Pastorale Giovanile

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    Ridestare la fede nei mondi vitali



    Dalle diocesi /2

    Pastorale giovanile nella diocesi di Modena-Nonantola

    Federico Pigoni e il CPG

    (NPG 2011-07-60)


    Il servizio di pastorale giovanile a Modena è sorto qualche tempo prima rispetto al grande impulso che diede il beato Giovanni Paolo II con l’avvio delle Giornate Mondiali della Gioventù, a metà degli anni ’80.
    L’attenzione al mondo giovanile cattolico era già nata a partire dalla metà degli anni ’70 grazie alla istituzione dei «Martedì del Vescovo», «ideati» e fortemente voluti da Mons. Bruno Foresti, che (con la collaborazione di don Gianni Gherardi, il primo delegato diocesano di PG e un gruppo di giovani) comprese la necessità di «andare incontro ai giovani» e raccoglierli in più occasioni attorno a sé per far gustare loro il senso di appartenenza diocesana.
    A tutt’oggi i «Martedì del Vescovo» rappresentano l’iniziativa diocesana rivolta ai giovani più preziosa e più partecipata, pur risentendo del cambiamento dei tempi e della difficoltà dell’aggregazione giovanile (vedi scheda).

    I Martedì del Vescovo (scheda)

    Per Modena il cuore della «specialità» diocesana, come tradizione di pastorale giovanile, sono proprio «i Martedì». Di cosa si tratta? Tutti i martedì di Avvento e Quaresima, ruotando nelle chiese più capienti della città, si vive un itinerario composto da incontri di preghiera, di testimonianza, di riflessione, alla luce di un tema di spiritualità che abbracci la vita dei giovani, invitando e accogliendo tutti gli adolescenti e i giovani dei gruppi parrocchiali della diocesi e non solo. Quando partirono, nei tempi «caldi» della protesta e della intensa contrapposizione ideologica, rappresentarono una grande occasione affinché il vescovo esercitasse il proprio magistero e la propria paternità spirituale verso le giovani generazioni, mediante un rapporto diretto e di amicizia con loro, in un dialogo capace di vincere pregiudizi di distanza o di istituzionalizzazione della chiesa.
    Ebbero in poco tempo un grandissimo successo: si contano Martedì con la presenza di 500-600 giovani dalle parrocchie, per la maggior parte dai 16 anni in su.
    Lo schema di ogni serata è variabile, ma alcuni elementi sono costanti e caratterizzanti e si sono per così dire «affinati» nel tempo: oltre la guida e l’intervento del Vescovo, la presentazione di una testimonianza significativa o una catechesi, un segno-icona visibile, un tema centrale offerto da un brano biblico, il momento della preghiera che aiuta a interiorizzare l’intervento ascoltato, la colletta a favore di qualche iniziativa di carità che la Diocesi sostiene. Ogni ciclo conclude sempre con la liturgia penitenziale. Molto apprezzati sono i cori giovanili provenienti da diverse parrocchie, che da alcuni anni, attraverso i Martedì, hanno l’occasione di trovarsi insieme per le prove e alternarsi nella animazione della serata, a volte anche con delle rappresentazioni.
    Per i «contenuti» degli incontri, ci si ispira al tempo liturgico e al tema dell’anno pastorale.
    Quest’anno, ad esempio, il tema dell’Avvento era: «Il tuo volto Signore io cerco», e così abbiamo scelto per ogni incontro una figura significativa, così «abitata» dalla sete profonda di Dio da farla divenire Luce nella notte, guida nel turbamento, pungolo incessante da far rimanere desto un intero popolo in cammino (il tema biblico dell’anno è stato il Cammino dell’Esodo): nel primo incontro il nostro Arcivescovo ci ha guidati all’incontro di Mosè al Roveto Ardente; Padre Jean Paul Hernandez sj, nella veglia dell’Immacolata, ha mostrato Maria, nella gioia di una accoglienza che ha inizio nell’umiltà del «sì» di una Madre; Fra Mauro Ruzzolini ci ha fatto gustare la bellezza di San Francesco, capace di dono totale di sé, diventando immagine viva del volto misericordioso del Signore, per il suo e nostro tempo. Nella veglia dei Martiri missionari, in collaborazione con l’Ufficio Missionario, il vescovo di Sapa (Albania) ha mostrato il senso della Trasfigurazione dei volti dei martiri della sua terra. Infine, nella liturgia penitenziale conclusiva, di nuovo il nostro vescovo Mons Lanfranchi ci ha accostato la figura di Giovanni Battista, per farci incontrare nel sacramento della riconciliazione, l’Emmanuele, il Dio con noi.
    Il titolo dell’ultimo cammino di Quaresima era: «Se tu conoscessi il dono di Dio…»: abbiamo scelto l’itinerario delle domeniche di quaresima, riprendendo il cammino catecumenale della Chiesa antica alla scoperta del Battesimo, e mettendo al centro il pozzo di Sicar, dove Gesù incontra la Samaritana per donarle l’acqua di vita eterna. Accostato al pozzo ogni Martedì aveva come segno il Libro della vita, sul quale erano poste più di 600 firme che rappresentavano i nomi dei giovani partecipanti ai Martedì, mutuando dal rito dell’iscrizione dei nomi dei catecumeni, all’inizio della Quaresima. Alternate alle catechesi del nostro Vescovo, vi sono testimonianze straordinarie, come quella di Suor Carolina Iavazzo, che presso il Centro Padre Pino Puglisi a Locri ogni giorno fa esperienza viva di cosa significhi far passare dalle tenebre alla luce tantissimi giovani.

    LE ALTRE INIZIATIVE E L’ORGANIZZAZIONE

    La necessità di aiutare i giovani nella loro crescita spirituale, umana e vocazionale, la loro richiesta di «formazione» ha, con il passare degli anni, fatto moltiplicare le iniziative rivolte a loro, alcune delle quali promosse da Roma (le GMG diocesane ed extradiocesane, i tre anni dell’Agorà…) e altre invece nate dalle riflessioni e proposte del nostro CPG.
    Ecco i principali appuntamenti diocesani dell’anno pastorale:
    – si parte con la «Quattro Giorni diocesana» per adolescenti a settembre, in collaborazione con l’Azione Cattolica Giovani per lanciare insieme, con la presenza del vescovo e di alcuni «invitati speciali», il tema pastorale dell’anno;
    – per le parrocchie che non hanno la possibilità di organizzare i ritiri spirituali sono proposti gli esercizi spirituali per adolescenti in avvento e gli esercizi spirituali per giovani all’inizio della quaresima;
    – a gennaio, in collaborazione con l’ufficio ecumenico, è tradizione celebrare la veglia ecumenica diocesana animata dai giovani (cercando di inserire nella animazione le diverse comunità cristiane straniere presenti in diocesi);
    – ad aprile, ogni tre anni, viene attivato un percorso sulla affettività per adolescenti dal titolo «Quando si ama?», che vede alternarsi incontri per educatori ad incontri per i ragazzi delle superiori;
    – il Convegno Giovani di inizio maggio è normalmente realizzato in collaborazione con tutti gli uffici pastorali che si rivolgono ai giovani e con i diversi movimenti e associazioni cristiane presenti;
    – come evento diocesano conclusivo dell’anno, la Veglia di Pentecoste a giugno di nuovo ci vede impegnati con le realtà associative e i movimenti.
    Filo conduttore dell’itinerario dell’anno, a partire delle schede per animatori che mettiamo a disposizione a settembre, vuole essere il tema pastorale della Diocesi, declinato per i giovani e i ragazzi. Quest’anno, prendendo spunto dalla prima lettera pastorale di Mons Lanfranchi («Tu sei prezioso ai miei occhi» – Educare è possibile. Educare è bello), abbiamo tentato di ripercorrere il cammino del popolo di Israele nel deserto, mostrando i diversi modi attraverso i quali il Signore educa i giovani e i ragazzi ad un Amore unico e irripetibile per ciascuno di loro, facendoci passare dalla schiavitù alla libertà propria dei figli.

    «I lunedì della segreteria» e le commissioni di PG

    Per svolgere al meglio tale compito il CPG si avvale di una «segreteria» operativa, di cui è appunto responsabile il Direttore (coadiuvato da un vice-direttore laico e da una suora).
    La forza della segreteria, oltre che la cadenza settimanale con la quale si trova, sta nella composizione: una quindicina di giovani, tra i venti e trent’anni, provenienti da diverse parrocchie della diocesi, che hanno fatto un «percorso» formativo nelle realtà parrocchiali, tale da permettere di portare la loro «esperienza sul campo» per concretizzare al meglio le «idee guida» proposte dalla diocesi.
    In secondo luogo il lunedì spesso diviene un tavolo di confronto e di discernimento su diverse problematiche legate alla pastorale giovanile che raccogliamo dai momenti diocesani e dalle realtà parrocchiali ed extraparrocchiali.
    Nonostante l’urgenza degli aspetti organizzativi e pratici da pensare, avvertiamo spesso l’importanza di dedicare più tempo alla condivisione e alla preghiera per non diventare troppo schiavi del risultato e dell’efficacia di un incontro, rispetto all’importanza di crescere come Chiesa e come servizio diocesano.
    Come riusciamo a tradurre sul campo le idee guida?
    La segreteria di Pastorale Giovanile ha creato negli anni anche delle «commissioni ad hoc», che hanno il compito «materiale» di pensare e organizzare e le iniziative che vengono svolte durante l’anno per i giovani, sempre attenendosi ai temi preventivamene proposti dalla segreteria.
    Compito delle commissioni è aiutare a realizzare le varie iniziative e attività sempre in collegamento con la segreteria.
    Alleggeriscono il lavoro della segreteria stessa, con una loro «autonomia» di progettazione delle iniziative.
    Ricordiamo la commissione dei «Martedì del Vescovo», della «Giornata Mondiale della Gioventù», del percorso «Quando si ama?», la commissione della «comunicazione» (sito, facebook…), la commissione-consulta di pastorale giovanile che cura il «convegno giovani e la veglia di Pentecoste».

    GLI OBIETTIVI DELLA NOSTRA PG

    Attività, iniziative, organizzazione… sono tutte per realizzare un progetto, il nostro progetto di PG, il nostro desiderio e tentativo di aiutare la crescita cristiana dei ragazzi e dei giovani del nostro territorio.
    Per rendere operativo il progetto, abbiamo pensato a una serie di macro-obiettivi, che hanno il pregio di mettere insieme «contenuti e metodo», e possono essere anche pensati come un itinerario, un cammino verso la fede e il suo consolidamento. Per definirli abbiamo preso a prestito un brano a noi molto caro: la guarigione dello storpio da parte di Pietro e Giovanni alla porta Bella del tempio (Atti 3,1-10). Per tradurli in «modenese», identificheremo quattro luoghi tipici del nostro territorio (quasi icone geografico-sociali o artistiche), che possono identificare quattro istanze urgenti nostrane.

    Aiutare ad un cammino di sequela a Cristo: la vocazione

    L’icona biblica: «Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa» (At 3,5).
    L’icona geografico-sociale: I distretti della provincia di Modena.
    Il nostro territorio modenese è articolato su uno sviluppo urbano suddivisibile per distretti industriali ed economici. Semplificando, si va dal comprensorio ceramico nella zona a sud-ovest ai confini con Reggio Emilia, al comprensorio agro-alimentare nella zona sud-est, verso Bologna; il distretto meccanico e automobilistico della città (la mitica Maranello con la Ferrari) lascia poi spazio al distretto tessile-abbigliamento e biomedicale della bassa modenese (verso il nord).
    Questa diversità e specializzazione delle zone territoriali ha rappresentato per decenni una ricchezza, soprattutto in termini occupazionali ed economici. Competitività, efficienza, piena occupazione, sono state le costanti dei decenni dell’incremento abitativo e urbanistico della nostra provincia. Oggi, nella crisi che stiamo vivendo, sembra fortemente entrato in crisi un modello sociale di benessere che dava sicurezza e tranquillità.
    La crisi economica ha fatto emergere una più vasta crisi culturale, di senso che stiamo attraversando, non solo in rapporto con il mondo e la comunità, ma ancor di più come chiesa, come comunità credente: i «distretti pastorali», la segmentazione pastorale per età e interesse, le ricette di progettazione pastorale pronte all’uso non producono pietanze appetibili per la crescita dei giovani nella fede.
    La riflessione pastorale.
    Come tante altre diocesi e forse come un po’ tutta la chiesa, anche a Modena ci stiamo interrogando su come dare forza e significato ai cammini di fede dei ragazzi oltre i 14 anni. Il dubbio che ci siamo posti è che come spesso capita, questi gruppi vengono chiamati i post-cresima, ma proprio per definizione sono gruppi che sanno da cosa partono, ma non sanno a cosa devono mirare. Avviene quindi che tanti di questi gruppi giovanili, arrivati intorno ai 20 anni, esauriscono il proprio percorso non trovando più senso nel continuare, proprio quando la fede dovrebbe invece diventare una scelta adulta.
    La risposta a questa difficoltà sta sicuramente nel far sì che questi percorsi siano cammini vocazionali, cioè che portino i nostri ragazzi a fare scelte definitive nella loro vita. Questo può dare una prospettiva proiettata nel futuro e nell’età adulta.
    Un percorso entra nella maturità quando io scelgo nella mia vita la strada indicata dal Signore, la mia vocazione, che sia quella politica o quella religiosa o quella famigliare o quella associativa; in quel momento arrivo a quella fase del mio cammino di fede dove il campo si restringe ma anche dove le scelte definitive mi portano a dare la mia vita per quel disegno d’amore. Il compito della pastorale giovanile (e quello che noi abbiamo avvertito come prioritario) è di formare gli animatori a guidare percorsi vocazionali, a dare l’opportunità ai giovani di incontrare tante realtà differenti perché possano esserci momenti di confronto verso una scelta, e infine di sostenere queste scelte di vocazione con momenti forti di preghiera e di confronto e verifica, soprattutto attraverso la direzione spirituale.
    Così come esistono a Modena percorsi vocazionali che mettono al centro la vita religiosa, coniugale, sacerdotale, abbiamo bisogno di delineare percorsi vocazionali alla vita sociale, politica più credibili, che aiutino a vincere l’immagine troppo negativa che l’attuale palcoscenico politico sta consegnando ai nostri giovani, a tutti i livelli.

    Mettere al centro la persona, in tutte le sue dimensioni, nella sua unità

    L’icona biblica: «Pietro, Fissando lo sguardo su di lui, gli disse «Non possiedo ne oro ne argento ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina « (At 3,4.6).
    L’icona geografico-artistica: Convergere in Piazza Grande seguendo la Ghirlandina.
    Piazza Grande da sempre è il centro di ogni manifestazione sociale e politica della città: qui si concludono le manifestazioni di protesta, i comizi dei politici, le celebrazioni delle varie ricorrenze, la partenza e l’arrivo delle corse per la città, l’esposizione di prodotti dell’industria e dell’agricoltura locale: in sintesi ogni cosa che possa interessare modenesi o turisti viene portata e mostrata in piazza, che si riempie, come le vie principali del centro, di bancarelle di ambulanti provenienti da tutta Italia che offrono le più svariate merci in occasione delle due fiere principali.
    La Piazza converge verso la Torre Campanaria del Duomo, chiamata da sempre «Ghirlandina», disegnata dai maestri campionesi nel XII secolo, simbolo del centro civile di Modena. Sembra quasi che la Ghirlandina, dall’alto dei suoi 86 metri, richiami tutti i modenesi a unirsi, ad incontrarsi, a scendere e convergere sulla Piazza Grande, a non isolarsi: discutere, confrontarsi, per prendersi cura della vita delle persone. Come pastorale giovanile non possiamo non avere un orecchio, un occhio e soprattutto un cuore sulla piazza!
    «Fissando lo sguardo su di lui» vuol dire: andando incontro a quelle che sono le domande e le fragilità che i ragazzi comunicano. Per fare questo, per essere poi capaci di accompagnare i ragazzi in un percorso di crescita nella fede, dobbiamo andare sempre di più verso una pastorale integrata, dove tutti coloro che si occupano di aspetti che riguardano i giovani concorrano insieme alla costruzione di progetti educativi e di collaborazioni che siano una risposta concreta alle domande che la vita pone.
    La riflessione pastorale.
    Prendersi cura dei nostri giovani vuole dire saper stare dentro le loro vite, complesse, disordinate e spesso molto frammentate. La pastorale giovanile deve essere capace di guardare alla vita del ragazzo come ad una cosa unica e non può chiedersi quali sono i limiti del suo agire rispetto a confini di competenze.
    Un giovane di parrocchia, venendo a trovarmi alla Città dei Ragazzi, vedendo gli studenti del centro di formazione professionale mi dice: «Pensavo di trovare solo degli stranieri nella tua scuola! Invece guarda quanti modenesi! Chissà come fanno a coesistere!». Un giovane modenese della nostra scuola professionale un mattino mi confida: «Sai don, forse siamo classi con elementi molto diversi tra di loro, per cultura, lingua, religione, ma se ci penso bene qui la condivisione per le cose importanti è molto maggiore rispetto al gruppo dei miei amici, che stanno bene: alla Cdr (città dei ragazzi) ci unisce la speranza per il lavoro, la famiglia, per il futuro; con gli amici invece una serata, un po’ di tempo libero, la corsa in moto!».
    In una società che si mostra sempre di più settoriale e specializzata in compiti rigidi, la nostra chiesa vuole provare ad essere invece un laboratorio dove, alla luce della verità in Cristo, il giovane possa trovare un luogo dove c’è unità di intenti e volontà nel creare relazioni che siano a supporto dei cammini che ognuno compie. Per questo attraverso gli oratori, i centri di aggregazione giovanile, le associazioni i movimenti e gli uffici pastorali vorremmo cercare di lavorare sempre di più in sinergia, sostenendo ciò che già esiste e creando nuove opportunità.
    A Modena non possiamo dire che manchino le strutture che accolgano i ragazzi e le buone intenzioni: ciò che vorremmo crescesse è una sensibilità a porre lo sguardo su ogni giovane, senza steccati né pregiudizi, dai lontani ai vicini. Crediamo nella preziosità del rilancio dei luoghi parrocchiali di aggregazione giovanili come luoghi «ponte» tra la locanda famigliare che è la parrocchia e la strada, il luogo del transito e dell’instabilità per eccellenza (vedi scheda).

    Rete educativa diocesana: Animatamente e Oratori in Rete (scheda)

    Come arrivare ai tanti, tantissimi ragazzi e giovani che non vivono cammini di fede, non frequentano abitualmente la parrocchia, ma certamente cercano – nelle relazioni significative – luoghi di salvezza e occasioni di espressione delle attese che portano nel cuore? Come facilitare l’incontro con il 90% dei giovani che non sono interessati ai percorsi ecclesiali?
    La risposta che stiamo tentando di dare si chiama Rete educativa Territoriale.
    Due le direzioni che ha: la prima è un’associazione chiamata «Animatamente», sorta più di dieci anni fa dalla collaborazione tra Comune di Modena, Caritas diocesana e Pastorale giovanile: diversi educatori e giovani volontari hanno aperto presso centri parrocchiali e oratori dei Centri di Aggregazione Giovanili; nei pomeriggi della settimana vengono accolti molti adolescenti di diverse nazionalità e religioni per offrire loro spazi di gioco, possibilità di incontro, momenti di servizio e di preghiera, affinché si possano attivare percorsi educativi che aiutino a vincere pregiudizi, forme di discriminazione ed esclusione, prevenzione al disagio e favorire processi virtuosi di integrazione e inclusione.
    La seconda è la Rete degli oratori parrocchiali e dei centri di aggregazione parrocchiali, nata al fine di coordinare, promuovere e incentivare percorsi educativi e iniziative laboratoriali che sviluppino diverse modalità di espressione della fede nella vita propria dei ragazzi (nella musica, sport, arte, scuola, attenzione ai temi sociali più caldi, feste, ecc.), attraverso percorsi formativi e momenti di condivisione tra sacerdoti, educatori e volontari. La commissione diocesana degli oratori risponde ad una logica di servizio per le parrocchie e di lavoro di comunione tra attori diversi che condividono fortemente la valenza educativa degli oratori (Centro di Pastorale Giovanile, Animatamente, Ceis, Csi, Città dei Ragazzi di Modena,[1] Cooperativa don Bosco di Formigine, Oratorio san Filippo Neri di Modena, e alcuni rappresentanti dei principali oratori).

    Favorire l’incontro con Gesù Cristo

    L’icona biblica: «Entrò con loro nel tempio, camminando, saltando e lodando Dio» (At 3.8).
    L’icona geografico-artistica: Dalla Piazza al Duomo: entrare nella casa del popolo «Geminiano».
    Capolavoro dello stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall’architetto Lanfranco nell’XI secolo, nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena, uno dei primi vescovi modenesi.
    Da sempre e da tutte le generazioni la cattedrale è sentita come la casa di tutti i modenesi, dagli anziani ai più giovani. Capolavoro di arte romanica, fin dalla sua costruzione resa possibile dallo sforzo di tutta la popolazione modenese, esprime la bellezza di una comunità intera che celebra la lode dell’incontro con Cristo.
    La riflessione pastorale.
    La vita spirituale è al centro dell’esperienza di vita che i nostri giovani fanno.
    Noi potremmo offrire tante cose ai nostri ragazzi: esperienze, relazioni, incontri e formazioni; tuttavia se non ci fosse la volontà di proporre loro un serio cammino di fede personale e comunitario che li aiuti a incontrare Gesù, probabilmente tutto sarebbe inutile. Se, come Pietro e Giovanni, davvero il nostro compito è portare in nome di Gesù la forze del suo Spirito a tutti i nostri giovani, è bello pensare che la prima cosa da fare è trasmettere quanto è centrale e fondamentale un cammino spirituale personale, perché paradossalmente anche se Pietro e Giovanni fossero stati dei bravi medici avrebbero potuto forse guarire il corpo dello storpio, ma non cambiare la sua intera vita.
    Una autentica pastorale giovanile dice ai ragazzi: «Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: Nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina»; magari non sono proprio il massimo come organizzazione, come forza comunicativa, come efficacia persuasiva, ma se quello che ho è lo Spirito che mi guida, quello io te lo posso dare, e quello è il dono più prezioso che posso farti.
    Stiamo quindi cercando di dare l’opportunità ai nostri gruppi giovanili di fare esperienze che dicano questo e che indichino come prioritario il cammino spirituale, inserito nella vita della propria comunità parrocchiale e di chiesa locale.

    Il nuovo volto missionario della Chiesa: i giovani!

    L’icona biblica: «Furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto» (At 3,10).
    L’icona geografica: … fino al… Monte Cimone!
    Il Monte Cimone è il maggiore rilievo dell’Appennino settentrionale e della regione Emilia-Romagna, con una altezza di 2.165 m.
    Rappresenta un po’ quel monte in cui, nel Vangelo di Matteo, il Signore risorto si manifesta inviando i discepoli verso tutte le genti. Rappresenta il luogo che, come ogni seria «scalata» (sportiva o nella vita) pensavamo inaccessibile, tale che costringe a lasciare zavorre inutili alle pendici per poterlo conquistare!
    La riflessione pastorale.
    La missionarietà rappresenta anche una verifica di un percorso con Cristo fatto con i giovani.
    Un giovane maturo nella fede non può che essere missionario nel mondo, e forse proprio questo slancio verso l’altro è più di tutti la cartina di tornasole che ci parla di come Cristo ha lavorato nei nostri gruppi e di come noi come pastorale giovanile siamo stati veramente a servizio.
    Dopo la maturazione di una vocazione non può che esserci il bisogno e l’esigenza di donare all’altro la nostra vita, proprio perché siamo chiamati tutti alla salvezza insieme agli altri, e questo «insieme» non è evitabile.
    L’amore di Cristo, lo insegnano i santi e i missionari, si incarna nella bellezza delle relazioni che costruiamo con chi incontriamo nella quotidianità.
    Lì, nel «tutti i giorni», si gioca la partita della missionarietà, e lì poi continua la strada adulta dei nostri giovani, nelle proprie comunità, nella propria chiesa e diocesi, ma anche con chi è lontano da noi.
    Il nostro vescovo, nella lettera pastorale per l’anno 2010-2011 parla di «ridestare e valorizzare la valenza educativa legata alle relazioni che si vivono nei luoghi significativi dell’esperienza umana, perché acquistino di nuovo la caratteristica di mondi vitali».

    LE CARATTERISTICHE DELLA NOSTRA PG E LE STRATEGIE

    Dopo aver descritto le tradizionali iniziative, l’organizzazione interna del CPG, gli obiettivi di fondo perseguiti, ci accorgiamo immediatamente di quanto sarebbe limitante esaurire in un programma di eventi diocesani l’impegno del nostro servizio! Già: servizio; ci accorgiamo continuamente, sulla nostra pelle, quanto il nostro servizio è un piccolo tratto dell’intero volto della Chiesa modenese! La pastorale giovanile (l’ansia evangelizzatrice ed educativa verso i giovani) non si riduce al servizio diocesano di pastorale giovanile, perché la vita delle comunità cristiane e le esperienze di vita cristiana vissute dai nostri giovani, le domande e le attese che i giovani portano nel cuore e affidano alla comunità, desiderando trovare spazi di espressione della loro fede, sono molto più grandi della nostra capacità di intercettarli e di farne una fotografia esaustiva e dare risposte più o meno esaurienti. Così vorremmo individuare quattro aspetti fondamentali, che traduciamo ancora una volta in «modenese», sui quali stiamo facendo e dobbiamo fare attento discernimento, assieme alle nostre parrocchie e a coloro che hanno a cuore i giovani che dimorano nel nostro territorio: la formazione degli educatori; la comunità come soggetto di riferimento dell’azione pastorale; l’impegno a vincere la pressione dell’urgenza; l’apprendimento a leggere i grandi cambiamenti in atto.

    La formazione degli educatori dei gruppi giovanili

    Dagli anni ’80 una delle istanze più urgenti che sorgevano dalle parrocchie era questa: aiutateci ad accompagnare i nostri educatori dei gruppi giovanili a formarsi, a crescere e purificarsi nelle motivazioni e nella capacità di condurre i ragazzi alla fede, e a maturare scelte secondo il Vangelo! Così iniziarono i percorsi di formazione diocesani; da diversi anni è sorta una commissione diocesana ad hoc, chiamata appunto «Animatori doc», che ha il compito di pensare e di organizzare – collaborando con i sacerdoti e laici responsabili dei singoli vicariati – un percorso di formazione sia per giovani alle prime esperienze nel campo dell’educazione che per giovani già «avviati» ed esperti» che possano in futuro affiancare i parroci nelle singole parrocchie per aiutare essi stessi a ideare percorsi formativi.
    L’idea di fondo è di attivare nei vicariati le migliori collaborazioni tra sacerdoti ed educatori con esperienza, attingendo da diverse fonti per offrire una proposta complessiva che tocchi tutti gli ambiti della loro vita: la Parola di Dio, i sacramenti, la vita comunitaria, la catechesi dei giovani, contributi educativi significativi, ma anche la vita stessa dei ragazzi, le loro domande centrali, le loro contraddizioni, i loro talenti, i diversi testimoni di fede presenti nelle loro comunità, anche non «canonizzati»!
    La sfida della formazione non è mai esaurita, soprattutto riguardo ai diversi aspetti che ci interpellano come chiesa: come comunicare la fede nel nostro contesto attuale, incrociando la tradizione con la creatività, i cammini personalizzati con la necessità di una appartenenza comunitaria, la ordinarietà delle tappe della crescita della fede con la straordinarietà del vissuto di ciascun giovane fuori dal recinto ecclesiale, l’azione della Grazia che opera ben oltre le nostre attese con la necessità di «rendere ragione» della speranza?

    La comunità, soggetto evangelizzante attraverso la comunione

    A livello diocesano la crescita degli uffici pastorali che si occupano dei giovani e dei ragazzi (pastorale vocazionale, pastorale scolastica, pastorale universitaria, pastorale dello sport, pastorale missionaria, Caritas, pastorale dei migranti, pastorale dei fidanzati, ecc.) certamente rappresenta una opportunità e una ricchezza unici; tuttavia ci si accorge quanto la varietà di soggetti pastorali chiede di crescere nel discernimento di come dare priorità alla comunione rispetto alla segmentazione e frammentazione pastorale.
    In fondo la nostra fatica nel lavorare con i giovani non è innanzitutto questione organizzativa o di struttura, ma di stile ecclesiale di comunione; stile nel quale il vescovo è l’autentico riferimento dell’azione pastorale della chiesa locale e dove l’apporto di ciascuno non può che essere a beneficio degli altri se aiuta a far crescere la comunione.
    Ci accorgiamo spesso come occuparsi dei giovani significa occuparsi della chiesa locale nella sua interezza: il rapporto con gli altri uffici pastorali, i movimenti e le associazioni ecclesiali, le provocazioni del mondo sulle nostre pratiche individualistiche che contravvengono alla comunione che celebriamo e predichiamo!
    A livello parrocchiale raccogliamo spesso dagli educatori la percezione di fatica a vivere la comunione e ricucire strappi (situazioni di divisione interne, senso di strumentalizzazione verso i giovani, forme di protagonismo che creano secessioni irrimediabili, campanilismi tra parrocchie…) e anche difficoltà di comunicazione con il CPG e gli uffici in genere (fatica a sentirsi ascoltati e compresi, proliferazione di iniziative diocesane…).
    Certamente tra i punti faticosi del nostro servizio vogliamo ricordare la difficoltà di promuovere una forte comunione verticale (diocesi/ vicariati/parrocchie) e orizzontale (tra uffici e con associazioni e movimenti e integrazione con i cristiani immigrati); è proprio su questi fronte che vorremmo lavorare di più in questo tempo. Ci rendiamo conto che anche il servizio diocesano deve stare molto più vicino ai vicariati, tenere rapporti più stretti con le singole parrocchie, favorire gemellaggi anche interni, tra realtà territoriali diverse presenti dalla Bassa all’Appenino modenese.
    Così come un nodo scoperto è il cammino di comunione con associazioni e movimenti presenti in Diocesi: sicuramente dobbiamo cambiare qualcosa affinché si possano valorizzare i diversi carismi e creare una mentalità di condivisione che sta al di sopra di ogni cammino personalizzato di fede.
    Molto spesso si tratta di ridare coraggio e riprovare pazientemente a cucire i rapporti interrotti all’interno di una parrocchia o tra parrocchie, perché siamo certi che il Signore «abbia molti amici» anche nelle comunità apparentemente più povere di educatori, catechisti o figure educative di riferimento.

    Vincere la «pressione» dell’urgenza per coltivare l’arte di purificare il cuore

    Non solo sembra essere un ritornello costante quello di ritenere i giovani come una emergenza o una urgenza, ma soprattutto la risposta che probabilmente stiamo dando, paradossalmente rischia di rincorrere l’emergenza e l’urgenza, venendo meno quel necessario e faticoso esercizio che si chiama ascolto e discernimento diocesano.
    Vorremmo poter disegnare un progetto di pastorale giovanile che metta al centro la concretezza della vita dei giovani, le loro scelte fondamentali e non solo dimensioni parziali del loro vissuto, ma probabilmente il fatto che ci sfugga questa completezza di proposta è più significativo di quanto pensiamo: nessuno è padrone del cammino di fede e di crescita di qualcun altro, e nessuno può arrogarsi ricette sicure ed efficaci (mentre invece ci rendiamo conto che la logica che viene inculcata oggi soprattutto verso i giovani è proprio questa: «Fai vedere chi sei! Mostra la tua forza e le tue armi vincenti, altrimenti non vali nulla!»).
    Tuttavia questo non deve giustificare l’immobilismo e lo spontaneismo nella progettazione pastorale: in particolare i percorsi di evangelizzazione e vocazionali rivolti ai giovani necessitano di tenere insieme due esigenze fondamentali:
    – conoscere bene chi abbiamo vicino pensando con loro, riflettendo e progettando insieme;
    – non rinunciare al ricco tesoro che la Chiesa mette loro a disposizione (l’esempio dei testimoni, il magistero dei santi, la vitalità della liturgia e della Parola, la bellezza della direzione spirituale e dei maestri di vita spirituale, i documenti del Magistero, le proposte di servizio agli ultimi per convertire i cuori alla carità di Cristo).

    «Stare sul pezzo»: leggere i grandi cambiamenti in atto

    Ci sono diversi cambiamenti strutturali nel mondo giovanile a Modena – che probabilmente respiriamo in tante realtà diocesane – che interpellano fortemente la Chiesa intera. Provo a sintetizzarli sotto tre voci:
    – la presenza di immigrati, di lontani che sempre più interrogano la fede (o i dubbi di fede) dei nostri giovani;
    – la dirompenza che ha il mondo virtuale sulla dimensione degli affetti e della reversibilità delle scelte delle persone (direi quasi che siano gli adulti i più esposti alla virulenza del cambiamento del mondo virtuale nelle loro abitudini di vita, e questo incide a volte drammaticamente sulle giovani generazioni);
    – il progressivo venir meno di un ambiente unitario di pensiero e di azione, di una capacità di lettura globale, armonica, unitaria di sé e del mondo, che lascia spazio ad una indeterminatezza della propria identità e della possibilità di prendersi in mano per intero e poter essere capaci fare della propria vita un dono.
    In tal senso, come pastorale giovanile stiamo tentando delle risposte puntando sulla importanza delle relazioni educative quotidiane che ancora sono possibili negli ambienti parrocchiali messi a disposizione (vedi scheda precedente) .

    (Per questo e altro… vedi il sito: www.cpgmodena.it e quello più generale della diocesi, anzi arcidiocesi: www.webdiocesi. chiesacattolica.it/cci_new/s2magazine/index1.jsp?idPagina=203)


    NOTA

    [1] Opera conosciutissima a Modena: è un oratorio cittadino alle porte del centro storico, sorto nel 1947 per opera di un sacerdote diocesano, don Mario Rocchi, oggi 97 enne, per venire incontro ai ragazzi più in difficoltà che uscivano dalla seconda Guerra Mondiale (qualcosa come nel film anni ‘50 «La Città dei Ragazzi – The Boy’s Town», con lo stesso stile e metodo educativo).
    Si è con il tempo strutturato in tre ambiti fondamentali:
    – scuola professionale (finanziata dalle Istituzioni locali, nazionali, europee), che raccoglie circa 230 ragazzi, per un 70 % stranieri, per un percorso biennale di formazione professionale nell’ambito meccanico-elettrico, suddivisi in 5 corsi, e corsi per giovani grandi al pomeriggio. È una vera opera «alla don Bosco», un mondo composto da 20 nazionalità diverse di residenti, nuovo volto della geografia umana modenese!);
    – luogo di animazione di attività sportive (una piscina coperta e scoperta, una società di calcio e una società di tennis tavolo, oltre che campi e palestra a noleggio attraverso il CSI, la cui sede si affaccia sulla CDR);
    – e soprattutto oratorio per attività interne continuative (con tanti progetti recentemente avviati: dagli scout che animano tutte le domeniche l’oratorio, al progetto «lezioni private gratuite» per ragazzi delle scuole superiori di Modena, al progetto «Ceramichiamoci» per imparare l’arte decorativa ceramica, al progetto «Centro di Aggregazione Giovanile Padre Nostro» per i ragazzi nel disagio, ecc… ) e per celebrazione di momenti diocesani (festa dell’ACR, festa dei Chierichetti, feste interparrocchiali, GMG…).


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