Pastorale Giovanile

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    Chiamati alla libertà /1


    Sussidio per gruppi di adolescenti

    a cura dell'Azione Cattolica di Treviso

    (prima parte)

    (NPG 1987-01-28)


    Quello della libertà è un argomento che sta di casa nelle discussioni degli adolescenti tra di loro e all'interno dei loro gruppi, perché è una realtà-problema concreto che attraversa la loro esperienza personale e la loro esperienza di società e di mondo. Ci si rende sempre più conto, infatti, che le esigenze di libertà, di autonomia, di protagonismo - che fanno sentire sempre di più la loro voce nella vita degli adolescenti - si scontrano con condizionamenti e limitazioni altrettanto vive attorno.
    E che nel mondo stesso le strutture e gli spazi di libertà (e di liberazione dai bisogni) sono sempre più ridotti e ristretti.
    Il sussidio che presentiamo si colloca all'interno della presa di coscienza di tali problemi (prima parte) e del tentativo di presentare strade da percorrere lungo il cammino della libertà (seconda parte).
    Presentiamo qui di seguito i sei momenti successivi lungo cui si snoda il sussidio stesso: in questo numero sono sviluppati i primi tre temi.
    1. Ma oggi siamo liberi davvero?
    2. L'enigma della mia libertà.
    3. La libertà è possibile.
    4. Gesù uomo libero.
    5. Un dono nelle mani dell'uomo.
    6. La libertà, luce per il mondo.
    Come si vede dai titoli delle sei unità tematiche, lo sviluppo del tema segue un itinerario che parte dalla presa di coscienza di alcuni problemi presenti nella società e nella persona stessa, di cui ciascun adolescente deve progressivamente rendersi conto, soprattutto attraverso la riflessione e comunicazione nel gruppo; passa attraverso l'interrogativo-risposta «la libertà è possibile» e il modello di libertà-liberazione offerto dalle parole e dalla prassi di Gesù di Nazareth; fino alle due direzioni nella libertà che ne scaturiscono: la libertà come dono e come servizio.
    Le tematiche dunque hanno una certa logica, per cui sono da vedere in senso e sviluppo progressivo dalla coscientizzazione alla problematizzazione al confronto alla proposta.
    Anche ogni singola unità tematica, considerata a sé, segue il medesimo cammino. Essa infatti è strutturata secondo i passi progressivi indicati come:
    - fatti/problemi (presentano esperienze, testimonianze tratte dal mondo dei giovani e adolescenti);
    - «per riflettere» (approfondimento e riflessione sul vissuto, alla ricerca delle ambiguità, degli interrogativi, delle risposte);
    - piste di ricerca (per l'attivizzazione, perlopiú nella forma della discussione a gruppi);
    - «la parola a» (una specie di lettura-incoraggiamento sapienziale) (che qui, per motivi tecnici, tralasciamo, rimandando alla rivista).
    Questo schema ha certamente una sua logica... anche se non sempre è stato possibile utilizzarlo. Ci rendiamo conto che il sussidio non appare molto sofisticato, nella ricerca di tecniche di animazione per variare il lavoro di ricerca sia personale che di gruppo. Pensiamo infatti che - a giudizio dell'animatore - possono essere ancora più utilmente adoperate altre tecniche collaudate, come il fotolinguaggio, il mimo e la drammatizzazione, il recital, le interviste/inchiesta, il diapofilm o cine/discoforum, la lettura di quotidiani e riviste...
    Invitiamo l'animatore a valutare volta per volta; e in ogni caso rimandiamo - per la base teorica - allo studio di M. Comoglio sull'uso del sussidio con i gruppi (cf NPG 4/86 pp. 3960).
    Circa l'uso del materiale, esso è stato «costruito» per un camposcuola di sei giorni, per adolescenti. Ma non sono proibiti altri utilizzi, come giornate di ritiro, incontri sul tema, preparazione alla Pasqua...
    (Lavoro redazionale di Giancarlo De Nicolò).


    1. Ma oggi siamo liberi davvero?

    La libertà non ha mai cessato di essere un'aspirazione. Il nostro tempo ne ha fatto un compito di fronte al quale l'uomo misura se stesso: verifica l'efficacia dei suoi strumenti operativi, la consistenza delle proprie risorse, la solidarietà delle proprie alleanze, la solidità dei propri ideali, il significato della propria fede.

    FATTI /PROBLEMI

    L'uomo, nel suo passato è riuscito a liberarsi da diverse schiavitù; fondamentalmente ha lottato e sta lottando contro la natura, per scoprirla e assoggettarla.
    L'uomo, ogni giorno, gareggia con il tempo per vincere la malattia, la morte, la fame, la paura.
    Per fare questo ha dovuto organizzarsi in una società creando strutture sociali, definendo criteri di comportamento.
    Nonostante ciò, l'uomo stesso intravvede che questa lotta non è finita e che l'esperienza umana è carica di contraddizioni, un continuo riprendersi di libertà e schiavitù.
    L'uomo: ha stabilito la pace con i vicini... ma vive continuamente sotto la minaccia di altre guerre.
    Ha vinto l'ignoranza, ha aperto la scuola a tutti... ma è ogni giorno più manipolato dai mezzi di comunicazione di massa.
    Ha superato l'isolamento con i mezzi di comunicazione sociale... ma mai come oggi si sente solo e indifeso.
    Si è liberato dall'oppressione di certi sistemi politici... ma si trova succube di altre schiavitù: l'idolo del denaro, il mito delle vacanze, la manipolazione pubblicitaria.
    Ha vinto la fame in certi paesi... ma si sente schiacciato dalla miseria di due terzi dell'umanità.
    Ha reso più ricchi alcuni paesi... ma ne ha reso più poveri tanti altri.
    Ha alzato l'età media della vita umana... ma lascia che i vecchi muoiano di solitudine negli ospizi e nei ricoveri.
    (Continuare in gruppo la descrizione delle maggiori contraddizioni del nostro tempo, avendo presente la vita concreta del paese...).

    Tutti uguali, tutti belli, tutti in fila

    Ecco una specie di diario di una giornata-tipo, vissuta da un tuo coetaneo.
    «La sveglia suona in casa, naturalmente nella stanza dei genitori! Poi, richiamo manuale, della mamma. Fila al bagno; arrabbiatura (faccio tardi). Passo veloce in cucina colazione già sulla tavola altrimenti non faccio in tempo.
    Adesso basta con l'aria imbronciata casalinga; sono pronto per l'aggancio con gli amici della scuola... prime battute su partita o film, decisione di far tardi, almeno la prima ora!
    Via insieme al bar, a parlare di niente e a masticare stanchezza e noia! E sono le nove.
    Poi a scuola. Senza nemmeno il fiato per dire qualcosa che c'entri. Quattro ore da passare come se non ci fossi. Non esisto, salvo qualche volta, quando non se ne può fare a meno, causa qualche interrogazione; allora bisogna uscire allo scoperto.
    All'ora di religione me ne vado... in corridoio non è obbligatorio pensare.
    Nell'ora di ginnastica sfoggio tuta adidas e scarpe da tennis ancora sporche di terra rossa, segno inequivocabile che gioco a tennis.
    Torno a casa e faccio il diavolo perché non è ancora pronto.
    Poi musica a tutto volume (voce roca di Dire Straits per consolare la stanchezza del mattino).
    Replica con quelli di casa perché non è possibile vivere con... A uno dà fastidio la musica, l'altra vuole che studi!
    Così esco, al solito bar, cerco gli amici, solito giro, una sigaretta, una ragazza...
    Poi decidiamo pizza o gelato, piazza o piazzetta, qualche volta discoteca. Ritorno che è già tardi, ancora molto stanco, mi sembra che lo ero anche stamattina».
    Una stanza, rimessa a nuovo dalla mamma, accoglie il nostro eroe che dorme per prepararsi ad un'altra... durissima giornata.

    PER RIFLETTERE

    L'uomo con fatica riesce a prendere coscienza del fatto che queste contraddizioni sono forme che condizionano la sua libertà e la libertà degli altri.
    Esso è a conoscenza delle sue contraddizioni, ne è responsabile, però non riesce a liberarsi da queste catene. Si lascia trasportare dagli altri e dal sistema, anche perché è la via meno difficile.
    Fromm ha scritto: «L'uomo del ventesimo secolo è l'eterno poppante che non fa che succhiare: succhia sigarette, bibite, conferenze, sapere; tutto viene ingerito in modo passivo».
    Ma quali sono le catene che limitano l'uomo nella sua libertà?
    In particolare, quali sono i condizionamenti di un giovane?
    Nella nostra riflessione cercheremo di non andare troppo lontano per non cadere in facili conclusioni che danno la colpa all'altro, alla società, a quello che mi rompe, o nel mettere una pietra sopra dicendo è così, non posso farci niente, è più forte di me...
    Cercheremo solo di analizzare dei fatti.

    Una vita in gabbia?

    Vediamo insieme alcuni comportamenti che abitualmente vengono vissuti.
    È proprio totale «libertà», quando...?

    In famiglia
    - Quando ci si mantiene estranei gli uni gli altri dicendo. «io faccio i fatti miei»;
    - quando i genitori dicono «no» al figlio il quale, dopo aver replicato si sente rispondere: «perché è così»;
    - quando i genitori dicono al figlio «fa' quello che ti pare, qui dentro sei libero», abbandonandolo in balìa di se stesso;
    - quando si rifiuta il ruolo dei genitori nella famiglia;
    - quando il figlio pretende di essere capito senza esprimere le sue attese e speranze;
    - quando non si permette che una vita iniziata venga alla luce e si esprima;
    - quando, sia all'uomo che alla donna vengono chieste le stesse prestazioni, dividendo così la famiglia in chi serve e in chi è servito.
    Questa è libertà?

    Nella cultura
    - Quando i comportamenti inducono a una concezione di rapporto uomo-donna che diventa rivendicazione a senso unico dei diritti, come se esistesse l'uomo senza la donna e la donna senza l'uomo;
    - quando i massmedia continuamente propongono un certo tipo di uomo, di ragazzo, di ragazza;
    - quando i film danno una visione completamente negativa dell'essere uomo o dell'essere adolescente per cui, apparentemente, non c'è via di scampo;
    - quando film e libri impongono gusti, tendenze, interessi, mediante un capillare controllo del mercato, delle idee e delle immagini;
    - quando una certa stampa afferma di possedere tutta intera la verità;
    - quando la musica continuamente ci viene martellata nella testa in tutti i posti dove andiamo; musica senza senso, solo rumore, per non pensare.
    Questa è libertà?

    Nel lavoro
    - Quando il lavoro è considerato un fatto personale e non un rapporto sociale con diritti e doveri;
    - quando si verifica una qualsiasi forma di sfruttamento, di ingiustizia, dipendenza dell'uomo dal lavoro;
    - quando la lotta contro lo sfruttamento degenera nel lavorare meno possibile o nell'assenteismo;
    - quando, volendo danneggiare il «padrone» si reca danno a tutti, a lui come ai compagni di lavoro e a se stessi;
    - quando si considera il lavoro con un «male inevitabile».
    Questa è libertà?

    Nella scuola
    - Quando nel sistema di valutazione (che può divenire ricatto) dei voti, delle promozioni-bocciature, si prescinde d rapporto umano. O vi è contestazione i discriminata e pregiudiziale, da parte degli studenti, di tutto ciò che è «scuola»;
    - nelle strutture edilizie, spesso carenti...;
    - negli orari, nei posti legati al ruolo (banchi-cattedre; studenti-professori);
    - quando si è costretti a fare una composizione in un certo modo perché così la vuole l'insegnante di lettere;
    - quando non è possibile esprimere le proprie idee politiche o religiose perché il resto non la pensa così.
    Questa è libertà?

    Nel gruppo
    - Quando ci si dimentica di essere persone, e ci si accoda per dire «ha deciso il gruppo», o «io la penso come lui»...;
    - quando si va al gruppo ma una volta ogni tanto, di passaggio, senza preoccupazione di fedeltà;
    - quando il gruppo diventa luogo di rifugio e si rifiutano, per paura, gli altri luoghi di vita;
    - quando uno è considerato più importante e lo si ascolta, mentre per altri non c'è spazio.
    Questa è libertà?

    Nello sport
    - Quando il denaro violenta lo sport, imponendo il mito del professionismo deteriore a scapito dello sport vissuto come una dimensione di vita;
    - quando l'industria sportiva asserve lo sport alla pubblicità;
    - quando si verifica la politicizzazione dello sport;
    - quando si determina una gonfiatura patologica del tifo sportivo negli stadi, attraverso i massmedia;
    - quando, con lo sport, si «gioca» con la vita;
    - quando lo sport diventa predominante nella vita di un giovane.
    Questa è libertà?

    Piste di ricerca

    1. Con tutta sincerità, descrivi una tua «giornata-tipo», con attenzione soprattutto ai momenti in cui «guidi» liberamente la tua giornata e a quelli in cui «sei guidato». Poi fanne un confronto con gli amici nel gruppo.
    2. Ricerca, concretamente nella tua esperienza personale le forme di schiavitù che eserciti e che subisci:
    - nella famiglia
    - nel lavoro o nella scuola
    - nella cultura
    - nel gruppo
    - nello sport.
    3. In questi ambienti, quali normalmente sono le persone che esercitano o subiscono condizionamenti?
    4. Prova a ricercare i motivi che determinano questi comportamenti...
    5. Ricerca una definizione che raccolga il significato di libertà:
    - nella società attuale
    - nei giovani
    - in te stesso.


    2. L'enigma della mia libertà

    Non hai scelto di nascere, non l'hai voluto tu quel corpo con pregi e limiti; quel temperamento che spesso ti crea problemi; te lo sei trovato in regalo; non puoi negare che la tua storia, fatta di ereditarietà, l'educazione ricevuta da quei genitori ed educatori del paese, del quartiere, ti abbia segnato profondamente.
    Tutto ciò sa di condizionamento.
    Ciò lo cogli con uno sguardo sintetico e ti può fare impressione e anche no. Ma prova a rendertene conto più da vicino.

    I FATTI/PROBLEMI

    Il fatto/problema sei tu: col tuo carattere (una volta si diceva temperamento), la tua sensibilità, i tuoi «umori». Ma noi ci conosciamo davvero? «Conosci te stesso» diceva la famosa massima. Conoscersi è davvero un problema... ma ci si può provare. Anche con un «questionario».

    Il mio identikit

    Quale fatto o fatti della tua vita passata ritieni più importanti?...................................................
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    Fattori fisici: cosa ho accettato o rifiutato della mia realtà fisica (doti-limiti)?.............................
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    Il temperamento (ciò che ho ereditato), il carattere (ciò che ho conquistato). Quali sono i tratti salienti di queste due dimensioni? ..........................................................................................
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    L'educazione avuta: ciò che mi piace e ciò che non mi va; cosa ho ricevuto in senso positivo e negativo dalla mia famiglia? ...................................................................................................
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    La sessualità: come l'ho accettata e come penso di esprimere il mio essere uomo essere donna?..................................................................................................................................
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    L'aggressività: che rapporto ho con gli altri: sono tollerante, scontroso, ribelle, passivo; condiziono gli altri con i miei comportamenti: in quali casi?....................................................
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    L'emotività: mi considero sicuro, insicuro; stabile di umore o soggetto a continui cambiamenti; un tipo felice o triste; agisco per simpatia o antipatia; il mio criterio è «mi piace» o «non piace»?...........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
    Che concetto ho di me stesso; mi stimo, mi sento realizzato o scontento?...............................
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    Mi considero sufficientemente libero o no? ............................................................................
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    PER RIFLETTERE

    Questa è una ricerca che tenta di approfondire la conoscenza di certe schiavitù interiori, di certi condizionamenti interni che forse sono sfuggiti nel formare il proprio identikit.

    Viaggio dentro di me

    Suggeriamo quattro piani di ricerca: conoscenza, emotività, sessualità, aggressività.

    Conoscenza
    Ti consideri un tipo obiettivo?
    Di quelli che chiamano le cose per nome e le vedono così come sono?
    Forse sei anche tu di quelli che inconsciamente vedono le cose e le truccano con occhiali che sanno di interesse personale, di simpatia o antipatia, di abitudine, di aspettative personali.
    Tutto ciò non ci lascia liberi, ma condiziona il nostro rapporto.
    Prova a pensare quanto i pregiudizi falsano i rapporti con chi ti avvicina: quel tale è proprio così, le sue parole erano proprio quelle o io l'«ho veduto» così, come suggerito dal pregiudizio?
    Prendi ad esempio il dialogo con persone che non ti sono indifferenti... sei libero, oggettivo, spassionato nel confronto?
    Anche una analisi schietta e serena del proprio passato familiare della propria situazione in famiglia può rilevarti condizionamenti anche seri per quello che riguarda la tua capacità di aprirti alla verità.

    Emotività
    «Se dici: non è colpa mia, è il mio carattere, non posso farne a meno, ho torto ma non cederò, non mi riesce di lavorare, sogno sempre. È più forte di me! Perché penso così? Lo dicono tutti! Quello là, non lo posso soffrire, non volevo farlo; ho resistito inutilmente»... non sei libero, ma schiavo.
    Sei schiavo non quando in certi momenti hai pensato così o ti viene di pensare così, ma quando ti senti emotivamente dominato, disorientato, rassegnato di fronte a quanto dentro confusamente ti angoscia.
    Alcune considerazioni.
    - Provare emozioni, avere sentimenti è di per sé una ricchezza, ma resta tale se la sai orientare verso una tua maturazione; non è più ricchezza se emozioni e sentimenti disgregano, turbano e disorientano la tua persona e ti rovinano il rapporto con gli altri.
    - Non si deve sopprimere l'emotività, la spontaneità, i sentimenti: tutto ciò va controllato (attraverso un lungo cammino) e orientamento.
    - Entusiasmi e scoraggiamenti, simpatie e antipatie, senso di inferiorità, timidezza, mania di calcolo, ossessione e scrupolo, senso di colpa... la fanno da padroni?
    - Sarai libero se emozioni e sentimenti li orienterai in modo da dare origine a pacatezza, empatia, spirito di iniziativa, pazienza, pacificazione, costanza...

    Sessualità
    È un grande dinamismo coinvolgente tutta la persona. Tu pensi forse di essere libero di fronte a tale realtà: ti suggerisco di saper distinguere libertà colta nell'informazione e libertà di vivere nella formazione.
    Sei anche tu di quelli che pensano la sessualità come un istinto deterministicamente presente come la sete e la fame?
    Se è così, come essere liberi su questo piano?
    Solo se una persona controlla e supera l'istintività, l'impulsività e la passionalità riuscirà ad orientare la sessualità verso una gioiosa realizzazione di sé in un dono gratuito e aperto all'altro.
    Concretamente non sei libero su questo piano se non ti poni nella possibilità di superare:
    - un'affettività egocentrica
    - varie forme di narcisismo
    - una sessualità sentita e vissuta fuori dell'amore
    - un bisogno di rapporti superficiali
    - fissazioni e blocchi.
    La gioia è segno di libertà in questo campo; la smania del piacere, la ricerca ossessiva di autosoddisfazione rivelano oppressione.

    Aggressività
    «Non ho le manette ai polsi, nessuna costrizione fisica mi trattiene, posso soddisfare tutti i miei impulsi, i miei istinti, niente e nessuno me lo impedisce»; questa libertà è quella dell'animale selvaggio e non quella dell'uomo.
    Converrai anche tu che simili espressioni rivelano un forte istinto di morte che nuoce al soggetto e alla comunità.
    L'aggressività può rivelarsi positiva, liberante e allora è grinta, decisionalità, attività costante, tenacia nel superare difficoltà; ma può rilevarsi negativa e allora diventa violenza verso te stesso e gli altri.
    Prova ad esaminare con i tuoi amici il fenomeno della violenza nelle sue varie espressioni: puoi sinceramente trovarvi dentro radici o motivazioni di libertà?
    Ti sembrerà strano, ma per contrasto fa parte dell'aggressività l'abitudine e l'inerzia: lasciarsi trascinare e aggredire da forze che non riusciamo a dominare.

    Piste di ricerca

    Lavoro di gruppo sulla conoscenza
    - Provate, nei dialoghi all'interno del gruppo, a ripetere con vostre parole quanto una persona ha detto, prima di esporre anche la vostra opinione.
    - Fate una analisi dei pregiudizi presenti attorno a voi e nel vostro gruppo.

    Lavoro di gruppo sull'emotività e sessualità
    - Confrontatevi sul significato di spontaneità, di istintività; sulla espressione «fare ciò che ci si sente»...
    - Temperamento e carattere rivelano due momenti diversi della propria esistenza: fino a che punto si può essere liberi di fronte ad essi?
    - Verificate la vostra concezione di sessualità, che ruolo ha nella vostra vita, e come va orientata...

    Lavoro di gruppo sull'aggressività
    - Scoprite l'aggressività che in voi si esprime come violenza verso gli altri... Di quale ve ne accorgete?
    - Significativa la frase del Vangelo: «I violenti si impadroniscono del Regno dei cieli» (Mt 11,12). Commentatela!
    - C'è chi parla di violenza contro se stessi, come autolesionismo... Cosa ne pensate?


    3. La libertà è possibile: ma quale libertà?

    Sei anche tu propenso a credere che parole come «scopo scelta impegno compito» non possono trovare riscontro nella realtà?
    Se la pensi così non fai altro che seguire una certa corrente psicologica moderna che sottolinea il fatto che l'uomo è controllabile, manipolabile, non può avere fini e scelte, ma subisce tutto.
    Dice il Catechismo dei giovani: «L'uomo moderno, si dice, non pone al vertice delle sue aspirazioni beni di carattere materiale, ma un bene spirituale come la libertà».
    C'è, insomma, chi ottimisticamente crede all'aspirazione profonda dell'uomo e chi pessimisticamente si ferma a sottolineare quei condizionamenti materiali (marxismo), culturali (strutturalismo), psicologici (psicanalisi) che minacciano e umiliano la libertà.
    Noi diciamo che la libertà è possibile!
    Ma quale libertà?
    A quale livello?

    FATTI /PROBLEMI

    Anche una «lettera» a un mensile costituisce «fatto»: un fatto di vita, di una persona che riflette su di sé e sul suo mondo. E anche sugli altri.

    Ma è solo uno sfogo

    La vita che mi trovo tra le mani in questi giorni e le esperienze che ho vissute in questo ultimo tempo mi hanno fatto pensare, mi hanno messo con le spalle al muro. Sento che molte cose che cerco di vivere sono in contrasto e spezzano la logica che ci propone la società. Penso allo stare insieme e prospettare un futuro diverso per noi giovani, per l'uomo, un futuro che dobbiamo costruire e non solo discutere, affrontando i problemi e non fuggendoli.
    Mi chiedo se dobbiamo cercare strade nuove che non si fermino ai margini della vita.
    Certo, la mia realtà è colorata di grigio, senza novità, e mi accorgo che molte cose si fanno per abitudine in un mondo lacerato e ormai vecchio, dove tutto è giusto purché sia nell'interesse proprio, dove chi non ha i nostri sistemi di vita, il nostro stile di vivere è persona da scostare, perché rompe l'equilibrio che qualcuno ha posto. E anche per me hanno inventato, deciso una vita che è già vecchia, costruita sull'accettazione ipocrita.
    A 16 anni sono svenduta, drogata con droghe quotidiane, con proposte d'amore per cui si può vivere felici solo se abbiamo un volto bellissimo o tanti soldi.
    È fatica ribellarsi, rompere gli schemi prefissati con le armi che abbiamo: solo l'entusiasmo che si svuota perché viene coperto da altre proposte.
    Mi sento bloccata, conscia della nascita di un mondo nuovo in un mondo vecchio, pieno di contraddizioni. Forse è solo una speranza dentro di me che ha però bisogno di un mondo a cui aprirsi. Credo che assieme agli altri dovremo costruire un progetto di vita diverso con la sola arma che portiamo in noi: la novità. Credo che Dio non sia quello che mi hanno insegnato. Credere è sicuramente un cammino di ribellione.
    Ho paura però di non saper essere presente, di fuggire a questa vita che ormai trovo troppo diversa e originale per lasciarla andare, anche se gli altri non mi capiscono e mi prendono per scema. Sono certa che non devo lasciarmi andare ai margini ad aspettare una corrente che mi trascini via. Anche se ho paura di non capire, di non accettare fino in fondo questa proposta diversa, voglio trovare Dio.
    Ma prima di chiudere tanti bei discorsi vi voglio raccontare anche di un mio io più profondo di tutto quanto sta sopra. Devo reagire, mi ci vuole del tempo per organizzarmi, per riflettere senza dare i numeri, devo prima mettere dentro di me qualcosa. Ora infatti, e qui sta il punto, non c'è niente, mi sento vuota, stupida idiota e tanto incapace. Tante volte io penso che potrei anche morire perché io non servo a niente, sono soltanto un peso è proprio questo che mi dispiace: la mia effettiva incapacità, e questo mi rende molto pessimista. La vita è bella quando Dio è con te, dicono. Ma ora, per me, Dio dov'è?
    Sono disperata, anche se la mia è l'età più bella!
    Vorrei una risposta. Ciao. (Monica Venezia)

    PER RIFLETTERE

    Secondo Jaspers la libertà resta l'obiettivo di un cammino che porti l'uomo a raggiungere «la salute, la capacità di lavoro, di produrre e gioire, integrazione nella società, gioia creativa, capacità di essere felici».
    Come vedi, c'è da aggiungere qualcosa.
    Quando lotti in famiglia è solo per liberarti da qualcosa o da qualcuno o per costruire positivamente qualcosa?

    Cos'è la libertà?

    Dice il Catechismo dei giovani: «Ma quando non c'è un nemico da combattere, quando si tratta di dare un contenuto positivo allo spazio conquistato contro l'invadenza dell'altro, quando l'interrogativo sulla libertà diventa interrogativo su ciò che è capace di dare senso e valore alla vita umana, allora l'uomo moderno tace. La libertà non è solo indipendenza da costrizioni esterne, ma scoperta appassionante di qualcosa di buono da scegliere e realizzare».
    Stai attento: qualcuno sta scommettendo alle tue spalle, sulla tua pelle! Ti ha creato il miraggio di una libertà che non è vera. È come il gioco della lepre meccanica.
    È un gioco escogitato a danno dei «poveri cani». Su una grande pista viene installata una lepre meccanica, di grandezza naturale e simile in tutto a una lepre vera.
    Un congegno elettrico ne regola tutti i movimenti. I cani invece che dovranno inseguirla, saranno cani veri.
    La gara comincia facendo partire la lepre ad andatura regolare. Quando i cani, lanciati all'inseguimento, stanno per raggiungerla, si aumenta la forza della corrente e la lepre va più in fretta.
    I cani aumenteranno la corsa.
    La lepre aumenterà la sua.
    Quando i cani, ormai invasati dalla voglia dell'inseguimento, gli occhi rossi di sangue, incuranti degli ostacoli e sordi ad ogni richiamo, insistono all'inseguimento, tanto più il gioco diverte... questi miseri costruttori di «miraggi»... E il gioco continua finché i poveri cani, sudati e tremanti, si accasciano a terra, stremati di forze, senza aver raggiunto la preda.

    La tua libertà

    È quella che tu devi conquistare. Ti viene offerta solo in germe: tu non sei libero ma diventi libero, devi scegliere continuamente di essere libero.
    Sei chiamato a liberarti da determinismi interni ed esterni per raggiungere una libertà sufficiente: sufficiente nel senso che per quelli che sono gli indirizzi, le scelte, le realizzazioni fondamentali tu abbia la coscienza di esserti espresso secondo un «tuo» progetto, superando influenze ambientali ed ereditarie.
    Questa libertà si fa posto nella tua esistenza? Puoi dire su qualcosa di importante che rende significativa la tua vita: «è mio»?
    Per arrivare qui devi liberarti da superstizione, paura, asservimento sociale, politico, economico, predominio delle passioni dell'egoismo, legami immaturi con genitori e autorità... una volta liberato da sei chiamato ad essere libero per... La libertà non è assenza di preoccupazioni: è libertà minorenne questa; quella adulta si assume responsabilità, supera l'indifferenza, si apre a valori impegnativi.
    Cosa sogni in nome della libertà?
    Libertà minorenne: «possibilità di fare quello che uno vuole»; è inseguire la lepre meccanica.
    Libertà maggiorenne: «aderire liberamente al bene, che significa capacità di praticare l'amore e non offendere negli altri quella libertà che vogliamo per noi». Uno scoglio: come conciliare libertà e legge?
    Educarsi alla libertà significa trovare libertà interiore di chi si muove e si lascia guidare da motivi più che da imperativi.
    La legge è un pedagogo che sorregge e guida, consiglia la persona mentre questa elabora una convinzione interiore che mi farà liberamente aderire a quel bene, che sento come tale.
    Devo liberarmi nel senso che da una moralità eteronoma arrivi ad una moralità autonoma.

    Piste di ricerca

    Prova a spiegare il meccanismo della lepre meccanica, adattandolo alla situazione dei giovani di oggi.
    Chi è la lepre, chi i manovratori, chi i cani?
    Per quali valori, cose importanti ed impegnative sei disposto a sacrificare e a rinunciare a qualcosa di te stesso?


    T e r z a
    p a g i n A


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