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    Il processo di integrazione «religione e persona»: aspetti psicologici /2


     

    Giuseppe Sovernigo

    (NPG 1990-05-70) 


    L’atteggiamento religioso autentico è frutto riuscito di una adeguata e significativa correlazione tra religione e persona.
    La consapevolezza di questo rapporto illumina le stesse realtà in gioco: coglie infatti la collocazione propria della religione nei confronti della persona, che si può propriamente esprimere nei termini di una reciproca integrazione.
    Integrazione che diventa contrassegno di una religione autentica e maturata, e che costituisce parte essenziale e condizionante della più ampia realtà dell'integrazione fede-vita.
    Ora, questa integrazione come è resa possibile nel vissuto della persona?
    A quali condizioni di fatto essa prende corpo? Quali strade è necessario seguire per far sì che essa si verifichi nella concreta persona?
    Premettiamo anzitutto alcune osservazioni generali sul processo di integrazione, poi toccheremo alcuni nodi concreti, aperti all'intervento pedagogico.

    IL PROBLEMA DELL'INTEGRAZIONE «RELIGIONE E PERSONA»

    Una vera integrazione religione-persona richiede che la religione sia in dialogo con le strutture della personalità, non affiancata estrinsecamente mediante qualcosa di casuale.
    È un processo che non va da sé: non è più o meno automatico, non si opera principalmente dal di fuori, pur avendo bisogno di apporti educativi indispensabili.
    Tale processo di integrazione si opera anzitutto dal di dentro, all'interno del processo di autoidentificazione personale.
    Si inserisce nel vivo della dialettica tra le strutture dell'io attuale e quelle dell'io ideale, ne subisce i contraccolpi sia al positivo che al negativo, si colloca al centro della costruzione dell'identità di sé, costituisce fattore dinamico di crescita personale e comunitaria attraverso il rapporto intra- ed extrapersonale che consente di stabilire.
    Come si vede, è strettamente legato al processo di integrazione interpersonale (sia a livello psicologico che socioculturale che etico), ne dipende e insieme ne costituisce fattore centrale.
    Per questo motivo esaminiamo ora da vicino il processo globale dell'integrazione nella persona.

    Il processo integrativo

    Quando si parla di processo integrativo di una persona, si intende quel processo complesso e vitale, solo in parte coscientizzabile, preventivabile e gestibile, secondo cui la struttura individuale di ogni persona, i vari aspetti della vita psichica, socioculturale ed etico-religiosa, vengono coordinati e unificati per la realizzazione di uno o più scopi generali della persona stessa.
    Questo processo si riferisce infatti all'organizzazione e all'unificazione di molti elementi della personalità e del suo sistema di valori in un tutto connesso che funziona in modo sia efficiente che efficace.
    Nella persona integrata i pensieri e i desideri, gli impulsi e i sentimenti, gli atteggiamenti, gli ideali e le motivazioni non esistono e non funzionano come parti isolate.
    Essa non prova conflitti radicali, emotivamente disgreganti che lacerano la personalità. In essa vi è una fondamentale armonia, un intrecciarsi di pensieri, sentimenti e impulsi che mantengono in equilibrio la persona, rendono possibile la soluzione dei conflitti e la riduzione delle frustrazioni.
    L'integrazione globale della persona è orientata dunque da un progetto di sé intenzionale, dove l'io è considerato come un «centro unitario propulsivo», un sistema di funzionalità che si estende progressivamente alle singole funzioni e le integra in un'unica struttura funzionante, che conferisce un senso nuovo e una direzione di crescita. Se le cose stanno così, una vera integrazione religione-persona costituisce obiettivo indispensabile di ogni vera crescita.
    Precisiamo allora alcuni aspetti della dinamica di tale integrazione, in modo da favorirli nel vissuto delle persone concrete. Tale processo si snoda fondamentalmente lungo le seguenti linee:
    - la scelta del valore centrale della propria vita;
    - l'interiorizzazione dei valori religiosi;
    - l'unificazione di sé attorno al «vero sé»;
    - un lavoro sul duplice movimento assimilativo;
    - l'impegno di crescita personale. In questo articolo prendiamo in esame i primi due momenti.

    LA SCELTA DEL VALORE CENTRALE DELLA PROPRIA VITA

    L'integrazione religione-persona comincia attraverso il processo di assolutizzazione, un processo centrale nell'ambito della costruzione e dell'integrazione dell'io.
    Dall'adolescenza in poi la persona riesce sempre più a isolare un'idea o una realtà come «assoluta» rispetto alle altre. Questo «assoluto» diventa un'esigenza basilare nell'integrazione dell'io, poiché solo in base ad esso è possibile localizzare i vari valori e il concetto di sé, dare un significato a tutta l'esperienza dell'uomo, stimolare in un senso ben determinato lo sforzo di comprensione e di azione che è la vita dell'uomo.
    Va rilevato che il processo di selezione e assolutizzazione dei valori è continuo, per cui la personalità si presenta come «sistema capace di autostrutturarsi per tutta la durata della vita». Perciò l'assolutizzazione prevede l'emergere lento ma sicuro, nonostante le contrarietà e i conflitti, di un valore centrale come significato ultimo dell'esistenza, come valore totalizzante, capace di racchiudere in una visione unica, in un tutto organico, le singole esperienze, di unificare i tratti della personalità attorno a questo.
    L'assolutizzazione di un valore non toglie autonomia agli altri valori personali. Alcuni studiosi pensano la struttura della personalità come una struttura a carattere piramidale. Ci sono dei tratti sciolti che vengono organizzati in unità, a loro volta organizzati a livelli più alti, in unità più comprensive. Al vertice c'è un valore o un gruppo di valori che organizza tutti i tratti che stanno sotto. In questa prospettiva, i valori che stanno alla base non vengano assolutamente assorbiti e vanificati dal fatto che al vertice c'è un valore che li comprende tutti.
    Tra questi tratti cardinali della personalità ci può essere la religione. Quando la religione viene assunta nella sua specificità, essa assolve al compito di essere pietra portante del progetto di vita e tratto cardinale della personalità.
    Il valore religioso non toglie specificità a tutte le esperienze e valori che stanno sotto, ma, stando al vertice, conferisce loro un significato, un orientamento; dà un senso al tutto. Gli altri valori e tratti mantengono la loro autonomia e originalità, ma vengono reintegrati in riferimento al significato ultimo del valore di vertice.

    La dinamica dell'opzione

    Ma quali sono i processi psichici attraverso cui la religione giunge ad essere pietra portante del progetto che anima la propria esistenza?
    Il processo di assolutizzazione segue alcuni passaggi caratteristici, i principali dei quali sono i seguenti.
    - Anzitutto un processo di selezione.
    I valori, oggetto dell'esperienza della persona, vengono valutati comparativamente. Vengono cioè fatti dei tentativi di valutazione, che possono naturalmente comprendere una serie di errori, momenti di frustrazione, di pause, di regressioni, di parziali fissazioni.
    - Poi, un processo di opzione.
    Il dinamismo psichico che orienta la struttura della persona attorno a un valore assoluto è la decisione.
    Il processo di decisione non è un atto unicamente intellettuale: esso implica la necessità di richiamare e chiarire il tema fondamentale dell'esistenza, il filo conduttore significativo della propria vita. Ciò comporta una considerazione complessiva, intellettuale-affettivo-emotiva e operativa del progetto di sé, e richiede che si tenga conto di tutta la storia del soggetto.
    La decisione per la religione non va dunque considerata un atto isolato, razionalmente elaborato, coscientemente intenzionale: essa è data da un progressivo orientamento di tutta la personalità verso i valori religiosi, in cui contano tutte le precedenti evoluzioni religiose del soggetto e le attuali situazioni esistenziali che gli forniscono valori e modelli con cui la religione si confronta. Decidersi per la religione, come valore totalizzante della propria esistenza, comporta perciò una lenta integrazione delle motivazioni religiose entro il progetto di sé e di vita.
    Ora, va rilevato che questo processo di assolutizzazione si compie oggi in un clima di pluralismo strutturale e culturale, nel quale la selezione e l'opzione avvengono nella concorrenzialità e nella conflittualità. Sono ridotti allora i sostegni sociologici facilitanti l'assolutizzazione dei valori religiosi. Ciò spiega in parte i conflitti, i processi non terminati, le forme di religione monche e rimaste problematiche; tuttavia resta assodato che la ricerca di un assoluto (e molte volte di tipo religioso) è una costante nella costruzione di una personalità dinamica.
    In particolare, in vista di un autentico processo di assolutizzazione, si richiedono le seguenti condizioni:
    - l'autenticità dei valori vissuti come assoluti. Non ogni realtà che si presenta come valore è tale: occorre una verifica che autentichi tali valori;
    - l'equilibrio tra il valore centrale e gli altri valori. Ogni scelta di vita autentica non è unilaterale. Essa si situa all'interno di una gerarchizzazione dei valori secondo le priorità proprie della scelta operata;
    - l'aiuto pedagogico indispensabile. Perché i valori siano assolutizzati occorre un cammino di crescita adeguata, verificato dalla vita;
    - il passaggio dalla scelta come negazione alla scelta come affermazione. Si tratta di vivere ciò che si sceglie incentrati sul positivo reale, cioè su ciò per cui ci si decide, anziché su ciò che si deve lasciare.

    L'INTERIORIZZAZIONE DEI VALORI RELIGIOSI

    Il processo di integrazione richiede inoltre costitutivamente una duplice attenzione convergente.
    - Anzitutto ai valori da assimilare, nel nostro caso ai valori religiosi. I valori, nella misura in cui s'incontrano e si interiorizzano, agiscono come una forte carica energetica, che da un lato risponde ai bisogni consonanti con i valori, dall'altra apre orizzonti nuovi per la crescita. Ma perché i valori possano svolgere la loro azione, è necessario che se ne faccia un'esperienza diretta. I valori infatti non esistono in astratto: hanno uno statuto esistenziale. Essi si incontrano nei testimoni, nelle persone significative, nelle istituzioni concrete e nelle istituzioni rispondenti al reale bene umano.
    — In secondo luogo, perché i valori religiosi (come del resto gli altri) possano svolgere il ruolo di fattore di integrazione, è necessario che essi divengano il principio di strutturazione della persona. Questo processo di assimilazione è possibile nella misura in cui le strutture e la dinamica propria della persona sono sostanzialmente sane e funzionanti. Occorre cioè che la persona sia interiormente libera, aperta e disponibile, che vi sia un rapporto di consonanza tra valori e bisogni personali, che si valutino concretamente le funzioni degli atteggiamenti e il grado dell'incisività delle inconsistenze inconsce attive tramite le strategie dell'inconscio, e che si operi in presenza di motivazioni adeguate (cioè internalizzate, non di semplice compiacenza o identificazione superficiale).
    La fede vissuta risente di questo sistema relazionale e dunque non basta puntare unicamente sui contenuti da comunicare.

    Il processo di interiorizzazione

    Per interiorizzazione intendiamo anzitutto il fatto per cui la persona accetta le nozioni delle cose e dei valori perché le ha capite in se stesse, oggettivamente, e non più perché sono la indiscutibile realtà indicata dall'ambiente o dalle persone significative. Avviene così un duplice processo: anzitutto una «commisurazione» dei valori con il sistema dei bisogni, delle aspirazioni, delle attese del soggetto stesso; in secondo luogo un «rannodarsi profondo» dei valori individuati e scelti come propri, vissuti e intuiti come autorealizzanti, con i bisogni e gli obiettivi dell'io.
    Da qui nasce il processo di liberazione dall'eteronomia per una vita autonoma e per una responsabilità personale verso le cose e le persone.
    È importante distinguere dunque un doppio aspetto di questa interiorizzazione:
    - l'aspetto oggettivo, in quanto si capiscono le cose nella loro intrinseca oggettività;
    - l'aspetto soggettivo, in quanto la persona fa l'esperienza di «possedere da sola qualcosa», senza più bisogno di garanzie sociali, in un nuovo rapporto tra l'io e la realtà oggettivata.
    L'aspetto soggettivo dell'interiorizzazione riguarda il dinamismo interiore dell'adolescenza e giovinezza. La persona stimolata dalle prime esperienze di vita autonoma, che tanto fascino conferiscono all'io, accelera e intensifica il processo di costruzione dell'io secondo tre direttive di marcia: espansione degli interessi, oggettivazione delle nozioni di sé e del mondo, così interiorizzate, integrazione di queste nozioni ed emozioni in una coscienza unificata

    Interiorizzazione e religione

    Interiorizzare significa perciò riscoprire i motivi che danno un significato alla vita, confrontando tali motivi con il proprio progetto di sé e con i bisogni personali.
    Di fatto la ristrutturazione iniziata durante l'adolescenza viene poi affrontata sistematicamente e corresponsabilmente come un progetto di vita secondo la sua dinamica tipica. Il valore religioso costituisce in questo caso un'esperienza di carattere esistenziale di fronte a cui il giovane tenta di impegnarsi con tutta la sua persona, e procede verso una riconquista profonda, affettiva e razionale ad un tempo, di tutta la tradizione religiosa che la precede, di tutta la sua storia religiosa.
    Naturalmente questo processo è molto diverso da soggetto a soggetto, a seconda che le parziali interiorizzazioni avvengano in un settore o in un altro, in un grado o in un altro di intensità, in modo più o meno corrispondente all'effettiva realtà delle cose. La riuscita o meno di questa interiorizzazione della religione porta ad un atteggiamento religioso «integrante» oppure ad uno solamente marginale.

    Per un'autentica interiorizzazione

    Ci sono passaggi da percorrere per l'assimilazione dei valori.
    Da un lato, occorre che la personalità del soggetto sia «aperta», non in stato di difesa, che egli abbia fiducia in se stesso, in rapporto naturalmente all'età.
    Dall'altro lato, ogni cosa che si presenta come «nuova» può essere sentita come minaccia allo stato attuale, e allora la persona si irrigidisce o l'accettazione dei valori è solo apparente.
    In questi casi abbondano i processi di razionalizzazione e di compiacenza che di fatto mascherano una non accettazione profonda dei valori: essi non diventano motivo per l'azione, ma restano alla periferia del sé.
    Al di là delle apparenze e della volontà, una persona è interiormente e in profondità «aperta» se ha una valutazione positiva e incondizionata di sé, frutto e causa ad un tempo di una sana autosicurezza. Una persona interiormente consistente e sicura non si afferra a schemi per difendersi, ma è disponibile ad assumere nuovi valori e realtà, senza timore di sentirsi persa.

    Autostima e educazione

    Questa autostima incondizionata, fonte di autonomia, si verifica nel sog getto se egli sperimenta, da parte dei suoi educatori, «una valutazione positiva e incondizionata» nei suoi confronti. Di fatto uno acquista questa autostima in dipendenza dall'adulto sostanzialmente maturo. L'adulto allora deve assumere questo atteggiamento fino a che il soggetto non l'avrà assunta in proprio, così da fare a meno di quella dell'educatore.
    L'atteggiamento di accettazione incondizionata da parte dell'educatore non è un cercar di rendersi simpatici perché il soggetto accetti il contenuto. Questa sarebbe pressione e ricatto. Se si fa accettare il contenuto solo per la stima, c'è il grosso rischio di strumentalizzazione.
    Se l'educatore vuole far fare al soggetto l'esperienza di una considerazione positiva incondizionata, non basta che dica che ama il soggetto e lo accetta senza condizionamenti. Le parole servono ben poco.
    Noi comunichiamo prevalentemente non con quello che diciamo, ma soprattutto con i nostri atteggiamenti di fondo, a volte diversi da quello che diciamo. Occorre osservare bene il proprio atteggiamento interiore profondo che emerge in tutte le età e situazioni, e camminare verso gli atteggiamenti adeguati di amore autentico e manifestato, di disciplina coerente, di accoglienza empatica, di accettazione incondizionata.

    Percorsi di interiorizzazione

    - La problematizzazione dell'esperienza di vita.
    Si tratta di non dare per scontati e pacifici i dati della propria esperienza.
    Se viene meno una continua problematizzazione del giovane nei riguardi del suo atteggiamento religioso, non si darà maturità religiosa. Ogni nuova esperienza significativa deve essere illuminata dai valori religiosi. Perciò segno di una dinamica religiosa in atto nella persona è la tensione morale profonda di riconquista della verità religiosa all'interno di una problematizzazione della vita concreta. Di fronte a ogni nuovo fatto importante avviene un confronto tra questo e la verità religiosa. Ma risulta che questo avvenimento acquista il suo senso ultimo, come anche immediato, in riferimento ai valori religiosi.

    - La riflessività.
    Perché il processo di interiorizzazione avvenga adeguatamente, è indispensabile un minimo di riflessione e di meditazione. È la riflessione che consente di cogliere le varie dimensioni dei problemi, il nesso profondo che intercorre tra le varie realtà.

    - Il pagare di persona, l'assumersi la responsabilità.
    Ogni valore diviene proprio nella misura in cui se ne pagano le spese. Senza rischio e senza coinvolgimento personale, senza metterci qualcosa in fatica, impegno, fedeltà, non avviene l'assimilazione dei valori.

    - Divenire persone dirette da dentro.
    Una persona educata fin dalla prima infanzia a fare piccole scelte, non ancora tutte libere ma adattate al bambino, al fanciullo, al preadolescente, sa porsi coscientemente di fronte a una pluralità di inviti e di sollecitazioni, sa distaccarsi da chi tenta di premere su di lei in senso conformistico; sarà più capace di scegliere a ragion veduta nella pluralità dei valori proposti.

    - Un cammino progressivo verso la verità di sé.
    Questo va perseguito tramite gli atteggiamenti e l'uso dei mezzi adeguati. Si tratta degli atteggiamenti di onestà interiore ed esteriore, di trasparenza, di accoglienza di fronte a ciò che è realtà; si tratta poi dell'uso dei mezzi dell'aiuto educativo, di consulenza e di analisi del profondo, del vivere la propria vita come un cammino progressivo, anche se discontinuo, verso la au totrascendenza e la pienezza di sé e comunitaria.


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