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    Riconoscere lo Spirito



    Juan E. Vecchi

    (NPG 1998-01-3)


    «Paolo, arrivando alla città di Efeso, trovò alcuni discepoli e domandò loro: ‘Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete diventati cristiani?’ Gli risposero: ‘Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo’» (At 19, 1-2).
    È probabile che oggi tutti i «cristiani» ne abbiano sentito parlare. Chi prende parte all’eucaristia invoca la sua presenza perché il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Gesù e perché la Chiesa si riunisca in un solo corpo.
    Lo Spirito Santo viene nominato spesso in documenti, prediche, racconti, testimonianze. Ci sono movimenti, celebrazioni e raduni che si riferiscono a Lui. Sembra un protagonista dei nostri tempi. E certamente lo è, in forma diversa dai soliti!
    Il Papa ha scritto una lettera tutta dedicata a Lui dal suggestivo titolo: «È Signore e dà la vita». In quest’espressione si vedono già tre caratteristiche dello Spirito: la libertà, con cui opera nella storia dell’uomo (è Signore!), il dono segnato dall’abbondanza e gratuità (dà) e la vita piena, secondo i desideri profondi dell’uomo e il progetto di Dio a cui tendono tutte le sue ispirazioni.
    Meno frequente però è sapere chi è lo Spirito Santo e come opera: non è comune l’attenzione alla sua presenza. Non lo si vede e non ha una storia personale come Gesù. Non ha immagine o figura che dica immediatamente quello che è. Lo si percepisce attraverso i suoi doni e quello che opera: i suoi frutti, direbbe Gesù. E infatti anche San Paolo enumera i frutti dello Spirito in una lista incompleta, ma molto espressiva: «amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé» (Gal 5, 22). Un’altra lista di doni enumera la saggezza, la capacità di consiglio, la fortezza, il senso di Dio, lo spirito religioso. Nell’infondere tutto ciò lo Spirito non agisce dall’esterno, ma ispira e illumina la coscienza, la mente e il cuore.
    Nella Scrittura viene rappresentato col fuoco, col vento, con lo scatenarsi repentino dell’energia umana per il bene degli uomini, in forma di amore, zelo per la giustizia, liberazione dall’oppressione. Se ne vedono la forza e gli effetti, ma la fonte o sorgente è inconoscibile. È la pista che Gesù dà a Nicodemo: «Il vento soffia dove vuole; uno lo sente, ma non può dire da dove viene né dove va» (Gv 3,8).
    In quest’anno di preparazione al giubileo siamo invitati ad imparare a far attenzione allo Spirito, riconoscere i suoi doni, essere pronti a gioirne, e vivere secondo le sue ispirazioni.
    È importante dunque dirci dove rivolgere gli occhi per scorgere la sua presenza.
    Guardiamo in primo luogo Gesù: concepito per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria. La sua umanità, che affascinava i discepoli e le folle, è costruita dallo Spirito. Luca racconta che «Gesù fu pieno di gioia per opera dello Spirito e disse: «Ti ringrazio Padre, Signore del cielo e della terra...» (Lc 10,21). Le parole, la preghiera, gli insegnamenti nascono nel suo cuore dallo Spirito che lo unisce con un profondo amore al Padre e agli uomini. In un’altra pagina, riferendosi alla sua missione, Gesù dice: «Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri» (cf Lc 4,18). L’ispirazione, l’energia, le scelte insolite della missione di Gesù nascono dalla sua identificazione con lo Spirito di Dio.
    Potremmo continuare con molti episodi finché Gesù fa conoscere lo Spirito ai discepoli, glielo promette e glielo comunica dopo la Risurrezione perché possano, come comunità, percorrere i tempi fino alla sua venuta.
    E qui abbiamo il secondo «luogo» dove riconoscere la presenza e l’opera dello Spirito: la Chiesa. La verità che essa medita, cerca e predica sulla vita umana, la preghiera con cui si rivolge a Dio, l’unità che si vede tra i fedeli, i doni diversi con cui molti si danno a compiere la missione di Cristo, la santità quotidiana che nessuno racconta e quella straordinaria che oggi va sui giornali e la televisione, dicono che lo Spirito è all’opera. Gli Apostoli cominciarono a predicare e a formare comunità segnate dalla fede dopo che lo Spirito era venuto su di loro. Dunque coraggio, fede, eloquenza, amore, testimonianza, visione del futuro sono i beni e i doni che lo Spirito fa fiorire nella comunità cristiana.
    Ma l’opera dello Spirito la puoi vedere nelle singole persone, in particolare nei cristiani che nel battesimo lo hanno ricevuto e di lui sono diventati templi. Ci sono cose che procedono dalla coscienza, dal cuore, dalla mente, dalla profondità della persona trasformata. Quando vedi la fede ardente e convinta, quando scorgi il senso di Dio, quando ti colpisce una valutazione saggia delle cose del mondo, quando vedi un amore al prossimo che si dona senza misura, puoi pensare che nel cuore della persona sta agendo lo Spirito che diciamo Santo.
    Santo, perché? Perché unisce misteriosamente a Dio e a tutto quello che da Lui procede e a Lui si orienta, e conseguentemente unisce agli uomini attraverso l’energia più dolce e potente, l’amore, da dove viene l’unità, la concordia, la solidarietà, la capacità di donazione.
    Guarda ancora un altro scenario: il mondo inteso come genere umano coinvolto in una storia di cui fa parte tutto quello che sentiamo ogni giorno attraverso telegiornali e simili. Scopri la ricerca sincera della verità, il desiderio di bene che c’è in tanti uomini e donne, la nobiltà e il disinteresse nelle iniziative. Giovanni Paolo II, nella sua ultima lettera sulle missioni, mette questo commento: «Lo Spirito si manifesta in maniera particolare nella Chiesa e nei suoi figli: tuttavia la sua presenza e azione sono universali, senza limiti né di spazio né di tempo (...). È all’origine stessa della domanda esistenziale e religiosa dell’uomo, la quale nasce non soltanto da situazioni contingenti, ma dalla struttura stessa del suo essere (...). Lo Spirito infatti sta all’origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene dell’umanità in cammino» (n. 28). Con la risurrezione di Gesù infatti questo mondo ha avuto una irruzione superabbondante dello Spirito. Chi non possiede la chiave di Gesù non riconosce lo Spirito in tutto il movimento del mondo. Lo sguardo del credente scorge invece la sua azione nell’apertura a Dio anche confusa, nel desiderio di dignità, nelle iniziative generose che mirano alla realizzazione della persona.
    La sfida di questo anno è superare la miopia, vedere nelle persone, nella Chiesa e nel mondo l’opera dello Spirito. È stato collegato non casualmente, con la speranza. Essa infatti è tensione tra una promessa convincente e la sua realizzazione. Proprio lo Spirito mette in noi i semi dei beni definitivi, ci aiuta così a valutare con saggezza altre offerte, ci sostiene e spinge verso il compimento.


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