Pastorale Giovanile

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    Una spiritualità giovanile salesiana

    (NPG 1988-1/2-95)


    Alcune premesse introduttive:
    - Forse si riflette troppo poco sulla «alternativa» ecclesiale di cui don Bosco si è fatto portatore, pur nell'assoluta fedeltà alla chiesa. Dalla sua azione, più che dai suoi scritti, appare una chiesa che vuol esprimere la sua assoluta «vicinanza» ai giovani. Non è la chiesa che chiede ai giovani di farsi vicini, ma la chiesa che con D. Bosco supera le distanze e si fa vicina ai giovani.
    - La vicinanza salesiana ai giovani non è strumentale o paternalistica. Convinta dell'originalità dell'essere giovane e delle difficoltà dei giovani più poveri ad essere «credenti» come gli altri ed appartenere alla chiesa come gli altri, essa si interroga su come rimanere giovani del proprio tempo e diventare cristiani. La risposta può essere riassunta nella spiritualità giovanile salesiana.
    - La presenza salesiana nella chiesa oggi ha senso in quanto propone una via alla santità. Questa proposta avviene mentre altre vie vengono tracciate e percorse da gruppi e associazioni. Qualcuno si lascia prendere dal loro fascino dimenticando il patrimonio salesiano. Si cade in una profonda crisi di identità e si finisce con il proporre ai giovani percorsi spirituali contraddittori.
    - La spiritualità salesiana è una proposta per tutti i giovani, fin dall'ingresso in un ambiente salesiano. Ma non a tutti è proposta in modo esplicito e consapevole.
    Viene offerta in questo modo a quei giovani, che anche da laici, vogliono condividere la causa di don Bosco come «causa della vita in mezzo ai giovani». Sono questi il nucleo centrale del movimento giovanile salesiano.

    OBIETTIVI

    Precisiamo ora una serie di obiettivi verso cui progressivamente abilitare il gruppo.
    Notiamo che possono essere discussi e riformulati.
    1. Abilitare a riflettere sulla esperienza salesiana vissuta per scoprire al suo interno una specifica proposta di spiritualità, di cui ora si è in grado di riconoscere il fondamento e i tratti caratteristici.
    2. Abilitare ad una «sintesi» della spiritualità giovanile salesiana, faticando insieme per trovare una formulazione significativa per tutti i giovani (e non solo per le élites), coerente al suo interno perché si rifà ad una fonte ispiratrice comune (d. Bosco) ed utilizza una visione teologica ed antropologica conciliare.
    3. Abilitare a distinguere e confrontare i vari modelli di spiritualità giovanile in circolazione nella chiesa, alcuni dei quali sono in stretta continuità con quello salesiano mentre altri se ne distanziano.
    4. Abilitare a darsi tempi personali di gruppo in cui verificare la propria maturazione spirituale, rifacendosi agli atteggiamenti principali che si mettono effettivamente in gioco nella vita quotidiana.

    TRACCIA DI RIFLESSIONE E RICERCA

    La presenza salesiana nella chiesa ha significato nel momento in cui si fa proposta di una originale esperienza spirituale che rivive il vangelo nel tempo, così come lo ha intuito d. Bosco, dando vita ad un «metodo di vita cristiana» significativo e praticabile da «tutti i giovani», soprattutto i più poveri sul piano culturale e religioso.
    Parliamo pertanto di proposta salesiana nella chiesa come invito ad un originale cammino: la spiritualità giovanile salesiana. Essa è l'incarnazione dello «spirito salesiano» ripensato per i giovani d'oggi assumendo l'orizzonte teologico del Concilio.

    Un poco di vocabolario

    È necessario anzitutto precisare i tre termini: spiritualità, giovanile, salesiana.

    Spiritualità
    Si vuol parlare, anzitutto, di spiritualità. Con questo si vuol dire:
    - una rilettura del vangelo nel contesto attuale;
    - un significato globale, capace di unificare i gesti e gli atteggiamenti che caratterizzano l'esistenza cristiana;
    - una progressiva maturazione della scelta di Dio, vista come «agente di trasfigurazione» dell'esistenza personale nel tempo;
    - una possibilità di esperienza di Dio, nel contesto della propria vita inserita nel più ampio orizzonte della storia;
    - un cammino di santità o un progetto specifico di vita nello Spirito.

    Giovanile
    La proposta salesiana di spiritualità vuole indirizzarsi ai giovani; anzi, ai giovani in questo attuale momento storico, dentro «questa» società.
    La si qualifica come giovanile e si intende che:
    - la rilettura del Vangelo e l'elaborazione di un nuovo stile di vita vuol essere sviluppata proprio per la giovinezza, da vivere in tale specifica età: non è «adattamento» di una spiritualità per adulti, ma originale ripensamento;
    - si vuol pensare da vicino ai problemi e alle attese, alle contraddizioni e agli aneliti di giovani immersi in una società secolarizzata, che «nasconde» il religioso per ripresentarlo in forme nuove, che separa definitivamente da modelli di spiritualità avulsi dalla storia e dal vissuto personale qui ora, modelli di fuga dalle responsabilità per far entrare in un qualche nirvana;
    - si rivolge a tutti i giovani, perché fatta su misura dei «più poveri», ma allo stesso tempo capace di indicare mete a quelli che progrediscono di più;
    - facilita l'incontro con il singolo giovane al punto in cui si trova la sua libertà e la sua fede, aiutandolo a divenire progressivamente responsabile della sua crescita;
    - vuol fare del, giovane il protagonista di proposte evangeliche per i suoi coetanei e per l'ambiente.

    Salesiana
    Si parla di spiritualità giovanile «salesiana» in quanto:
    - si ispira alle intuizioni, alla vita e agli insegnamenti di don Bosco, ma non semplicemente ripetendo le sue parole e gesti: si vuole riscrivere il «Vangelo secondo don Bosco» oggi;
    - si ispira a tutta la storia salesiana dopo don Bosco, lungo la quale sono state sviluppate nuove intuizioni inespresse, anche se presenti implicitamente, in don Bosco;
    - viene condivisa, ovviamente con elementi di approfondimento decisivo, da salesiani e giovani in un'unica esperienza di vita;
    - si ricollega al sistema preventivo il quale è pedagogia, pastorale e spiritualità;- non è altro che lo sviluppo del progetto educativo pastorale salesiano offerto a tutti: se a tutti viene proposta esplicitamente la fede «solo» ad un certo punto del cammino, ci si esprime in termini di «spiritualità» con coloro che hanno già interiorizzato la fede e lo stile di vita salesiano. Per loro si elaborano specifici itinerari di spiritualità.

    Il nucleo centrale: il sì alla vita

    Il nucleo centrale della spiritualità giovanile salesiana può essere rintracciato nella «pretesa» di don Bosco di educare i giovani a «essere felici e servire il Signore».
    La sua pretesa richiama una grande affermazione cristiana: «la gloria di Dio è l'uomo vivente; ma la gloria dell'uomo è fare vedere (= fare esperienza di) Dio» (S. Ireneo); affermazione che rimanda a sua volta al grande evento dell'incarnazione di Dio in Cristo Gesù e alla sua dedizione per la causa del Regno di Dio, come causa della pienezza della vita fra gli uomini per la quale Dio «spende se stesso» fino alla croce.
    La santità di don Bosco è una santità allegra, dove allegria dice «sì alla vita», passione o amore per la vita.

    Alcune ambiguità e nodi sulla spiritualità
    Ma proprio attorno a questi termini si raccolgono alcuni nodi problematici e si evidenziano alcune «ambiguità».
    Alcuni nodi problematici sono riscontrabili in chi propone la spiritualità. Non tutte le proposte di spiritualità nella chiesa oggi, pur richiamandosi al vangelo, si possono identificare come «spiritualità dell'amore alla vita».
    Alcune sono piuttosto spiritualità di rifiuto della vita, vista come realtà sottomessa al peccato e quindi incapace di far incontrare Dio.
    In tale prospettiva, amare Dio è rinnegare se stessi e la vita. La felicità di Dio è alba della felicità del vivere.
    Non si può confondere ciò che è umano con ciò che è divino. Del resto, come amare la vita in un tempo di tanta sofferenza e ingiustizia? Può il cristiano amare questa vita?
    Altre sono invece spiritualità che, pur senza rifiutarla, si pongono «a fianco» della vita, ignorandone le vicende perché «irrilevanti» rispetto al comunicare con Dio.
    Sono queste residui di spiritualità del sacro, che riducono l'incontro con Dio ad un evento che si compie appunto solo ed esclusivamente in appuntamenti sacri, luoghi sacri, pratiche sacre (dalla preghiera alla celebrazione). La sfida che queste spiritualità rilanciano è: davvero il vissuto quotidiano è luogo di comunione con Dio?
    D'altra parte fare del sì alla vita il nucleo della spiritualità è ambiguo, proprio perché ci sono troppi significati dietro il termine.
    Spesso il sì dei giovani alla vita sembra molto lontano dalla sensibilità evangelica.
    È facile rintracciare, in una ricerca comune, i sintomi di questa ambiguità e il rischio di ridurre in modo semplicistico ed ingenuo la portata del messaggio evangelico.

    Il «quotidiano» come luogo di incontro con Dio e dunque luogo di «evento» spirituale
    Nonostante i nodi problematici e l'ambiguità, la tradizione salesiana offre elementi importanti per schierarsi con una «spiritualità della passione per la vita».
    A titolo esemplificativo, alcune affermazioni (da discutere, arricchire, approfondire):
    - la paternità di Dio che annulla ogni distanza e si fa vicino all'uomo per aiutarlo ad affrontare la vita di ogni giorno;
    - Gesù visto come «modello» di vita quotidiana;
    - il dovere quotidiano come grande appuntamento con Dio;
    - l'importanza attribuita al lavoro animato dalla carità;
    - la fiducia nei mezzi, nella intelligenza umana, nell'educazione, nella cultura;
    - la stretta relazione fra «felicità e servizio al Signore»;
    - l'intuizione della «santità allegra» (Domenico Savio)...

    RICERCA SULLA RIFORMULAZIONE DELL'INTUIZIONE FONDAMENTALE

    A questo punto è necessario «riformulare» la tradizione.
    Si può dire che la spiritualità salesiana riconosce nel sì alla vita il luogo primordiale in cui l'azione gratuita e salvifica di Dio e la risposta libera e responsabile del giovane si incontrano.
    In questo «incontro», anche se vissuto in modo inconsapevole, si compie un evento spirituale.
    Per incontrare Dio:
    - non è necessario rifiutare la vita;
    - ignorare la vita per dedicarsi ad attività «sacre»;
    - ma accogliere la vita ed apprendere ad amarla responsabilmente fino in fondo. Ma l'amore alla vita è evento spirituale sempre più consapevole e denso, man mano che ci si orienta a far crescere la vita ispirandosi allo «stile» con cui l'ha vissuta Gesù di Nazareth. Amare la vita come Gesù l'ha amata: questo è il prototipo e modello di ogni evento spirituale. E Gesù ha amato la vita ponendosi al servizio dello sviluppo della vita attorno a sé ( = costruzione del Regno di Dio): nei miracoli, nelle parole di speranza, nella solidarietà con chi sbaglia, nell'amicizia con i discepoli, nella lotta appassionata ai soprusi di ogni genere.
    A partire da questo, ogni volta che un giovane accoglie la vita e lotta per costruirla (e nel fare questo prosegue, anche inconsapevolmente, l'opera di Gesù), lì si compie un evento spirituale.
    Si compie dunque nella trama del vivere quotidiano. Ovunque un giovane esprime un sofferto sì alla vita, aperto al mistero trascendente (anche in modo inconsapevole, e dunque attraverso il modo stesso di vivere le esperienze), lì si compie un evento di spiritualità.

    Lo sviluppo di un seme

    Se è vero che il sì alla vita è già evento spirituale, anche quando viene pronunciato in mezzo a tante contraddizioni in modo silenzioso, è pur vero che esso va considerato un seme che attende e può crescere.
    Quali possono essere le direzioni di crescita tenendo conto che il seme «contiene» la stessa pianta? Eccone alcune, aperte all'integrazione della ricerca e del dialogo.
    - Una prima direzione è la decisione sempre più consapevole e sofferta di voler vivere riscoprendo e riappropriandosi della propria soggettività e della soggettività presente negli altri.
    - Una seconda direzione è la maturazione della consapevolezza che la «finitudine» è una dimensione decisiva del proprio vivere.
    Essa va accettata, ma allo stesso tempo ad essa si accetta di «reagire» aprendosi all'invocazione religiosa, intesa come «riconsegna» della propria vita a Dio creatore, colto come fondamento misterioso della propria esistenza e di quella di ogni uomo.
    - Una terza direzione è l'incontro con Gesù Signore della vita. Sostenuti dalla propria «invocazione» si diventa capaci di aprirsi al grande racconto del vangelo che presenta Gesù come il prototipo del vero amore alla vita. Amare la vita è decidersi a vivere secondo Gesù, dedicandosi come lui a far crescere il Regno di Dio come Regno della vita.
    - Una quarta direzione è il lasciar rivoluzionare il proprio modo di vivere dall'incontro con Gesù, la sua causa del Regno, il suo vangelo. Si tratta di riprogettare se stessi come Gesù, assumendo ed incarnando nel proprio quotidiano gli atteggiamenti evangelici (solitudine, dialogo e confronto, povertà e convivialità, speranza e lotta...).
    - Una quinta direzione è considerare la propria vita come una «vocazione» per la causa del Regno. La passione per la vita è sempre «passione liberatrice» impegnata a restituire a ciascuno la pienezza di vita.
    La soggettività personale, imbevuta di spirito evangelico, non può essere posseduta come un tesoro da nascondere o gestire in proprio. È la vocazione del chicco di frumento. Si esprime nella fantasia di accogliere, ricercare, costruire la propria vocazione.

    RICERCA SUI TRATTI CARATTERISTICI DELLA SPIRITUALITÀ GIOVANILE SALESIANA

    A partire dal suo nucleo centrale (il sì alla vita come primo sì al Signore della vita, che matura fino a fare della vita una vocazione per la causa del Regno), la spiritualità giovanile salesiana si presenta con alcuni tratti caratteristici.
    Tentiamo di individuarli.

    Vivere l'impegno quotidiano in un atteggiamento di festa

    La spiritualità di Don Bosco si esprime in un clima di festosità e di gioia («Chi è triste ha peccato» ripeteva, e affermava che l'obiettivo del giovane che intende vivere da buon cristiano è «servire il Signore e stare sempre allegri»).
    La festa, la gioia, l'allegria costituiscono un tratto essenziale, distintivo e tipico della spiritualità giovanile salesiana.
    La dimensione festosa dell'esistenza trova la sua radice nell'evento della Pasqua. In esso trovano giustificazione:
    - la considerazione positiva e ottimistica della storia umana e del destino di ogni singola persona;
    - la consapevolezza che la vita è fondamentalmente buona e le situazioni difficili o drammatiche che l'attraversano hanno un senso e diventano occasioni per accrescere la vita;
    - l'apprezzamento della realtà giovanile che, per le stesse caratteristiche biologiche e psicologiche, segna l'invocazione e l'impegno ad affermare la vita;
    - la stima dei luoghi e delle celebrazioni della festa: cortili, teatro, passeggiate, musica, canto, liturgia, merende... non sono elementi secondari o di contorno, ma strumenti e occasioni fondamentali per esprimere, celebrare, educare alla dimensione festosa.
    Si intuisce, allora, come la festa è intesa, nella spiritualità giovanile salesiana, non come un momento occasionale, ma come un atteggiamento costante.
    Non si confonde, però, con la facile evasione o con la rumorosa copertura di frustrazioni.
    Non è alienazione, né celebrazione delle paure giovanili. È incontro con il Dio della gioia, il Dio della salvezza, il Dio della liberazione.
    E spinge ad una comunione con Lui che si fa imitazione, prolungamento nel tempo e nello spazio di quell'affermazione della vita che Lui «è». Perciò diventa «impegno».
    Impegno significa:
    - superare la tentazione del «consumo» della propria vita;
    - «non accettare di vivere felici da soli» (Follereau);
    - non tollerare più l'ingiustizia, l'oppressione, la sofferenza e tutto ciò che offende la dignità dell'uomo; impegno, allora, è lotta perché la storia umana diventi «liberazione».
    L'impegno non è da ricercare in situazioni e con strumenti eccezionali. Passa attraverso il quotidiano, come la festa. Perciò non è riservato alle élites, ma è possibilità e responsabilità per tutti.
    «Festa e impegno», «festa e servizio» figurano come binomi che si possono e si devono coniugare nella pratica quotidiana della risposta giovanile di accoglienza del Vangelo.
    Come è «fattibile» la pratica di tale binomio? Come offrirlo anche ai giovani difficili, «a rischio»?

    Essere chiesa come fraternità che si dona alla causa del Regno
    L'appartenenza alla Chiesa matura all'interno dello spirito di «famiglia» voluto da Don Bosco.
    È questo un altro elemento tipico della spiritualità giovanile salesiana che valorizza l'ambiente, il fenomeno dell'aggregazione, la spontaneità della vitalità giovanile.
    L'ambiente salesiano è aperto a tutti, senza distinzione di età (anche se l'attenzione maggiore è per i ragazzi e i giovani; ma ciò non esclude la presenza e il coinvolgimento degli adulti o degli anziani), di condizioni sociali o culturali, di convinzioni religiose... Ognuno è accolto nella situazione in cui si trova ed è stimato per la sua singolarità.
    Caratteristico ed esemplare, sotto questo profilo, è l'ambiente dell'oratorio come lo ha voluto Don Bosco.
    Quali le sue caratteristiche essenziali?
    - Il clima di confidenza, di dialogo nella serenità e nella cordialità gioiosa, che favorisce l'apertura alla comunicazione e la comunione;
    - la dinamica educativa proposta attraverso le forme più varie di aggregazione (attorno ai più svariati interessi e a diversi livelli di consapevolezza e di impegno) e la libertà di accesso all'ambiente, favorita dal tono festoso e ricreativo;
    - il clima di famiglia e di fraternità, che porta ad una comprensione nuova e diversa del servizio dell'autorità, della differenziazione dei ruoli nella comunità, e che educa alla responsabilizzazione.
    Questa passione per la vita e questo evangelico amore per la realtà giovanile diventano il segno della passione per il Regno di Dio.
    Una tensione che vuole riconsegnare a Dio ciò che gli appartiene: la vita.
    Sotto questo profilo le varie comunità giovanili diventano il segno della Chiesa nel suo volto più giovane, più vitale, più carico di speranza, proprio in vista della manifestazione del Regno.
    La tensione al Regno non allontana dalla storia, né l'inclinazione alla «familiarità» chiude nel ghetto.
    La spiritualità giovanile salesiana vede la dimensione di Chiesa nell'ottica conciliare di reale «cattolicità» (apertura a tutti nell'accoglienza e nel servizio della Parola e della carità) e di «incarnazione» nel proprio ambiente di vita, nel «territorio».
    In particolare:
    - partecipa al dinamismo vitale della propria chiesa locale e del proprio territorio;
    - considera positivamente la realtà «mondana», non giudicandola pregiudizialmente «luogo del peccato», ma luogo umano permeabile all'azione dello Spirito e spazio aperto sul Regno;
    - collabora con tutti quelli che mostrano sincera simpatia per l'uomo, facendosi proposta di cultura cristiana nel confronto sereno e ricco di fiducia verso altre concezioni culturali, credendo nella possibilità del rapporto tra fede e cultura.

    «Celebrare» la salvezza che si compie nel quotidiano, nell'eucaristia e nella penitenza
    La spiritualità giovanile salesiana si costruisce dalla consapevolezza che il «mistero» si fa visibile, che Dio «attraversa» la storia. Ma questa verità, spesso silenziosa e sfuggente, richiede una giusta «celebrazione», come riconoscimento e affermazione del «sacro» che il quotidiano contiene.
    Celebrazione, preghiera, liturgia allora acquistano un significato meno riduttivo e formale. Non sono momenti isolati dalla vita o sottratti al quotidiano, per santificarlo. La santità salesiana non cerca Dio e non celebra la sua salvezza fuori dalla storia.
    Celebrare, allora, è esprimere nella vita che Dio ne è il Signore. Diventa attitudine positiva verso l'esistere e non solo staccata «memoria» di qualcosa che sembra non appartenerci.
    Pregare, allora, non sarà «dire preghiere» o compiere «pratiche di pietà», ma «vivere» il dialogo-incontro con Dio; è «fare» la sua volontà; sapersi in sintonia gioiosa con lui, sempre: nelle situazioni complesse, dolorose, angoscianti (rifiutando, quindi, di credere un Dio indifferente, distratto e lontano); e nelle situazioni felici, esaltanti (rifiutando di riconoscere esclusivamente a sé il merito di un esito positivo o di rinchiudersi nella presunzione dell'autosufficienza).
    Qui troviamo i tratti più originali della spiritualità salesiana.
    Essere «monaci delle cose», vivere l'«estasi dell'azione», farsi «contemplativi nella lotta» diventano gli obiettivi che definiscono l'originalità e la novità di un tipico modo salesiano e giovanile di interiorizzare l'anima profonda del Vangelo di Gesù.
    Ma esiste allora uno «stile salesiano» di preghiera con i giovani?
    È pensabile una preghiera, una liturgia o una celebrazione «buone per tutte le stagioni», immediatamente applicabili ai bambini, ai giovani, agli adulti, agli anziani? O c'è qualcosa di «tipicamente» giovanile e salesiano che merita di essere recuperato e approfondito quale «dono» specifico e originale nella preghiera e nel grande canto corale della Chiesa?

    Collocarsi sulla strada esigente percorsa da Maria
    Nella spiritualità giovanile salesiana il riferimento alla Madonna è essenziale. Don Bosco ha sempre riconosciuto che l'esito della sua missione e il senso dell'impegno della sua congregazione nel futuro sono totalmente dovuti a Maria.
    In Maria, la spiritualità giovanile salesiana:
    - riscopre il valore di una Madre, che sostiene, guida, incoraggia, difende, accompagna, condivide, richiama...
    - incontra l'esempio di una Donna, «una di noi», che nella sua umanità ha detto il suo «sì alla vita», accompagnandone la fatica della crescita e «meditando» il «mistero» che in essa (nel Figlio) si andava svelando;
    - tende ad imitarne il vigore della «fede»;
    - si ispira per educarsi al «servizio» all'umanità;
    - trova l'itinerario esemplare di chi intende incontrare Dio: l'ascolto, l'accoglienza, la disponibilità ad aprirsi al mistero, la vita riconquistata nella sua interiorità più profonda, la gioiosità nel servire, la fiducia e lo sguardo ottimista di chi coglie Dio nell'umano, la ricerca faticosa e difficile ma non vuota di speranza;
    - riscopre la grande verità all'azione dello Spirito.
    Anche la «devozione» a Maria, nella spiritualità salesiana, va vista nel contesto dell'orizzonte festoso del «sì alla vita».
    Non è pensabile, nella spiritualità giovanile salesiana, una Madonna «che piange», che minaccia apocalissi, che sembra trovar gusto a rovinare la festa degli uomini. La fede di chi è giovane nello stile di Don Bosco riconosce piuttosto Maria che provoca il miracolo a Cana per non far cadere di tono una festa di nozze e che sa fare della propria vita un inno di «magnificat».

    DA UNA SPIRITUALITÀ A UN «MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO»

    Ritrovarsi consapevolmente entro le linee portanti della spiritualità giovanile salesiana porta a richiamare le idee-forza e i valori che soggiacciono a tante esperienze di vita aggregativa dei giovani che sono soliti ritrovare nella varietà degli ambienti salesiani il luogo o l'occasione dei propri incontri.
    Nasce spontaneo un recupero di solidarietà, un sentimento vivo di comunione e di possibilità concreta di realizzazione del bisogno di protagonismo vero dei giovani. Scaturisce l'esprimersi di vocazioni, fra i giovani stessi, a farsi trascinatori, animatori, militanti all'interno del dinamismo aggregativo che attira i propri coetanei.
    In questa tensione, nella dinamica di questi rapporti, soprattutto nella ispirazione di base (che è la spiritualità giovanile accennata) trova la sua origine e la sua spinta di propulsione il cosiddetto «Movimento Giovanile Salesiano», aperto soprattutto alla massa di giovani che rischiano di rimanere ai margini delle varie proposte cristiane che il nostro tempo esprime.
    Nei criteri enunciati del «sì alla vita», dell'accoglienza, del dialogo, dell'accettazione della singolarità religiosa e di fede di ognuno nella valutazione positiva della storia degli altri, nella fondamentale fiducia verso l'uomo, ha motivo di affermarsi il vasto movimento giovanile ispirato al carisma di Don Bosco.
    Potremmo immaginarlo come una figura a cerchi concentrici che consentono una strutturazione in diversi livelli e in una progressiva qualità e intensità di appartenenza, e che permette ad ognuno di percorrere, nella libertà amata e rispettata, il proprio percorso di crescita.
    È facile intuire come gli elementi caratterizzanti la spiritualità giovanile salesiana determinino anche l'identikit del Movimento. E anche se può sembrare paradossale, la sua «identità» nasce dal sano pluralismo, dalla ricchezza della diversità e varietà di chi vi è accolto e ne costituisce l'impalcatura viva.
    Il «cemento» è un medesimo stile di vita ispirato al Vangelo, vissuto con il cuore di Don Bosco e con il coraggio delle sue intuizioni.

    Una puntualizzazione

    Quali i grandi cerchi concentrici nei diversi livelli di appartenenza?
    - un livello è indicato dai gruppi e dalle associazioni che si affermano e sono animati negli ambienti educativi salesiani;
    - un altro livello è dato dai gruppi che si formano presso ambienti non salesiani, ma che sono animati da membri della Famiglia salesiana e si riconoscono nel «sistema preventivo» e nella spiritualità giovanile salesiana;
    - un livello ulteriore può essere indicato da quanti, nella Chiesa, trovano interesse negli elementi fondamentali della spiritualità di don Bosco e l'assumono come contenuti del proprio itinerario spirituale.
    Un movimento aperto, dunque, che si qualifica essenzialmente come «educativo».
    Il Movimento, a differenza del gruppo o dell'associazione, non necessita di una ferrea struttura organizzativa, tuttavia ha bisogno, per crescere nella autocoscienza e nella manifestazione di sé, di alcuni momenti caratteristici quali sono ad esempio convegni, manifestazioni collettive per la pace, per la vita, ecc. o «feste» dei giovani.
    Non può mancare, inoltre, l'informazione e la comunicazione, e soprattutto la formazione degli animatori che del Movimento vengono a costituire il nucleo centrale e si pongono, rispetto ai giovani di altri livelli o di diversa età, come il «lievito nella massa».
    Questa realtà si sta facendo, e come un grande movimento di giovani non può essere chiaramente definito e delimitato. Quali sono le intuizioni che emergono dai singoli, dai gruppi, dalle associazioni, rispetto a questo «movimento»?
    Quali i tratti essenziali?
    Come valutare i livelli e i modi di appartenenza?


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