Pastorale Giovanile

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    Pastorale organica per i preadolescenti nella città di Milano



    (NPG 1978-09-60)

    Conoscere i preadolescenti, ascoltarli, accompagnarli nel loro cammino di fede: questo il programma di una pastorale formativa dei preadolescenti. È la conclusione a cui è approdato il convegno nazionale di studio sui problemi dei preadolescenti promosso dalla rivista «Evangelizzare» nel mese di luglio ad Assisi. Sulle «prospettive pastorali» riferisce S. Pintor:
    «Le indicazioni e le prospettive emerse dalle varie relazioni e, soprattutto, dalla partecipazione attiva di tutti nei gruppi di studio, sono state numerose. Anzitutto una convinzione e una prospettiva fondamentale: una riflessione sui preadolescenti non è fine a se stessa, e non sfocia semplicemente in iniziative pastorali per i ragazzi, ma conduce a prendere coscienza e a mettere in discussione il ruolo e l'azione degli adulti nella comunità cristiana. In particolare:
    – Una pastorale dei ragazzi deve poter contare sulla presenza di una comunità di adulti:
    • che viva quotidianamente i valori in cui vuole educare i ragazzi;
    • che possa costituire punto di riferimento perché il ragazzo sappia da dove viene e trovi un elemento di continuità per il suo cammino di fede;
    • che si stimoli con i suoi atteggiamenti e i suoi interessi per i ragazzi. Per questo è necessario recuperare gli adulti a una mentalità di fede nella vita quotidiana;
    • che offra spazio e attenzione alle persone e non appaia come una serie di scompartimenti stagno, ma come scala organica e articolata per accompagnare l'esperienza e la crescita del ragazzo, capace di assumerne e di integrarne le esperienze..
    – Necessità di prendere effettiva coscienza che la famiglia è componente fondamentale della comunità cristiana e di conseguenza non può essere considerata una realtà isolata. Da qui l'esigenza di darle spazio e di coinvolgerla in quanto tale nella vita comunitaria. Da tale attenzione alla famiglia e ai suoi problemi può meglio nascere un coinvolgimento della stessa nella pastorale dei ragazzi.
    – È emersa l'esigenza di una formazione specifica di animatori e animatrici per l'età preadolescenziale. Animatori che sappiano accostarsi con atteggiamento di fiducia a tutta la realtà del ragazzo, rispettandone i tempi di maturazione e sapendone cogliere anche l'esperienza in una dinamica di crescita; che vivano i problemi con i ragazzi; educatori che si sentano parte viva della comunità e che agiscano non pere semplice "competenza", ma soprattutto in forza del ruolo che hanno in essa.
    – È stata avvertita la necessità che la catechesi dei ragazzi esca dalla occasionalità sacramentale; mentre è importante che la catechesi diventi celebrazione, facendo sì che le diverse esperienze diventino preghiera. Una educazione alla preghiera che ha bisogno di un "clima", di essere collegata con la vita e di diventare impegno e non evasione».

    Questa proposta per una pastorale organica dei preadolescenti nella città d Milano ha una sua storia. Nata dalla constatazione dell'importanza, in ordine az un cammino di fede, di questi anni di crescita e di trasformazioni, ma anche d grandi contrasti e di deludenti abbandoni, è diventata scelta convinta dei respon sabili diocesani; passata al vaglio di una larga consultazione di base in tutti i deca nati, è stata messa a punto dal lavoro di un commissione cittadina e arricchiti dagli interventi di uy assemblea di educatori, sacerdoti, religiose e laici. Infine ha trovato il suo posto autorevole nel piano diocesano.

    INTRODUZIONE

    I ragazzi, futuro della Chiesa e del mondo
    – «... Quando Gesù ebbe dodici anni, i suoi genitori lo accompagnarono per I prima volta a Gerusalemme per la festa di Pasqua, secondo l'usanza... Dopo tr giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava li interrogava... Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: " Figlio perch ci hai fatto cosa? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padr mio? " (Lc 2,42-50). Il preadolescente " rivivrà così il mistero di Gesù dodicenn che nel tempio proclama d'aver ricevuto una missione dal Padre e che suo compit, è di attuarla fino in fondo "».
    – I ragazzi, nella preadolescenza, sono chiamati a partecipare alla vita dell Chiesa in un modo più consapevole e più responsabile. Passano dalla fase previ lentemente passiva e recettiva, a quella più attiva e creativa.
    Come il Cristo dodicenne, devono cominciare «ad occuparsi delle cose dc Padre». I preadolescenti sono una positività sia in se stessi sia nel loro rapporto col Cristo sia nei nostri confronti come segno educativo in vista del Regno.
    Una constatazione di fatto e un'esigenza pastorale
    – Ciò nonostante costatiamo un vuoto o una decimazione di presenza viva ci.< ragazzi nelle nostre comunità parrocchiali, che coincide con il periodo della pre:
    dolescenza (11-14 anni) e del dopo-Cresima. Questo fatto pone dei grossi interrogativi: perché avviene questo? La nostra pastorale è adeguata? Che cosa possiamo fare?
    – Emerge quindi l'esigenza di una pastorale organica_e unitaria dei preadolescenti, come risposta, il più possibile, adeguata alle istanze fondamentali del Vangelo e dei ragazzi che in questa età si avviano a delle scelte che successivamente li coinvolgeranno definitivamente.

    Valori e limiti di queste indicazioni
    – Questa proposta vuole essere un'indicazione precisa – sia pure a livello sperimentale – per una pastorale d'insieme «dei» e «per» i preadolescenti che possa essere un servizio al «Figlio di Dio che cresce» e incidere progressivamente nella vita ecclesiale della nostra città di Milano.
    – Non si ha la pretesa di essere esaurienti, né sul piano teorico, né su quello pratico, e non si vuole nemmeno dire l'ultima parola sulla pastorale dei preadolescenti anche se si sono tenuti presenti i principi di fondo, le esperienze più significative e il progetto del catechismo nazionale dei preadolescenti.
    L'articolarsi di questa proposta ha una sua logica: partire dal soggetto (i preadolescenti oggi), indicare un progetto unitario e coinvolgere direttamente la Chiesa locale.

    I PREADOLESCENTI DI OGGI

    Contesto di cultura e di vita

    1. Età di transizione dalla fanciullezza all'adolescenza
    Una forte transizione è la caratteristica più appariscente del gruppo di età 11-14 anni oggi in Italia. All'inizio del periodo sono fanciulli, al termine sono adolescenti sia come sviluppo corporeo che intellettuale, affettivo, sociale, con un accentuato anticipo delle ragazze sui ragazzi nella seconda parte del periodo stesso. Il perno centrale di questo periodo è l'accelerarsi del passaggio «da uno stato di dipendenza dall'adulto, e in particolare dalla famiglia, ad uno stato autonomo» (RdC 137).
    Si può notare, come propria di questa età, la caratteristica dell'instabilità e mutevolezza sia per le spinte interne (cambiamento psico-fisico) sia per le spinte e condizionamenti esterni, di cui molto spesso sono inconsapevole espressione (mondo adulto con il desiderio di imitazione, gli amici...).
    2. La crescita e l'allargamento degli interessi
    Il dinamismo di fondo che sottostà a tutta la condotta del preadolescente sembra doversi identificare in un accentuarsi della cerscita, cioè di uno sviluppo fisico, intellettuale, affettivo e sociale che rende sempre meno accettabile al ragazzo la propria situazione di dipendenza dall'adulto, accelerando il processo di emancipazione («desatellizzazione») dall'ambito familiare e la prima ricerca personale cosciente, anche se ancora incerta, di uno status indipendente, fondato sulle proprie capacità. L'allargamento degli interessi conseguente sia alla maturazione propria, sia all'incontro con un mondo nuovo e più vasto di quello della famiglia e della scuola elementare, è un secondo fenomeno che si nota con facilità.
    I «maestri» dei preadolescenti sono la scuola, gli amici, i mezzi di comunicazione sociale, specie quelli a base di immagini.
    3. L'avvio verso una maggiore indipendenza
    L'avvio verso una maggiore indipendenza è forse la caratteristica principale più evidente, almeno come inizio, desiderio, aspirazione. La crescita corporea, lo sviluppo conoscitivo e quello sociale e le stesse aspettative dell'ambiente adulto portano il preadolescente a un crescente desiderio di fare esperienze proprie, di possedere una libertà e un'indipendenza di azione maggiore. Occorre tener presente il divario tra le aspettative degli adulti e l'autostima del preadolescente con i propri meccanismi di difesa.

    Posizione e vocazione nella Chiesa

    Il preadolescente a cui si rivolge la pastorale è un battezzato che ha già ricevuto una prima iniziazione all'Eucaristia, alla Penitenza, e alla partecipazione attiva nella vita della Chiesa sottolineata dalla preparazione e dalla ricezione del sacramento della Cresima.
    In lui opera la grazia dello Spirito Santo, con vocazione a doni particolari, individuali e collettivi, che gli assegnano un suo posto particolare nella Chiesa. Anzi il ragazzo è soggetto e operatore di pastorale nella Chiesa. Sembra quindi che un'efficace pastorale presupponga un'esatta collocazione del preadolescente nella Chiesa.
    Mentre per i fanciulli e per i giovani ci sono indicazioni precise sulla loro posizione e sul loro ruolo nella Chiesa (i primi mediante la vita religiosa dei familiari, i secondi mediante una partecipazione responsabile), per i preadolescenti invece non ce ne sono ancora.
    La grande «liberazione» del preadolescente dalla minorità del periodo precedente, e la costatazione della sua incompleta maturità, impongono scelte pastorali e di particolare delicatezza:
    – una iniziale partecipazione alle scelte pastorali, specie quelle operate all'interno del proprio gruppo;
    – la progressiva possibilità di operare scelte morali motivate non esclusivamente dalle scelte dei genitori;
    – la progressiva possibilità di partecipare a iniziative ecclesiali che, pur non essendo del tutto autonome, per l'incompleta maturità dei soggetti, li coinvolgono a livello di inventività e di vera responsabilità come positiva sperimentazione del dono derivante dal sigillo dello Spirito Santo;
    – la necessità (non solo l'opportunità) di sperimentare in gruppi di coetanei i valori della vita ecclesiale;
    – il diritto-dovere naturale che i genitori e gli adulti cristiani non demandino ad altri un impegno di convivenza familiare coi ragazzi.

    UN PROGETTO UNITARIO

    Mete educative

    Se la pastorale mira alla maturazione cristiana nella sua pienezza, un primo problema da porsi sarà quello della maturità cristiana raggiungibile nell'età preadolescenziale; per essere in grado di elaborare una serie di mete graduali realisticamente raggiungibili dai ragazzi e fedeli alle costanti della vita cristiana ed ecclesiale (Parola di Dio, liturgia, carità).
    Alcune mete importanti sembrano essere le seguenti:
    1. Una conoscenza sempre più profonda e personale della fede
    – Si tratta di far riscoprire, nella maniera nuova e personale di cui il ragazzo diventa progressivamente più capace, un concetto di sé, del mondo e degli altri «con Dio dentro», nella centralità della persona di Cristo.
    – Lo sviluppo intellettuale del preadolescente consente non solo un ampliamento delle conoscenze religiose, ma anche una loro prima sistemazione. I fatti cristiani, appresi in modo episodico nella fanciullezza, possono ora non soltanto essere riscoperti, ma anche collegati fra loro mediante un accostamento più profondo della Parola di Dio.
    2. Iniziazione alla vita ecclesiale come comunità di fede, di preghiera e di carità
    – Si tratta di operare una vera iniziazione alla partecipazione consapevole e attiva alla liturgia (SC 48) e alla vita di preghiera. Il ragazzo opererà progressivamente l'unità tra la vita di preghiera e la vita quotidiana sia nella sua dimensione personale che comunitaria: la liturgia come scuola di vita cristiana.
    – In forza del Battesimo e della Cresima ricevuti, il preadolescente è chiamato a introdursi progressivamente e responsabilmente nella vita ecclesiale e al senso di appartenenza a Cristo nella Chiesa. Tutto questo avvierà il preadolescente ad agire come «Chiesa nel mondo» e «Chiesa per il mondo». Si inserirà nella vita del mondo (famiglia, gruppo, scuola, tempo libero, quartiere...) testimoniando la propria fede.
    3. Integrazione tra fede e vita
    – Occorre realizzare un primo avvio alla revisione critica dei valori che la società attuale propone alla luce della fede e aiutare a delle scelte sempre più personali.
    – Educare la coscienza morale superando le connotazioni magiche e legalistiche, tipiche del preadolescente e promuovere un comportamento responsabile.
    – Educare alla fiducia e alla speranza: attraverso la varietà dell'esperienza, il preadolescente, soggetto all'insicurezza, si formi un po' alla volta la convinzione che la vita cristiana è meravigliosa e possibile.
    – Avviare il preadolescente verso un proprio progetto di vita costruito in collaborazione con Dio.

    Opzioni metodologiche

    Cerchiamo di precisare le opzioni fondamentali che permettono di impostare correttamente l'itinerario di fede da percorrere:
    1. Pedagogia della scoperta
    In armonia con lo svilupppo conoscitivo, affettivo e sociale dei ragazzi, legati agli interessi vivi e concreti, la pastorale dei preadolescenti si configura prima di tutto come una scoperta dei fatti, delle persone, di se stessi e delle proprie responsabilità. La scoperta, che il ragazzo fa del mondo attorno a sé, assume in questa età un aspetto attivo: è una presa di possesso.
    Il ragazzo scopre «facendo» e collegando i fatti tra di loro.
    2. Pedagogia dei «modelli viventi»
    Il ragazzo comincia un lavoro di interiorizzazione di un sistema di valori, ch tende a concretizzarsi su di un «io ideale», che con facilità si incarna in persone concrete.
    Di qui l'importanza di proporgli dei modelli viventi tra le persone che conosce tra i cristiani esemplari e i santi, giungendo a Cristo stesso.
    3. Pedagogia di gruppo
    Nel lavoro di scoperta e di allargamento dei propri valori ha grande importanz il gruppo dei coetanei attorno al quale il ragazzo è spinto a «satellizzarsi» pe facilitare la propria emancipazione dalla famiglia, e che tende ad avere sempre pii la funzione di mediatore di valori.
    Nel gruppo, il ragazzo impara a svolgere un ruolo cominciando a soddisfare i bisogno di riuscita, e a scoprire meglio le sue doti e progressivamente la su vocazione.
    In esso si fa un'iniziale esperienza di essere chiesa intorno a Cristo; si sente di essere «noi che facciamo gruppo con Cristo», si approfondisce insieme senso della vita.

    Itinerario triennale

    1. Contenuto centrale
    Il ragazzo comincia a prendere coscienza di crescere, di essere in sviluppo in u: mondo più vasto e nuovo che è intorno a lui. Egli è il «figlio che cersce», quello che scopre e si appropria non è un mondo che gli sia estraneo, ma è Regno del Padre suo.
    Egli lo scopre e contribuisce a costruirlo insieme con il fratello Gesù, con tute gli altri uomini che sono fratelli o sono ordinati a essere fratelli di Gesù in u grande popolo, che è la Chiesa. Chi spinge a crescere, a scoprire, a collaborar con tutti gli uomini e con l'uomo perfetto Gesù, è l'amore che sta nei nosti cuori, diffuso dallo Spirito Santo di Dio. In altri termini: a che cosa Cristo
    educato?
    – All'amore verso Dio e verso i fratelli, e prima ancora, alla disponibilità accettare l'amore di Dio per ciascuno di noi.
    – Ogni volta che Gesù è entrato in rapporto con un uomo, ha voluto «fuori» (educare) da lui il desiderio di salvezza, la volontà di essere salvato, decisione a entrare nella vita del Salvatore.
    – Ha voluto «far venire alla luce» in ogni uomo la sua dignità, la sua grai dezza annunciando continuamente la possibilità nuova di diventare figli di Di
    – Ha accolto ed evidenziato tutto ciò che di buono, di positivo c'era in og uomo e con la parabola dei talenti l'ha messo di fronte alla responsabilità donare i doni ricevuti.

    2. Struttura triennale
    Il contenuto centrale si articola in un itinerario triennale che progressivamen è personalizzato. Questo cammino – che continuerà nell'adolescenza, nella gio, nezza e nell'età adulta – culmina nell'età preadolescente con l'orientamen vocazionale e con la professione di fede davanti alla comunità, in cui il preac lescente si impegnerà a cercare la verità con cuore sincero qualunque siano ulteriori vicende: «Per testimoniare e rendere operante la convinzione matura proponiamo che al termine della scuola d'obbligo, ogni parrocchia chiami gli adolescenti a una professione pubblica e solenne della fede, che si svolgerà durante la Messa domenicale, alla presenza delle loro famiglie e della comunità, secondo un rito da noi approvato, durante il quale verrà consegnato il Vangelo a ciascuno.
    Il contenuto dei tre sviluppi potrebbe essere caratterizzato in questo modo:
    – Scoperta, nell'incontro con Cristo, del senso della propria vita che cresce. Il ragazzo che è già in grado di intervenire nella propria crescita, dovrebbe già avere un suo progetto di crescita.
    Al ragazzo bisogna proporre un modello di crescita, perché non l'ha o ha quelli più diffusi: non ogni «uomo» è «l'uomo di Cristo».
    – Scoperta di Cristo come centro della vita del mondo.
    Il ragazzo prende coscienza di crescere in un mondo che è anch'esse in sviluppo e nel quale opera una comunità (la Chiesa), che si ispira per lo sviluppo dell'uomo, al figlio di Dio fatto uomo: Gesù Cristo.
    Presentare Gesù come uno che sa quello che vuole, che propone con «autorità», che ha un progetto più ricco di quello degli altri: insomma Gesù è un «riuscito» e che riesce «a far riuscire» chi lo guarda e lo segue.
    – Scoperta del piano di Dio in Cristo e del nostro intervento nel mondo, in unione con Lui, per realizzare il Regno di Dio.
    Il ragazzo si apre verso gli altri e impara, a poco a poco, a considerare tutti i suoi problemi in una visuale non più egocentrica, ma di attivo intervento per crescere «con gli altri» e anche «per gli altri»
    Il mistero di Cristo gli fa comprendere che «si è per la comunione» e «ci si realizza nella comunione».

    3. Piste esplicative
    Nello svolgimento dell'itinerario triennale si terranno sempre presenti le diverse piste di ricerca:

    Pista esperienziale
    Il ragazzo è chiamato a fare la scoperta di sé e del mondo intorno a sé. Occorre fermarsi a lungo ad analizzare le varie realtà umane attuali nel loro contesto culturale ben preciso (il proprio mondo interiore e le proprie doti con lo sviluppo della sessualità, la famiglia e la società civile, la scuola e il tempo libero con il condizionamento della cultura liberai-borghese e quella radical-marxista, il progresso scientifico e i mezzi di comunicazione sociali con i loro meccanismi, i paesi sviluppati e il terzo mondo...); in seguito si guarderanno con uno sguardo di fede: però più attraverso testimonianze che con delle spiegazioni.

    Pista biblica
    Presentare avvenimenti della storia della salvezza preferibilmente concretizzati in personaggi. Si parte da parole e azioni per fare scaturire il messaggio religioso. Si può valutare i moventi che fanno agire gli uomini presi ad esempio.

    Pista liturgica
    Far vivere l'anno liturgico, valorizzando i tempi forti (Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, Pentecoste), come esperienza diretta del Cristo che salva, che libera e e che impegna. Ripresa dei Sacramenti dell'iniziazione cristiana: Battesimo ( la media), Eucaristia e Penitenza (2a media), Cresima (3a media).

    Pista ecclesiale
    Partire dalla Chiesa di oggi, dagli avvenimenti che costituiscono la vita della comunità: fatti, «opere» parrocchiali, avvenimenti diocesani, o realtà anche vaste. ,È molto utile la testimonianza di Cristiani attivi in opere di carità e di apostolato.

    Modalità concrete

    Diamo soltanto alcune indicazioni paradigmatiche:
    Proposta dell'impegno educativo tra i preadolescenti come scelta urgente e importante della comunità adulta cristiana (i genitori, i sacerdoti, gli insegnanti cristiani, i giovani...).
    Sensibilizzazione per questa pastorale organica:
    • preannuncio al termine del corso per la Cresima (possibilmente anche da parte del Vescovo che amministra la Cresima), utilizzando le indicazioni della II parte del Catechismo «Sarete miei testimoni»;
    • presentazione dei vari movimenti educativi operanti in Diocesi tra i ragazzi;
    • contatti con le famiglie (lettere, visite, incontri...);
    • contatti con gli insegnanti di religione e con gli insegnanti nella scuola;
    • collegamento con gli educatori dei collegi.
    Realizzazione di gruppi (15-20 ragazzi), con educatori qualificati e permanenti, adulti e giovani, che aiutino i ragazzi ad affrontare, a giudicare e a vivere tutte le situazioni in cui vengono a trovarsi. Si tratta cioè di offrire ai ragazzi una vita di fede che sia tesa a giudicare e a trasformare tutti i problemi, i rapporti, le situazioni, gli ambienti di cui è fatta la vita dei ragazzi.
    Il minimo per una vita di gruppo dovrebbe essere:
    • un incontro settimanale (Catechesi e attività...);
    • partecipazione alla Messa domenicale;
    • momenti periodici ed organici durante l'anno (celebrazione comunitaria della Penitenza, giornate di convivenza e contenuto spirituale specialmente nei tempi forti dell'anno liturgico, vacanze estive ed invernali...);
    • attività missionaria, caritativa e sociale;
    • attività sportive ed espressive, valorizzando la Commissione Diocesana per lo Sport e il tempo libero.
    Gli ambiti educativi, da valorizzare in un modo preminente per la pastorale dei preadolescenti, sono:
    • La famiglia «costituisce il primo fondamentale ambiente educativo dei figli influendo su di essi per tutta la vita» (L.G. 35).
    Dio Padre tramite la cooperazione dei genitori, vuole che ogni uomo sia educato e cresca come «suo figlio», entro la «sua famiglia», che è la Chiesa di Cristo, al servizio del mondo. Una simile crescita integrale dei figli chiede che i genitori in un contesto familiare, tutto penetrato di amore, esercitano la loro autorità e rispettano nei figli la libertà delle scelte vocazionali.
    Si tratta di coinvolgere i genitori in prima persona come diretti responsabili dell'educazione dei figli. Non è sufficiente che i genitori diano l'approvazione perché i figli ricevano i sacramenti dell'iniziazione cristiana, occorre che anch'essi facciano un vero cammino di fede e di corresponsabilità educativa.
    • La parrocchia attuala sua opera educativa sia per mezzo di strutture proprie sia avvalendosi di associazioni – in primo luogo l'A.C. ragazzi – e di movimenti riconosciuti dall'Autorità ecclesiastica, anche se non direttamente dipendenti dalla parrocchia, purché la loro azione non sia a scapito dell'unità di indirizzo educativo cristiano e della comunione parrocchiale.
    Nella diocesi ambrosiana la forma più convalidata dall'esperienza e più diffusa, ancora attualmente valida sono gli oratori, che esigono un continuo adeguamento allo sviluppo del contesto educativo e sociale.
    L'oratorio, come ambiente educativo con il suo tipico apporto alla crescita ecclesiale, è complementare alla famiglia e alla scuola. Per questo cerchi di attuare insieme con la famiglia e con gli altri educatori la proposta cristiana per lo sviluppo del ragazzo, evitando quella molteplicità di indirizzi che nuocerebbero alla sua crescita.
    • La scuola riveste oggi importanza particolare per l'azione educativa, complementare a quella primaria della famiglia.
    La scuola esercita di fatto un'influenza decisiva sui ragazzi proponendo culture e modelli di vita in un clima di intensa conflittualità ideologica (V.P.d.p. 76-77, n. 41-41).
    Occorre una presenza attiva della comunità cristiana nella scuola: non solo una presenza socio-politica negli organi collegiali, non solo una presenza individuale e morale del «buon esempio», non solo una presenza lasciata sulle spalle dei ragazzi, ma una presenza adulta, che, coinvolgendo genitori ed insegnanti, sia di aiuto perché la scuola sia luogo di maturazione culturale e di sostegno ai ragazzi nella loro coerenza cristiana.

    LA CHIESA LOCALE INTERPELLATA DAI PREADOLESCENTI

    La parrocchia

    La comunità parrocchiale, specie quella adulta, deve mettersi in missione educativa verso i preadolescenti creando nell'ambito della più vasta opera di educazione, a cui tutta la parrocchia deve essere risvegliata, delle concrete comunità di educatori specialmente nell'ambito della pastorale familiare.
    I presbiteri con un ministero discreto ed intelligente svolgono un'azione di contatti personali, soprattutto per mezzo della «direzione spirituale».
    I ragazzi hanno bisogno di trovare tra i fratelli più grandi un ambiente naturale e libero, che incarni con chiarezza i valori fondamentali ed a cui appoggiarsi con fiduciosa speranza. Da ciò scaturisce la necessità di un'efficace catechesi per adulti, di una liturgia pienamente partecipata e di una vera vita ecclesiale aperta al mondo: e tutto ciò sia «visibile» e «verificabile» per i ragazzi. In questo modo tutto il popolo di Dio educherà i suoi fratelli più piccoli con i fatti, accompagnando e motivando l'azione e la parola degli educatori. Sulla base di questa testimonianza di vita, sarà necessario investire tutta la comunità parrocchiale della responsabilità della pastorale dei preadolescenti in vari modi:
    – attraverso l'interessamento diretto del consiglio pastorale parrocchiale e di una commissione educativa apposita;
    – ristrutturando e valorizzando la vita della parrocchia, in modo che in essa sia dato uno spazio reale ai preadolescenti;
    – curando una catechesi, una liturgia e una vita di fraternità-carità adeguate;
    – operando un collegamento e un approfondimento del cammino dei tre anni precedenti (periodo delle elementari).

    Il decanato, la zona e la diocesi

    Il decanato, la zona e la diocesi, secondo le diverse responsabilità pastorali, avranno il compito specifico di:
    – suscitare in tutti i modi «una mentalità nuova» per un'organica impostazione della pastorale dei preadolescenti;
    – stimolare la realizzazione con interventi diretti e indiretti del piano pastorale proposto;
    – coordinare, verificare continuamente la pastorale del preadolescente. Ciò comporta la costituzione di una commissione cittadina per la pastorale dei preadolescenti che abbia la necessaria competenza e autorità.
    Le attività più urgenti di questa commissione ci sembrano:
    – coordinare le varie forze educative operanti nell'ambito della pastorale diocesana dei preadolescenti: FOM, ACR, Ufficio Catechistico Diocesano, Pro Segretariato Seminario, Commissione Diocesana della Scuola, Commissione Diocesana dello Sport, AGESCI...;
    – curare la formazione spirituale ed ecclesiale degli educatori;
    – far conoscere e utilizzare intelligentemente il catechismo nazionale dei preadolescenti, appena sarà pubblicato;
    – valorizzare e coordinare i sussidi dell'ACR, della FOM e degli altri movimenti interessati alla pastorale dei preadolescenti;
    – promuovere un'indagine sulla condizione socio-culturale del ragazzo nella nostra città e nella nostra diocesi;
    – organizzare corsi di preparazione e di aggiornamento per educatori, a carattere di scuola permanente, secondo le indicazioni del documento del Cons. Presb. del 25-5-77;
    – sostenere iniziative a livello decanale, zonale e diocesano per i preadolescenti;
    – sensibilizzare gli insegnanti di religione (maestri e professori), in accordo con l'Ufficio Catechistico diocesano, ai problemi della pastorale dei ragazzi e al relativo piano organico;
    – interessare la comunità diocesana per un inserimento come fratelli tra gli altri fratelli dei ragazzi più poveri e disadattati o handicappati;
    – sensibilizzare la comunità civile perché vengano rispettati i diritti fondamentali del ragazzo, riconosciuti da tutte le «carte internazionali,», ; ufficialmente sottoscritte anche dal nostro paese.

    CONCLUSIONE

    Tre indicazioni conclusive
    Per una pastorale organica «dei» e «per» i preadolescenti occorre dal punto di vista pratico immediato:
    – che si accolga, con passione pastorale la direttiva autorevole dell'Arcivescovo;
    – che tutte le parrocchie si sentano coinvolte direttamente in questo piano perché riesce ad incidere solo ciò che è costante e concorde;
    – che si accetti un tempo di sperimentazione prima di formulare il piano definitivo.


    T e r z a
    p a g i n A


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