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    Educare alla pace nella riconciliazione



    (NPG 1970-12-77)

    Il significato della parola pace ha bisogno di essere sempre più approfondito: deve essere inteso non come il mantenere un «ordine stabilito», ma come perenne ricerca degli spiriti e dei cuori per promuovere una migliore giustizia nelle relazioni fra gli uomini.
    Il tema «Educarsi alla pace attraverso la riconciliazione» ha come scopo quello di invitare singoli individui, gruppi sociali, popoli e nazioni a stringere fra loro legami di solidarietà universale per costruire insieme un mondo più giusto.
    Lo sforzo richiesto da questo impegno può essere situato a tre livelli: 
    - a livello individuale, con la riconciliazione dell'uomo con l'uomo: genitori, vicini, conoscenti, in una parola tutti coloro che vivono fianco a fianco e si incontrano nella vita di tutti i giorni;
    - a livello delle strutture della vita collettiva, nello sforzo di partecipare al rafforzamento della pace nelle istituzioni familiari, negli ambienti sociali del quartiere, del lavoro, nelle strutture intermedie della vita nazionale e internazionale che costituiscono la rete di legami nella quale viviamo e che fanno appello alla nostra responsabilità sociale;
    - infine, a livello delle mentalità, perché questo tema non può raggiungere il suo scopo se non viene inteso come un appello a migliore comprensione fra generazioni, culture ed ideologie diverse. fra mentalità nazionali e scelte socio-politiche.

    Educarsi alla pace

    In una visione di questo genere, nessuno può avere la pretesa di educare gli altri senza cominciare da se stesso. Si tratta dunque di educarsi, testimoniando di persona la propria sincerità a corrispondere alle esigenze della pace.
    Un atteggiamento di questo genere eviterà anche ogni forma di moralismo, poiché ciascuno cerca umilmente di prendere coscienza, in una riflessione personale o comunitaria, della parte che gli tocca assumere nella costruzione della pace.
    La pace è oggetto di ricerca, deve essere cercata senza tregua: non è mai definitivamente acquisita. L'educazione della pace è dunque un'opera a largo respiro, che richiede un costante sforzo di conversione del cuore e dello spirito, una volontà incrollabile di superare i limiti posti da comportamenti contrari alla conservazione dei legami fraterni.

    La pace nella riconciliazione

    Le attuali sofferenze provocate dai conflitti tendono a separare i membri della famiglia umana e li fanno vivere in stato di tensione, di inimicizia e talvolta di vendetta. La pace è continuamente compromessa da odi e rancori, che creano rotture e chiusure nelle relazioni fra gli uomini a ogni livello della vita sociale, nazionale o internazionale. Il male è «dentro» le persone: può essere guarito con la riconciliazione degli animi.
    Certo, non vi può essere soluzione senza ricorso alla giustizia e al rispetto dei diritti dell'uomo e della società. Ma è necessaria onestà di intenzioni all'inizio di ogni cammino verso la riconciliazione con l'«altro». Solo questa sincerità ha con sé la forza di convinzione capace di suscitare la pace.
    Questo atteggiamento interiore si fonda sul riconoscimento dell'altro come membro, eguale in dignità e diritti, dell'intera comunità umana. Esso suppone che ognuno accetti di partecipare responsabilità e beni con tutti i membri della famiglia umana.
    La disposizione alla riconciliazione invita alla ricerca e alla accettazione dei limiti e difetti personali che attentano al bene comune dell'umanità, così come invita a migliore comprensione dell'«altro», delle sue necessità, delle sue frustrazioni .
    Da questa apertura di spirito deve nascere un dialogo. Gesti di buona volontà devono favorirne la nascita e lo sviluppo.

    In una visione universale

    Questa visione implica anche interesse e attenzione da parte di ognuno per tutto quello che viene intrapreso nell'ambito della vita internazionale, in particolare dalle organizzazioni che si sforzano di regolarne l'armonia.
    La riconciliazione ha bisogno di istituzioni per esprimersi e consolidarsi. È affiancandosi a loro che ogni uomo deve lottare contro le discriminazioni di ogni sorta, le forme di razzismo o di schiavitù che persistono nella società contemporanea e offuscano l'immagine dell'uomo. Nella presa di coscienza del ruolo che ognuno svolge per l'edificazione di un mondo più solidale, ogni atteggiamento di superiorità o di paternalismo nuoce a una vera riconciliazione e perpetua situazioni di dipendenza e di disuguaglianza che pregiudicano l'armonia della famiglia umana.
    La riconciliazione internazionale esige un approfondimento della natura del sentimento nazionale e del suo ruolo nelle relazioni internazionali.
    La via di riconciliazione internazionale, senza mettere in pericolo l'indipendenza nazionale, dispone gli stati a riconoscersi indipendenti e ad impegnarsi nell'organizzare una comunità mondiale, nella quale essi possano trasferire parte del loro potere e delle loro prerogative ad organismi internazionali atti a stabilire un ordine mondiale che sia garanzia di pace. «Il bene comune universale - scriveva Giovanni XXIII nella Pacem in terris (40) - pone ora problemi che non possono essere risolti che ad opera di Poteri pubblici aventi ampiezza, strutture e mezzi delle stesse proporzioni; di Poteri pubblici cioè, che siano in grado di operare in modo efficiente su piano mondiale. Lo stesso ordine morale quindi domanda che tali Poteri vengano istituiti».


    Per realizzare questo preciso e urgente impegno di educazione alla pace, un ottimo mezzo, raccomandato più volte dal Papa, che ne ha fissato una giornata speciale (1 gennaio) ogni anno.
    Una giornata (o una settimana) in un processo permanente di educazione e sensibilizzazione ai problemi della pace.
    Nelle pagine che seguono, Note di Pastorale Giovanile offre un repertorio di indicazioni pedagogiche e di materiale per programmare un intervento su questa linea, materiale adattato da quello presentato dalla Congregazione per l'Educazione cattolica.


    NOTE PEDAGOGICHE

    Capire il tema

    Si tratta prima di tutto di favorire un cambiamento di mentalità. Più che mai determinanti appaiono, in tutte le impasses politiche e sociali, l'indurimento e la radicalizzazione delle posizioni di ciascuno: senza un cambiamento di mentalità, sembra difficile riuscire a risolvere le difficoltà nelle quali gli uomini si dibattono. Allargare lo spirito e il cuore degli uomini con gesti concreti di riconciliazione si rivela così uno dei metodi più urgenti e importanti della Chiesa, che vuole farsi educatrice alla pace.
    Tuttavia, il cambio delle mentalità procede di pari passo con la costante affermazione dei diritti dell'uomo e la ricerca di strutture più giuste nei rapporti internazionali. Si tratta cioè di promuovere un cambiamento di mentalità e una riconciliazione degli animi, insistendo però contemporaneamente sui diritti e doveri di giustizia degli interlocutori che ci si trova di fronte. Accontentarsi di parlare di cambiamento di mentalità rischierebbe di essere troppo teorico. Ma, parallelamente, limitarsi ad affermare diritti e doveri rischia di congelare su posizioni giuridiste le richieste di maggiore giustizia. Molte questioni urgenti hanno bisogno, per essere comprese, di un cambiamento delle aspirazioni e degli animi. Per progredire, le soluzioni pacifiche hanno bisogno di giustizia e di apertura d'animo; essi non possono andare separati. In questa educazione di mentalità, si tratta di non stare al gioco degli scettici e degli scoraggiati che trovano inutili gli sforzi di educazione alla pace, di fronte ai ripetuti scacchi subiti dalle soluzioni pacifiche e alla continuazione dei conflitti in corso. A questi scettici, bisogna far vedere il peso crescente dell'opinione pubblica e l'efficacia a lunga scadenza di tutti gli sforzi coordinati per promuovere la pace, e specialmente l'utilità delle istituzioni internazionali. Per altri, parlare di conciliazione sembrerà inefficace o anche nocivo perché contrario al principio della rivoluzione, da essi concepita come diritto e dovere, data l'incapacità dei mezzi non violenti di eliminare le strutture oppressive attuali. A questi rivoluzionari, è importante mostrare come la riconciliazione non è fatta di compromessi, ma di una rivendicazione coraggiosa delle condizioni di giustizia necessarie a ogni individuo e a ogni gruppo per vivere in pace.
    A questo proposito, tenendo presenti le situazioni particolari dei diversi paesi, bisogna notare che, se la riconciliazione è il fine ultimo di tutti i «peace-makers», essa deve talvolta passare attraverso proteste e rivendicazioni di giustizia.
    La Giornata della Pace deve promuovere un'opera di informazione e svegliare le coscienze sulle questioni che si pongono con maggior gravità, e incoraggiare gli appelli all'opinione pubblica con forme e mezzi non-violenti.
    Così concepita, l'educazione alla riconciliazione, anziché essere un mezzo per mantenere l'ordine stabilito, esige in molti casi l'impiego sperimentale o metodico dei mezzi non violenti atti a far sorgere soluzioni giuste.

    Metodo pedagogico e pastorale

    La preparazione della Giornata resta senza frutto se non si basa su un metodo, su una pastorale.
    L'educazione consiste nel far passare una persona dall'infanzia all'età adulta e nel permettergli di adattarsi continuamente alle forme del suo tempo. Nel caso di cui ci occupiamo, è evidente che, per la stragrande maggioranza, l'umanità contemporanea si trova ancora, in tema di pace e di sviluppo, a uno stadio infantile. Questa affermazione vale quasi alla lettera anche per il Popolo di Dio che non ha ancora inserito questo problema nella fede e nella pastorale. Il compito è enorme. Certo, la paura della guerra e, per alcuni, della rivoluzione; per altri i pericoli degli squilibri economici causati. a lunga scadenza, dal sottosviluppo, provocano già qualche reazione di saggezza, di dialogo, di compartecipazione. Ma l'educazione non può fondarsi solo sull'interesse o sulla paura. Educare vuol dire portare una persona o un gruppo di uomini alla maturità, al bene, alla verità, alla salvezza. Ciò include l'idea di progresso, ma anche di libertà. Educare non è vincere ma convincere. È condurre poco a poco un uomo o un gruppo a pensare, a sentire, a volere, a fare. Questi quattro elementi sono inseparabili. Purtroppo, di fatto si trovano divisi. Molti «sanno» - e si tratta anche di una conoscenza approfondita -: ma, a livello di coscienza psicologica, è un sapere come tanti altri senza alcun influsso sui sentimenti e soprattutto sulla volontà e sul comportamento. Se la Giornata della pace - con tutto ciò che la prolunga - vuole contribuire a trasformare efficacemente mentalità e costume, deve comprendere le quattro dimensioni di una educazione integrale e globale: informare per aiutare a giudicare; agire a livello di sentimento; proporre una revisione di vita per far muovere le volontà; infine, indicare tipi di intervento concreti e adatti.
    È evidente che per ottenere questo risultato bisogna che ci siano degli educatori. Se ne possono distinguere due tipi:

    Tutti per mezzo di tutti

    Tutti gli uomini di buona volontà e tutti i popoli sono o devono diventare educatori dei propri fratelli. È quella che si potrebbe definire «educazione atmosferica»: per ambiente, per osmosi, per quella reciprocità di coscienze che, sul filo dei giorni, tesse la civilizzazione. E ad essa sembra, che si richiama Paolo VI quando si augura a di vedere la pace dominare lo svolgersi della storia futura...» grazie agli sforzi «di una umanità cosciente e liberata dalla triste ineluttabilità dei conflitti armati, e che sappia imprimere alla storia del mondo un più felice cammino nell'ordine e nella civilizzazione. (Paolo VI, Messaggio agli uomini di buona volontà, 1° gennaio 1968).

    Tutti per mezzo degli educatori qualificati

    La giornata della pace deve rendere coscienti e richiedere il contributo di tutti coloro che hanno una missione educativa, e anche di coloro che sono gli educatori, inconsapevoli forse, dell'opinione pubblica.

    Durata

    La celebrazione della Giornata della pace non deve essere ridotta a un fatto occasionale, che dia l'impressione di aver compiuto il proprio dovere per la causa della pace. Essa si situa nel contesto di un'opera di educazione che deve durare per tutti i giorni dell'anno. Per questo è bene che, dove è possibile, si organizzi una settimana o una «quindicina» della pace. L'esperienza ha dimostrato che questo è il solo mezzo efficace per raggiungere tutti gli strati della popolazione e per fare entrare l'idea della Giornata della pace nella mentalità e nelle abitudini individuali e collettive.
    Alla prova dei fatti, dappertutto dove è stata realizzata, questa Settimana si è rivelata un eccezionale mezzo pedagogico: si tratta di far vivere le persone in una pace autentica; di offrire loro delle occasioni speciali per riconciliarsi, per dimenticare le offese, per praticare l'ospitalità, per incontrarsi. Essa aiuta l'uomo della strada a uscire dal suo scoraggiamento, mostrandogli la forza che egli ha nell'ambito di una comunità che si riunisce per cercare con metodo e risolutezza la pace.
    La Settimana e la Giornata della pace sono una cosa sola. In nessun caso devono avere svolgimento separato. Questo evidentemente esige che le scadenze dell'una e dell'altra siano il più possibile tra loro vicine.
    La Settimana e la Giornata vanno vissute simultaneamente nelle loro tre dimensioni: preghiera - riflessione - azione. Solo a queste condizioni adempiono veramente il loro ruolo di educazione integrale.
    Senza un «contenuto» chiaro, approfondito ed esplicito, la Settimana e la Giornata rischiano di ridursi a una formalità: giusto quel tanto che basta per tranquillizzare le coscienze.

    Realizzazione pratica

    Preparazione - svolgimento

    Deve basarsi sul principio del «conteggio alla rovescia», a tutti familiare, e stabilire delle scadenze, un «timing» delle operazioni da realizzare successivamente, cioè:
    - Scegliere - avvisare - riunire i responsabili della Giornata della pace. Tenere al corrente le autorità civili e, se è possibile e opportuno, domandare la loro partecipazione al fine di sincronizzare l'azione.
    - Informare i mezzi di comunicazione sociale, cominciando da riviste, periodici mensili o trimestrali che, per esigenze redazionali e tipografiche, programmano a più lunga scadenza.
    - Appena è possibile, redigere, stampare, diffondere il materiale previsto per la Giornata (e la Settimana): manifesti. foglietti, libretti, schemi di omelie, mostre, ecc.

    Azione sull'opinione pubblica

    Presentazione adatta e progressiva del tema della giornata:

    - campagna di stampa, reportages, interviste, ecc.;
    - campagna radiofonica e televisiva;
    - conferenze, dibattiti o tavole rotonde, cineforums, incontri, mostre, rassegne di cinema o di diapositive.

    Azione educativa sugli adulti:

    Invitarli in questa occasione a interessarsi alla vita politica, civica, sindacale, sociale, e ad assumervi le proprie responsabilità.

    - Inserire le preoccupazioni della pace, del senso civico, dello sviluppo, nell'educazione dei ragazzi e dei giovani (professori di storia, geografia, lettere, lingue, educazione civica, ecc.): concorsi scolastici sulla pace o sul tema specifico.
    - Educazione alla pace per mezzo dei divertimenti (giochi educativi).

    L'importanza di una vera partecipazione liturgica

    - Messe per la pace

    È bene organizzare delle messe per la pace, con la maggior partecipazione possibile. Si potrà usare la messa votiva per la pace, che è stata preparata per la Giornata Mondiale della pace del 1968.

    - Celebrazioni della Parola di vario tipo:

    * Veglie di preghiera, a raggio ecumenico e no;
    * notte di preghiera continuata;
    * pellegrinaggi, marce di preghiera per la pace (in silenzio o studiando il problema);
    * preghiere dei malati (ospedali, preghiere individuali);
    * preghiera per la pace fatta nelle famiglie;
    * liturgie penitenziali (di riparazione, di perdono, di riconciliazione, di non-segregazione).

    A questo proposito, si ricordi l'importanza e il significato del digiuno. «Digiunare per far parte agli altri»: privarsi del tutto o in parte di un pasto; offrire il prezzo di un pasto a organizzazioni per lo sviluppo oppure a movimenti pacifisti.

    Gesti di riconciliazione

    A titolo di esempio, si riportano alcuni gesti di riconciliazione concreti:

    - Giornata e settimana dedicata agli stranieri (agli emigranti).
    - Visita a malati, a carcerati.
    - Marce o interventi, per esempio in favore dei prigionieri politici.
    - Partecipazione alle organizzazioni internazionali e alle loro campagne (ONU - UNESCO - FAO - BIT - UNIC - EF).
    - Incontri ecumenici e interconfessionali.
    - Incontri fra diverse ideologie (tavole rotonde, colloqui...).
    - In casa: dialogo tra persone e gruppi, specialmente della stessa categoria (es.: tra cattolici di generazioni diverse, di diverse tendenze, di opinioni politiche o sindacali contrastanti, ecc.). Abituare se stessi e gli altri a rispettare il pluralismo ed a cogliere la complementarità delle opinioni di ognuno.
    - Scambi e gemellaggi.
    - Ogni forma di scambio amicale tra persone o gruppi di nazionalità o di razza differente.

    I gesti concreti di riconciliazione - a tutti i livelli, fino a quello internazionale - costituiscono la testimonianza che ci si aspetta oggi dai cristiani e dagli uomini di buona volontà che cercano la pace sul serio.


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