Rossella Vacca
(NPG 97-04-2)
Tante volte abbiamo giocato, scherzato, riso, insieme... oggi no.
Parlandomi, per tutto il tempo hai tenuto i tuoi occhi azzurri in basso o altrove e sul tuo viso il rossore dell’imbarazzo, ma con i tuoi gesti, le tue parole hai lo stesso provato a fare il «grande», il «duro». All’inizio volevi scappare, sollecitavi le mie domande che potevano sembrare formali, poi, l’unica volta che mi hai guardato negli occhi mi hai tolto la penna e il notes dalle mani e hai iniziato a raccontare, aggiungendo spesso queste parole: «Ci sono cose che non si possono dire», ma senza che te lo chiedessi mi hai detto anche queste cose...
Giovanni è un ragazzo di 15 anni, abita in una delle zone più degradate di una cittadina di provincia. È l’ultimo di quattro figli maschi, ha terminato la scuola elemenatare poi, bocciato in prima media, ha deciso di non continuare: «Voglio soldi, a scuola non so fare niente», ha detto. Ora lavora da un panettiere, guadagna 50.000 lire a settimana, dalle sei di mattina fino alle tredici. Prima di lavorare per procurarsi i soldi ha rubato, scassato macchine con una banda di ragazzi della sua età. Un giorno il padre l’ha saputo, l’ha picchiato e Giovanni ha smesso. Tutto sommato si accontenta di un superficiale rapporto con i suoi genitori, ai quali vuole molto bene. Il fratello maggiore fa il carpentiere e anche Giovanni desidera diventarlo, sta aspettando di crescer ancora un po’ perché il fratello gli insegni il mestiere.
Nel frattempo si diverte, quando ha la possibilità si ubriaca con gli amici, è l’unico modo per passare il tempo, mi dice, e quando «va male» va alla sala giochi. Vuole diventare ricco! Vuole comprarsi la moto e la macchina, aggiunge che senza i soldi non si fa niente.
Uno dei suoi fratelli è molto effeminato tanto che quasi tutti lo considerano già omosessuale; il padre lo picchia di continuo, non lo accetta e così fa anche il fratello più grande con lui.
Anche a Giovanni danno fastidio i suoi modi femminili. Dal punto di vista della propria identità sessuale si considera «arrivato»; nonostante la sua giovane età infatti ha già avuto rapporti sessuali con una coetanea, in una situazione alquanto ambigua. Comunque sia vuole bene a suo fratello, lo giustifica dicendo che è nato così, se fosse più grande lo picchierebbe anche lui! Non ha dimenticato infatti le «palate», sono state l’unico modo per capire che doveva smettere di rubare. Una sola volta è capitato di sentirsi preso in giro dagli amici per la diversità di Giuseppe, ma si è difeso con le «mani» e da allora nessuno si permette di insultarlo. Intanto mi dice di essere sicuro che quando Giuseppe crescerà non sarà più così.
Il mio racconto termina qui, ma non il rapporto che si è costruito tra noi questo pomeriggio. Mi ha confessato di non aver parlato mai con nessuno, è già qualcosa che lo abbia fatto con me.
Mi saluta con un luminoso sorriso lasciandomi una grande amarezza e una forte sensazione di impotenza