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    Un oratorio a misura di ragazzo



    Giovanni Luciano

    (NPG 1977-01-77)

    Abbiamo chiesto al Direttore di un Oratorio che ci presentasse la sua esperienza tra i ragazzi. Pensiamo che essendo nello stesso tempo Direttore e Incaricato dei preadolescenti, si trovi nella condizione privilegiata di poter costruire un Oratorio a misura di ragazzo. Ma non vogliamo darlo per scontato: è forte infatti la tentazione di banalizzare sul piano pastorale gli anni della preadolescenza.
    L'esperienza che presentiamo è evidentemente una proposta parziale e legata all'ambiente in cui è stata realizazta. Ci è sembrato valido soprattutto l'intento chiaro di voler compiere opera educativa, riuscendo a tracciare dei programmi operativi molto aderenti alla realtà. Alcune scelte operative concrete possono apparire discutibili. Comprendiamo però la difficoltà nella quale si trova chi deve continuamente lottare tra le necessità di una buona organizzazione che garantisca la presenza dei ragazzi all'Oratorio e lo sforzo di dover tener conto di tutti gli elementi che costituiscono la personalità di un preadolescente in costruzione.

    «L'uomo è misura di tutte le cose» diceva un filosofo dell'antica Grecia. Oggi lo si sta ripetendo da tutti, in toni sempre più drammatici. Questa ispirazione dí fondo va tenuta presente anche dagli operatori della pastorale, se non vogliamo continuare a proporre una salvezza disumana e poco incarnata. I primi a beneficiare di questa impostazione pastorale saranno i rarazzi, questi piccoli uomini in crescita vertiginosa che hanno estremo bisogno di un mondo abitabile, di servizi e aiuti calibrati esattamente per loro, di adulti che finalmente li prendano sul serio.
    Non si parla più di «età stupida», ma di età in cui si fanno le scelte fondamentali su cui crescerà l'uomo di domani.
    A dire il vero, senza sapere tanto di pedagogia, di psicologia e di dinamica di gruppo, l'oratorio è stato sempre uno spazio privilegiato per il ragazzo. un merito questo che va riconosciuto. L'Oratorio è sempre stato un luogo dei ragazzi, dove tutto era concepito e realizzato per loro, dove vi potevano trovare quasi tutto ciò che l'età e lo sviluppo richiedevano.
    Oggi molte cose sono cambiate, le esigenze sono cresciute e si sono diversificate. Ma l'istanza di fondo di un Oratorio deve restare quella di sempre: una casa dei ragazzi, un luogo dove i ragazzi si trovino perfettamente a loro agio, insomma un oratorio a misura di ragazzo.

    LA VIRATA DI INTERESSE VERSO I PIÙ GRANDI

    Tanti Oratori hanno mutato il nome in Centri Giovanili, e la cosa va bene; ma ciò che non va bene è che siano diventati prevalentemente «luogo dei giovani», con pochi riguardi ai ragazzi e ai fanciulli.
    Se un tempo si sbagliava nel badare troppo ai piccoli, ora non si deve incorrere nell'errore contrario di curare solo più i grandi, tanto più che non si capirebbe un gruppo giovanile oratoriano se non anche in funzione dei gruppi dei più piccoli, dei quali i giovani devono sentirsi i primi animatori.
    I ragazzi dunque per un Oratorio rimangono il punto di riferimento principale, il termine di attenzioni educative e pastorali particolarmente intense e tagliate su misura per loro.

    ETÀ DISPONIBILE

    È un fatto che i ragazzi offrono ancora ampia possibilità di lavoro, mostrandosi piuttosto disponibili e riempiendo ancora numerosi i nostri cortili e le nostre sale.
    Gli studiosi di questa età giurano che sarà sempre così, grazie al curioso fenomeno della desatellizzazione.
    Durante la fanciullezza il ragazzo era «satellizzato» attorno ai genitori, come un satellite che dipende in tutto dal pianeta intorno a cui ruota. Nella preadolescenza si «desatellizza»: incomincia a vivere una vita autonoma senza più dipendere in tutto dalla famiglia. Come un satellite, il ragazzo cerca di entrare in orbita attorno a nuovi pianeti. Sarà fortunato se entrerà nell'orbita di un Oratorio vivace nel quale potrà appagare il bisogno di fare gruppo e trovare dei coetanei e degli adulti ricchi di valori.

    IL MOMENTO DI INSERIMENTO NEL GRUPPO ORATORIANO

    Il gruppo è la prima cosa che l'Oratorio deve offrire al ragazzo, rispondendo al suo bisogno profondo di «essere con gli altri».
    Gli animatori acutizzeranno questo bisogno parlandone ai ragazzi ed anche ai loro genitori, spesso all'oscuro sulle spinte che si muovono dentro i loro figli. Ma viene poi il momento dell'invito esplicito. Lo si potrà fare attraverso una lettera personale, nella quale si potranno richiamare vantaggi e doveri a cui dà adito la vita di gruppo. Al momento dell'adesione non è male che il ragazzo si impegni anche con una quota d'iscrizione: il danaro ricavato servirà per le iniziative dei ragazzi stessi: attrezzature, giochi, premi, piccole feste, biblioteca, acquisto dei testi per la catechesi. Il periodo dell'adesione al gruppo in pratica però dura tutto l'anno, poiché sin dalle prime riunioni si inviteranno i più attivi ad agganciare nuovi amici. Volendo si può fare anche una «Festa del tesseramento», con consegna di tessere, foto di gruppo, rinfresco, gare e giochi a premi: ciò darà al gruppo «senso di appartenenza» e «coesione».

    L'INCONTRO SETTIMANALE

    Il gruppo evidentemente non è formativo per il semplice fatto che esiste: non basta assicurarsi che ogni ragazzo sia inserito in un gruppo per avere risolto i suoi problemi. Comincia a questo punto la fase delicata della vita di gruppo, durante la quale occorre dire al ragazzo delle cose giuste e dirgliele nel modo giusto.
    Questo si può fare in un incontro settimanale. Non è facile oggi avere tutti i ragazzi alla stessa ora e nel medesimo giorno della settimana. Gli animatori dovranno quindi farsi in quattro per incontrare il maggior numero di ragazzi, inventando orari possibili alla maggioranza, tentando incontri di ricupero.

    QUALI GRUPPI?

    C'è chi costituisce gruppi «per interesse» e chi si serve della divisione per anni. Quest'ultima richiama un po' la scuola, ma favorisce l'omogeneità dei ragazzi e la facilità degli appunti.
    Che dire dei premi? Conviene tener conto delle presenze? Io direi di sì: a questa età può essere utile scrivere su un tabellone la «classifica delle presenze». Occorre però eliminare da loro ogni desiderio antagonistico e far capire che la loro presenza fedele è stata determinante per la costruzione del gruppo. Accanto alla classifica, mi pare normale anche la premiazione. Ritengo che sia meglio farla a tappe (tre volte all'anno): è un piccolo aggancio ed è un mezzo per rendere importante l'incontro di ogni settimana. Queste premiazioni si possono fare anche alla presenza dei genitori: può essere un'occasione opportuna di dialogo.

    FAR VIVERE LA CRESIMA

    Due attività non dovranno mai mancare nella vita di gruppo: l'impegno nella catechesi e il servizio nella carità.
    A questi ragazzi ancora freschi di cresima bisogna offrire un generoso contributo di crescita nella fede. Bisogna dir loro che si fa gruppo «attorno alla Parola di Dio»; che saranno aiutati a scoprire sempre più la figura di Gesù Cristo. Questa catechesi sarà opportuno distribuirla nei due tempi forti dell'anno liturgico: Avvento e Quaresima, allargandoli magari un tantino.
    Fino a qualche tempo fa i ragazzi del dopo-Cresima erano quasi del tutto privi di sussidi per una loro catechesi. Ora, grazie a Dio, se ne trovano diversi e ottimi (per la prima media potrà servire benissimo il terzo volume del «catechismo per i fanciulli», in attesa del «catechismo per i preadolescenti», in fase di progettazione). Si terranno anche adunanze di tipo organizzativo, delle quali il gruppo ha bisogno per riordinare la propria attività e lanciare nuove iniziative.
    L'altro pilastro portante del gruppo, accanto alla catechesi, è «servire». Occorre cioè portare il ragazzo ad un cambio circa le motivazioni per cui si è inserito nel gruppo: da una partecipazione per il bisogno di essere «con gli altri», si deve aiutarlo a sentire il bisogno di essere «per gli altri». Questa è la strada della maturazione. I primi altri saranno i compagni, i genitori, la gente del quartiere, della parrocchia. Ma i privilegiati resteranno i poveri vicini o lontani, i malati, gli anziani...
    In questa linea occorre sottolineare certe ricorrenze dell'anno: giornata missionaria (i poveri lontani), Natale e Quaresima di fraternità (i poveri vicini), vacanze (per tutti, anche per i ragazzi poveri), ecc.
    I ragazzi stessi potranno escogitare mille espedienti per realizzare un aiuto e un servizio consistente. La loro naturale generosità avrà libero sfogo nell'inventare attività spicciole e concrete.

    VERIFICA DELLA SPIRITUALITÀ DEL GRUPPO

    La Messa festiva vede riuniti insieme tutti i ragazzi e le ragazze della parrocchia attorno al loro assistente-sacerdote, che commenta la Parola di Dio. I canti e le musiche li eseguono loro, così come si sono preparati durante gli incontri di gruppo. Mi pare importante dare anche la possibilità della Confessione ogni 15 giorni, compiendo questo gesto del perdono a gruppi, in modo da offrire una celebrazione più appropriata e più veloce.
    Un posto di primaria importanza per la vita spirituale del gruppo sono i ritiri. I ragazzi preferiscono trovarsi fuori dal solito ambiente ed amano abbinare alla mezza giornata di ritiro l'altra mezzo giornata per passeggiate, merende, giochi. L'ideale è che l'Oratorio abbia a disposizione una casa o una baita di montagna, non troppo distante. In questo caso si può andare alla sera precedente. Dopo un breve incontro di preghiera e di riflessione, si passa la serata tra le gioie della cena rusticana e della veglia rallegrata da canti, piccoli giochi, falò, proiezioni di diapositive sulla vita del gruppo...
    Si riprende il mattino dopo con preghiera, una seconda conferenzina e si termina con la Messa. Poi si parte per la montagna con il pranzo al sacco e si sta fuori tutto il pomeriggio. Al rientro si riordina diligentemente la casa e si parte. Sono giornate felicissime ed indimenticabili.

    LO SPORT

    Un Oratorio per ragazzi non può fare a meno dello sport; e deve farlo con impegno e serietà, altrimenti essi andranno a cercarselo altrove (e sono moltissimi i gruppi sportivi, anche politicizzati, che vanno a caccia di ragazzi).
    È diverso però lo sport che un Oratorio offre ai ragazzi: deve anzitutto restare gioco e non diventare competizione, deve essere per tutti e non selettivo, deve educare il ragazzo a crescere uomo e non a trasformarlo in una macchina da goals o in un piccolo divo, deve proporgli diverse discipline sportive e non un unico sport. E qui nasce il discorso degli animatori laici, indispensabili soprattutto in questo campo.

    GLI ANIMATORI LAICI

    Non è sempre facile trovare gli animatori giusti. Poiché il loro influsso sui ragazzi è fortissimo, è di capitale importanza che gli animatori sportivi siano accuratamente scelti tra coloro che vogliono uno sport sano, educativo e cristiano. Accanto agli animatori sportivi deve operare un gruppo di giovani che hanno scelto come impegno il servizio ai più piccoli. Essi curano gli incontri preparatori all'adunanza settimanale, intervengono alla medesima, sono presenti nelle sale da gioco coi ragazzi, nei cortili e in tutte le attività, sia quelle sportive che spirituali.
    L'assistente sacerdote trova in questi animatori laici un valido aiuto, in modo che egli possa con maggior tranquillità svolgere il suo ruolo di guida spirituale dei gruppi e dei singoli.

    LE RAGAZZE NEL GRUPPO

    Un'ultima parola sulla presenza o meno delle ragazze nel gruppo dei preadolescenti.
    Direi che se la parrocchia è piccola o non si può fare in altro modo, si possa lavorare insieme, preferendo però che il tempo libero sia trascorso separatamente.
    Dove invece i ragazzi sono numerosi (30-40 per anno) e dove le ragazze hanno una struttura tutta loro, che le accoglie (Suore e Centro femminile) è conveniente che i ragazzi vivano separati, pur prevedendo qualche attività in comune.

    ORATORIO, SECONDA FAMIGLIA

    Riportiamo, a conferma di quanto è stato detto sin qui, la testimonianza di un ragazzo di terza media che in forma apparentemente distaccata rivela la felice integrazione che ritrova andando all'Oratorio.
    «Io ho cominciato a frequentare l'Oratorio Salesiano all'età di 11 anni circa, prima, pur abitando nello stesso quartiere, non sentivo alcuna attrattiva e andavo solo alla S. Messa nei giorni festivi. Più volte spinto e sollecitato dai miei genitori, un giorno presi il coraggio a due mani e mi recai all'Oratorio per vedere che cosa ci fosse di bello e di attraente. I primi giorni mi servirono più di ambientamento, ma poi facendomi trascinare dagli altri, feci subito vita di gruppo, partecipando a giochi, adunanze, ritiri spirituali, ecc.
    Da quel momento la mia presenza è assidua e quasi giornaliera. A seconda della disposizione del tempo libero, la mia permanenza all'Oratorio è più o meno lunga; a volte mi fermo diverse ore e non ho tempo di annoiarmi perché c'è sempre qualche gioco o qualche cosa di nuovo da fare; altre volte si tratta di fugaci scappatine per un breve saluto all'assistente ed agli amici. Ritengo valido e bello l'Oratorio, perché aiuta la mia crescita e la mia formazione spirituale...».


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