Gioia Quattrini
(NPG 2000-07-60)
Da quanto tempo non chiudesse occhio, Maddalena davvero non poteva dirlo. Le sembrava di non sentire più nulla, né fame né sete né freddo, soltanto i nervi tirati e il cuore irrigidito nel petto.
La mente, i pensieri, anche quelli le sfuggivano, scivolavano via prima che lei potesse riconoscerli. Lo sguardo girava in tondo senza cercare nulla. Un’immobilità di piombo aveva spento ogni gesto. Parole non ne aveva più. Come le lacrime, del resto. Senza avvedersene anche il tempo aveva perduto. Non avrebbe saputo dire da quanto stesse annegando in quella prostrazione viscida, appiccicata ovunque. Da ieri? O da secoli addietro?
La cosa più saggia era stata chiudere le orecchie alle parole di tutti. Gli occhi invece, come laghi ghiacciati per sempre, aveva deciso di chiuderli il meno possibile perché ogni battito di ciglia non rischiasse di mandare in frantumi l’immagine, l’unica immagine da conservare scolpita.
Doveva fare silenzio dentro di sé, costruire un piccolo spazio di buio dove massaggiare quell’amore che il dolore aveva rattrappito. Massaggiarlo lentamente, fino a che i nodi si sciogliessero e questo ritrovasse il suo volume, quella misura che prima tutta la colmava. Allora l’irrigidimento si sarebbe sciolto e lei avrebbe potuto sentirsi ancora tra le sue braccia, al caldo.
Massaggiare l’amore, ecco, piano piano, zitta, zitta, sola, sola.
Aveva ascoltato e ricordava, senza cedimenti, una ad una, le parole di Cristo. Aveva ascoltato e aveva creduto ma voleva, anzi pretendeva, di poter vivere il proprio lutto, per intero, fino all’ultima goccia. In molti compativano le sue lacrime come la prova evidente della sua fiducia così precaria, della sua speranza così fragile, della sua fede senza spina dorsale. Una donna da poco. Cosa mai aveva trovato Cristo di interessante in una donna così da poco?
E lei, incurante, a vivere il suo lutto, senza vergogna. Perché vergognarsi di amare?
Del resto Cristo aveva pianto davanti al sepolcro di Lazzaro e quando, stupita e forse un po’ sciocca, in un momento che li aveva sorpresi da soli, aveva osato interrogarlo su quel pianto, proprio lui le aveva spiegato che la morte resta comunque uno strappo e l’amore, anche il più forte, si arresta un momento intontito prima di volgere gli occhi al luogo del prossimo incontro. Volgere gli occhi con gioia, la gioia di chi sa che questa volta è per sempre. Con gioia e una sottile malinconia, la malinconia che impregna ogni attesa.
«Maddalena tu sei bella e porti in te la magia» – le aveva detto così – bella e la magia e a lungo l’aveva accarezzata, pulendo con le sue mani bianche la sporcizia di mille altre carezze, quel trucco nero, così pesante sugli occhi e quel rosso che induriva tanto le labbra.
Allora Maddalena aveva preso a dipingere gli occhi con polvere azzurra e ad ammorbidire le labbra con una crema che le rendesse turgide e lucide. Certo truccarsi era considerata cosa per donne da poco, come lei appunto, ma ora era diverso. Maddalena si faceva bella non per suscitare desideri impuri ma per andare bella da Cristo, che pure era bellissimo. Allora aveva preso a vestire solo di bianco e oro e grossi orecchini le ornavano le orecchie, perché fosse luminosa fuori come si sentiva dentro.
Le donne continuavano a guardarla con diffidenza e gli uomini a guardarla di nascosto, ma era lei a guardarsi con nuovi occhi: bella e pulita e magica come lui la vedeva.
Ora lei non era più lei. Chiusa in un enorme manto nero, capelli sporchi e annodati, volto impastato di lacrime, neanche un po’ di colore, ecco Maddalena. L’altra era morta due giorni prima. Morta nel chiudersi degli occhi di Cristo. Giaceva anche lei nel sepolcro, per sempre. La parte migliore, quella che viveva di luce, affogata nel sangue.
Accartocciata su se stessa, ancora tenue la luce dell’alba, alzò finalmente lo sguardo verso la pietra tombale che in quel sepolcro aveva chiuso in un ultimo abbraccio il Dio in cui aveva scelto di credere, l’uomo che amava e Maddalena con la sua magia.
La pietra le sembrò spostata, di molto, scattò in piedi e corse mentre stupore e paura le battevano nel petto.
Aveva ragione. Il sepolcro spalancava nel buio la bocca vorace. Maddalena frugava nell’oscurità alla ricerca del corpo di Cristo, l’ansia la prese alla gola, il terrore, la follia: dov’era? Impazzita girava su se stessa, la veste annodata tra le gambe, cercò l’uscita, aveva bisogno di aria. Ed entrò di nuovo e di nuovo riuscì. Cento volte e cento ancora. Cristo non c’era. Non c’era.
Intuì una presenza alle sue spalle: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?».
Si voltò e subito: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
«Maddalena, tu non ricordi, tu non mi guardi, tu non mi riconosci. E il tuo amore? E la tua luce? Maddalena, perché? Tu lo hai deciso, hai deciso che io sia morto e mettendo a tacere te stessa mi uccidi ogni volta. Neppure mi vedi e io sono qui che cerco invano di abbracciarti.
Lascia andare quel corpo, Maddalena. Lascialo andare. Quante volte ne abbiamo parlato: l’amore non trema davanti alla morte, se non un momento e quel momento è passato. Fai cantare il tuo amore e mille altre volte ci incontreremo e mille altre volte ci stringeremo fino al sorgere del giorno che non ci vedrà più separati.
Saprai vedermi quando sembrerà che non ci siano che tenebre, ascoltarmi quando il silenzio vorrà spazzare via ogni voce, amarmi quando l’assenza insinuerà dubbi che spengano il tuo cuore. La mia morte ha bisogno soltanto di una risposta: la tua vita, Maddalena, vissuta per due. Ogni cosa due volte è l’unico modo per trasformare in guadagno una perdita. E tu puoi farlo, tu che possiedi la magia. Fatti bella, Maddalena, ogni giorno perché ogni giorno ci incontreremo e io vorrò vederti bella come ti ho amata. Impara a guardarti con i miei occhi e non con i tuoi. E ora, va’ e sii forte, sempre perché io sempre ti amerò».
Anni dopo, Giovanni era vecchio e la memoria non sempre riusciva a sostenerlo ma di certo ricordava con nitidezza e raccontava volentieri – ridacchiando ancora tra sé – quel giorno in cui vide Maddalena corrergli incontro, cantare e ballare, e lui che pensava fosse follia e invece era la resurrezione.