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    Mobilità culturale e ideologica



    Mario Pollo

    (NPG 1978-02-53)


    Se si desidera compiere una osservazione utile alla comprensione del mondo giovanile odierno occorre rinunciare a molte categorie, a molti modelli astratti e, perché no, a molte incrostazioni mentali che non sono altro che modi inconsapevoli di affermare: «come era bello il mondo dei miei vent'anni».
    Ad essi bisogna sostituire uno schema di osservazione e di interpretazione che rifiuti qualsiasi tipo di normatività, che non pretenda cioè di confrontare la realtà del mondo giovanile odierno con una visione cristallizzata della società, dei rapporti umani e del sistema di valori in uso.
    È necessario poi evitare la formulazione di ipotesi interpretative causalistiche, che tentino cioè di spiegare i fenomeni osservati in termini di categorie causali, di nessi meccanici e deterministici. Questo modello di osservazione consente anche di non ridurre a una sola dimensione i
    fenomeni sociali ma di evidenziarne la complessità, la differenziazione e la fondamentale unità.
    La brevità dell'articolo non consente però una rigorosa e soddisfacente applicazione di questo metodo che qui sarà perciò abbozzato solo nei tratti essenziali.

    IL FENOMENO: LA MOBILITÁ IDEOLOGICA E CULTURALE TRA I GIOVANI

    Una delle caratteristiche emergenti del mondo giovanile odierno è rappresentata dalla cosiddetta mobilità ideologica e culturale. Questo fenomeno è osservabile con maggiore evidenza tra i giovani più impegnati politicamente e/o socialmente ma da esso non sono esenti anche quelli più disimpegnati.
    Sembra che in queste generazioni giovanili i confini che tradizionalmente hanno separato i diversi tipi di cultura, i diversi umanesimi e le diverse ideologie politiche siano diventati improvvisamente assai labili e permeabili consentendo una facile trasmigrazione di adesioni dall'uno all'altro o anche la formazione di nuove aree dall'incontro di elementi provenienti da diversi modelli culturali ed ideologici.
    Questo fenomeno che tanto sconcerta molti adulti e provoca reazioni «moralistiche» qui lo si è indicato con il termine mobilità culturale, la cui definizione in termini più rigorosi è la seguente: «per mobilità ideologica e culturale si intende tanto il passaggio di soggetti in tempi successivi da una adesione univoca ad un determinato modello culturale-ideologico ad un altro, quanto il non aderire da parte di particolari soggetti ad un preciso modello sostituendo ad esso una aggregazione dinamica, e perciò in continua trasformazione, di vari elementi presenti in culture-ideologie diverse a volte anche antagoniste tra loro».
    Questo fenomeno tende a diminuire di molto la comunicabilità tra il cosiddetto mondo adulto e quello giovanile. Molto spesso i fatti sociali, economici, morali, politici... sono valutati dai giovani a partire da sistemi concettuali completamente estranei alla formazione culturale degli adulti, per cui più ancora che ad una diversità di valutazione ciò conduce ad una non comprensione.
    Lo stesso discorso vale nel senso contrario quando si tratta delle valutazioni che elaborate dagli adulti vengono trasmesse ai giovani. Si tratta nella maggior parte dei casi più che di disturbi di comunicazione di una vera e propria dissonanza cognitiva che provoca il rifiuto reciproco dei soggetti comunicanti.
    È questo il processo che porta gruppi giovanili, movimenti e organizzazioni in posizioni di isolamento, a trasformarsi cioè in veri e propri sistemi chiusi e quindi ad imboccare la strada della regressione. Questo pericolo è poi accentuato dal fatto che ai giovani, specie se studenti e disoccupati, non viene riconosciuta alcuna funzione e ruolo sociale e non hanno alcun potere da gestire. Comunque ogni volta che un gruppo giovanile, una organizzazione o un movimento imbocca la strada del sistema chiuso è tutto il sistema sociale che subisce una effettiva diminuzione delle proprie potenzialità e capacità di evoluzione e sopravvivenza.
    Da queste brevi osservazioni emerge con evidenza la necessità di affrontare il fenomeno della mobilità culturale-ideologica se si vuole ristabilire una corretta comunicazione tra mondo adulto e mondo giovanile, indispensabile ad ogni progresso civile ed ad evitare delle rotture nella trasmissione culturale da una generazione all'altra che farebbero regredire la società verso la barbarie.

    IL MODELLO INTERPRETATIVO

    Come già accennato il modello interpretativo del fenomeno della mobilità culturale-ideologica è ad elevata complessità per cui qui se ne estrarranno alcuni elementi utili a formare una costellazione di fattori con una elevata probabilità di convergenza nel processo di trasformazione sociale che ha al suo interno la mobilità culturale- ideologica.
    I fattori costituenti la costellazione appartengono a sistemi concettuali psicologici, pedagogici, sociologici, antropologici e politici.
    I fattori saranno descritti all'interno di ognuno di questi sistemi concettuali e la loro appartenenza alla costellazione è ipotizzata a livello teorico e dovrà essere validata da verifiche di carattere sperimentale.

    Fattori di ordine psicologico e pedagogico

    Le trasformazioni che in questi ultimi lustri hanno investito la struttura sociale hanno tra l'altro profondamente modificato i processi sociali di apprendimento, socializzazione e maturazione delle ultime generazioni.
    Il processo cioè attraverso cui il neonato si trasforma progressivamente in uomo adulto ha subito una vera e propria rivoluzione i cui effetti hanno investito la stessa struttura della personalità dei soggetti ad esso sottoposti.
    I nuovi modelli educativi basati sulla ricerca, la persuasione, il dialogo, lo stimolo alla creatività, alla partecipazione, ed altro sono stati sovente trasformati per incapacità, indolenza o malafede da modelli democratici in modelli permissivi, che sono per la loro stessa natura la negazione di ogni principio di liberazione e maturazione umana e sociale. Vi è stata poi anche una progressiva espropriazione del ruolo educativo della famiglia che solo parzialmente è si sostituito da altre istituzioni e organizzazioni sociali, per cui agli effetti della permissività occorre aggiungere quelli derivanti da questa parziale carenza.
    Questa particolare situazione educativa manifesta principalmente i suoi effetti a livello di io-ideale e cioè del processo attraverso cui il bambino interiorizza il padre quale simbolo e portatore delle norme, dei valori e della tradizione sociale.
    Infatti l'educazione spesso permissiva, il mutamento o l'assenza della figura paterna ha condotto alla formazione di io-ideali che, a differenza di quelli tipici del rapporto del bambino con figure paterne autoritarie, sono caratterizzati da un elevato grado di plasticità e quindi da una limitata consistenza.
    Questo significa che le personalità il cui io-ideale ha questa forma, sviluppano un tipo di condotta caratterizzata da una adesione ai valori ideali meno stabile e rigida, e quindi facilmente modificabile. Vi è poi una minore accettazione delle regole e delle norme di comportamento sociale, una minore capacità di sacrificio, una minore determinazione nel perseguimento dei valori ideali e nel controllo degli aspetti istintuali. D'altronde proprio per la minore rigidità e consistenza dell'io-ideale si assiste ad una più marcata presenza della parte istintuale e primigenia che preme per il soddisfacimento, non differito ed a qualunque costo, dei bisogni primari e secondari dell'individuo. È questo naturalmente un discorso medio, valido cioè per una parte (consistente?) di giovani.

    Fattori di ordine sociologico

    Nel fattore sociologico rientrano anche quelli di tipo economico, oltre naturalmente a quelli più propriamente strutturali, funzionali ed istituzionali del sistema sociale. Per la esiguità dello spazio non si svilupperà qui la descrizione dei primi che sarà invece incentrata quasi esclusivamente su quelli di ordine istituzionale.
    Le istituzioni oltre ad essere gli strumenti attraverso cui il potere si manifesta ed esercita se stesso a livello dei rapporti umani, sono anche l'insieme delle modalità storiche attuate per garantire l'assenza dell'esperienza di angoscia nei rapporti interpersonali, e quindi consentono lo svilupparsi ed il liberarsi dell'energia umana verso obiettivi di lavoro e creazione. Infatti il controllo della angoscia è la condizione indispensabile affinché si realizzi la collaborazione tra gli individui e possano sorgere gruppi umani organizzati.
    È chiaro che la crisi delle istituzioni oltre a far sì che l'individuo (il giovane in questo caso) non percepisca come praticabili, perché fatiscenti, determinati modelli di comportamento sociale si trova anche a dover fare i conti con l'angoscia liberata dalla crisi stessa. Il giovane si trova cioè immerso in un magma, in un crogiolo dove sono estremamente labili sia i riferimenti di carattere
    storico che quelli strutturali, ed in cui il mutamento segue le linee di un processo stocastico.
    Questo stato magmatico generato dalla crisi delle istituzioni è senz'altro uno dei fattori più rilevanti nella formazione della mobilità culturale ideologica.

    Fattori di ordine antropologico

    Quasi tutte le società industriali sono oggi soggette ad una profonda crisi dei modelli culturali-ideologici intesi tanto nella loro accezione classica antropologica, e cioè come modi di comportamento appresi, trasmessi socialmente da una generazione all'altra, da una società ad un'altra e da un individuo ad un altro e che può comprendere anche l'ideologia, quanto nella loro accezione più comune che deriva sia dalla lingua quotidiana che da quella letteraria.
    Crisi determinata da un lato dal rigetto di quella cultura tecnocratica che il capitalismo industriale ha cercato di costruire spazzando via tanto le culture tradizionali locali, quanto i complessi sistemi di valori ed ideali le cui radici erano collocate nella storia precedente lo sviluppo industriale, dall'altro dalla caduta di alcuni sistemi teorici che si pensava potessero contribuire alla trasformazione in senso evolutivo della società. Basta pensare ad esempio alla attuale crisi dei principali sistemi ideologici le cui radici coincidono con la nascita della stessa società industriale.
    Vi è poi profonda ed irreversibile le crisi dei modelli positivisti, di quello materialista e meccanicistico della scienza provocate dallo sviluppo della meccanica quantistica, della moderna biologia, per citare solo alcune discipline scientifiche di punta.
    La crisi di questi modelli può essere simbolizzata con la crisi che sta investendo il secondo principio della termodinamica, e quindi di conseguenza la tradizionale visione dell'universo che tende ad assomigliare sempre di più, come suggeriscono i moderni fisici, ad un pensiero piuttosto che ad una macchina.
    La crisi dei modelli culturali-ideologici e teorici è strettamente connessa alla crisi delle istituzioni e dei modelli educativi. Infatti si vede chiaramente che anche a livello culturale si è in piena fase di trasformazione, in un magma quasi pregenitale da cui emergeranno nuovi modelli culturali-ideologici e nuovi sistemi teorici. Attualmente però si è in una situazione fluida senza punti di riferimento e senza precisi orientamenti che non siano sfocate linee di tendenza.
    I tradizionali sistemi politici sono scossi perché provocati sia dalla crisi culturale che dalla prassi e stentano a definire un progetto sociale di lungo respiro che trascenda senza evitarla la palude del contingente. Essi sono sempre più prigionieri di un pragmatismo, di un potere che li obbliga ad affrontare l'oggi senza il respiro dell'ieri e del domani. L'utopia sta morendo tra le fauci di un realismo che si è abbeverato alle fonti del potere.


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