Pastorale Giovanile

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    Il mondo degli adolescenti



    Francesco Alberoni

    (NPG 1997-05-60)


    Un tempo l’adolescenza era un periodo di passaggio fra l’infanzia e l’età adulta.Nel mondo moderno invece è un modo di vita, una cultura, una comunità separata. Arrivati a dieci, quindici anni il ragazzo e la ragazza non bussano alle porte del mondo adulto, entrano in questa società. Il passaggio è rapidissimo. Nel giro di pochi mesi vestiranno nello stesso modo, ascolteranno la stessa musica, avranno gli stessi idoli dei loro coetanei che abitano a Sydney, a Taiwan, a Mosca o a Seattle.
    La formazione di questa internazionale giovanile è incominciata nei Paesi anglosassoni alla fine degli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta con i grandi movimenti collettivi giovanili beat, hippie e studentesco. I movimenti sono terminati, ma è rimasto il loro deposito istituzionale. Esso viene rivitalizzato, modificato e arricchito dai nuovi movimenti che creano il gusto musicale, che determinano quali sono l’abbigliamento, il ballo, lo sport appropriati. La cultura giovanile è fondamentalmente una cultura dello svago, anche se può decretare il successo di nuovi mezzi come Internet. Il gruppo di giovani che si riunisce per chiacchierare o bighellonare è solo una emanazione, una cellula dell’internazionale da cui riceve informazioni, direttive, parole d’ordine. Un ragazzo di undici, dodici anni inserito in un qualsiasi gruppo sa, nel giro di pochi giorni, quali sono le musiche, i film, gli spettacoli televisivi da guardare, che tipo di zaini, di camicie, di scarpe si portano.
    I leader culturali carismatici di questa internazionale giovanile sono gli attori dei loro spettacoli, gli sportivi, i grandi cantanti che danno forma espressiva ai loro sentimenti, ai loro pensieri, ai loro problemi. Essi sono i loro capi, i loro poeti, i loro profeti, i loro eroi e i loro filosofi. I ragazzi bevono solo le loro parole, si identificano e adorano solo loro. I genitori e gli insegnanti non possono sfidarli come credito, prestigio e valori. Ciò che caratterizza l’adolescenza non è perciò un conflitto fra l’individuo e la famiglia. Il conflitto è globale, fra il mondo giovanile e quello adulto. I ragazzi camminano nel Mondo Adulto della Scuola, dello Stato, della Famiglia, della Legge, dell’Economia, della Professione come dei clandestini. A scuola ascoltano pigramente le lezioni che restano loro estranee e che rapidamente dimenticano. Non leggono i giornali, non leggono i libri, non guardano i film e gli spettacoli televisivi adulti. Si barricano nella propria camera coi poster dei loro eroi, guardano i propri spettacoli, camminano per strada immersi nella propria musica. Si risvegliano solo quando si ritrovano in discoteca o al pub, la notte. Quando, finalmente, assaporano l’ebbrezza di assieparsi l’uno contro l’altro, la beatitudine di esistere loro soli come un unico corpo collettivo danzante.
    L’internazionale giovanile non esisteva nell’Ottocento, nell’Italia di Mussolini, nella Russia di Stalin, nella Cina di Mao, ma nemmeno in Inghilterra o negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Ed oggi non esiste nei Paesi in cui è in atto un grande movimento politico o religioso. Soprattutto dove si diffonde il fondamentalismo islamico.
    In questi Paesi tutti i cittadini, dal bambino all’adolescente al vecchio partecipano agli stessi valori, hanno le stesse norme morali, gli stessi ideali. È forse questa la differenza più importante con l’Occidente.

    (Corriere della Sera, 10 febbraio 1997)


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