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    Valori preferiti e personalità nuove per una formazione ecclesiale



    Elio Scotti

    (NPG 1968-08/09-33)

    La società di oggi propone ai giovani d'oggi dei valori preferenziali e determina quel nuovo tipo di uomo che si sta formando. Dice lo Gaudium et Spes: «Sorgano uomini nuovi, artefici di una umanità nuova, con il necessario aiuto della grazia divina».
    Tra questi valori occorre distinguere:
    a) i contenuti umani e cristiani da prendere in considerazione per evidenziare quel «nucleo dottrinale che faccia mentalità di vita» e che dovrà essere utilizzato per vivere credere sperare e amare;
    b) la tecnica, il meccanismo, con cui oggi è necessario agire per fronteggiare l'enorme pressione esterna e la rapidità di stimolazioni;
    c) il metodo per creare un «modo nuovo» di pensare di decidere di pregare senza lasciarsi travolgere.
    In una parola quali sono gli aspetti preferenziali della filosofia di vita del giovane d'oggi, e quale il dinamismo che egli deve acquisire per difendere e potenziare la sua personalità?

    CONTENUTI: VALORI PIÙ SENTITI DAI GIOVANI MIGLIORI

    A) I valori terreni si impongono al giovane e gli sono imposti dalla civiltà, attraverso i mass-media. Essi sono modi di vita, motivi determinanti della civiltà; essi non sono purificati, ma sono legati anche al male
    e alla confusione. Primo compito dell'educazione è la SCOPERTA DEI VALORI AUTENTICI, liberandoli dalle incrostazioni del tempo, delle passioni e del peccato: «quanto di buono si trova seminato nel cuore e nella mente degli uomini... non solo non vada perduto, ma sia purificato elevato e perfezionato a gloria di Dio, confusione del demonio e felicità dell'uomo» (Lumen Gentium, 17).
    Tra i valori umani sono oggi in primo piano i valori sociali: tra di essi: il senso della solidarietà, della identificazione con i popoli di tutti i paesi, specie dei sottosviluppati. Essa supera la stessa preoccupazione per i poveri di casa nostra, che hanno pure i loro momenti di miseria
    e di indigenza. Tra le due mentalità, di difesa della tradizione, legata al benessere occidentale, e quella di giustizia rivendicativa e di rivoluzione a favore degli altri paesi, i giovani migliori scelgono la seconda;
    e si giustificano perché sentono di non compromettere la propria vita per sé, ma per gli altri. È un valore formidabile da utilizzare per la formazione, quello della identificazione coi popoli sottosviluppati. Vi sono oggi in Europa oltre 90 organizzazioni giovanili che perseguono questa finalità sociale. Educare al senso europeistico, universale e... planetario è educare al senso di Dio creatore, al senso evangelico e missionario. Il giovane non si affeziona alla famiglia o all'associazione chiusa o alla parrocchia del parroco autoritario o alla ispettoria, ente giuridico di una congregazione, se questi non si aprono ad orizzonti ecumenici.
    Il senso della rivoluzione è sentito:
    come critica dei metodi tranquilli della società che è «ben pensante» perché è «benestante», di una società statica e conservatrice. Per parte dei giovani la critica è bisogno di autenticità, di far le cose sul serio, di non addormentarsi o di non girare intorno ai problemi, di preparare la società più universale del duemila. R. Kennedy fa sua la frase di Lincoln: «Poiché le circostanze sono nuove, altrettanto nuovi devono essere il nostro pensiero e la nostra azione. Dobbiamo liberarci dai vecchi schemi»;
    come protesta in quanto il giovane ha bisogno di essenzialità e superando problemi, angusti e locali vuol portare la figura dei popoli sottosviluppati a confronto con la nostra società del benessere: è il grido della Populorum Progressio. Essi sentono questo confronto come determinante per la loro vita di domani quando essi, e non gli adulti di oggi, dovranno costruire un nuovo modo di vivere con o contro l'Africa e l'Asia, con o contro le razze gialle e negra. Pensiamoci bene: hanno ragione!; come giustificazione di una certa violenza: quella di Papa Giovanni, di Kennedy, del Cardinale Lieger, di Camillo Torres, di Che Guevara, di Luther King, che furono ciascuno a proprio modo, dei violenti, o meglio dei cristiani secondo il Vangelo. «Coloro, disse Kennedy, che rendono impossibile la rivoluzione pacifica, renderanno inevitabile la rivoluzione violenta».
    Il senso della pace e della fraternità: la pace si profila come valore superiore a qualsiasi patria, partito, o religione (i giovani sono per l'Ecumenismo). Al senso della pace è legato il senso dell'amore, che viene espresso attraverso tutte le canzoni moderne e che, nel profondo dei loro sentimenti, supera il significato stesso delle parole per dirigersi col canto ad un idealismo giovanile che congloba tutte le loro energie. Viene deprezzata perciò ogni politica guerresca, ogni classismo o divismo, ogni razzismo, ogni violenza che non sia per la «contestazione globale della società da rinnovare». «La pelle di Dio, canta il complesso "Viva la gente", è nera, è rossa, è gialla, bruna e bianca, perché Lui ci vede uguali davanti a sé» ed aggiungono «abbiamo bisogno di costruire un tipo nuovo di uomo per un'epoca di nuovo tipo».

    B) VALORIZZAZIONE POSITIVA

    Questo fenomeno ha esasperato il classismo dei giovani fino a generare il senso di «giovanilismo». Il ritmo di velocità nella mutazione di ogni ordine umano economico tecnico e politico, portato dalla automazione, ha impedito il lento e maturato progresso, portando un sapore di giovinezza della vita. Esso sviluppandosi solo verso il domani, mentre provoca il distacco dal passato, accresce l'indifferenza verso le cose terrene come facilmente dominabili e superabili.
    La «novità di vita» intesa come sola protesta e incapacità di agire con realismo e costanza, è un giovanilismo di cattiva lega, capace di scalzare dalle fondamenta ogni formazione umana. Mentre il sentire il senso giovanile della società nuova è un autentico fenomeno di speranza e di escatologia di un mondo cristiano proteso in avanti, verso un progresso che utilizza la materia verso e fino alle soglie dello spirito.
    Un animatore che non sia un uomo umanamente e professionalmente qualificato aperto a tutto ciò che è moderno e progresso, non potrà essere un apostolo tra i giovani.
    L'uomo tecnico non si sente tanto collaboratore di Dio, quanto costruttore e vero dominatore della materia, creata da Dio. Il giovane però avendo distrutto col suo giudizio avventato il passato, ed essendosi proiettato nel futuro, dovendo ora costruire la realtà presente e futura, non sa che cosa fare e cade nel problematicismo e nell'insicurezza.
    Il senso o meglio lo stato di problematicismo è un aspetto valido del giovane d'oggi perché lo mette nella condizione del «povero in spirito» che attende, che ascolta, che vuol aggrapparsi a qualcosa o qualcuno: basta scalfire l'autosufficienza ostentata del giovane, per trovare in ognuno questo desiderio di essere aiutato ad orientarsi: «Hominem non habeo» è il grido interiore di ogni giovane. Il ritorno ai fiori e alla natura degli hippies è un profondo sentimento di fuga dalla congestione del mondo odierno. La forte coesione dei gruppi spontanei è conseguenza del cercare la fortezza di una difesa. Questo è il primo quesito di chi fa parte di una Associazione: il gruppo di amici e l'uomo, il sacerdote, il delegato che lo ascolti e lo capisca. «Formiamo uomini ed essi faranno opere».
    La civiltà tecnica si sta sempre più sganciando da un materialismo che ha creato il sentimento base dell'umanità d'oggi: la insoddisfazione. Essa provocando la solidarietà coi poveri, che non hanno avuto un adeguato progresso, e il senso di instabilità del domani, provoca l'interrogativo più profondo: quello dell'avvenire dello spirito. La più grande e indispensabile virtù di un giovane è l'umiltà: il riconoscimento della propria debolezza che lo spinge a chiedere aiuto.
    È facile allora trovarsi di fronte ai valori cristiani e inserirli come risposte esaurienti di tutto il problematicismo giovanile. Su questo tema i due volumi del Babin «Opzioni» e «Metodologia catechistica» danno valide risposte per agganciare i valori cristiani sulle più concrete esigenze del giovane d'oggi.
    La linea della nostra risposta è nella fede: nelle persone del Padre, del Cristo, dell'Amore.
    L'interrogativo dell'inquietudine, della ricerca di qualcosa di stabile, dell'ansia per un avvenire più sicuro è la base umana di un profondo
    slancio verso le certezze eterne di un Dio, che è presente nell'uomo, che lo eleva alla natura divina, che lo fa partecipe del suo amore infinito di Padre.
    In questo Padre c'è la soluzione della insicurezza personale, c'è la conferma della solidarietà tra i popoli, c'è l'invito alla rivoluzione non violenta, c'è la certezza della pace, c'è la realtà di un Corpo Mistico in cui tutti gli uomini formano non una «internazionale» o una «unità» di classe, ma una «fraterna unità universale che è spirituale reale, anche se misteriosa, attuale e perenne» «unum sumus in Christo Jesu». La gioventù d'oggi, quella che vive con autenticità, con franchezza, con lealtà, senza conformismi è la più vicina a Cristo. La separa solo un cristallo opaco, una nebbia: essa è la testimonianza fredda, formalistica, laicizzata, pietistica dei cristiani cosiddetti praticanti o credenti o magari consacrati, ma che vivono il «quotidiano» senza fede ardente nel Cristo, il figlio del Dio vivente. Contro la filosofia della «morte di Dio» occorre far provare al giovane l'esperienza dell'amore del Dio vivente e presente in lui.

    C) «NOVITÀ DI VITA»

    L'esposizione può essere tacciata di un sociologismo esasperato, e dimentica dei valori personali e interiori tradizionali. Rispondo che qui parlo della formazione del giovanotto di almeno 16 anni e non del preadolescente che necessita dell'esercizio per la educazione alla volontà, alla lealtà, all'obbedienza, al sacrificio, alla generosità, ecc. e per la formazione alla preghiera, all'amicizia con Cristo, alla vita di grazia. Quando manca la preparazione preadolescenziale si costruisce sulla sabbia o sulle rovine: questo Don Bosco ce lo insegnò con energia.
    Per confortare col pensiero del Concilio questo quadro, richiamo tre passi della Gaudium et Spes:
    «La profonda e rapida trasformazione delle cose esige, con più urgenza, che non vi sia alcuno che, non prestando attenzione al corso delle cose e intorpidito dall'inerzia, indulga a un'etica puramente individualistica». (30)
    «Le condizioni di vita dell'uomo moderno, sotto l'aspetto sociale e culturale sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia umana».
    «La cultura odierna ( = tutti quei mezzi con i quali l'uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo) è caratterizzata da alcune note distintive: le scienze «esatte» affinano grandemente il senso critico; i più recenti studi di psicologia spiegano con maggiore profondità l'attività umana; le scienze storiche giovano assai a far considerare le cose sotto l'aspetto della loro mutabilità ed evoluzione; i modi di vivere ed i costumi diventano sempre più uniformi; l'industrializzazione, l'urbanesimo e le altre cause che favoriscono la vita comunitaria creano nuove forme di cultura (cultura di massa), da cui nascono nuovi modi di pensare, di agire, d'impiegare il tempo libero; lo sviluppo dei rapporti fra le varie stirpi e le classi sociali, aprono più ampiamente a tutti e a ciascuno i tesori delle diverse forme di cultura, e così poco a poco si prepara una forma più universale di cultura umana». (54)
    «I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, di cui la cultura è espressione. Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale ed il pensiero cristiano, affinché la pratica della religione e l'onestà procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica, in modo che possano giudicare e interpretare tutte le cose con senso integralmente cristiano». (63)

    LINEE PER LA FORMAZIONE
    DI UNA PERSONALITÀ DI NUOVO TIPO

    La radice del nuovo modo di pensare è già delineata nelle sue direttive di fondo da quanto è stato detto.
    Si arriva ai valori cristiani, stimolati dai valori umani, provocati questi dalla civiltà di oggi: questa è già una indicazione del modo nuovo per formare nuove personalità.
    La personalità nuova richiede tra l'altro:

    ♦ una mentalità di dialogo, tra i valori terreni e quelli cristiani; senza opporre a Dio ciò che è creatura sua, distinguendo lo sforzo dalla grazia, la debolezza dalla malizia, il male da ciò che ne ha solo l'apparenza, o ne è solo occasione, sublimando in un continuo gioioso offertorio ciò che è umano, ciò che è progresso, tutto ciò che è buono; (vedi epistola di San Paolo nella liturgia della festa di Don Bosco);

    ♦ una chiara idea della funzione della salvezza pasquale, dando al giovane una chiave di soluzione cristiana di tutti i fatti umani, ad esempio: ciò che è errato debole e monco Dio lo corregge rinforza e completa; ciò che è valido Dio lo perfeziona. Babin propone al giovane alcune griglie abituali di ripensamento: continuità tra l'uomo e il cristiano, rottura del peccato, perfezionamento con Cristo; oppure liberazione dal male, potenziamento nel bene, elevazione a nuovo destino; oppure con San Giovanni (VI, 24) il cristiano «è colui che passa con Cristo da morte a vita»;

     una visione sintetica e concentrica del cristianesimo: tutte le verità cristiane sono intimamente legate tra di loro, per cui l'approfondimento di una dà e richiede la comprensione di tutte le altre; ad ognuna di esse possono far capo tutti i gesti cristiani. Dare una chiave unica al giovane perché possa interpretare in una visione unitaria tutti i suoi comportamenti è un fondamento essenziale per la sicurezza della sua personalità e della sua fede (ad esempio «l'amore di Dio, la paternità o provvidenza di Dio, la gloria di Dio, l'identificazione con Cristo, l'unico corpo mistico, la comune unione dei santi, Maria madre della vita divina in me, ecc.).
    La vita cristiana infatti non è un «insieme di azioni cristiane» ma è la vita di una persona che compiendo atti umani ed essendo unita a Cristo e «compartecipe della natura divina» rende questi atti soprannaturali, passa «da morte a vita», e questo in tutti i momenti della sua esistenza;

    ♦ una capacità di fare un discorso psicologico prima che teologico, trovando le dimensioni necessarie per pensare, attraverso il ritmo di meditazioni, la capacità di riflessione sulla vita, la reazione alle pressioni mentali della propaganda, la capacità di non essere nervosi in un mondo nevrotizzato... La nuova personalità agisce contro corrente, contro l'andazzo della massa, è forte e responsabile di fronte a tutto ciò che viene dall'esterno, in conseguenza della attitudine critica a cui ogni giovane dovrebbe essere stato educato fin da fanciullo (Vedi: Carta del Fanciullo dell'ONU).

     una vita comunitaria: la vita spirituale stessa si muove in «coinonia» in comunione con gli altri, in gruppi che si incontrano attorno alla Parola di Dio e all'Eucaristia e che verificano con la revisione di vita
    la loro condotta. La personalità del giovane moderno è socializzata e perfeziona la vita personale con la vita comunitaria: normalmente sostiene la propria formazione individuale solo con la partecipazione alla vita di un gruppo, che gli è indispensabile per un continuato riferimento ideale e per la ricarica della potenzialità spirituale ed affettiva;

     una attività, una esperienza pratica: lo svolgere delle esperienze apostoliche non è considerata una attuazione della verità meditata, ma un mezzo per fare l'esame di coscienza più realistico della propria vita interiore. Ecco il discorso apostolico che si apre come esigenza ed esplosione di bontà per verificare la propria fedeltà a Dio. Don Bosco volle formare i suoi novizi ed i suoi chierici nell'attivismo apostolico, contro il parere del suo Vescovo che chiedeva il noviziato chiuso e segregato. L'apostolo di oggi non pone l'alternativa di un nuovo mondo, ma l'alternativa di un «nuovo modo di essere nel mondo»; il cristiano gode più degli altri del bene del bello del buono che il mondo contiene. Ogni istituzione cattolica non è alternativa ad altra istituzione laicale, ma è un mezzo per potenziare il nuovo modo di essere dell'uomo battezzato: ad esempio, non c'è alternativa tra cinema cattolico o non cattolico, ma tra cineforum cattolico e cinema non cattolico; cineforum è il modo con cui il battezzato va al cinema con un nuovo dinamismo interno, umano e soprannaturale, capace di preservarlo dal male ed elevarlo per il bene che contempla. Per Don Bosco non ci fu alternativa tra divertimento e pietà, ma egli scelse il divertimento sano e la pietà spontanea; non tra dovere e piacere, ma il fare con piacere ed amore il dovere ben finalizzato e gioioso; non vi fu alternativa tra patria e religione, ma modo cristiano di essere buon italiano, e modo italiano di rimanere sotto la guida del Papa.
    La conversione non si ferma al fatto che i salvatori fanno dei «salvati» ma di salvatori che fanno degli altri salvatori, perché il salvato si inserisce nella linfa vitale e prolifica della vita divina. Se il convertito, oggi, non diventa dinamico, non riuscirà a mantenere la conversione; il ceto intermedio delle «buone pecorelle» non trova spazio in questo mondo dinamicizzato; esso è costretto a scegliere o la via della Vita, pur con le sue debolezze, o la via del male e della morte, con la speranza massima della conversione finale. «Non siamo fiori di serra, non dobbiamo avere paura né della vita né della morte» scrisse Mons. Escrivà.


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