Pastorale Giovanile

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    Credenti per convenzione?

    Irene Carlesi


    Avere fede assume diversi significati e ho deciso di riportare quello che è stato detto da una mia amica, una persona credente che afferma: «Per me la fede è un luogo astratto in cui riesco a esprimere tutti i miei pensieri, tutte le mie paure e tutte le gioie della vita». Avere fede significa quindi avere piena fiducia in qualcosa o qualcuno, forse un concetto che noi giovani non siamo ancora in grado di comprendere a pieno, perché fidarsi di un'entità superiore ed invisibile ci risulta ancora più difficile che credere in qualcosa di non astratto. La fiducia, però, nella società moderna è sempre minore, a causa delle numerose fake news e tutto ciò che troviamo in Internet, che deve essere filtrato da ognuno di noi, per trovare ciò che vi è di vero in milioni di notizie fasulle.
    La fede è quindi qualcosa di difficile da raggiungere ma molto facile da perdere: quante volte ci siamo fatti domande sul perché una determinata cosa è successa? Spesso, quando succedono grandi disastri e molte persone muoiono, ci chiediamo il perché, ci interroghiamo sulle cause; se Dio esiste non ha potuto salvarle.
    Anche io mi interrogo spesso su questo e mi chiedo perché un determinato evento sia dovuto accadere, magari un evento per il quale io non potevo intervenire, per il quale non ho potuto fare niente, come la morte improvvisa di una persona. Ne ho vissuta una di recente, ed in quel momento mi sono posta molte domande e ho avuto molti dubbi riguardo alla mia fede. Io infatti mi ritengo credente, anche se qualche volta penso di esserlo solo per convenzione, perché sono stata sempre abituata a credere. Questo perché molte volte utilizzo la religione e Dio solo nei momenti in cui ne ho bisogno, solo quando non c'è nessun altro che può darmi una mano. Credo che la maggior parte delle persone non dichiari né di essere credente né di essere ateo, così da essere «salvi» se l'esistenza di Dio fosse verificata, senza prendere una posizione ben precisa.
    Conosco comunque numerose persone molto credenti, che hanno una fede genuina, che non è sfruttata solo nel momento del bisogno, e praticanti. Infatti, per loro, andare in chiesa non è visto come una formalità, ma come un'azione che compiono volentieri, e che sentono il bisogno di fare.
    Nonostante queste persone ve ne sono altrettante che sono completamente ignoranti al riguardo ma, piuttosto che informarsi, preferiscono non entrare in merito. Questo perché spesso la fede è associata alla Chiesa, che viene spesso vista come un'istituzione bigotta.
    Ovviamente la Chiesa, nel corso degli anni, si è evoluta ed ha cercato di avvicinarsi al pensiero dei giovani. Nonostante questo, molti hanno ancora pesanti pregiudizi che si basano sugli errori compiuti dalla Chiesa in passato.
    Credo quindi, per concludere, che, se la tendenza continuerà ad essere quella di non credere, i credenti veri rimarranno ma quelli in dubbio diventeranno sempre meno e anche il numero di quelli che erano credenti «per convenzione» continuerà a calare. Posso fare un esempio personale con i miei cugini, che, da credenti «per convenzione», mentre io ho fatto sia comunione che cresima, pur essendo stati battezzati ed essendo stati abituati ad andare a messa, hanno deciso di non continuare il percorso religioso.


    T e r z a
    p a g i n A


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