(NPG 1990-07-34)
Dopo la lettura biblica e la riflessione sulla qualità della persona che si affida al Dio della vita, e che sa far risuonare dentro di sé gli appelli del mondo, si fa pressante il momento della «concretizzazione».
Per far questo occorre coniugare la realtà culturale e le sue domande con uno stile di vita che provoca a tradurre nel quotidiano i valori emergenti, a cominciare dagli ambienti e comunità di appartenenza, fino a farli diventare parte del vissuto e della storia di tutti, come pienezza di vita.
È questo soprattutto un tempo di ricerca, per tradurre le grandi idee in gesti, in comportamenti, in atteggiamenti.
Offriamo alcuni spunti come sono emersi dai lavori di gruppo al Convegno, che possono essere ripresi in un cammino unitario.
È stato fecondo soprattutto riflettere, tenendo conto del proprio ambiente, là dove si è chiamati a rendere credibile la fede. Gli atteggiamenti resi visibili sono la vita di tutti i giorni.
DAI LAVORI DI GRUPPO
Alcune costanti sono emesse da tutti i gruppi: esse richiamano l'impegno a:
- operare sul fronte dell'informazione: cioè cercare tutte le strategie per comunicare agli altri quello che si è sperimentato;
- vivere in prima persona gli atteggiamenti su cui si è focalizzata l'attenzione: cioè privilegiare il livello più profondo della comunicazione più che l'eccessiva verbalizzazione;
- assumere le domande dell'altro, del «tu» e farsene carico: cioè tentare di leggere la realtà da una prospettiva diversa, con la logica evangelica;
- la nuova cultura nasce negli ambienti di tutti i giorni.
È nell'oratorio, nella scuola, nel gruppo, in famiglia, che vanno riscoperti, vissuti e condivisi i valori.
Le associazioni sono, per alcuni aspetti, canali privilegiati attraverso cui impostare un diverso rapporto con gli altri, attraverso cui «far opinione» nel pubblico.
Come credenti ritorna il «quotidiano»: è lì che i giovani trovano spazi inediti per cimentarsi nel far crescere un modo diverso di entrare in rapporto con l'altro.
E ritorna, con insistenza, lo spirito della «festa» come spazio di gratuità, di impegno, di gioia, di «compagnia» con tutti, anche dei più poveri.
In particolare si sono evidenziate, per ogni tema, alcune indicazioni operative.
Pace
Per educarci alla pace è importante prendere atto delle situazioni del nostro mondo che invocano riconciliazione.
Perché pace non è assenza di guerra.
Spesso le guerre si consumano nel silenzio e nell'indifferenza, nell'intolleranza e nella non accettazione.
Per questo è urgente:
- riconciliarsi con se stessi, nel profondo del proprio cuore, riconoscendosi come «creature» che Dio ama;
- entrare in relazione con l'altro, senza la pretesa di possederlo;
- accogliere la diversità di ogni creatura, valorizzandone i pregi;
- vivere rapporti non violenti, cercando di non lasciarsi travolgere dal desiderio di dominio;
- accettare il limite di ogni creatura;
- imparare il perdono, radicato nell'accoglienza «buona».
Ecologia
Non è per moda che se ne parla. Non è perché il pianeta terra è una zona a rischio.
Si tratta, piuttosto, di approfondire il rapporto tra la natura e Dio per ricostruire l'armonia, come al principio.
Solo allora gli uomini riusciranno a coniugare progresso tecnologico e responsabilità nei confronti di tutti.
Per questo si può pensare ad alcune tappe, che richiedono di passare:
- da uno sguardo superficiale ad un ascolto profondo della realtà;
- da un'informazione generica ad una responsabilità attiva;
- da una responsabilità soggettiva ad un impegno condiviso;
- da un impegno centrato sulle «cose da salvare» alle radici dell'impegno radicato su scelte di fede;
- dalla scoperta di un'ecologia della natura, alla riflessione su un ambiente per l'uomo, di cui l'uomo è responsabile.
Giustizia
Il rapporto nord/sud è un atteggiamento e una situazione diffusa.
La nicchia del benessere è una tentazione da cui è necessario tirarsi fuori attraverso:
- l'informazione: conoscendo i problemi dell'uomo, del suo mondo; cercando i canali per fare cultura; studiando il Magistero della Chiesa;
- l'educazione: valorizzando l'alterità e la reciprocità; sviluppando la partecipazione e la responsabilità nei confronti di tutti; confrontando i propri atteggiamenti e comportamenti con la Parola di Dio;
- l'azione: impegnandosi in maniera concreta; verificando i propri gesti; cercando modalità creative per rispondere a bisogni reali.
Mondialità
Stanno cadendo le frontiere, ma se ci si guarda bene intorno e «dentro», ci si accorge che si innalzano altri muri, altre barriere.
L'educazione alla mondialità comporta la capacità di:
- interessarsi di tutto e di tutti, e di lasciarsi provocare dalle situazioni di sofferenza di ogni uomo;
- leggere la realtà a livello profondo;
- smascherare i meccanismi che fanno il «nostro benessere» a scapito degli altri;
- essere attenti alle nuove forme di povertà e di emarginazione, che noi stessi creiamo;
- essere critici di fronte all'opinione corrente.
Solidarietà
È forse il tema su cui, a prima vista, si è parlato di più in questi anni.
Ma, se si guarda bene, il cuore «solidale», capace di camminare con tutti, non è sempre il nostro cuore.
Sembra urgente ritornare a:
- un clima di solidarietà, come atteggiamento che si respira, come accoglienza profonda;
- un'educazione alla solidarietà, come progetto che dà senso alla vita, che ci inserisce nel cuore dei problemi dell'altro, che ci fa responsabili di quello che accade intorno a noi;
- un impegno di solidarietà, come attività nel sociale, come accettazione del dialogo oltre le divergenze.