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    I giovani «investimento decisivo»



    Card. Camillo Ruini

    (NPG 1993-03-01)



    Proprio in un periodo di difficoltà è essenziale saper guardare avanti, non restare prigionieri delle emergenze contingenti ma pensare al futuro. Perciò vorrei dedicare una parola speciale ai giovani, che rappresentano il futuro sia della Chiesa sia del Paese.

    I giovani risorsa del Paese

    Già sul piano sociale ed economico la formazione delle nuove generazioni costituisce infatti l'investimento più importante e decisivo per lo sviluppo di una nazione. E perciò la scuola, nella varietà e flessibilità delle sue articolazioni, e tutto ciò che contribuisce a far crescere nei ragazzi e nei giovani sia la preparazione intellettuale, culturale e professionale sia la capacità di interagire con altri in termini di solidarietà, deve diventare una reale priorità per l'Italia come lo è già per altri Paesi, accettando anche le scelte e i sacrifici che una tale priorità inevitabilmente richiede.
    La Chiesa in Italia per parte sua si sforza di dare a quest'opera il proprio miglior contributo, attraverso le forme molteplici della sua presenza nel mondo giovanile. E non può non chiedere una più concreta attenzione pubblica, in particolare per le scuole libere. Il suo compito primario è però, con i giovani come in tutto lo spazio della sua missione, quello di condurre all'incontro con Cristo e al rinnovamento della vita che ne consegue, e che ha del resto il suo forte riflesso anche in ordine a quegli obiettivi a cui prima ho accennato. In realtà le nuove generazioni si pongono oggi di fronte alla vita, e agli adulti, non con ribellione o rifiuto, e nemmeno con indifferenza, ma con una domanda penetrante, anche se non sempre ben esplicitata, di interlocutori per la propria ricerca di senso, di vita, di lavoro, di futuro: in fondo con una domanda educativa. Il carattere marcatamente soggettivo della ricerca morale e spirituale che le distingue non è necessariamente l'anticamera del soggettivismo, ma può anche divenire il punto di partenza per la costruzione di una retta coscienza morale, purché esistano punti di riferimento, persone e comunità adulte nella fede e disponibili a un reale dialogo con loro.

    Lievita la domanda religiosa

    Soprattutto significativa per la Chiesa è la presenza persistente, e forse in aumento, tra i giovani della domanda religiosa. Essa in molti casi non è immediatamente orientata verso le nostre comunità cristiane, è però domanda profonda di significato della vita, di superamento di un orizzonte soltanto terreno, di qualcuno cui affidarsi. Così, nel messaggio per la VII Giornata mondiale della gioventù, il Santo Padre scriveva: «È viva in ogni giovane una grande sete di Dio, anche se a volte si nasconde dietro un atteggiamento di indifferenza e di ostilità». Questa domanda corre certo il pericolo di stemperarsi in una vaga religiosità, se non trova in noi la capacità di condividerla e di aiutarla a svilupparsi e a manifestarsi più consapevolmente a se stessa, e contestualmente di indicare e testimoniare con semplice chiarezza la risposta: la novità e la verità della persona di Gesù Cristo. Ciò significa che dobbiamo puntare diritto a Lui, orientare a Lui, pregare e fare quanto è in noi affinché ogni giovane posti trovare in Lui l'interlocutore primo della propria sete di vita. Lo possa incontrare nei suoi pensieri, nei suoi ideali e nelle sue scelte concrete, in un dialogo personale e comunitario. Per Lui prima di tutto i giovani si devono decidere, e non per ingrossare le fila e le molteplici forme del loro pur necessario e provvidenziale aggregarsi. Questa centralità di Gesù Cristo nella vita dei giovani sarà percepita come salvezza se sapremo presentarla come luce dei problemi reali della loro esistenza. In Gesù Cristo devono essere aiutati a entrare nel mistero che pervade tutta la vita dell'uomo, ad accoglierlo con umiltà, accettando il limite della condizione umana, rendendosi capaci di convivere con le proprie fatiche non sempre coronate da successo, senza illudersi di poter superare le difficoltà e i fallimenti nell'impazienza o con la distruzione di se stessi. In Lui devono essere aiutati a capire il significato dell'etica per la propria esistenza, a fronteggiare il contrasto tra la propria coscienza di uomini e di cristiani e le abitudini o leggi umane spesso non rispettose della pienezza di verità e di vita che si rivela in Lui. A Gesù Cristo vanno ricondotti percorsi chiari che aiutino i giovani nell'uso delle cose, nei rapporti interpersonali e affettivi, nell'inserimento nella società, nell'impegno della loro stessa giovinezza. In Lui devono trovare ispirazione e forza per reagire all'offuscarsi dei riferimenti etici e per ripensare e r modellare la società nella giustizia, nella solidarietà e nell'autentica libertà.

    Chiesa abitabile per i giovani

    Chi ha il mandato da Dio di condurre gli uomini all'incontro con Cristo è la Chiesa: perciò la comunità cristiana in quanto tale, nella sua interezza e nella totalità delle sue articolazioni, ha il compito di far crescere la figura del giovane credente. Già oggi l'aggregarsi dei giovani ha luogo nella Chiesa più che in qualsiasi altra istituzione, ma la Chiesa stessa è chiamata a diventare, più di quanto ora non sia, casa abituale dei giovani. Non hanno senso qui le gelosie, le contrapposizioni e le chiusure reciproche tra le molteplici realtà ecclesiali che sono a vario titolo a servizio dei giovani: ogni sforzo è benedetto da Dio se ha per fine l'incontro con Cristo e se coerentemente si muove nella logica della comunione con Cristo e nella Chiesa, avendo presenti le esigenze concrete di questa comunione e il compito che in essa è affidato a ciascuno. Si tratta infatti di costruire, per i giovani e con i giovani, un tessuto di rapporti ampio quanto la comunità cristiana e aperto su tutto l'orizzonte della società, non solo locale ma nazionale e mondiale, che sia nutrito di preghiera, di conoscenza di Dio e dell'uomo, quindi di Vangelo e di catechesi, di amore, di servizio, di costante conversione del cuore. Parrocchie, oratori e centri giovanili, scuole, associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali, iniziative di carità e di volontariato, aggregazioni culturali e sportive, sono tutti spazi preziosi dove questo tessuto di rapporti può crescere e consolidarsi, e in esso le personalità giovanili. E in ciascuno di questi spazi occorre avere due attenzioni privilegiate: una a quei giovani e ragazze che sono oggetto di una speciale vocazione divina per dedicare tutta la propria vita al servizio di Dio e dei fratelli nel sacerdozio o nella vita consacrata; l'altra a quelle esistenze giovanili che sono da riconquistare al senso della vita e alla fiducia nella vita, o che comunque abbisognano di una più forte difesa preventiva dalle insidie di devianza e dai rischi di emarginazione. Questo impegno della Chiesa con i giovani e per i giovani rappresenta anche un suo contributo fondamentale per il risanamento e il progresso di tutta la nazione, e per inverare in Italia le parole indicatrici di futuro che Giovanni Paolo II ci rivolse al Convegno di Loreto: che cioè il «cristianesimo continui ad offrire, anche all'uomo della società industriale avanzata, il senso e l'orientamento dell'esistenza». La serie di appuntamenti delle Giornate mondiali della Gioventù, e in particolare quella che ci attende per la domenica delle Palme nelle nostre diocesi e poi in agosto col Santo Padre a Denver nel Colorado, sono una via particolarmente feconda e degna del più forte impegno per dare questo respiro grande, spiritualmente profondo e capace di aggregare, a tutta la pastorale giovanile.

    (Dal Discorso al Consiglio permanente della CEI, 25 gennaio 1993)


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