Papa Francesco e i giovani - Pensieri ricorrenti /3
Cesare Bissoli
(NPG 2015-03-67)
1. Apriamo una serie di brevi articoli sul pensiero di Papa Francesco in rapporto al pianeta giovani, sapendo che egli parla sovente di loro, sia direttamente, sia indirettamente, accennando al loro mondo in diverse occasioni. Forse è troppo presto per arrivare ad una visione organica globale, anche perché il ministero del Papa è in divenire. Ma si può almeno affermare quattro cose: che il Papa considera la gioventù come un interlocutore primario; che attualmente dopo quasi due anni (dal 13 marzo 2013) riscontriamo certi accenti costanti; che una visione più organica è data dai grandi incontri dedicati ai giovani; che ogni intervento andrebbe compreso nel contesto culturale in cui viene pronunciato, un contesto a misura mondiale: altro è parlare a giovani tedeschi, altro a giovani filippini...
2. Lasciando a sé l’incontro con la GMG di Rio (luglio 2013) e il messaggio per la successiva GMG (2014), qui ne ricordiamo alcuni (di altri ci arricchiremo in seguito): l’incontro con i giovani cresimati (Roma, 28 aprile 2013); con i giovani delle Scuole dei Gesuiti (Roma, 7giugno 2013); con i giovani sardi (Cagliari, 22 settembre 2013); con i giovani dell’Umbria (Assisi, 4 ottobre 2013); con i giovani Belgi (Roma, 31 marzo 2014); con i ministranti di lingua tedesca (5 agosto 2014); con i giovani di Scholas occurrentes (5 settembre 2014); con i giovani scout (10 agosto 2014); con i giovani Coreani (15 agosto 2014); con i giovani Filippini (18 gennaio 2015). Come detto sopra, procediamo sottolineando i motivi maggiori, in questo articolo e nei prossimi.
3. Una nota caratteristica: il Papa parla di sé.
Lo fa volentieri, perché si lascia intervistare volentieri da ragazzi e da giovani. È il modo per vivere quella relazione dialogica fondata sulla testimonianza su cui insiste come stile pastorale. Avviene così che sovente lascia i fogli del discorso preparato prima.
* Per i giovani va ricordata l’intervista con alcuni Belgi. Alla domanda sul perché ha accettato la richiesta di farsi intervistare, risponde: “Quando io sento che un giovane o una giovane ha inquietudine, io sento come mio dovere di servire questi giovani, di dare un servizio a questa inquietudine, perché questa inquietudine è come un seme, e poi andrà avanti e darà frutti. E io in questo momento sento che con voi sto facendo un servizio a quello che è più prezioso, in questo momento, che è la vostra inquietudine”.
* Ognuno, in questo mondo, cerca di essere felice. Ma noi ci siamo chiesti: Lei è felice?, e perché?
“Assolutamente, assolutamente, sono felice. E sono felice perché… non so perché… forse perché ho un lavoro, non sono un disoccupato, ho un lavoro, un lavoro da pastore! Sono felice perché ho trovato la mia strada nella vita e fare questa strada mi fa felice. Ed è anche una felicità tranquilla, perché a questa età non è la stessa felicità di un giovane, c’è una differenza. Una certa pace interiore, una pace grande, una felicità che viene anche con l’età. E anche con un cammino che ha avuto sempre problemi; anche adesso ci sono i problemi, ma questa felicità non va via con i problemi, no: vede i problemi, li soffre e poi va avanti; fa qualcosa per risolverli e va avanti. Ma nel profondo del cuore c’è questa pace e questa felicità. È una grazia di Dio, per me, davvero. È una grazia. Non è merito proprio”.