Pastorale Giovanile

    Home Indice

    Pastorale Giovanile

    Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email

    Il «capitolo» dei giovani: un’esperienza di chiesa per ripartire dai giovani


     

    Paolo Gambini

    (NPG 2000-06-32)


    L’iniziativa qui riportata, il Capitolo dei Giovani, o più semplicemente, il CapitoloGiò, è stata realizzata all’interno del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria e Toscana. Rappresenta il cammino di due anni (1996-98) ispiratosi al Sinodo dei giovani della Diocesi di Livorno e nato dall’esigenza di ripartire nel lavoro pastorale dai giovani stessi affidando loro più spazio e responsabilità all’interno dei propri ambienti e del movimento stesso. Un progetto, che seppur sviluppatosi in un ambito specifico, pensiamo possa offrire spunti e suggerimenti anche per chi lavora con i giovani in altre dimensioni ecclesiali quali gli oratori, le scuole, le parrocchie, le diocesi, le associazioni, i movimenti, ecc. Per questo narreremo l’esperienza utilizzando categorie comprensibili anche al di fuori del mondo salesiano.
    Presenteremo prima le motivazioni che hanno spinto alla realizzazione di questa attività e, quindi, passeremo ad esporre le tappe principali della sua realizzazione per concludere con un breve bilancio dell’iniziativa.

    Spazio ai giovani

    «I giovani sono il nostro futuro e la nostra speranza!». Di questo appaiono tutti convinti: politici, amministratori pubblici, insegnanti, educatori, uomini di Chiesa. Tutti siamo concordi nel riconoscere ai giovani una speciale centralità all’interno della società. Di fatto gli stessi sono marginali rispetto ai centri di potere e di decisione. Sono considerati oggetti piuttosto che soggetti creativi e interlocutori stimolanti. Poco protagonismo è lasciato loro nella scuola come nella politica, nel mondo del lavoro come in quello della Chiesa. Individui in «lista d’attesa», lungamente «parcheggiati» nelle università.
    Evidente è anche un certo pregiudizio sociale nei loro confronti. Un’emozione assai ricorrente dei genitori e degli adulti nei confronti degli adolescenti e dei giovani è la paura: paura della droga, paura di non sapere cosa fare, paura delle loro reazioni, ecc.
    Di conseguenza la nostra società, non offrendo alle nuove generazioni sufficienti possibilità per sviluppare le proprie qualità, non solo si priva di una forza viva ma non aiuta le stesse a crescere e a portare a piena maturazione le proprie potenzialità, rischiando che tali energie vengano stornate verso strade sbagliate.
    Tale problematica interpella anche la Chiesa. Come per le altre istituzioni è evidente la disaffezione di una gran parte dei giovani nei suoi confronti. Al di là di particolari momenti ecclesiali di grande richiamo, occorre che anch’essa riscopra nella quotidianità il dialogo con i giovani e con qualsiasi giovane. Continuando a preoccuparsi unicamente dei «presenti», di fatto l’azione pastorale rischia di allontanarsi sempre di più dall’orizzonte giovanile nella sua complessità. Come si diceva al Convegno di Palermo (1995), è «necessario superare la suddivisione ormai troppo angusta tra giovani vicini e lontani: occorre che la Chiesa dedichi la propria attenzione pastorale a tutti i giovani consapevole che ormai sono una minoranza quelli che incrociano i suoi tradizionali percorsi».
    Una Chiesa che attraverso i suoi giovani più sensibili sappia andare là dove i giovani si trovano non con l’intenzione di «allargare le proprie file» ma per ascoltare, capire, dialogare, condividere, raccontare, proporre. Una Chiesa che sappia uscire in strada e al contempo realizzare comunità cristiane dove i giovani si trovino a loro agio e possano avere «voce in capitolo».
    È proprio dando spazio e accettando le provocazioni dei giovani che la stessa potrà mantenersi giovane e al passo coi tempi. Ancora a Palermo si sottolineava quanto «non bisogna aver paura dei giovani anzi bisogna dare loro fiducia, accoglierli e credere che sono una ricchezza per l’oggi (perché portatori di quell’inestimabile tesoro che è la giovinezza) e per il domani (ad essi è affidato il Vangelo per il terzo millennio); occorre dunque credere che la società nuova non può costruirsi senza il contributo dei giovani».

    Il CapitoloGiò: un’occasione di corresponsabilità

    È proprio per realizzare gli obiettivi [1] appena descritti che è stata progettata l’esperienza del Capitolo dei giovani.
    È vero che la parola «Capitolo» non appartiene al vocabolario dei giovani. In ambito ecclesiale è l’assemblea di alcuni religiosi, eletti dai loro confratelli, riuniti per riflettere e decidere sui nuovi orientamenti da dare all’istituto per il futuro. Nel nostro caso col «Capitolo dei Giovani» i salesiani hanno voluto esprimere il desiderio di iniziare un cammino alla pari con i giovani. Un percorso di due anni da concludersi con una grande assemblea in cui decidere quali nuovi orientamenti dare ai propri ambienti: per elaborare un nuovo itinerario pastorale in grado di coniugare le intuizioni di don Bosco con le nuove esigenze del terzo millennio.
    La novità dell’esperienza è rappresentata dalla volontà comune degli adulti e dei giovani «di sedersi allo stesso tavolo» per progettare insieme cosa fare. Se prima la fase delle decisioni era una prerogativa degli adulti e i giovani erano chiamati a dare il loro apporto unicamente nella parte esecutiva, nella realizzazione di quanto era stato già deciso, ora, attraverso lo strumento del Capitolo, il tentativo è stato quello di instaurare e rendere sempre più ordinario uno stile collaborativo basato sulla corresponsabilità.
    Tutto ciò è stato in parte realizzabile grazie ad una struttura organizzativa che ha permesso ai giovani di esprimere il loro parere e dialogare con gli adulti. Tale organizzazione era rappresentata da una segreteria collegata alla consulta giovani interregionale a sua volta in relazione con le consulte locali presenti nei vari centri salesiani (oratori, scuole, parrocchie, ecc.) della Liguria e Toscana.
    La segreteria, col compito di coordinare e animare l’intera iniziativa, era composta da quattro giovani e tre religiosi. I quattro giovani coordinavano anche la consulta interregionale costituita dai responsabili delle varie consulte locali. L’anello più delicato, e allo stesso tempo più prezioso, dell’intera struttura sono state le consulte locali. Infatti attraverso di queste i giovani hanno potuto esprimersi e sentirsi protagonisti nell’intero progetto.
    Alle consulte locali erano invitati tutti i giovani dai 17 anni in su, da quelli più «integrati» e «sensibili» a quelli «meno inseriti» o «critici» verso l’ambiente. Il tentativo di coinvolgere la maggior parte dei giovani, anche se non sempre riuscito, è stato fondamentale per non cedere al rischio di continuare ad ascoltare e privilegiare i più «vicini».

    Due anni di preparazione

    L’esperienza si è sviluppata essenzialmente attraverso lo sviluppo di due tappe.
    Il primo anno è stato dedicato all’ascolto. Lo scopo era quello di capire i giovani: quali fossero i loro bisogni e le loro aspettative. Un ascolto diretto non solo verso i giovani appartenenti agli ambienti salesiani ma verso l’intera realtà giovanile.
    Conseguentemente a questo, l’obiettivo del secondo anno è stato la progettazione.
    Dai dati dell’ascolto dei singoli come dello studio sulla condizione giovanile è nata una riflessione sul cosa fare a livello locale, e si sono avviati una serie di incontri in preparazione all’assemblea (Alassio, SV, agosto 1998).

    Un tempo per ascoltare

    Ecco schematicamente quali sono state le iniziative del primo anno.

    * Lancio dell’iniziativa.
    Il primo passo è stato fatto dagli adulti. Per dimostrare il loro desiderio di mettersi in ascolto dei giovani i tre superiori delle province salesiane presenti in Liguria e in Toscana hanno suscitato il dialogo con i giovani attraverso una lettera (con richiesta di risposta) e andando ad incontrarli città per città per ascoltare i loro pareri.
    Complessivamente i tre superiori hanno girato 37 centri salesiani incontrando circa tremila giovani.
    Contemporaneamente a queste iniziative si sono formate le consulte giovanili locali per programmare e approfondire il cammino da fare. L’iniziativa, poi, è stata divulgata dal giornale di collegamento del Movimento e attraverso i vari mezzi di comunicazione locali. Sono state costituite anche delegazioni di giovani per presentare l’iniziativa alle autorità civili e religiose.

    * Studio della situazione giovanile.
    Terminata la fase del lancio dell’iniziativa, durata circa due mesi, siamo passati a quella della conoscenza della condizione giovanile sia all’interno dei nostri ambienti che relativa alle due regioni.
    – La prima è stata realizzata attraverso la distribuzione di un questionario dal titolo «La mia esperienza di giovane in un centro salesiano» contenente 17 domande strutturate e 3 aperte.
    Lo scopo dell’indagine è stato quello di rilevare come i giovani che frequentano gli ambienti salesiani vedano i medesimi, quanto tali centri siano al tempo con le mutate condizione socio-culturale e quali siano le caratteristiche, i bisogni e le attese di chi ne fa parte.
    Dei 2.600 questionari distribuiti ne sono stati compilati 1.220.
    – La seconda ricerca (la situazione giovanile in Liguria e Toscana) è stata commissionata a un gruppo di sociologi e i risultati sono stati divulgati attraverso due tavole rotonde: una a Genova e una a Firenze.

    * Gruppi di ascolto.
    Dopo le due ricerche a carattere scientifico, al di là dei dati statistici abbiamo cercato di incontrare i giovani faccia a faccia per interrogarli e ascoltarli su alcune problematiche. Per questo, grazie alla collaborazione dei giovani più sensibili dei vari centri salesiani, in ogni città sono stati realizzati dei gruppi di ascolto. Ogni giovane doveva formare un piccolo gruppo di coetanei col quale incontrarsi in maniera informale per dialogare attorno ad alcune domande.
    La maggior parte dei responsabili hanno formato il loro gruppo con gli amici di scuola o della propria compagnia; altri invece, più coraggiosi, hanno intervistato i giovani riuniti in piazza, in qualche bar o seduti sulle gradinate della chiesa. Un esperienza certamente interessante, perché attraverso questa semplice iniziativa siamo usciti dai nostri ambienti.
    Le tematiche attorno alle quali sono stati organizzati i gruppi di ascolto sono state le seguenti: «Il disagio giovanile»; «Il problema di Dio»; «Perché la Chiesa?».

    * Festa Giovani.
    L’incontro e l’ascolto con i giovani esterni alle opere salesiane è stato prolungato anche attraverso la condivisione di uno speciale momento di festa. I centri salesiani presenti nelle varie zone hanno unito le loro forze per organizzare una speciale giornata da allargare a tutti i giovani della città. Un’occasione in cui stare insieme con i propri coetanei sentendo musica, giocando, discutendo o ascoltando qualche testimonianza.

    Un tempo per progettare

    Dopo un anno di ascolto è giunto il momento delle risposte.
    A livello locale: i giovani hanno elaborato alcuni progetti finalizzati agli stessi giovani del territorio; le consulte hanno continuato ad incontrarsi per dare il proprio apporto alla stessa stesura della «bozza di documento» da discutere e approvare nell’assemblea capitolare.
    A livello interregionale: è stato organizzato un momento speciale di festa e ad agosto la celebrazione del CapitoloGiò.

    * Alcuni progetti locali.
    Alle provocazione emergenti dall’ascolto della situazione giovanile del territorio i giovani dei vari centri hanno dato risposta attraverso la realizzazione di alcune iniziative. Ne riportiamo solo alcune, quelle, a nostro parere, più significative. A La Spezia un gruppo di oratoriani si è prodigato per avvicinare i loro coetanei marginali, frequentatori abituali della stazione; a Varazze (SV) alcuni giovani-adulti hanno ottenuto uno spazio nella TV locale da dedicare ai giovani perché potessero esprimere le proprie idee e opinioni; a Firenze, similmente, alcuni giovani dell’oratorio hanno realizzato uno spazio musicale e di dialogo su radio Monteserra; a Figline Valdarno (FI) ha preso il via un «punto di ascolto» per giovani; a Pisa un progetto sul territorio di prevenzione alla tossicodipendenza.

    * Consulte giovani locali.
    I giovani dei vari centri salesiani si sono incontrati per dare il proprio apporto all’allestimento della «bozza di documento» dalla quale l’assemblea capitolare di agosto sarebbe partita per definire il documento finale.
    I temi trattati dalle consulte locali con relative domande sono stati:
    - L’universo giovanile.
    Come possono il centro e il Movimento Giovanile Salesiano ai quali appartieni essere più aperti e disponibili alla realtà dei giovani nel suo complesso e non rivolgersi solo ad alcuni, magari a quelli più sensibili religiosamente?
    Se è vero che il 71% dei giovani trascorrono il loro tempo libero per la «strada» (in compagnia al bar, in piazza, in sala giochi, in discoteca, ecc.) credi che sia opportuno che il tuo centro si preoccupi anche di loro? Se sì, come?
    Don Bosco si è dedicato particolarmente ai giovani più poveri e abbandonati.
    Si può dire che il centro oratorio che frequenti faccia ancora questo? Cosa fare?
    - Come comunicare Dio ai giovani.
    Frequentando il centro che immagine di Dio ti sei fatto? Sei contento di come ti è presentata la fede a te e agli altri? Cosa fare eventualmente?
    Come può qualsiasi giovane essere aiutato ad aprirsi a Dio? Esistono nuove o vecchie strade? Leggendo il Vangelo quali suggerimenti possiamo trovare a questo proposito?
    In un mondo in cui più religioni vengono a contatto tra di loro i centri salesiani possono rimanere così come sono? Cosa potrebbero fare?
    - Corresponsabilità e protagonismo dei giovani nel Movimento Giovanile Salesiano.
    Senti di avere un tuo spazio per esprimerti nel centro che frequenti? Gli altri giovani possono dire altrettanto? Quanta voce in capitolo hanno i giovani nel vostro ambiente?
    Hai un rapporto personale con i tuoi educatori?
    Cosa potrebbe fare il tuo centro e il Movimento Giovanile Salesiano per rendere i giovani più protagonisti?
    Nel centro che frequenti c’è spazio per la tua formazione?

    * Festa giovani interregionale.
    Nell’aprile del 1998 è stato organizzato un grande «happening» in modo da coinvolgere tutti i giovani del Movimento prima dell’appuntamento assembleare di agosto. La manifestazione dal titolo «Giovani oggi» si è svolta a La Spezia.
    Nella mattina i partecipanti si sono incontrati con don Antonio Mazzi, fondatore della comunità per tossicodipendenti Exodus.
    Nel pomeriggio è stato realizzato un concerto-concorso che ha avuto come protagonisti i gruppi musicali dei vari oratori salesiani.

    * Assemblea Capitolare.
    Dopo due anni di lavoro ad Alassio 110 giovani e una quarantina tra salesiani e suore si sono confrontati con franchezza per individuare e definire il progetto di pastorale giovanile per il nuovo millennio.
    Partendo da una «bozza di documento», realizzata grazie all’apporto delle consulte locali, di quella interregionale, della segreteria, dei gruppi di ascolto, delle indagini sulla situazione giovanile, nei cinque giorni di capitolo attraverso tavole rotonde, lavori di gruppo, assemblee e votazioni, si è giunti alla definizione del documento finale.
    Il documento finale dal titolo Linee di Pastorale Giovanile per il 2000 (in riquadro al termine dell’articolo) tra le varie mozioni ha definito anche le priorità da attuare fin da subito, che sono: rendere stabile l’esperienza delle consulte locali per continuare a dare voce alle esigenze dei giovani; sforzarsi di garantire la formazione a tutti e in particolare agli animatori; avere più fiducia nei giovani garantendogli spazi di partecipazione e di corresponsabilità educativa.

    Tirando le somme

    Al termine del cammino quale bilancio fare? Inevitabilmente in due lunghi anni di lavoro ci sono stati momenti di crisi o di scoraggiamento. Non poche volte ci ha assalito il timore del fallimento e la paura che tutto si risolvesse in tante parole.
    Non tutti i centri hanno lavorato con lo stesso entusiasmo, non tutti gli adulti o giovani hanno creduto all’iniziativa.
    Nonostante tutto, varie sono state le istanze nuove e significative che hanno preso piede.
    Soprattutto, grazie alle attività proposte dal Capitolo, è venuta sempre più consolidandosi una modalità di lavoro basata sulla corresponsabilità di tutti.
    Sempre più si è fatta strada la nuova mentalità che i giovani devono essere i primi protagonisti, e non solo destinatari dell’azione pastorale.
    Indubbiamente il CapitoloGiò più che una meta rappresenta un punto di partenza: il suo documento finale altro non è che un progetto da realizzare.
    Non a caso prossimamente, ad un anno di distanza dalla conclusione dell’assemblea di Alassio, gli stessi giovani si incontreranno nuovamente per verificare la fedeltà agli impegni presi.

    SCHEDA
    LINEE DI PASTORALE GIOVANILE PER IL 2000

    L’UNIVERSO GIOVANILE
    Partire dalle risorse e dai bisogni dei giovani

    Noi giovani, FMA e SDB, fedeli al principio dell’incarnazione, come don Bosco e madre Mazzarello, riconosciamo come criterio prioritario di azione pastorale i reali bisogni e le risorse dei giovani. Per essere fedeli ai giovani di oggi crediamo sia opportuno partire dalle loro effettive domande, dalla loro reale situazione. Ogni progetto e iniziativa che nascerà all’interno delle nostre opere dovrà sempre tenere presente questo criterio. nPer questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • studi con serietà la condizione giovanile del proprio territorio, per individuare gli interventi necessari ed elabori un progetto comune a tutti gli ambiti dell’opera;
    • aiuti ogni animatore a formulare una proposta educativa conforme al livello del proprio gruppo e di ciascun ragazzo;
    • offra proposte differenziate, in modo da rinnovare l’interesse dei giovani già inseriti, e da coinvolgere i ragazzi che vivono al margini dei nostri ambienti;
    • curi in modo particolare il rapporto con le famiglie instaurando una relazione di sostegno e collaborazione.

    Aperti alla novità

    Riconosciamo che la nostra pastorale si dimostra spesso rigida di fronte alle rapide mutazioni del mondo giovanile.
    Con difficoltà i nostri Centri sono capaci di leggere e accogliere le varie novità.
    Vorremmo riscoprirci eredi di quel don Bosco capace di «osare», di «adeguarsi ai tempi», a volte di precederli.
    Se vogliamo rimanere al passo con i giovani abbiamo bisogno di una maggiore attenzione ai cambiamenti della realtà giovanile e di più elasticità per creare progetti e iniziative ad essa più vicine.
    Per questo è opportuno che:
    • i nostri ambienti si mostrino più aperti e fiduciosi rispetto al modo di porsi e alle proposte dei giovani, non banalizzando le loro mode o gusti;
    • i Centri Salesiani offrano degli «spazi» e delle opportunità (come la musica, il teatro, i graffiti, il ballo, ecc.) in cui i giovani si possano esprimere, maturare le proprie potenzialità e sentirsi responsabili;
    • la Segreteria studi la possibilità di costituire un «Osservatorio della Gioventù», capace di cogliere, di riflettere e di informare sulle nuove tendenze e condizioni giovanili.

    Uscire fuori

    Uno degli impegni del Capitolo è stato quello di «uscire fuori» dai nostri ambienti per incontrare gli altri giovani. Un’occasione non per sentirsi più bravi o «per portare dentro» chi sta fuori, ma per condividere e confrontarsi, per crescere nel rispetto della diversità e mettersi alla ricerca di ciò che ci unisce, senza perdere di vista l’obiettivo primario del nostro agire: l’evangelizzazione.
    Per questo è opportuno:
    • anzitutto consolidare e fortificare l’identità del Movimento Giovanile Salesiano all’interno di ogni Centro Salesiano;
    • far sì che i Centri Salesiani diventino luoghi che orientano i ragazzi agli impegni futuri della vita;
    • favorire in ogni Comunità Educativa la creazione o il consolidamento di una mentalità di condivisione e confronto e interrogarsi sui motivi delle difficoltà già incontrate ad uscire fuori;
    • creare delle iniziative di incontro (manifestazioni, feste, dibattiti, pizzate, ecc.) con i giovani del territorio;
    • ripetere ciclicamente la Festa Giovani a livello locale;
    • unire le forze dei Centri Salesiani presenti nella stessa città per organizzare iniziative aperte ai giovani del territorio;
    • assicurare la presenza di un delegato MGS nelle consulte diocesane di Pastorale Giovanile per inserirsi nella attività diocesana;
    • presentare il MGS, tramite una delegazione di giovani, al sindaco e all’assessore alle politiche giovanili e favorire la collaborazione dei Centri Salesiani con le istituzioni civili.
    • potenziare le realtà delle nostre associazioni anche come strumento di collaborazione e di lavoro in rete con le altre agenzie educative del territorio.

    Il disagio giovanile

    Don Bosco e madre Mazzarello hanno avuto una particolare predilezione per i giovani più poveri. Per essere loro fedeli siamo chiamati anche noi a riscoprire tale priorità. Il nostro MGS, come ogni Centro Salesiano, è invitato a riscoprire tale obiettivo come prioritario, ad impegnare maggiori energie e risorse a tal fine.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • favorisca l’integrazione fra i ragazzi così detti «in agio» e quelli così detti «in disagio»;
    • apra al disagio giovanile, partendo dal riconoscere e dall’interpretare le proprie esperienze di disagio;
    • ponga l’attenzione al disagio giovanile nel progetto educativo di ogni Centro Salesiano;
    • dia la possibilità ad alcuni educatori di ricevere una formazione adeguata per impegnarsi nel disagio giovanile, anzitutto quello già presente all’interno dei nostri Centri;
    • spenda energie e risorse per preparare salesiani, FMA e giovani a lavorare specificamente nella marginalità;
    • stipendi, se necessario, dei laici che, adeguatamente preparati, possano intervenire con continuità ed efficacia in questo ambito;
    • si educhi a collaborare in rete con tutte le altre «agenzie» che operano sul territorio;
    • sia promotrice di una maggiore presa di coscienza e denuncia delle problematiche della marginalità giovanile; prenda in seria considerazione, specie nelle grandi città, cosa poter fare verso le «nuove povertà», in particolare quella dei giovani terzo-mondiali.

    COME COMUNICARE DIO AI GIOVANI
    Credere alla presenza di Dio in ogni giovane

    Noi crediamo che Dio ama i giovani. Per questo nutriamo un profondo rispetto per il cammino di ogni giovane e abbiamo fiducia che la provvidenza di Dio lavori in ogni uomo, anche in chi si ritiene ateo o appartenente a qualsiasi altra religione.
    Crediamo che l’incontro tra Dio e la persona avvenga in maniera misteriosa, per cui siamo certi che nessun giovane è escluso, in qualsiasi situazione si trovi, da questo incontro.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • non ponga nell’adesione alla fede, o nella partecipazione all’eucaristia, un criterio discriminante di appartenenza al Centro, pur richiedendo la disponibilità ad accettare un cammino di crescita personale;
    • tenga presente che il cammino educativo è già un’esperienza di fede, che deve servire ad accogliere la realtà complessiva del giovane e a fargli compiere dei passi verso una prima realizzazione. Un cammino sempre percorribile, anche nelle situazioni in cui l’annuncio esplicito di Cristo risulti difficile;
    • creda che il cammino di educazione alla fede inizia col valorizzare il patrimonio che ogni giovane ha in sé; prosegue aiutando il giovane ad avere fiducia nelle proprie possibilità, a far emergere il positivo che è dentro di lui e si completa favorendo il suo personale incontro con Cristo;
    • elabori degli itinerari formativi differenziati, rispondenti all’età e alla situazione dei giovani stessi, con particolare attenzione alle loro richieste e al loro desiderio di protagonismo.

    Approfondire le motivazioni della scelta educativa

    Riteniamo fondamentale che le Comunità Educative vengano aiutate da tutta la Famiglia Salesiana a sentire e conoscere Dio per poterlo trasmettere ai giovani dell’ambiente dove operano. Essendo consapevoli che all’interno delle nostre opere lavorano persone che non sempre sono mosse da una motivazione di fede ed educativa profonda, riteniamo opportuno che la Comunità Educativa:
    • aiuti l’animatore, l’insegnante, l’allenatore, il catechista, ecc. a compiere un adeguato cammino di formazione spirituale;
    • stimoli gli educatori perché non siano soltanto «mezzi di insegnamento», ma sappiano trasmettere e testimoniare con la propria vita ciò che credono;
    • dia una particolare attenzione e disponibilità all’animazione spirituale del gruppo educativo e di ogni singolo ragazzo.

    Chiarezza di una proposta

    Educare alla fede, nello stile della Spiritualità Giovanile Salesiana, rimane un’esigenza radicale dei nostri ambienti.
    Pur essendo disposti ad accogliere ogni giovane, i Centri Salesiani non devono rinnegare la propria identità a carattere cristiano. Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • chieda a chi frequenta i nostri ambienti, anche se non la condivide, il rispetto di tale proposta;
    • garantisca la formazione cristiana privilegiando l’esperienza di gruppo;
    • offra per i più grandi, ed esiga dagli animatori, educatori e responsabili, cammini di maggiore impegno cristiano attraverso gruppi di preghiera, della Parola, di liturgia, di revisione di vita, ecc.

    Una fede che è comunicata attraverso relazioni significative

    La fede è testimoniata anzitutto nel rapporto tra persone, sia a livello comunitario che nello scambio interpersonale.
    Perché i giovani possano sentirsi amati da Dio c’è bisogno di comunità attente ai rapporti umani, capaci di aprirsi e di accogliere, di sostenere e incoraggiare ai grandi ideali. La testimonianza è l’unico linguaggio capace di convincere i giovani.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • dia alla relazione personale il primato su ogni altro intervento, offrendo ad essa tempo e qualità di presenza;
    • valorizzi, in particolare, la dimensione dell’accoglienza, favorendo così nei Centri Salesiani un clima gioioso di forte testimonianza dei valori cristiani;
    • presti particolare attenzione e disponibilità alla direzione spirituale anche per facilitare il discernimento vocazionale di ogni giovane, offrendo la possibilità a salesiani, FMA e laici di formarsi per rendersi disponibili a tale servizio;
    • favorisca luoghi e spazi che facilitino l’incontro e il confronto tra adulti e giovani;
    • faccia maturare nei giovani un senso di Chiesa per poter vivere la dimensione comunitaria della fede.

    Il servizio: autentica educazione alla fede

    Anche il servizio ai poveri è una efficace via di educazione alla fede. L’incontro con le realtà di sofferenza, di disagio, di morte è un’ottima pedagogia per aprirsi a Cristo, che si trova in ogni fratello.
    Educare alla solidarietà è anche aiutare a comprendere che la carità è espressione del proprio incontro con Cristo.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • organizzi, secondo le esigenze proprie e del territorio, attività di servizio o si affianchi, attraverso i suoi giovani, a quelle gestite da istituzioni o gruppi di volontariato, stimolando così anche un senso di responsabilità nei confronti della comunità civile alla quale appartiene;
    • favorisca la formazione e la crescita dei gruppi e della sensibilità missionaria;
    • preveda nei gruppi attività di servizio per aiutare il giovane a formarsi ad un senso di responsabilità nei confronti della comunità civile alla quale appartiene;
    • promuova iniziative culturali che aiutino i giovani ad allargare il proprio orizzonte di vita, anche attraverso testimonianze autentiche, prendendo coscienza delle nuove e vecchie povertà e delle problematiche ad esse connesse.

    PROTAGONISMO E CORRESPONSABILITÀ DEI GIOVANI
    Giovani disposti ad assumersi le proprie responsabilità

    Perché i giovani possano assumere un maggiore protagonismo nei Centri Salesiani c’è bisogno che gli SDB, le FMA e gli adulti laici, sappiano lasciare più spazio ai giovani.
    Una richiesta che costerà un notevole sforzo, perché implica un cambio di mentalità.
    Insieme però gli stessi giovani sono chiamati, dal canto loro, ad assumere l’onere che il protagonismo comporta. Infatti, se è evidente la fatica degli adulti a condividere il «comando», è altrettanto visibile la paura dei giovani ad assumersi le proprie responsabilità.
    Salesiani e FMA si dimostrino più fiduciosi nei confronti dei giovani, anche affidando loro incarichi o attività in cui questi ultimi possano fare esperienza di piena corresponsabilità.
    I giovani, d’altro canto, si dimostrino più protagonisti, evidenziando un maggiore senso di appartenenza e di responsabilità.

    La formazione come strumento di emancipazione

    La corresponsabilità dei giovani nel MGS aumenterà certamente anche col crescere della loro preparazione. La formazione è quindi uno strumento indispensabile per offrire ai giovani la possibilità di porsi al fianco dei salesiani e delle FMA a pieno titolo.
    La formazione, allo stesso tempo, servirà anche ad aiutare i giovani ad approfondire le proprie motivazioni e, quindi, ad avere una maggiore «tenuta» nell’impegno. al di là degli anni che passano o delle avversità che si incontrano.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • istituisca una équipe che si occupi di tradurre le linee generali offerte dall’«ltinerario di formazione per gli animatori» in un cammino per gli educatori dell’opera;
    • favorisca la formazione in ogni Centro Salesiano di scuole per animatori. Da parte sua ogni giovane che si sente chiamato a divenire educatore (animatore, allenatore, catechista, ecc.) curi la propria formazione in tre settori particolari; a) la formazione spirituale permanente; b) la conoscenza generale della Spiritualità Giovanile Salesiana e del Metodo Preventivo di don Bosco; c) le conoscenze tecniche specifiche;
    • prepari tra i giovani, come prevede l’«Itinerario di formazione per gli animatori», dei formatori degli animatori, cui affidare i corsi di animazione e anche i campi scuola, in piena corresponsabilità con SDB e FMA;
    • contribuisca alle spese della loro formazione, riconoscendole come un investimento per il bene della comunità: i contributi riguardano il viaggio e il soggiorno ai corsi che frequenteranno e il materiale utile;
    • offra ai giovani, oltre all’animazione, ambiti diversificati di impegno (impegno sociale, politico, evangelizzazione, ecc.).

    Per un impegno equilibrato

    Nel cammino verso la corresponsabilità e una maggiore organizzazione delle nostre iniziative non dobbiamo dimenticare il rispetto della persona.
    Ormai da tempo stiamo vivendo il disagio di alcuni giovani, i soliti «pochi», che a causa della loro generosità, vengono adoperati per «tappare tutti i buchi possibili», così da rimanere sovraccaricati da troppi impegni.
    Per questo è opportuno che la Comunità Educativa:
    • affidi ai giovani incarichi in base al cammino di formazione da loro compiuto, tenendo comunque conto delle loro possibilità e potenzialità;
    • promuova progetti che tengano in considerazione le forze a disposizione, poiché il giovane non va considerato esclusivamente in prospettiva delle attività del Centro;
    • solleciti la ricerca di disponibilità di altri giovani e cresca nella capacità di convocare tutti i giovani;
    • affidi direttamente ai giovani, sperimentalmente, la gestione di un’attività specifica di un Centro Salesiano.


    NOTA

    [1] Riassumendo, l’obiettivo generale del Capitolo è stato quello di ripartire dai giovani.
    A questo sono corrisposte le seguenti specificazioni:
    – comprendere la realtà giovanile;
    – mettersi in ascolto dei giovani;
    – uscire fuori per incontrare i giovani là dove sono;
    – assicurare più spazio e potere decisionale ai giovani all’interno dei centri salesiani;
    – rendere i giovani protagonisti e non solo fruitori della pastorale a loro rivolta.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu