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    La figura del Catechista (o “coordinatore educativo pastorale”)


    Chiesa per la scuola /14

    Alessandro Curotti

    (NPG 2022-04-75)


     

    “Buongiorno ragazzi! Vi ricordo che domani è l’ultimo giorno per iscriversi al campo estivo con il gruppo missionario. Passato bene il fine sett…???”
    “Ho la giustifica dell’assenza da far firmare.”
    “Porta pure… Ma tra gli assenti c’è qualcuno in DAD?”
    “Prof, Luigino è positivo da una settimana, Cosetta è in isolamento per la mamma…”
    “Ok, allora mi collego sulla piattaforma. Intanto, in quest’ora di religione completeremo le presentazioni da caricare su…”
    “Don, ma la Bitassi è tornata??? Che è la terza volta che rimandiamo la verifica di matematica…”
    “No, ma ha lasciato le verifiche al supplente di Fisica: De Rossi.”
    “Evvai Raga, si copia facile!!! È un lavoro a gruppi?!”
    “Ragazz…”
    “GVZZZZ… csssttt… Prof, la vedo ma non la sento!!!”
    “Ecco, clicco sul microfono e…  mi sentite??? BUONGIORNO! …Stavo per fare l’appello!”
    “Prof, ha scritto Luigino che gli è partito l’aggiornamento e si collega subito.”
    “Sarà a spacciare al parchetto…”
    “Ooook, Let’s GO! Va bene! Ora metti via il cellulare. Dicevo… Se caricate tutte le presentazioni sulla piattaforma…”
    “GVZZZZ…cssstttt… Prof, quale piattaforma?”
    “Questa dove sei collegato!!!”
    “Ma non ho la password…”
    “E come hai fatto a entrare?”
    “...”
    “Prof, io l’ho fatto sul quaderno, le posso mandare una foto?”
    “Va bene, ma mettiti bene la mascherina!”
    “Ma al campo estivo posso venire anche se non ho partecipato alla compagnia?”
    “Marco, ne parliamo dopo in cortile, all’intervallo.”
    TOC TOC
    “AVANTI!!! Ragazzi, in piedi e salutiamo il preside.”
    “‘Ngiooorno”
    “Buongiorno a tutti e a ciascuno! È arrivata la notizia di un secondo positivo, contatto stretto di un vaccinato con solo la prima dose, ma dotato di FFP2 che è in autosorveglianza perché ha la dose booster dal terzo giorno dalla negativizzazione del primo perché erano passati meno di 120 giorni”
    “Quindi?”
    “Gli allievi con il ciclo vaccinale incompleto, o guariti da più di 120 giorni se avevano la chirurgica nel giorno della positivizzazione del primo caso hanno l’obbligo di mettere la FFP2, gli altri devono andare a casa!”
    “Tutti a casa!!! Verifica di matematica in DAD!!!!”
    “No, ho già fatto controllare al vicepreside i green pass. Per la legge sulla privacy non posso dirvi nulla, ma chi dovrebbe andare a casa è già assente. Mettete la FPP2 e buona lezione.”
    “Prof, mancano 5 minuti, possiamo ripassare matematica?”
    “La lezione sul senso della quaresima, dovrà aspettare ancora... Avanti così sarà per Natale del duemilaecredici!”
    “Don, prete… ehm, prof… cioè don!?!? Io quando faccio il colloquio personale? posso venire nel suo ufficio l’ultima ora? Tanto matematica ho 4 fisso”
    DRIIIN

    Credo che chiunque lavori nella scuola possa essersi fatto una simpatica risata di fronte allo tsunami che la pandemia e le normative hanno abbattuto sul mondo relazionale che popola le classi, i corridoi, i cortili dove i nostri ragazzi, specialmente gli adolescenti, trascorrono la maggior parte della loro settimana. Proverò in questo articolo a descrivere il ruolo e l’importanza strategica della figura del Catechista (rinominato anche “coordinatore educativo pastorale”) all’interno della Comunità Educativo Pastorale (CEP) di una scuola salesiana. Tale compito è tutt'altro che facile, anche perché da diversi anni è in profonda evoluzione, ridefinizione e forse confusione. Il termine “catechista” genera rapidamente un’associazione con un mondo di volenterosi laici, specie gentili mamme ed entusiasti adolescenti, che in ambito parrocchiale e oratoriano si occupano della preparazione ai sacramenti dell'Iniziazione Cristiana. Interessante come proprio di recente papa Francesco abbia istituito tale ministero con motu proprio affermando al numero 4:

    “Il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa. Un’identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e responsabilità.”

    Parole quanto mai azzeccate per descrivere chi cerca di ricostruire quanto don Bosco visse nel suo primo oratorio a Valdocco: “una tipica esperienza pastorale (...), che fu per i giovani casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria”.[1]

    Maestro e mistagogo per una scuola che avvia alla vita e una parrocchia che evangelizza

    Per il catechista il primo e il più massiccio strumento dell'azione educativa nel mondo della scuola che avvia alla vita è la docenza di una disciplina. Il contesto scuola è stato definito “luogo culturale ordinario della pastorale giovanile” ed è nei tempi recenti al centro di un rinnovato interesse ecclesiale[2]:

    “Negli ultimi tempi, noi stessi abbiamo mancato di rigore e di slancio, in contrasto con la grande tradizione europea, e anche italiana di insegnanti cristiani di personalità solida, passione educativa e competenza impeccabile. La scuola è l’unico segmento istituzionale di iniziazione ad un umanesimo condiviso che sia rimasto. Tutto il resto e ‘fai-da-te (...). È un nodo strategico e i ragazzi, sfiduciati e sfilacciati come sono, si aspettano moltissimo: non appena compare un insegnante come si deve la polarizzazione è altissima, imprevedibile e commovente”.[3]

    Don Bosco aveva idee molto chiare sull’unità dell’uomo e conseguentemente sulla necessità di un’azione educativa integrale. Sapeva, infatti, che un’azione pastorale forma allo stesso tempo degli onesti cittadini e dei buoni cristiani. In questo senso vedeva nella scuola un momento formativo provvidenziale (Capitolo Generale XX, 234). Intuiva che la scuola è uno strumento educativo indispensabile per l’educazione, luogo d’incontro tra cultura e fede. Consideriamo la scuola come una mediazione culturale privilegiata, perché trasmette una concezione del mondo, dell’uomo e della storia (cfr La scuola cattolica, n.8). Fedeli al motto “Educhiamo evangelizzando ed Evangelizziamo educando” la didattica è particolarmente significativa per l’educazione alla/della fede nella sua dimensione culturale.[4]
    L'Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) è la scelta più comune per la possibilità di incontrare molte classi per il monte ora della cosiddetta “ora di religione”. A questi aspetti didattici ed educativi

    “può dare un qualificato contributo il docente di religione cattolica, che insegna una disciplina curriculare inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola e promuove un proficuo dialogo con i colleghi, rappresentando – in quanto figura competente e qualificata – una forma di servizio della comunità ecclesiale all’istituzione scolastica. L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana. (...) La dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» (Benedetto XVI, Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25-4-2009).”[5]

    … ma il catechista non è solo un docente…

    Testimone della fede e amico in un cortile per incontrarsi da amici

    L’educazione alla fede non si limita infatti alle discipline e alle loro, seppur virtuose, interazioni. Primo fra tutti gli strumenti educativi della tradizione salesiana è il buongiorno[6]: un momento di preghiera semplice, di rilettura dell’accaduto del quotidiano scolastico e degli eventi dell’attualità in chiave di appello di Dio, interpretando la vita alla luce del Vangelo, secondo la Sua logica, un momento di presenza affettiva ed effettiva.[7] In concreto i primi dieci minuti di ogni giornata non sono dedicati a una lezione, ma radunano assieme le classi e “Sicut gutta cavat lapidem” il catechista o altre figure di riferimento della CEP guidano il momento. Sommando il tempo dedicato al buongiorno nel corso di un intero anno scolastico, si può arrivare a quasi trenta ore, ovvero al corrispettivo annuale di un'ora di lezione settimanale!
    Questa esperienza è archetipica dello stile semplice e famigliare delle azioni di educazione liturgica e sacramentale che si allargano con momenti più ampi come celebrazioni penitenziali comunitarie, ritiri ed esercizi spirituali proposti al gruppo classe. Infatti,

    “la direzione spirituale salesianamente connotata ha un’unitarietà di espressioni che vanno dalla “buona notte” - come direzione spirituale comunitaria - alla “parolina all’orecchio” come luogo della personalizzazione dei cammini, unendo come dimensione comunitaria, la dimensione spirituale e la realtà personale del singolo-, il sacramento della riconciliazione e il colloquio personale”.[8]

    … ma il catechista non è solo un cappellano/direttore spirituale…

    Padre e pedagogo (in Cristo) per vivere in allegria una casa che accoglie

    Questa azione pastorale che tiene assieme un’educazione di ambiente di ampia accoglienza e una cura di accompagnamento personale personalizzato ha una cinghia di trasmissione costituita dalla dimensione dell’educazione attraverso i gruppi. Il vertice di questo sistema, vertice di tutta la pastorale giovanile è l’animazione vocazionale.
    Il catechista ha sollecitudine a costituire, convocare e animare compagnie e gruppi di interesse (aspetto così comune nelle realtà oratoriane, tanto da far dire ad alcuni… voi fate oratorio a scuola senza far diventare la scuola “una robetta da oratorio”). Riscoprendo una preziosa e antica tradizione salesiana che si era affievolita nel tempo si è recuperato il tradizionale termine compagnie. Sono gruppi con accesso libero, ma con la richiesta di forte motivazione, incontri frequenti, tempi formativi propri, slancio apostolico e missionario, protagonismo giovanile.
    Mi permetto due esempi concreti.
    Il gruppo “la Band del Bosco”, che nella mia scuola si rende disponibile per cantare e suonare durante feste e celebrazioni religiose, diventa occasione per una formazione musicale e liturgica. Il protagonismo non si limita alla mera visibilità, ma cresce in una corresponsabilità apostolica. Adattandosi ai tempi, il giornalino della scuola assume forme moderne mediante gruppi che animano la narrazione della vita della scuola attraverso i social. Salesian Entertainment Team e Social Media Team sono solo alcuni dei nomi di gruppi che attraverso questa passione e interesse hanno avuto occasione di comprendere meglio i contenuti e le proposte educative.
    Un’ultima dimensione risulta essere una sorta di prova del nove; in questa il catechista resta punta di diamante imprescindibile: l’attenzione alla dimensione vocazionale.
    Particolarmente significative sono il “sacramento della presenza” che permette di conoscere e accompagnare alle scelte: un autentico “amplificatore” del successo formativo[9]. Questo aspetto ha il suo vertice nell’esperienza di vita comunitaria e ogni volta che può risplendere lo spirito di famiglia. Tali esperienze diventano feconda occasione di:
    ritrovare il senso di appartenenza ecclesiale
    riscoprire una condivisione sobria e accogliente
    vivere un protagonismo giovanile affamato di relazioni fraterne e di relazioni significative.[10]
    Non stupisce che molti ex allievi dopo molti anni chiamino ancora la loro scuola semplicemente: CASA!

    … Il catechista è chiamato ad essere Padre, maestro e amico esperto di relazioni tanto da esser capace di lasciare un segno…

    Lo racconta bene Fabio Geda in “il demonio ha paura della gente allegra”:

    “Lui mi ha studiato alcuni istanti e non so, forse intuendo qualche inquietudine, mi ha chiesto se stessi bene. «Sì» ho detto. Ed era vero, in quel momento dopo ore di tap-in, rimbalzi e terzi tempi, stavo bene. (...) Ho cercato di sorridere, ma nella voce o nello sguardo ci doveva essere qualcosa che non tornava - una nota, forse, un’increspatura - perché il sacerdote è rimasto a osservarmi in silenzio per un tempo lungo, mentre io, le braccia abbandonate lungo i fianchi, restavo in attesa che aggiungesse qualcosa: era evidente che stesse pensando a qualcosa da aggiungere. E infatti, un istante prima che quel guardarsi negli occhi diventassi imbarazzante, ha sorriso e ha detto: «Se stai bene tu, allora sto bene anch’io». Si è voltato e se n’è andato. conservo ancora oggi, a trent'anni di distanza, in un luogo profondissimo dentro di me, il calore di quella frase. Se stai bene tu sto bene anch’io.

    Tutto questo è possibile perché il catechista è sostenuto:
    - in modo prossimo e fattivo dalla collaborazione dal profondo sapore sinodale che è l’azione sinfonica e sinodale della CEP[11] e dal suo consiglio. Come potrebbe un catechista accompagnare senza il confronto e la sana complicità con i suoi consiglieri[12]?
    - in modo profondo e carismatico per la sua appartenenza a una comunità religiosa. Come rendere la scuola una casa senza chi ci vive con la sua “famiglia”? Ma questo è un altro argomento!

     

    NOTE 

    [1] Costituzioni e regolamenti, art. 40.
    [2] cfr. CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020; Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della CEI, Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola.
    [3] P. Sequeri, Intorno a Dio. Intervista di Isabella Guanzini, La Scuola, Brescia 2010, p. 26.
    [4] Cfr. La Pastorale Giovanile Salesiana, Quadro di riferimento, 190.
    [5] CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 47.
    [6] La nascita di questa tradizione avviene come azione comunitaria e famigliare. Presenti don Bosco, mamma margherita e un giovane ospitato in casa. La preghiera e quelle materne raccomandazioni di quella prima buonanotte sono rimasti nel sistema educativa, tanto da riadattarsi alla realtà scolastica nella forma del buongiorno.
    [7] Proprio la presenza è stata spazzata via dal lockdown, questo ha costretto a sforzi vari di fantasia e creatività nel cortile virtuale.
    [8] Cfr. Ufficio Vocazioni SDB, Messis Multa, Verso un progetto d’Animazione Vocazionale della regione Italia Medio Oriente, I cammini locali. Linee per la realizzazione, 45.
    [9] A. Curotti, Il ruolo della Formazione Professionale Salesiana da don Bosco alle sfide attuali, CNOS-FAP, Roma, 2013, pp. 149-162.
    [10] Cfr. S. Marelli, Fare Casa. Giovani e vita comune, Centro Ambrosiano 2021.
    [11] E. Guerra, Pastorale scolastica, un tesoro di cose nuove e cose antiche, Chiesa per la scuola (5), NPG 3 (2020), pp. 76-78.
    [12] Nella tradizione scolastica salesiana è il responsabile della disciplina con funzioni che nelle scuole statali sono ordinariamente svolte dai vicepresidi.


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