Pastorale Giovanile

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    La scelta è per i giovani



    Elio Scotti

    (NPG 1977-02-2)


    La diversità dei doni e carismi che ogni persona esprime, per l'impulso interiore della presenza dello Spirito Santo, articola le varie membra della Chiesa nell'unità del corpo di Cristo, unico pastore eterno.
    Questa organicità non mette in alcun dubbio la validità di una specifica pastorale giovanile. Coloro che vivono l'affascinante vocazione di condurre gli adolescenti ad una matura esperienza cristiana sanno di costruire le fondamenta della Chiesa all'interno dell'unica missione pastorale.
    La pastorale giovanile non costituisce un ambito esclusivo, ma un momento privilegiato di educazione e di crescita, con specifiche modalità; con obiettivi graduali, con contributi profetici, nel quadro ecclesiale di ogni comunità, purché esse siano in atteggiamento di perenne crescita.
    Questo va detto per non minimizzare od affossare l'attenzione pedagogica con cui una certa pastorale degli adulti, preoccupata dell'efficienza immediata sulle masse, propone la programmazione globale o la creazione di comunità adulte, o l'impegno totalizzante per i grandi problemi teologici e sociali, dimenticando facilmente il compito essenziale di preparare e nutrire uomini nuovi, i cristiani di domani.

    Carisma educativo

    Il carisma pedagogico, dono di Cristo alla sua Chiesa, è esplicitamente manifesto in molte istituzioni educative, congregazioni religiose ed associazioni giovanili. Esso diffida di un certo adultismo imposto agli adolescenti, di una esigenza di completezza e maturità incompatibile con l'età stessa.
    L'età giovanile è alla ricerca della propria personalità, attraverso le esperienze di un tipico progetto organico di sé, e nello sforzo di gerarchizzare i valori attorno ad un nucleo centrale in cui l'io, gli altri e Dio s'incontrino nell'unità della persona.
    Questo impegno dei giovani è necessario ed indispensabile alla società ed alla Chiesa per il proprio rinnovamento interiore, per la progressiva sostituzione di cellule vive alle cellule sclerotizzate, in un corpo che vuole mantenersi preparato alla risurrezione.
    L'ansia di novità, la sensibilità al nuovo tipo di uomo, la giusta fedeltà all'uomo e al piano divino della redenzione, la volontà di esistere con pienezza, di vivere con libertà e gioia verso una utopia di amore e di giustizia, l'insofferenza per ogni valore inautentico o formalizzato,
    la capacità di comunione amicale, la irrequietezza inventiva e creativa... sono elementi umani che irrompono nella società e nella Chiesa e li costringono a disintossicarsi, a ringiovanirsi ed a crescere.
    Ma occorre creare spazio a questo lavoro personale e comunitario dei giovani, anzi favorirlo, promuoverlo, animarlo, approvarlo oltre il limite della nostra capacità di capirlo, dargli fiducia e celebrarlo. «Ispirato all'umanesimo ottimista di Don Bosco, l'educatore cristiano crede alle risorse naturali e soprannaturali dell'uomo, sa cogliere i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo: ritiene tutto ciò che è buono, specie se gradito ai giovani (dalle Costituzioni salesiane).
    Mille prudenti e motivati equilibrismi bloccano le istituzioni e le organizzazioni nel tacitare queste effervescenze giovanili per inglobarle in schemi programmati, col frenare le intemperanze, col mettersi in sospetto per le incognite dell'avvenire, col timore di perturbazione dell'ordine costituito. E la vita viene mortificata, la vivacità e la inventività afflosciata.
    C'è da chiedersi se il fenomeno della contestazione giovanile di massa si stia integrando, lasciando esasperazione e sfiducia, oppure si stia interiorizzando. Ci pare che la generazione di oggi stia costruendo nel silenzio, col linguaggio immediato, pur con esplosioni occasionali ma non dirompenti, un mondo nuovo, un tipo di uomo nuovo ed anche un tipo nuovo di educatore, l'animatore.

    Creare modelli vitali

    Alcuni impegni devono essere privilegiati e realizzati, se l'educatore vuole veramente amare i giovani e costruire la Chiesa. La creazione di modelli creativi, di gruppi, associazioni, scuole, ambienti ecclesiali o laicali, in cui i giovani possano esprimersi totalmente, autogestirsi,
    «formarsi alle proprie responsabilità, attraverso l'esercizio graduale della libertà e della partecipazione alla stessa organizzazione della loro vita» (ibidem), e verificare insieme la propria formazione e maturazione.
    Note di Pastorale Giovanile ha presentato non poche esperienze valide, complesse, ricche di valori e di metodi, anche se irrepetibi li poiché espresse da nuclei di persone, giovani ed animatori assieme‘ad un educatore capace di ascolto e di annuncio.
    Molti gruppi giovanili nascono, si moltiplicano, si collegano, o scompaiono o cambiano obiettivo; maturano nella Chiesa, fuori o al margine di essa. e inutile nasconderci che un forte numero di gruppi giovanili, maturati all'impegno sociale, ma non altrettanto alla crescita interiore umana ed al confronto con la Parola di Dio, ha seguito la linea ideologica atea od estremista. Dirà la storia tra qualche anno, se anche questo fatto sarà stato provvidenziale, o no.
    Di certo sono maturati in essi personalità più coscienti, socializzate, capaci di attivismo autonomo e di testimonianza rischiosa, ed anche di verifica cristiana, pure in una società pluralistica.
    Nonostante le scelte operative diverse, con attività disorganiche, essi tendono verso una unità sostanziale: la maturità di ogni uomo e di tutta l'umanità. Al vertice di tale maturazione li attende Cristo uomo perfetto, e credo che nel proprio cuore lo sappiano tutti, poiché la Chiesa apporta sempre salvezza per ogni uomo di buona volontà.

    Annuncio e catechesi

    Un secondo impegno, proprio dell'educazione cristiana, è l'annuncio e la conseguente catechesi. La partenza antropologica e la valorizzazione di tutte le attività umane è veicolo alla conoscenza del profondo di sé, là dove ognuno trova il mistero di se stesso, e al di là dell'esile nebbia incontra, per dono di Dio, il Padre presente. Cristo non è
    problema», è «risposta» alle esigenze interiori e alla voglia di vivere e alle ispirazioni più profonde dell'animo umano.
    L'annuncio provoca una sostanziale gioia per il cuore del giovane pieno di infiniti da ricolmare. Ma occorre avere coraggio per annunciare Cristo, per superare il clima di manipolazione consumistica, erotica, violenta ed individualistica del mondo d'oggi.
    Sarebbe poi ridicolo l'annuncio, se la testimonianza del singolo ed ancor píù della comunità, non fosse coerente. L'ambiente, la famiglia, la comunità educativa o ecclesiale sono sacramento della presenza di Cristo. L'individualismo e l'autosufficienza, degenerazioni della personalità e dell'autonomia, rodono oggi molte comunità familiari ed educative. I sociologi trovano nella secolarizzazione, nell'antropologismo e nell'agnosticismo delle motivazioni talora avvincenti, per spiegare il ripiegamento della religiosità giovanile e della fede. Ma pare che la irruenza divina dello Spirito non segua tali leggi, pur rispettandole.
    Il dono di Cristo vivo, come quello di Paolo, Francesco, Teresa, Gerolamo, Bosco, Murialdo... come il dono di innumerevoli persone, laici religiose e sacerdoti viventi, non manca mai. Egli spiriti giovanili sono oggi, e forse più di ieri, terreno fertile e fecondo in esasperata attesa di un liberatore, e talora la provocano.
    Le perplessità, le problematiche, i dubbi, l'esasperazione del rispetto alle libertà di scelta, rendono molti adulti incapaci di trasmettere l'annuncio per il quale sono mandati, o di accennarlo con testimonianza così flebile da essere soffocata dai clamori assordanti della civiltà di superfice. I giovani attendono che il Salvatore si renda visibile e credibile nei loro educatori.

    Pastorale giovane

    Una pastorale giovanile, attuata con fede e coraggio, conscia della propria autonomia educativa, nel contemporaneo crescere dentro e con la comunità degli adulti, porta dunque alla pastorale della Chiesa dei contributi propri per un suo più vivo ringiovanimento.
    La lotta ideale ad ogni male, espressa con forme contestative, può essere fortemente orientata alla capacità di rinnovamento fatto con amore, nel dialogo, nella fortezza di sopportazione, per raggiungere l'obiettivo: poter respirare Cristo nelle strutture delle istituzioni.
    La critica giovanile ad ogni situazione, pur espressione di inesperienza ed immaturità che brucia i ritmi del cammino di un corpo complesso, la ricerca di nuove scelte di vita e la voglia di sperimentazione attuali, mettono urgenza in tutte le comunità per soddisfare la fame umana e la sete cristiana di autenticità e di verità. L'inventività e creatività, con cui i giovani tentano di realizzare con pienezza i loro giorni più belli, pur nella provocazione e nel disagio che arrecano all'ordine e alla comoda quiescenza degli adulti, possono essere nella Chiesa espressione genuina del Cristo uomo nuovo, che ogni giorno ci chiama a costruire «cieli nuovi e terra nuova».
    Ma per far vivere gli altri e lasciar crescere i giovani, bisogna imparare a ringiovanire con essi ed ogni giorno esercitarsi a morire.


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