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    La scelta di «novità di vita»



    Elio Scotti

    (NPG 1977-06-2)


    Le scienze umane, filosofiche, psicologiche e politiche, illuminano le scienze teologiche, espresse dalle dichiarazioni conciliari e dal magistero pontificio, e a vicenda si integrano in una linea unitaria, per descrivere una nuova visione del mondo, un nuovo tipo d'uomo, un nuovo progetto d'umanità.
    Il problema vitale che ne emerge, per le persone che pensano e ancor più per coloro che educano la gioventù, rimane imperioso: quale identità storica assume l'uomo d'oggi o assumerà l'adulto di domani in questo crescere graduale, ma accelerato e talora convulso, dell'umanità intera e di ogni persona singola?

    Due progetti d'uomo

    Per paradosso di confronto si può asserire che si prospettano due concezioni d'uomo: l'uno passivo e l'altro creativo.
    L'uomo passivo si sente condotto e determinato. Accetta e si rimette alle consuetudini, al fato, ai condizionamenti naturali, psicologici e sociali. All'interno di questo lasciare che la vita lo spinga, ognuno cerca la propria sicurezza e affermazione, si aggrappa a idee correnti, si colloca in strutture portanti e salde, cerca l'iniziativa quando ne ha un interesse personale per meglio piazzare la propria esistenza. L'uomo attivo e creativo invece è mosso da un forte senso di libertà, tende ad autodeterminarsi per costruire se stesso secondo un progetto d'uomo nuovo, per realizzare pienamente le proprie doti e capacità. Sente che l'uomo è il centro del creato, che ha avuto la capacità potenziale di dominarlo e di costruire la propria storia. Dinanzi al limite che percepisce in ogni suo ideale si apre alla socialità, alla collaborazione, alla compartecipazione e capta il senso politico di ogni crescita e progresso personale e comunitario. Tende ad essere sempre più soggetto con gli altri uomini della costruzione di un mondo nuovo, di uomini nuovi.

    L'educatore al bivio

    La scelta fondamentale di ogni educatore, dal genitore all'insegnante e al sacerdote, sta qui: le altre scelte sono conseguenze teoriche e pratiche. C'è da fare la scelta preferenziale, mai esclusiva né subitanea nell'attuazione, di una fedeltà al passato dell'umanità o di fedeltà all'uomo storico vivente, che nella continuità della crescita umana innesta e crea qualcosa di nuovo, di diverso, di migliore del passato. Il Concilio ha invitato a più riprese i cristiani e specialmente i giovani a costruire nell'entusiasmo un mondo migliore di quello dei vostri maggiori».
    Molti educatori rimangono perplessi, ansiosi, indecisi e talora temono di contrapporre la visione dell'uomo nuovo, che la sociologia e la storia ci presentano, all'ideale evangelico. Cristo risorto e vivente nella Chiesa e nell'umanità è la novità vera e unica della storia. In lui e da lui ogni novità umana prende vigore e fa pasqua. Il vecchio tronco dell'umanità, destinata a realizzarsi nella pienezza con le proprie forze e capacità
    creative prosegue, dopo l'innesto dell'incarnazione del Figlio di Dio, nella sua maturazione fino a perfezionarsi nella perfetta umanità, glorificata in Cristo suo membro vivente.
    L'uomo nuovo del duemila è l'attuazione concreta della novità perenne di Cristo, che la Chiesa ci invita a realizzare ogni giorno nella vita e nella realtà quotidiana. Contrapporre o separare l'uomo da Dio, la vita dalla fede, la cultura dal Vangelo, è essere antistorici, è rifiutare di essere il Cristo, figlio di Dio.

    Costruire una società nuova

    Ne consegue una diversa fedeltà, una conversione, un passaggio: dalla fedeltà all'ordine vigente, oggettivamente valido e fondato su valori ritenuti perenni, ed ai sistemi di principi coordinati e condizionanti l'uomo, ad una fedeltà al piano biblico della creazione, alla libertà responsabile dell'ordine, ai valori veri emergenti dalla natura e posti al servizio della crescita umana.
    L'educatore supera ciò che garantisce la sua sicurezza e l'ordine prestabilito, utilizza la esperienza e la prudenza del passato, incrina i comportamenti formali ed esteriori. Positivamente offre ed abilita i giovani a prendere coscienza di sé e degli altri, a farsi protagonisti di una novità di obiettivi e di progetto d'uomo, e rendersi capaci di adeguare le strutture alle persone e rinnovare metodi educativi e sociali attraverso una equilibrata ma costante critica a ciò che impedisce la crescita autentica. L'umanità tutta tende verso l'unità, in un superamento di se stessa verso un umanesimo plenario e aperto al trascendente. In questo sforzo la luce di Cristo è essenziale, determinante ed unica. Ma nulla toglie all'impegno quotidiano e collettivo di programmare e attuare un nuovo tipo di società.

    Fedeltà alla novità di Cristo

    Per i giovani non esiste il bivio tra due fedeltà: è naturale per essi la fedeltà all'«uomo nuovo». Nel suo nome si spiegano tutte le intemperanze, le utopie, le esasperazioni, gli eroi, i santi della nuova epoca. Per essi non esiste dubbio nella scelta tra una visione nuova, un progetto di uomo o di società nuova, anche se chiaramente marxista, ed una eventuale visione tradizionale e fedele al passato pur con tutte le garanzie della verità cristiana. Per essi dove non c'è novità, non c'è vita e non c'è neppure la presenza di Cristo risorto.
    Agli educatori, responsabili della tradizione e dei valori perenni, verificati dai frutti di generazioni maturate umanamente e cristianamente, tocca oggi proporre ai giovani la continuità nella novità e la novità nella coerenza dinamica con la continua crescita dell'umanità, che nessun male storico riuscirà a fermare.
    Cristo, d'altronde, è il fuoco purificatore di ogni male, perché l'umanità sia sempre più perfetta e giovane agli occhi del Padre e Creatore. Inserirsi in questo flusso di vita è la tremenda e difficile arte di ogni educatore cristiano, buon pastore all'opera promozionale dei giovani d'oggi.


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