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    Essere religiosi è «fuori moda»?

    Giacomo Marinai



    Il rapporto fra i giovani e il sacro è un aspetto molto interessante della società moderna sul quale difficilmente si pone l'attenzione. Nonostante questo, è un tema che permette di osservare e comprendere alcuni dei cambiamenti che la nostra comunità, e in particolare la generazione più giovane, sta affrontando. Le religioni sono state nel corso della storia una parte fondante di tutte le forme di civiltà e hanno caratterizzato la vita di moltissime persone; tuttavia, si potrebbe dire che negli ultimi decenni stiano registrando una crisi. Tracciare un quadro complessivo della questione risulta però molto complesso, se non impossibile, per via delle tantissime sfaccettature che essa può assumere ma quello che si può fare è provare a dare una propria percezione della situazione basandosi sulle realtà con le quali siamo in contatto.
    Osservando i miei coetanei, si può delineare una generale tendenza verso un allontanamento dall'ambito religioso, seppur con diverse modalità a seconda delle persone. C'è chi è un ateo convinto, chi invece mette in dubbio ciò che non può dimostrare in maniera tangibile e si definisce agnostico, chi si ritiene religioso (nella realtà locale quasi sempre cattolico) ma sempre più lontano dalle istituzioni della Chiesa e chi proprio non sa o non si interessa all'argomento. Sono veramente pochi ormai, quasi una rarità, quelli che si definiscono religiosi praticanti.
    Questo nonostante la gran parte dei giovani sia ancora a tutti gli effetti cristiana, avendo ricevuto i primi sacramenti (battesimo, comunione) e avendo seguito un percorso di insegnamento religioso. Sempre più spesso, infatti, i ragazzi che ricevono un imprinting religioso dalle famiglie finiscono poi con l'allontanarsene non appena raggiungono un'età tale da poter sviluppare un pensiero autonomo.
    È necessario quindi interrogarsi su quali siano le cause che portano a questo distacco dalla religione, che avviene soprattutto nei più giovani.
    Un aspetto fondamentale risiede, a mio modo di vedere, nel pensiero scientifico che è sempre più radicato nella nostra società. L'avvento del mondo tecnologico e dell'informazione ha portato ad una diffusione e una messa in primo piano della scienza che, nonostante di per sé possa essere conciliata con la fede religiosa, porta inevitabilmente al crollo di alcuni dogmi e credenze presenti nelle dottrine religiose, specie quelle più antiche.
    Oltretutto è anche l'approccio di pensiero che ci viene fornito dalla scienza ed insegnato fin da subito nella scuola (il famoso «metodo scientifico» di Galileo) che ci induce a mettere in dubbio ciò che non possiamo dimostrare, verificare o sperimentare. Proprio su questo si basa il pensiero delle persone agnostiche, che lasciano un punto interrogativo su cosa ci sia «oltre», non avendo i mezzi per verificarlo in maniera tangibile.
    Un altro aspetto che ha messo in crisi la religione, in particolare quella cristiana cattolica, è l'assenza di figure di spicco e di rilevanza morale all'interno della Chiesa. Quest'ultima è stata dipinta nel corso del tempo, e spesso giustamente, come un'autorità superficiale e corrotta, ancorata alle vecchie tradizioni e spesso spoglia di quelli che dovrebbero essere invece i valori morali fondamentali della religione cristiana. Non è un caso che spesso le persone giovani credenti lo siano perché hanno incontrato nel loro percorso delle figure religiose realmente appassionate, vere e propositive, che sono riuscite a creare dei contesti positivi, con comunità coese e legate dai veri valori di fratellanza e solidarietà che la Chiesa dovrebbe promuovere. Un ultimo aspetto da tenere in considerazione è quello del rapido cambiamento della nostra società. È difficile trovare spazio per la religiosità in una società che corre sempre di più e spesso porta le persone ad essere estremamente superficiali. I ritmi serrati rendono difficoltoso ritagliarsi dei momenti di riflessione interiore e spesso anche chi è religioso non trova più il tempo di partecipare ai riti e alle funzioni.
    Inoltre, con la diffusione dei social, ormai a livello capillare soprattutto fra i giovani, c'è un rischio sempre più grande di cadere nella «spersonalizzazione» dell'individuo. Adesso che essere religiosi è diventato un po' «fuori moda», diversi ragazzi si adeguano a quella che è la tendenza principale, ciò che sentono dire, senza però aver svolto una propria riflessione interiore.
    Questo però non è vero per tutti: ci sono tanti giovani che, anche se si sono allontanati dalla Chiesa, lo hanno fatto sviluppando un loro pensiero critico e sostenendo le loro motivazioni, spesso trovando anche idee uniche, pensieri e ipotesi personali diverse fra loro. C'è chi riprende in parte il pensiero cristiano, chi si rifà a religioni orientali, o di altre parti del mondo, chi ha delle proprie personalissime convinzioni.
    E in fondo, a mio modo di vedere, sta proprio in questo la vera spiritualità. Ormai, con i cambiamenti che stiamo vivendo, la Chiesa, per come la conosciamo, risulta spesso un po' antiquata. Si va quindi verso nuove forme di spiritualità, forse più personali, ma questo non vuol dire che sia necessariamente un processo negativo. L'importante è che le persone, e in particolare i giovani, sviluppino le proprie idee, che li facciano stare bene con loro stessi e che si sentano proprie, il che può voler dire essere cristiani cattolici, atei, agnostici o credere in qualsiasi tipo di fede che riteniamo giusta per noi.


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