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    Narrare per la speranza: uno sguardo d’insieme



    Narrare per la speranza /1

    Riccardo Tonelli

    (NPG 2006-02-42)


    Con questa rubrica NPG propone una serie di contributi, veloci nello sviluppo e nello stile, attorno ad un tema che ci sta molto a cuore e che ha già occupato le pagine della rivista molte altre volte.
    Il tema è quello della evangelizzazione: dell’annuncio, forte e coraggioso, che Gesù è il Signore della storia, l’unico fondamento sicuro alla nostra ricerca di senso e di speranza.
    La diffusa crisi di senso e di speranza e i grandi avvenimenti ecclesiali di questi ultimi mesi (la felice esperienza della GMG di Colonia, con i ripetuti provocanti interventi del Papa, e l’intenso lavoro della Chiesa italiana in preparazione al convegno di Verona) ce lo riconsegnano in tutta la sua urgenza.
    Siamo felici di rilanciarlo. Per fedeltà ai nostri orientamenti fondamentali riconosciamo l’evangelizzazione (realizzata in un certo stile…) come condizione irrinunciabile di quell’amore concreto verso i giovani in cui ci piace esprimere il servizio di NPG.
    Non vogliamo però che queste riflessioni siano solo la ripresa di cose già dette e che il lettore attento può incontrare in tanti altri contesti. Il cammino percorso in questi anni e la maturazione di sensibilità pastorale vissuta in questo lungo processo ci confortano nella proposta, ci aiutano a procedere in modo maturo e impegnato, ispirano i nostri progetti.

    Le scelte di fondo

    Per questo qualifichiamo il nostro contributo rivisitando due scelte a cui crediamo molto.
    La prima è quella relativa allo stretto rapporto tra educazione e evangelizzazione, tutto da riaffermare, con la maturazione di prospettive elaborata in questi anni, in una stagione in cui fretta e decisionismo sembrano ripercorrere le vie più fondamentaliste.
    Siamo convinti che il Vangelo di Gesù risuona come bella notizia solo se sa collocarsi in una consapevole ricerca di ragioni di senso e di speranza, capace di sfondare il vissuto quotidiano per collocarsi in un affidamento maturo al mistero della vita e del suo Signore. In questi anni ne abbiamo progressivamente sperimentato l’esigenza e abbiamo maturato anche la consapevolezza che l’evangelizzazione, quando sa giocarsi bene dentro il senso della vita, è capace di scatenare questa stessa ricerca. Il lettore affezionato ricorda che, in questa prospettiva, abbiamo organizzato tutto il processo attorno all’invocazione, le due braccia alzate verso le due mani robuste pronte ad afferrare e a riconsegnare alla gioia di vivere, anche per superare quel modello responsoriale di cui abbiamo ormai percepito tutta l’incertezza pratica e il limite anche teologico.
    La seconda scelta riguarda esplicitamente il modello comunicativo tipico della evangelizzazione.
    A questo riguardo, da anni parliamo di evangelizzazione come «narrazione», convinti che possiamo offrire il Vangelo di Gesù per la vita e la speranza solo se sappiamo narrare i contenuti della fede come una storia a tre storie: la storia di Gesù e della fede della Chiesa, la storia di chi narra e la storia di coloro a cui la buona notizia di Gesù viene donata. Ci è parso, in questo modo, di riprendere meglio la centralità evangelica, come contenuti e come struttura.
    La scelta della narrazione in un rapporto privilegiato tra educazione ed evangelizzazione fa da orizzonte dei contributi che abbiamo messo in cantiere.
    Spesso i lettori attenti ci hanno chiesto indicazioni più precise e maggiormente operative. Chi condivide gli orientamenti ha bisogno infatti di essere aiutato a realizzarli.
    La nostra ricerca si è concentrata così attorno ad una serie di «regole di sintassi comunicativa» per una evangelizzazione narrativa.
    Le regole di sintassi sono irrinunciabili per ogni comunicazione. Anche la narrazione ha le sue regole di sintassi. Non le derivano solo dal fatto di essere «comunicazione», come tutte le altre comunicazioni; le derivano anche dalla cognizione di essere una comunicazione speciale e originale, perché «evangelizzazione»:
    Abbiamo così ristudiato l’evangelizzazione per il senso e la speranza dalla prospettiva della narrazione, per elaborare alcune regole di sintassi narrativa. Pensate e applicate potrebbero dare alla evangelizzazione quella forza di buona notizia che le compete per la vita e la speranza.
    Va detto, a scanso di equivoci: la proposta riguarda il modello comunicativo e non prima di tutto i contenuti da mettere in comunicazione. Su questo tema abbiamo oggi molti strumenti… e poi se prendiamo sul serio le «regole di sintassi» qualcosa ricade anche sui contenuti.
    Inoltre, va dichiarato, all’inizio di un cammino abbastanza ampio e articolato (come appare dall’indice ragionato che segue) che tanti temi dovrebbero rientrare nel nostro progetto.
    Lo vogliamo limitare ad uno solo, quello delle «regole di sintassi comunicativa». Per questo, moltissime altre cose qui non ci sono per scelta positiva. Il lettore attento se le può pensare e prevedere personalmente, percorrendo un possibile indice virtuale di NPG.

    Un indice ragionato

    Le pagine che seguiranno sono una proposta unitaria, articolata ad interventi successivi. Hanno quindi quel minimo di logica organizzativa che non stona neppure in una stagione di complessità diffusa.
    La ricordiamo, anticipando una specie di indice ragionato di tutto il progetto:
    1. Riprendendo un tema a cui siamo ormai tutti molto sensibili, quello che legge l’evangelizzazione come processo di comunicazione, analizziamo i diversi possibili modelli comunicativi oggi disponibili tra gli operatori di pastorale giovanile, per mostrare contributi e limiti, verso la proposta di una nuova sintesi.
    2. Meditando sul dialogo tra Gesù e la samaritana al pozzo di Sichem proponiamo alcune condizioni educative e comunicative che spalanchino le attese dei giovani, in modo maturo e riflesso, verso l’annuncio del Vangelo di Gesù, per farlo risuonare con la stessa forza di «buona notizia» che ha avuto il richiamo all’acqua che dà la vita, per Gesù assetato e per la donna, stanca di dover andare tutti i giorni al pozzo per attingerla.
    3. Partendo dalla constatazione che l’annuncio del Vangelo è una esigenza nuova e originale e che, di conseguenza, non basta far crescere l’interesse nei suoi confronti ma si richiede, oggi soprattutto, una specie di salto di qualità dai processi educativi all’annuncio esplicito, viene delineata una serie di «regole comunicative» che possono rendere sensato e corretto questo annuncio… una specie di esame di coscienza ecclesiale per valutare la correttezza della nostra evangelizzazione.
    4. Affermata l’esigenza, studiamo in modo analitico alcune di queste «regole di sintassi comunicativa». In concreto:
    – rapporto tra racconto e messaggio, per verificare quali fatti debbano essere narrati per farli diventare «messaggio salvifico»;
    – rapporto tra messaggio ed esperienza, in modo da raccontare assicurando veramente una crescita personale ed ecclesiale di fede;
    – narrare per… svegliare dal letargo, per restituire alla evangelizzazione la capacità che le compete di far diventare «vivo» (e vivificante) il contenuto narrato;
    – una esperienza che si fa messaggio e, di conseguenza, la ricerca di una lingua che ci permetta davvero di comunicare esperienze vitali;
    – la trama del racconto, consapevoli che la struttura del racconto contiene già una chiara proposta evangelizzatrice, come appare, per esempio, dalle tre parabole della «bontà misericordiosa» di Dio, narrate da Luca 15;
    – i personaggi: alla scoperta del «protagonista» autentico… per smetterla una buona volta con l’abitudine di intitolare la grande storia dell’amore accogliente di Dio con l’espressione riduttiva di «parabola del figlio prodigo».
    5. Per concludere il cammino con una proposta precisa, rilanciamo la narrazione come modello privilegiato di evangelizzazione oggi: annunciamo il Vangelo di Gesù per la vita e la speranza, narrando storie a tre storie.


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