Juan E. Vecchi
(NPG 1998-04-03)
Chi fa i santi? domandò la maestra. Il Papa! risposero in coro i bambini. Forse molti si fermano lì: nella dichiarazione di santità. I media se ne fanno eco, perché viene compiuta in circostanze vistose come una celebrazione in Piazza San Pietro o una visita del Papa. Alcuni giungono alla lettura di una breve biografia e, attirati da qualche tratto, diventano simpatizzanti o devoti di qualche santo. San Francesco, Sant’Antonio, Don Bosco, San Benedetto hanno molti ammiratori anche tra i non cristiani e non credenti.
La storia dei santi è appassionante. Essi rappresentano tipi umani originali e imprevedibili sul versante della bontà, della libertà nel donarsi. Illuminano in maniera straordinaria il valore e il senso della vita e hanno uno sguardo particolarmente profondo sul nostro rapporto con Dio e con il mondo. Si legge ancora con ammirazione e frutto Sant’Agostino. La piccola Teresa, con la sua narrazione della vita spirituale, ci è contemporanea.
Ma più ammirevole ancora è la galassia dei santi e delle sante. Appaiono sotto tutti i cieli e in tutte le condizioni: uomini e donne, suore e madri di famiglia, intellettuali e ignoranti, sacerdoti e laici, adulti e adolescenti, pastori e martiri, missionari instancabili, come San Francesco Saverio, e malati fisicamente immobili, come Alexandrina da Costa.
In tutti si sente la presenza di Dio che dà un nuovo volto all’esistenza umana. Tutti riflettono, con particolare luminosità, la persona e il ministero di Cristo. Perciò non c’è campo della carità dove non ne appaia qualcuno: l’assistenza ai malati anche gravissimi, il soccorso ai giovani poveri di ogni tipo, la beneficenza, l’assistenza ai carcerati ed emarginati, l’educazione dei ragazzi, l’orientamento spirituale delle persone, l’evangelizzazione di coloro che non conoscono Cristo. Nell’insieme si sente la sinfonia dell’amore di Dio per noi, con i suoi diversi toni e possibilità. Per questo le biografie ci immergono anche nel tempo in cui il santo è vissuto e mostrano come vi reagisce un vero discepolo di Gesù.
Santi e sante ci sono anche oggi, conosciuti da noi sebbene ancora non dichiarati dalla Chiesa. Poco tempo fa è morta Madre Teresa di Calcutta. Folle, anche di non cristiani, hanno preso parte ai suoi funerali. Personaggi di spicco hanno voluto renderle un omaggio finale di ammirazione. L’avevamo vista direttamente o per televisione percorrere diverse parti del mondo per incoraggiare la speranza, la cura della vita e la pratica dell’amore verso gli ultimi.
Alcuni mesi fa cinque monaci sono stati uccisi in Algeria. Avevano ricevuto l’invito a lasciare il paese per evitare la morte. Hanno scelto di rimanere per essere elementi di pace e testimoni della fede in mezzo a un popolo martoriato. Potremmo scrivere parecchi volumi sui santi di oggi, cercandoli anche nella nostra cerchia più vicina. La santità, che in alcuni appare eminente, è un dono fatto a tutti i battezzati. San Paolo chiama santi i membri della comunità cristiana anche se denuncia le loro mancanze. Non si riferisce dunque alle loro qualità morali attuali, ma a un altro fatto: essi appartengono a Dio, sono stati raggiunti da Cristo con una chiamata o rivelazione, sono inabitati dallo Spirito. Vi è una bella espressione di Sant’Agostino: non chiamati perché santi, ma santi perché chiamati. Tale dono viene descritto come rigenerazione, nuova creazione, vita nuova, nuova nascita, adozione da parte di Dio, filiazione, inabitazione dello Spirito Santo, vita eterna.
Dal dono consegue un compito, come avviene con la vita o con l’intelligenza: svilupparlo. È quello che lo Spirito fa. Egli come un Maestro interiore suggerisce, ispira, incoraggia, lancia luce sulla strada. Il cristiano risponde, segue, assume; così modella il cuore secondo la forma di Cristo. Quando questo dialogo raggiunge livelli alti di attenzione e di docilità creativa, ne viene fuori un santo: un capolavoro dello Spirito. Egli è l’artista delle singole opere e della «galleria»: la santità della Chiesa.
I giovani si sentono oggi più che mai interessati alla vita dei santi: non solo perché il racconto, come forma di comunicazione, è all’ordine del giorno, e i mezzi ci hanno abituato a vedere personaggi e fatti piuttosto che a capire teorie o idee; ma anche perché le vicende, imprese, parole e testimonianze dei santi appaiono vicine ad alcune sensibilità giovanili.
La nostra esperienza evidenzia il fascino che ha Don Bosco sui ragazzi e giovani. I ragazzi rimangono colpiti soprattutto dalle sue espressioni di amore paterno, di gioiosa fiducia in loro, di preoccupazione per la loro vita. Gli aneddoti, detti e realizzazioni non fanno altro che ricamare questo tema. La sua immagine raggiunge la mente, tocca il cuore ed entra definitivamente nella fantasia.
Per i giovani si aggiunge il suo impegno totale e pratico in favore della persona, la comprensione dell’animo giovanile, le risorse educative che ha saputo svegliare a partire dall’amore, amicizia e vita di famiglia, la speranza da vivere e da dare.
Sono interessanti gli effetti di questo avvicinamento simpatico: si rischiara la visione dell’esistenza, ci si sente trascinati verso la carità operosa, si gusta lo stare insieme, la vita cristiana appare appetibile. Per questo molti giovani diventano animatori, volontari, collaboratori, seguaci o ci tengono a chiamarsi suoi ex allievi.
In Lui lo Spirito ha plasmato il cuore di Padre e ha infuso la saggezza dell’educatore. Attraverso di Lui continua nel tempo, comunicando la medesima passione educativa, gli stessi doni di generosità e sapienza (o senno o sagacia).
Lo Spirito costruisce il circolo o alveo attraverso il quale si diffonde, quasi si trasmette, la santità: la suscita e la matura in alcuni ; rende questi maestri e modelli propositivi che attirano verso di essa perché la presentano comprensibile e appetibile. Allo stesso tempo crea sintonia nel cuore di chi si avvicina a loro e suggerisce di mettersi al loro seguito.
Così lo Spirito Santo appare non solo come l’artefice dei singoli capolavori e dell’intera galleria, ma anche l’accompagnatore di chi visita tale galleria e il Maestro della «bottega» o scuola dove si formano gli artigiani che collaboreranno con Lui: i capi carismatici, i battistrada della spiritualità, gli apripista dell’esperienza cristiana in tempi o circostanze nuove.
Come riscoprire lo Spirito? Aiutiamo i giovani a entrare nel panorama della santità e a coglierne l’ampiezza. Fermiamoci di fronte a qualche capolavoro e aiutiamo a gustarne la bellezza.