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    Appunti per la promozione umana e l'evangelizzazione dei preadolescenti



    Umberto De Vanna

    (NPG 1977-01-69)


    Il 25 settembre scorso Paolo VI ha incontrato i 1.200 partecipanti al Convegno nazionale dell'Azione Cattolica Ragazzi riunitisi a Roma per studiare iniziative concrete in ordine ad un cammino di evangelizzazione e promozione umana dei ragazzi. Nel discorso il Papa riprende temi di molta concretezza per la vita dei ragazzi e dei loro educatori. Ne riprendiamo alcuni brani, seguendo lo schema già presente nel discorso stesso.
    – «A noi preme anzitutto sottolineare, dice Paolo VI, dopo aver salutato i partecipanti al convegno, che l'impegno prioritario nei confronti dei ragazzi resta quello di educarli ad una fede consapevole, vissuta. Si sa che l'educazione, oltre che comunicazione di concetti, è partecipazione di valori, una partecipazione che avviene a livello vitale mediante la testimonianza, insieme con l'insegnamento. L'educatore non deve limitarsi a parlare di Dio, a " dimostrarne " l'esistenza, ma deve giungere a " mostrarne " la presenza nell'autenticità delle proprie scelte quotidiane, e deve educare ad un confronto frequente col Cristo vivo della liturgia, perché in essa la parola di Dio torna ad echeggiare nel presente della storia ed invita il ragazzo a giudicare criticamente il proprio ambiente ed a prenderne, se necessario, le distanze».
    – «Un secondo impegno vorremmo richiamare, quello di educare i ragazzi alla vera libertà. È questa una dimensione dell'uomo alla quale il mondo moderno è particolarmente sensibile. Troppo spesso però si ha l'impressione che l'interpretazione, che di essa viene data, sia esclusivamente negativa. In realtà non basta essere liberi da qualcosa, bisogna anche riconoscersi liberi per qualcosa o per qualcuno. Educare alla libertà significa educare all'amore. È chiaro allora quale arduo compito sia quello dell'educatore, che non può illudersi di formare alla libertà semplicemente perché concede con moderazione permessi man mano più ampi al ragazzo che cresce, ma deve invece impegnarsi per aiutarlo ad orientarsi con decisione propria ad un dono di sé sempre più pieno ai fratelli che gli camminano accanto».
    – «Il discorso ci conduce a toccare ancora un terzo aspetto importante per un'opera di promozione umana, quello di educare alla solidarietà. La filosofia personalista molto insiste, oggi, sulla dimensione sociale della persona, che non raggiunge la sua piena realizzazione se non aprendosi al " tu " dell'altro, per riconoscerne il valore unico e ad accoglierlo senza riserva. Il ragazzo è, in generale particolarmente disponibile all'apertura fiduciosa, all'amicizia, alla collaborazione. Ebbene, le esperienze dei primi anni, specialmente quelle vissute in famiglia e nella scuola, possono costituire un utile incentivo per l'affermazione e lo sviluppo di questa naturale disponibilità alla solidarietà, o possono invece rappresentare le prime traumatizzanti constatazioni di inesorabili discriminazioni e di impietose emarginazioni •.
    «Le associazioni di Azione Cattolica nel loro modo di organizzarsi e di agire, devono testimoniare questa solidarietà, che rifiuta di privilegiare la ricchezza, il successo, l'efficienza, il prestigio e si schiera dalla parte dell'uomo, tanto più decisamente quanto più egli è bisognoso ed umile •.

    Sulle pagine di NOTE si è già parlato delle varie fasi di sviluppo proprie della preadolescenza, fasi che determinano nei ragazzi e nelle ragazze una situazione di crisi. Ritorniamo ancora una volta sull'argomento per l'importanza che assume soprattutto a questa età la conoscenza dei ragazzi.
    Per promuovere umanamente ed evangelizzare i preadolescenti è indispensabile anzitutto calarsi nella loro esperienza di vita. Qualsiasi proposta educativa che non tenga presente il loro livello di maturità diventa facilmente disincarnata e generica.

    TRE ANNI CHE SCOTTANO

    In Italia i preadolescenti, cioè i ragazzi e le ragazze di 11-14 anni, rappresentano il 4,5% della popolazione e sono complessivamente due milioni e mezzo. Una parrocchia di 20.000 abitanti ne ha quindi circa 900. Molti di questi ragazzi vivono la preadolescenza senza che nessuno si prenda cura di loro in modo personale e li aiuti con programmi educativi e pastorali adeguati.
    Il 20% di questi ragazzi si trovano in qualche modo handicappati o disadattati. Sono una cifra considerevole (globalmente si aggirano sul mezzo milione): si tratta di ragazzi e ragazze avviati anzitempo al lavoro o vittime di esperienze sessuali precoci e di emarginazioni di vario genere.
    I preadolescenti non costituiscono una categoria omogenea e spesso non si sa come trattarli: sembrano talvolta senza problemi e relativamente tranquilli, ma ogni tanto si vedono seri in volto e tesi per ragioni a noi incomprensibili e che per lo più ci sembrano trascurabili. Né fa problema il fatto che pochi di loro si aprano con noi e rifiutino in pratica di farsi conoscere. Del resto si è portati facilmente a considerarli superficiali e fracassoni. Così li descrive uno studioso: «Nessuna meraviglia che gli adulti si incontrino con ragazzi prepotenti ed irritanti, sconcertanti e logici, incantevoli e rudi, vivaci e stupidi, deludenti e capaci di offrire delle soddisfazioni. Il ragazzo normale presenta di volta in volta alcune di queste caratteristiche, non di rado tutte insieme» (Josselyn). Come capirli quindi in tutta questa instabilità psicologica? In genere si attende che crescano per prenderli sul serio, in modo che si manifestino con maggior chiarezza. D'altra parte ci si consola osservando che, nonostante la nostra poca considerazione, i ragazzi continuano a venire da noi e rispondono con evidente entusiasmo a varie nostre iniziative. L'impressione generale alla fine è quella della loro disponibilità: ragazzi talora disobbedienti ed irrequieti, ma che rendiamo felici con un piccolo premio o un torneo organizzato alla buona.
    In queste brevi pagine vogliamo cercare anzitutto di abbozzare un rapido profilo dei preadolescenti, per verificare ciò che realmente avvenga in questi tre anni, in modo da rendere più attento il nostro obiettivo e facilitare ai ragazzi il passaggio dalla fanciullezza alla maturità, in una crescita non ostacolata dai nostri interventi educativi. Nella seconda parte tracceremo alcune linee operative da tener presenti nei nostri programmi educativo-pastorali.

    IL PERIODO DELL'ADATTAMENTO

    All'inizio della preadolescenza i ragazzi normali non hanno grossi problemi e possono facilmente trarre in inganno anche l'educatore attento che pensa di doversi trovare con dei ragazzi in crisi. In questo periodo infatti i ragazzi manifestano una grande sicurezza psicologica ed una felice integrazione nell'ambiente in cui vivono.
    Le ragazze ed i ragazzi stanno volentieri con gli altri, discutono con serenità e disinvoltura. Il loro comportamento non manifesta né ansietà, né sensi di colpa. Sanno anzi assumersi delle responsabilità, nei limiti delle loro capacità. Con i genitori non hanno conflitti di rilievo: le divergenze vengono accettate con serenità, senza drammi. Si rivelano disponibili ad affrontare con realismo le situazioni spiacevoli ed inevitabili, mentre cercano di evitare tutto ciò che non è di loro gradimento. Anche dopo episodi dolorosi e spiacevoli, sanno trovare subito nuovi interessi e nuove attività. È un periodo relativamente tranquillo, durante il quale non compaiono problemi educativi di rilievo: sono sereni loro e lo sono gli adulti che si occupano di loro. Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a ragazzi ragionevoli e degni di fiducia. La società degli adulti si è abituata a questa immagine di preadolescente, tanto da ritenere normali certi suoi comportamenti (puntualità, fedeltà agli impegni, ecc.).

    IL MOMENTO DELLA CRISI

    La felice situazione appena descritta è però di breve durata. Il passaggio verso la maturità non avviene così dolcemente e senza rotture.

    La ragazza
    Ben presto (sei mesi circa prima dell'inizio delle mestruazioni) la ragazza diviene sempre più irritabile. In famiglia può dimostrarsi affaticata, talvolta depressa. Con le amiche scontrosa, suscettibile ed anche litigiosa. Gli insegnanti cominciano a lamentarsi perché non è più giudiziosa e precisa come prima. La vedono sensibile e permalosa. Pretende indipendenza e privilegi da adulti. Vuole il rossetto e i tacchi alti, pretende di vestire in modo diverso e di incontrarsi con chi le piace.

    Il ragazzo
    Analogamente il ragazzo (più o meno attorno ai 12, 13 anni) si trova improvvisamente a vivere un periodo abbastanza breve, durante il quale sembra abbia perso buona parte della propria capacità di affrontare il mondo reale. Il suo stato emotivo rasenta il panico. Nei ragazzi normali questa nuova situazione non provoca apparentemente un eccessivo scombussolamento. Può tuttavia apparire ansioso, avere dei sogni che lo sconvolgono e gli creano ansia ed incertezza. A scuola gli riesce difficile concentrarsi; è irrequieto, instabile, confuso. Se il ragazzo è stato fino a quel momento un «bravo bambino», i disturbi emotivi creeranno ancor più forte il suo disorientamento. Praticamente però ogni ragazzo viene per un certo periodo sopraffatto dalla sua maturazione personale. «Le osservazioni cliniche rivelano che queste modificazioni non avvengono a lievi ondate, la cui intensità vada gradatamente aumentando, bensì con la violenza dei marosi che sommergono l'individuo e lo travolgono» (Josselyn).
    Solo quando l'integrazione fisiologica non si sia almeno parzialmente costituita, questi ragazzi appariranno nuovamente riorganizzati.
    Prima di questa stabilizzazione, ogni tentativo di costruire una struttura psicologica matura equivale a costruire sulle sabbie mobili. Sul piano educativo si agisce come si può, tenendo ben presente che è improbabile che ci si trovi di fronte a dei preadolescenti che vivano lo stesso livello di maturazione o di crisi, per cui ognuno di loro va considerato un caso personale.

    COSA È AVVENUTO

    Non è possibile in poche pagine descrivere la nuova situazione nella quale il preadolescente viene a trovarsi. Lo facciamo qui in forma schematica, rimandando il lettore ad un approfondimento personale (1).

    Lo sviluppo fisico
    È la prima cosa che colpisce osservando i ragazzi e le ragazze di questa età. Essi crescono in altezza anche di 20-25 cm in un anno. Aumentano di peso, ritrovandosi le forme e i lineamenti marcati, propri degli adolescenti. È in questi anni che il fegato si avvia a raggiungere il suo peso massimo, cresce nei ragazzi la pressione del sangue ed aumenta la capacità respiratoria.

    Lo sviluppo puberale
    È durante la preadolescenza che i ragazzi e le ragazze acquistano i caratteri sessuali secondari e primari e divengono capaci di riproduzione.
    La maturazione sessuale rappresenta una fase molto delicata ed importante non solo per il fenomeno fisiologico in sé, ma soprattutto per le ripercussioni che questo fatto provoca nell'animo di chi si ritrova improvvisamente uomo o donna.

    Lo sviluppo intellettivo
    I ragazzi passano in questi anni dal pensiero intuitivo e logico-percettivo a quello logico-formale. Il preadolescente diventa capace di vero ragionamento. «Sa fare ipotesi sulle diverse soluzioni possibili di un problema, quando parla è capace di vero ragionamento scientifico. Sa valutare, criticare, riesce a rendersi conto della razionalità e qualità dei suoi ragionamenti. Sa astrarre dalle situazioni concrete» (Mussen).

    L'allargamento dell'interesse sociale e lo sviluppo dell'io
    I ragazzi vivono in questi anni un maggior interesse sociale, con il conseguente sganciamento dai genitori. Acquistano la dimensione sociale della vita, anche se non sono spesso capaci di incontrare gli altri in forma altruistica, ma riferiscono per lo più ogni esperienza a se stessi.

    Un maggior numero di insegnanti, nuove relazioni ed amicizie, più tempo libero, costituiscono il suo nuovo mondo e contribuiscono ad allargare la sua apertura sociale. Contemporaneamente la sua personalità tende ad imporsi. Non vuole più percepirsi come dipendente; desidera essere autonomo e quindi pretende che gli venga riconosciuta la capacità di fare scelte personali e libere.

    In sintesi
    C'è di norma quindi, in questi anni, dopo un periodo di una normale integrazione psicologica, una fase di sviluppo a vari livelli. Durante questa fase il preadolescente vive una «crisi di crescenza»: un periodo di aumenti estremamente rapidi per quanto riguarda il peso e l'altezza. Questa crescita avviene in coincidenza col periodo in cui le caratteristiche sessuali incominciano a svilupparsi e gli organi sessuali a funzionare.
    Il periodo di sviluppo si verifica normalmente nelle bambine due anni prima che nei maschi. Contemporaneamente vi è anche lo sviluppo dell'intelligenza e la scoperta degli altri, mentre tenta di affermarsi con maggior vigore la sua personalità.

    ANNI IMPORTANTI ED INSOSTITUIBILI

    Non si può banalizzare senza correre grandi rischi sul piano educativo tali fenomeni che avvengono a quest'età con un'intensità non paragonabile a nessun altro periodo della vita. Non è possibile «saltare» questa maturazione, se si vuole che i preadolescenti raggiungano l'età adulta senza grossi problemi irrisolti. Il ragazzo e la ragazza hanno bisogno di questi anni per costruire l'uomo o la donna di domani e per imparare a crescere.
    durante questi anni «difficili» che i preadolescenti vivono la loro prima crisi religiosa profonda, con le conseguenze di assenteismo che tutti conosciamo. La preadolescenza può diventare per sé un periodo molto fecondo sotto l'aspetto religioso, per l'incidenza positiva che i fattori di crescita, in particolare quello dell'allargamento dell'interesse sociale, vanno assumendo. In realtà a causa del diffondersi della secolarizzazione, il preadolescente si trova in una fase critica. È il momento di aiutarlo con la comprensione e la proposta di un nuovo tipo di religiosità che dia anzitutto una risposta ai suoi problemi più urgenti di crescita. Soprattutto a questa età, dovendo scegliere tra religione e vita, di fronte ad una proposta religiosa disincarnata che non li tocca, i ragazzi scelgono la vita.

    PER UN INTERVENTO EDUCATIVO

    Sostenere il difficile compito dei genitori

    I genitori sono per lo più delle persone disorientate dal cambiamento avvenuto nei loro ragazzi. Sono amareggiati che i loro figli, nel desiderio di affermare con maggior energia la loro indipendenza ed anche per immaturità, scelgano spesso la soluzione di reagire anche violentemente di fronte al loro interessamento; non capiscono perché essi vogliano realizzare le nuove esperienze al di fuori della famiglia e quasi di nascosto.
    Occorre per questo rendere consapevoli i genitori del periodo particolare vissuto dai ragazzi affinché accettino senza drammi di non essere più sufficienti per bastare a tutte le loro esigenze. Per questo:
    – bisogna operare perché divengano sempre più consapevoli e responsabili ogni volta che li incontriamo nei vari consigli scolastici o raduni organizzativi pastorali;
    – occorre convincerli del loro ruolo formativo insostituibile e tentare di coinvolgerli concretamente tutte le volte che è possibile, per esempio per far organizzare e dirigere da loro alcuni incontri particolari (corsi di educazione sessuale, cinedibattiti, incontri culturali, catechesi, ecc.);
    – si stanno sperimentando qua e là, con risultato spesso molto positivo, delle esperienze parallele: raduni nei quali partecipano contemporaneamente figli e genitori, tenendo per loro riunioni talora separate, talora comuni.

    Una scuola che risponda alle esigenze dei ragazzi

    La scuola può essere di grande aiuto oppure può contribuire non poco ad opprimere ulteriormente i ragazzi in crescita. Essi hanno bisogno di nuovi rapporti sociali e di una nuova dipendenza dall'adulto. Nelle classi elementari là struttura scolastica era di tipo familiare: era importante il contenuto dell'insegnamento, ma non lo era meno il clima ed il rapporto con l'insegnante. Nelle scuole medie l'esperienza scolastica è spesso subordinata alla materia di studio. Il rapporto tra insegnante e allievo normalmente appare secondario, in quanto sovente questi si presenta come un semplice strumento per insegnare delle cose.
    Perché la scuola non disperda la sua funzione educativa, si dovrà operare su alcune direttrici importanti:
    – Occorre realizzare anzitutto un deciso rinnovamento didattico. In una scuola che i ragazzi subiscono diventa improponibile qualsiasi piano educativo.
    – I ragazzi hanno bisogno dell'adulto da cui dipendere, avendo bisogno di sicurezza. Sono frequenti a questa età le idealizzazioni del proprio insegnante, giungendo fino alla vera e propria «infatuazione». Sfortunatamente non è infrequente il caso dell'educatore che si spaventi per tali manifestazioni di affetto oppure che cerchi di soddisfare attraverso i ragazzi i propri bisogni nevrotici. Normalmente l'educatore, cui spetta il difficile compito di conquistarsi l'amicizia dei ragazzi, non può che rallegrarsi per questo sentimento di viva simpatia. È l'amore infatti la componente di base di ogni educazione.
    – il bisogno per i ragazzi di sperimentare e l'educazione ad una libertà vera ed al senso critico, spingerà l'insegnante a tentare tecniche nuove, a favorire le ricerche personali e di gruppo, al coinvolgimento dei ragazzi nei programmi e nelle verifiche. È necessario che anche l'attualità e la vita vera dei ragazzi trovino in qualche modo uno spazio all'interno dei programmi scolastici.

    Una verifica dei programmi pastorali

    Una comunità parrocchiale che non sia abituata a programmare, che non viva una vera esperienza di vita comunitaria, che non ricerchi costantemente l'aiuto dei laici e delle famiglie, non riuscirà a proporsi dei piani pastorali efficaci nei confronti dei ragazzi. È per questo che quando ci si propone di realizzare efficacemente un lavoro tra i ragazzi, le comunità vanno in crisi. Questo perché:
    – Non ci si può fermare soltanto al ragazzo che si ha davanti, se si vuole fare una pastorale che raggiunga dei frutti. :È indispensabile raggiungere anche il ragazzo nell'ambiente in cui vive ed in particolare prendere seriamente in considerazione gli adulti che incontra. Una pastorale che punti solo sui ragazzi è stata sconfessata dalla realtà ed è solo destinata ad illudere sui risultati apparenti che produce.
    – Un piano pastorale serio per i ragazzi coinvolge l'impostazione dell'intera comunità educativa. Dovendo abilitare i ragazzi a determinati atteggiamenti ed inserirli vitalmente nella Chiesa, occorre presentare loro il volto di una comunità viva, nella quale possano respirare quel clima di integrazione cristiana che non è più riscontrabile in una società secolarizzata. A questa età o è la vita della comunità intera che educa o non si educa.
    – Occorre chiedere ai laici una maggiore collaborazione ed offrire loro degli spazi veri di azione. Questo non solo perché per principio il laico ha un diritto -7, «nativo» ad un posto di responsabilità nella Chiesa, ma perché il prete da solo non può soddisfare a tutte le esigenze di disponibilità di cui i ragazzi hanno bisongo
    Soprattutto negli ambienti in cui lo sport ha una grande presenza, occorre ripensare la funzione degli allenatori, in modo che venga svolta una funzione di animazione che non si limiti agli aspetti tecnici, ma consideri lo sviluppo globale dei ragazzi.
    Le comunità parrocchiali ed oratoriane diventano spesso il luogo normale dove i ragazzi riescono a soddisfare le loro esigenze di socializzazione. Il gruppo diventa quindi la risposta più concreta ai bisogni del preadolescente che cresce.
    Senza perdere d'occhio la massa, è necessario arrivare ad un contatto personale con i ragazzi; spesso si disperdono energie preziose in un lavoro generico che non ha sbocchi educativi concreti. È importante per questo che venga programmato anche il tempo libero dei ragazzi, in modo da offrire loro non olo la giusta ricreazione ma anche la possibilità di un'amicizia personale coi compagni e la presa di posizione sui loro problemi quotidiani e quelli della società.

    Brevi indicazioni bibliografiche:

    P. MUSSEN: Psicologia dell'età evolutiva, A. Martello Ed., Milano 1963.
    GESELL, ILG, AMES: Adolescenza dai 10 ai 16 anni, Giunti-Barbera, 1969.
    I.M. JOSSELYN: L'adolescente e il suo mondo, Giunti-Barbera, 1964.
    G. PETTER: Problemi psicologici della preadolescenza e dell'adolescenza, La Nuova Italia, 1968.
    E. DUKSON: Infanzia e società, Armando, 1963.
    M.L. FALORMI: Aspetti psicologici della personalità nell'età evolutiva, Giunti-Barbera, 1968.
    AA.VV.: Per una educazione cristiana dei preadolescenti, LDC, 1971.
    GIANETTO-GIANNATELLI: La catechesi dei ragazzi, LDC, 1973.
    G. PALIZZI: Ragazzi in gruppo, LDC, 1976.
    E. DE SCALZI: Appunti per una pastorale dei preadolescenti su NPG, 3/74.
    L. BORELLO: Per una pastorale dei preadolescenti, appunti di lezione, Pordenone, 1975.
    G. GATTI: Criteri e livelli di maturità cristiana su NPG, 5/71.
    L. MACARIO: Formazione alla socialità su NPG, 5/71.


    NOTE

    (1) Non è difficile trovare un buon manuale di psicologia che descriva i fenomeni della preadolescenza. Si possono utilmente consultare, per esempio: G. PETTER: Problemi psicologici della preadolescenza e dell'adolescenza, Editrice La Nuova Italia, e P.H. MussEN: Psicologia dell'età evolutiva, A. Martello Editore.


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