve a fare una esperienza. Potremmo avere tanti strumenti per la preghiera, tante iniziative di preghiera, ma alla fine potrebbe capitare che non riusciamo a fare l'esperienza di preghiera.
    Riportiamo qui di seguito un esempio per rendere concreto l'apprendimento. È la continuazione di quella educazione degli adolescenti alla affettività e alla sessualità presentata nell'articolo precedente. Riportiamo per comodità anche meta generale e movimenti già presentati per avere un quadro completo.


    Primo gruppo
    EDUCARE GLI ADOLESCENTI ALL'AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ

    OBIETTIVO FINALE

    L'adolescente vive con gioia la ricchezza della sua sessualità nell'esperienza di gruppo, nella relazione personale con gli altri e con Cristo; manifesta atteggiamenti di rispetto, tenerezza, pazienza e fedeltà sul modello di Cristo e si misura senza paure con i propri limiti e le proprie cadute.

    Tappe intermedie (o gradualità del percorso)

    1. Attraverso la relazione all'interno del gruppo l'adolescente sperimenta e riconosce la sua identità di essere sessuato, è capace di leggere la propria scoperta di sé, si apre alla lode e alla gratitudine a Dio.
    2. L'adolescente realizza rapporti con gli altri, caratterizzati da atteggiamenti di pazienza, ascolto, rispetto, accoglienza, fedeltà, tenerezza, confrontandosi con lo stile di Cristo, maestro di nuove relazioni umane.
    3. L'adolescente sa vivere anche il rapporto con l'altro sesso in modo sereno e responsabile.
    4. L'adolescente si apre con gioia all'incontro con il Signore e lo vive con la ricchezza della propria affettività e sessualità (momento caratteristico di questo incontro è la preghiera: esperienza di fiducia, abbandono e tenerezza).

    Contenuti

    Prima tappa
    1. L'identità si definisce e trova significato all'interno della relazione tra l'adolescente e il gruppo.
    2. L'esperienza di gruppo è luogo privilegiato per la scoperta della propria unicità, irrepetibilità e ricchezza della propria sessualità.
    3. L'accettazione della propria corporeità in evoluzione è lode a Dio signore della vita.

    Seconda tappa
    1. Analisi dei diversi modi di rapportarsi agli altri; analisi dei limiti a cui si è soggetti e della possibilità di un loro superamento.
    2. I rapporti con gli altri non si chiudono in se stessi, ma rimandano oltre (verso la trascendenza).
    3. L'esperienza di Cristo permette di far vivere i rapporti in pienezza e di ridefinirli secondo il suo stile.

    Terza tappa
    1. Il corpo sessuato dell'adolescente costituisce il segno visibile della relazione e della capacità di comunione della persona umana.
    2. L'uomo è stato pensato e creato a immagine di Dio.
    3. Il superamento dei propri impulsi immediati, dei bisogni e del desiderio di possesso libera l'anima umana verso la responsabilità.

    Quarta tappa
    1. I sacramenti della riconciliazione e dell'eucaristia sono reali con cui Cristo, nella Chiesa, si fa compagno di strada dell'adolescente.
    2. La vita affettiva dell'adolescente è una grande occasione per incontrarsi con Dio.

    Primo gruppo
    SVILUPPO DELL'ITINERARIO

    Il Catechismo degli Adolescenti, se da una parte è alla base dei contenuti, dall'altra può essere considerato come fonte di atteggiamenti ed esperienze. È uno strumento concreto in alcune occasioni particolari.
    Si lascia all'animatore il compito di scegliere i momenti e i modi più opportuni.

    I TAPPA

    Atteggiamenti
    - Ricerca.
    - Dialogo.
    - Capacità critica di confronto.
    - Stupore verso la meraviglia di se stessi.
    - Riconoscenza/gratitudine.

    Esperienze
    - Esperienze di gruppo in tre momenti: tra maschi e femmine divisi; confronto tutti insieme (a coppie); risonanza interiore.
    - Agenda interiore per annotare le conquiste.
    - Dialogo personale con l'educatore.
    - Celebrazione dell'incontro con gli altri.

    Strumenti
    - Gruppi separati tra maschi e femmine (tecnica «Un vero ragazzo, una vera ragazza»; Vopel 3, pag. 164).
    - Secondo momento di confronto a coppie (ragazzo+ragazza) sulla scheda compilata.
    - Annotare su un'agenda interiore le conquiste raggiunte. L'agenda può accompagnare il cammino successivo.
    - Autoanalisi: «Io mi vedo così» (cf Vopel).
    - Esercizio di gruppo: immaginare un'inserzione sul giornale (sono... cerco...) per cogliere gli aspetti positivi di sé e focalizzare l'attenzione sull'altro.
    - Lettera all'animatore (come possibilità).
    - Celebrazione con un simbolo particolare, segno di ringraziamento per le scoperte avvenute.
    - Catechismo: «una nuova voglia di vivere» (pag. 4); «Domande decisive» (pag. 9).

    II TAPPA

    Atteggiamenti
    - Capacità di mettere in discussione le relazioni e disponibilità al cambiamento.
    - Apertura al mistero che risignifica i rapporti.

    Esperienze
    - Esperienza di difficoltà oggettive di comunicazione e personali.
    - Esperienza di confronto con testimoni per far emergere la profondità dei rapporti.
    - Esperienza del sentirsi accolti, ascoltati e compresi nel gruppo.
    - Ascolto della Parola.

    Strumenti
    - «La sedia che scotta» (accettazione del suggerimento, consapevolezza del limite e controparte positiva).
    - Lettera al fidanzato (cf Vopel).
    - Intervento di un esperto (adulto, maschio o femmina della comunità che vive in modo maturo la sessualità) per gruppi divisi per sesso su: sessualità a livello di pulsioni, sentimenti, aspetti psicologici, con griglia di lettura per il successivo confronto insieme.
    - Esercizi psicomotori: «La pioggia», «La coperta». Raccogliere le impressioni con biglietti su cartelloni e discuterne in gruppo.
    - Fiducia: rilevare le parole-chiavi delle esperienze e proporre brani evangelici che gli adolescenti possano collegare liberamente con le parole.

    III TAPPA

    Atteggiamenti
    - Confidenza e trasparenza.
    - Sollecitudine.
    - Possesso di sé, autocontrollo.
    - Serenità.

    Esperienze
    - Dialogo tra ragazzo e ragazza.
    - Lavoro/servizio insieme, in cui possano emergere le diverse sensibilità.
    - Simulazione di situazioni in cui è necessario evitare conflitti, gestire le proprie pulsioni, accettare il limite dell'altro.
    - Coscientizzazione, verbalizzazione di emozioni e sentimenti provati, in modo da orientarli positivamente.

    Strumenti
    - Dialogo a due su una scaletta fatta di inizi di frase tipo: quando parlo a tu per tu, provo... Il mio difetto principale è... Se potessi esprimere il mio amore a qualcuno, gli direi...
    - Stabilire una scaletta di osservazione su un lavoro o un servizio comune che occorre fare nel gruppo o nel camposcuola o in parrocchia, fissare un osservatore e alla fine valutare e discuterne.
    - Dialogo con l'educatore sulle difficoltà del rapporto con l'altro dal punto di vista anche emotivo, corporeo.
    - Compilazione di un elenco di motivi che portano tranquillità in una esperienza affettiva e di un altro elenco di motivi che portano tensione. Discuterne dialogando, se serve in contrapposizione.

    IV TAPPA

    Atteggiamenti
    - Tenerezza.
    - Fiducia.
    - Familiarità con Cristo.
    - Riconciliazione.

    Esperienze
    - Esperienza forte di vita in comune in cui ci sia condivisione della fatica, dello studio.
    - Rileggere l'esperienza di servizio e di comunità nei segni liturgici.
    - Segni e simboli inseriti nella liturgia a rappresentare la domanda, la richiesta di aiuto e di perdono, il ringraziamento.
    - Dialogo personale con un adulto significativo (anche direzione spirituale).

    Strumenti
    - Scriversi una lettera di comprensione, magari un po' romantica e poi discutere a gruppetti il significato della tenerezza.
    - Esercizio del dondolarsi in gruppo sostenuti dagli altri, in silenzio e con un sottofondo musicale musicale.
    Uno a turno si pone in mezzo, a occhi chiusi e si lascia cadere da ogni parte, gli altri con molta attenzione lo sostengono perché non cada a terra. Importante che chi sta in mezzo e si dondola tenga il corpo rigido e non sposti mai i piedi da dove li tiene alla partenza. Se li usa per non cadere vuol dire che non esperimenta fiducia.
    - Preparare un dialogo a due a turno in cui uno fa Cristo e l'altro un ragazzo in cerca di aiuto.
    - Distribuire a ciascuno un ruolo nel preparare la celebrazione della Riconciliazione.


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