Pastorale Giovanile

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    Ragazzo: uomo in costruzione


     

    (NPG 1979-06-67)

    Nell'articolo precedente, parlando del corpo, abbiamo insistito sull'unità dell'essere umano, dal punto di vista della dualità anima-corpo.
    La scienza concorda nell'affermare che l'elemento somatico ha una influenza preponderante nelle prime tappe dello sviluppo. Di più: certe correnti psicologiche sostengono che la vita psichica dell'individuo cammina sulla piattaforma del puramente biologico, sia sotto l'aspetto istintivo (psicanalisi), sia sotto l'aspetto nervoso (comportamento).
    Le correnti psicologiche più personalistiche danno invece una grande importanza alla vita interiore dell'individuo, alla sua intimità come fonte di esperienza che va oltre il biologico, ma senza escluderlo. Inoltre, in molte occasioni, l'espressione somatica è mezzo normale per fare conoscere il proprio mondo interiore. Non è necessario dire che la storia della salvezza, soprattutto nel Nuovo Testamento, rivela la realtà della persona umana come di essere libero spirituale, dotato di una ricchezza interiore con immense possibilità.
    Parliamo di vita interiore perché cerchiamo la massima espressione dell'essere umano in evoluzione. Detta espressione nasce dalla sintesi di stimoli ed esperienze provenienti dal mondo biologico e dal mondo interno-spirituale.
    La preadolescenza rappresenta nella maggior parte dei casi, il momento della scoperta graduale di questo mondo interiore, che acquista tutta la sua forza nella tappa seguente.
    All'educatore interessa fondamentalmente la formazione della mentalità del ragazzo, in maniera che diventi capace di prendere decisioni personali, libere, secondo norme etiche liberamente accettate. Questa capacità di decisione implica una ricchezza ed un ordine interno, nei quali entrano in gioco sentimenti ed emozioni, giudizi e riflessioni, figura di sé e adesione alla legge, ecc.
    Dalla Rivelazione sappiamo che Dio chiama l'uomo dalle profondità del suo essere. La risposta dell'uomo giunge anche dalla intimità.
    Nell'età che stiamo considerando l'essere umano è già, quasi per la prima volta, capace di dare questa risposta (conversione) o di rifiutare quella chiamata (peccato).

    Ragazzo: uomo in costruzione...
    lettura rapida

    Premesse: l'educatore deve considerare: La novità del mondo interiore del ragazzo
    Ora possiede la capacità di giudicare la condotta altrui e di programmare il proprio futuro. Tende alla drammatizzazione: suscettibilità, timore di non riuscire, senso di colpa, ricerca di indipendenza.
    La carenza di vita interiore
    Si riscontra con mancanza di riflessione e carenza di immaginazione. Ciò è dovuto spesso all'eccesso di stimoli esterni, talvolta all'insensibilità degli educatori in questo campo.
    L'eccesso di vita interiore
    Atteggiamento contrario al precedente che può dipendere dalla mancanza di stimoli esterni, carenza di contatto materno, frustrazioni dovute a motivi reali o immaginari.

    Conoscenze ed atteggiamenti dell'educatore
    A livello psicobiologico
    – Sia a conoscenza delle ripercussioni emotive sull'equilibrio fisiologico.
    – Abbia «occhio clinico» per scoprire conflitti e tensioni profonde.
    – Cerchi di mantenere costantemente un atteggiamento di apertura e serenità.
    A livello psicosociale
    – Dia importanza alla sua personalità perché in essa tende a identificarsi il ragazzo.
    – Conosca l'incidenza della pressione del gruppo.
    – Conosca l'ambiente culturale che preme sulla sensibilità del ragazzo.
    A livello teologico-spirituale
    – Il ragazzo ha acquistato la capacità di comprendere e accettare il dono della fede.
    – Matura in lui il senso della responsabilità morale mediante il passaggio da una morale eteronoma ad una morale autonoma.
    – Il desiderio che ha di acquistare una personalità adulta gli offre possibilità di un approfondimento cristiano.

    Orientamenti metodologici
    – Assoluto rispetto per il mondo del ragazzo: non imponga, ma dia motivazioni.
    – Educhi alla libertà e alla capacità critica responsabilizzandolo.
    – Aiuti a scoprire i valori trascendenti.

    Obiettivi e proposte di lavoro per ragazzi di 11-13 anni
    – Integrazione tra vita interiore e realtà oggettiva.
    – Conoscenza ed accettazione del proprio mondo interiore.
    – Arricchimento interiore mediante le responsabilità e la sensibilizzazione sociale.
    – Accettazione degli altri e collaborazione.

    Obiettivi e proposte di lavoro per ragazzi di 13-14 anni
    – Favorire un clima di comprensione che stimoli il superamento di sé.
    – Abituare alla critica della propria condotta sia negli atteggiamenti di pessimismo che in quelli di ottimismo.
    – Formare alla capacità di decidere tenendo conto delle opinioni e delle situazioni altrui.
    – Favorire lo sviluppo di una fede meno dipendente e più autonoma.

    In occasione di incontri e di interviste con i genitori spesso ascoltiamo questa confessione: «Nostro figlio è diventato un poco curioso e strano; si irrita facilmente, si isola, è meno espressivo; altre volte invece, come se scoppiasse, diventa comunicativo, allegro, ecc. Prima non era così; perché?».
    Gli educatori, i maestri, i professori, rilevano anch'essi cambiamenti bruschi in questa età: minor docilità, passività ed irregolarità nello studio, diminuzione della frequenza alle pratiche religiose, tendenza a dissimulare ed a fingere.
    Gli stessi ragazzi ce lo dicono nelle risposte date ai questionari di adattamento e di personalità durante le inchieste di orientamento psicopedagogico.
    «Vi sono momenti nei quali mi sento solo», «cambio di umore senza nessuna causa», «l'immaginazione divaga quando cerco di concentrarmi su qualcosa», «ho pensieri e desideri di cui avrei vergogna se fossero conosciuti...».
    Questo fenomeno non è generale al 100% e non si manifesta nemmeno in maniera uniforme. Prende caratteristiche uniche ed irripetibili in ogni ragazzo. È più evidente in alcuni che in altri. In certi casi appare e scompare come un temporale estivo; in altri si struttura e si trasforma in un modo di essere, in uno stile. Anche la sola osservazione diretta ci dice che questi fatti non succedevano – almeno in maniera così clamorosa –, nella tappa precedente.
    È necessario, quindi, affacciarsi al mondo interiore del ragazzo. È utile studiare il suo mondo di idee, di emozioni, di sentimenti e di reazioni affettive.

    LA VITA INTERIORE

    PREMESSE PER L'EDUCATORE

    Le novità del mondo interiore del ragazzo
    Ogni educatore che voglia educare prendendo come punto di partenza la realtà dell'educando, sa perfettamente che uno spazio di tempo di uno o due anni introduce nella mentalità di un ragazzo cambi radicali. Ciò è più evidente nel passaggio dalla tappa degli 11-12 anni a quella dei 13-14 anni.
    Si tengano presenti alcuni elementi nuovi:
    – Lo sviluppo fisico, in special modo l'entrata nella pubertà, porta con sé una modificazione dell'immagine di sé in rapporto anche con il cambiamento dell'immagine e delle aspettative del contesto umano nel quale si sviluppa.
    – L'acquisizione del pensiero logico astratto apre nuove possibilità di conoscenza, che si tradurranno nella capacità di programmare il proprio futuro, di criticare con realismo la condotta propria ed altrui.
    – In rapporto allo sviluppo fisico ed all'acquisizione del pensiero logico astratto, si aprono nuovi campi di esperienza.
    – In maniera speciale, il ragazzo si pone ora il problema della propria identità in tutta la sua crudezza: «che cosa sono io?», «chi sono io?», «qual è la ragione del mio operare?», «che cosa sarà di me?...». In altre parole, acquista coscienza di sé, e questo gli dà la possibilità, desiderata e temuta, di essere coscientemente il protagonista della propria evoluzione.
    – In questa presa di coscienza, è inclusa la possibilità di una «riscoperta» della fede cristiana, che si completerà nelle tappe posteriori.

    Terra di nessuno?
    I fattori accennati determinano un'evoluzione della mentalità: l'infanzia resta sempre più persa nel passato. Si cammina rapidamente verso la vita adulta. È questa un'epoca di transizione, una «terra di nessuno». Cosa intendiamo dire?
    – In questo momento, il ragazzo entra nella fase di «drammatizzazione di se stesso»: diventa suscettibile, cerca prestigio, ama i suoi «segreti», si paragona con gli altri; ha paura del ridicolo, ma si sente capace di andare contro corrente; cerca un riconoscimento adulto, ma scopre se stesso come un ragazzino.
    – Di fronte al suo corpo in evoluzione, sperimenta sentimenti e stati affettivi che possono nascondere la vera immagine di se stesso, sentendosi inferiore e ridicolo, oppure, al contrario, più confidente e sicuro di se stesso.
    – Ricordiamo anche ciò che abbiamo già detto nella tappa precedente, cioè: la necessità di affetto e di dipendenza. Quando queste necessità profonde non sono soddisfatte, si provoca un profondo sentimento di solitudine, di sentirsi indesiderato o senza valore. La novità di queste reazioni risiede nella coscienza che il ragazzo ha di questi sentimenti, benché non sia ancora in condizioni di comprenderne le cause.
    – D'altra parte, la ricerca di una risposta alla propria identità è accompagnata da incertezza («che avverrà di me?»). L'ansietà che ne deriva può minare la necessità di sicurezza.
    – I sentimenti di ansietà e di colpa possono irribustirsi in caso di fallimenti di tipo morale, scolastico, familiare, di inserimento sociale. Questa situazione porterebbe con sé una frustrazione della necessità di realizzazione.
    – Insistiamo sui possibili effetti emotivi a causa dello sviluppo sessuale: l'apparizione del primo periodo mestruale nella ragazza, le erezioni o polluzioni involontarie del ragazzo, possono essere accompagnate da vergogna e da paura. Allo stesso modo l'eccitabilità sessuale, la masturbazione, i flirt ed altri comportamenti simili potranno dare origine a stati di rimorso, impotenza, vergogna e colpa.
    – È frequente la presenza di forze contraddittorie, che molte volte, scatenano stati emozionali più marcati. Così, la ricerca di indipendenza e libertà entra facilmente in collisione con le norme stabilite dalle istituzioni adulte, specialmente quelle familiari, religiose e scolastiche.
    – Condotte riguardanti i soldi, la libertà per entrare ed uscire di casa, la scelta degli spettacoli, l'espressione libera del linguaggio, il fumare... acquistano un rilievo insolito, come espressione e sintomi della menzionata ricerca di uno status indispensabile e adulto. Questi fattori possono scatenare stati di tensione e di conflitto, in maniera speciale nella tappa seguente dai 15 ai 16 anni; ma in questi momenti emergono già con chiarezza.

    Carenza di vita interiore
    Nonostante ciò che si è detto sulla scoperta della vita interiore a quest'età, noi possiamo trovare nel mondo d'oggi troppi ragazzi che rivelano una carenza di vita interiore:
    – ciò si avverte molte volte nella mancanza totale di riflessione ed anche di uno sforzo intimo per iniziare questa riflessione;
    – altre volte si scopre una mancanza di educazione dell'immaginazione e della fantasia proprie di quest'età, con danno non soltanto della vita interiore del ragazzo, ma anche del suo sviluppo intellettuale;
    – a volte la stessa attività si è spenta per non essere stata coltivata;
    – forse il difetto che riassume tutti gli altri è il passaggio dall'istinto all'azione senza l'intervento della riflessione.
    Molteplici sono le cause:
    – eccesso di stimoli esterni presentati al ragazzo con tanta insistenza da renderlo incapace di riflettere su di essi;
    – mancanza di sensibilità da parte degli educatori (genitori, maestri, ecc.), verso la vita interiore;
    – mancanza di stimoli adatti alla fantasia del ragazzo nelle tappe precedenti dello sviluppo (racconti, favole);
    – naturalmente si può pensare anche, in alcuni casi, ad una eventuale lesione cerebrale.

    Eccesso di interiorizzazione
    Si danno al contrario ragazzi che vivono una eccessiva vita interiore, tale da diminuire, e certe volte annullare, il contatto con il mondo esterno.
    – Il caso più semplice, almeno in apparenza, è nel ragazzo quieto e tranquillo per temperamento.
    – Il ragazzo che abitualmente manca di stimoli e di occasioni di sperimentare il mondo esterno, può facilmente ripiegarsi su se stesso (si pensi ai ragazzi di montagna); una situazione analoga possono presentarla i ragazzi ai quali è mancato, per motivi differenti, il contatto familiare e soprattutto quello materno nelle prime fasi dell'infanzia.
    – La mancanza di sicurezza in se stesso, che a volte è del tutto incosciente, produce una inibizione di contatti con l'ambiente, che può estendersi da una timidezza apparentemente naturale fino a forme di ansietà e di angoscia marcatamente nevrotiche. Le cause di insicurezza sono molto varie e generalmente si intrecciano le une con le altre:
    rifiuto a volte ancora prima della nascita;
    carenze affettive;
    eccesso di repressione fin dalla prima infanzia;
    paure e timori esagerati, molte volte irrazionali.
    – Frustrazioni per motivi reali o immaginari, frequentemente ripetute o accumulate, anche se derivano da cause diverse, rinchiudono il ragazzo nella sua interiorità. Cosi si esprime A.T.Jersild: «Fin da tenera età il ragazzo si vede obbligato a fare appello a se stesso e alle proprie difese. Siccome non ha ricevuto affetto, gli riesce difficile imparare a darne. Siccome non è stato oggetto di affetto, si abitua a non aspettarlo; impara a non sperare nulla o ad aspettare il peggio, e sta in guardia contro tutto ciò che gli si avvicina. Però, quanto più si mette in guardia tanto più si innalza una barriera tra di lui e coloro che dovrebbero favorirlo. Per questo si produce una spaccatura tra lui e gli altri. Rimane interrotta la corrente di comunicazione e di simpatia, che costituisce una caratteristica tanto importante delle relazioni interpersonali sane. Però, ciò che è più grave, si apre anche una spaccatura nel suo interno, perché se nessuno lo stima gli riesce difficile stimare se stesso».

    CONOSCENZE ED ATTEGGIAMENTI DELL'EDUCATORE

    A livello psicobiologico
    È importante che l'educatore conosca i risultati «sicuri» che la psicosomatica ha acquisito a riguardo del reciproco influsso tra ciò che è somatico e ciò che è psicologico. Così dovrà possedere una conoscenza sufficiente delle ripercussioni emotive sullo stato di equilibrio sotto i suoi diversi aspetti (certe gastriti, anche ulcerose, di provenienza psichica, certe forme asmatiche, certe insonnie, ecc.). Particolare importanza ha l'impatto che produce sul ragazzo l'idea che si va formando del proprio corpo alla luce delle reazioni che gli giungono dall'esterno (può sentirsi brutto, avere la sensazione che gli si allunghino troppo le braccia, lo stesso sviluppo dei genitali può preoccuparlo, cosi nelle ragazze le prime mestruazioni...).
    All'educatore non debbono quindi sfuggire i seguenti aspetti:
    – Importanza dello sviluppo fisico e dell'immagine corporea nella formazione del concetto globale di se stesso.
    – Impatto emotivo causato dai fenomeni della pubertà.
    – Influenza ed esigenze delle necessità fondamentali umane (affetti, accettazione, sicurezza e realizzazione) e il loro modo di manifestarsi a questa età.
    – Ricerca dello status adulto, mediante attività e comportamenti esterni più o meno brillanti, accentuando le caratteristiche del proprio sesso, stabilite dagli schemi culturali del momento (vestito, gesti, linguaggio).
    – Tendenza a nascondere e dissimulare i veri stati emotivi, cosa che richiede nell'educatore «occhio clinico» per scoprire conflitti e tensioni profonde esteriormente appena manifestati.
    Dinanzi a queste reazioni più tipiche del preadolescente, l'educatore saprà mantenere un atteggiamento di apertura ed accettazione incondizionata, senza drammi, conservando la serenità ad ogni costo ed aspettando il momento più opportuno per intervenire educativamente.

    A livello psicosociale
    Per ottenere una buona relazione sociale occorre che il ragazzo viva un clima di serenità e di equilibrio interiore, per questo l'educatore dovrà essere fornito di quelle conoscenze pedagogiche che lo renderanno capace di scoprire i conflitti profondi, determinati da certe forme di aggressività o isolamento sociale. Egli stesso avrà un atteggiamento aperto, comprensivo, empatico, allegro, giovanile, ed espressivo. Sarà a conoscenza delle relazioni di gruppo come si formano a questa età e dell'attività dinamica propria del preadolescente che cerca il gruppo di amici, perché ha bisogno di sfogarsi in compagnia con altri.
    L'educatore non può sottovalutare la sua influenza sulla personalità del preadolescente, se tiene presente che questi si trova nell'età dell'«eroe» ed ha una grande capacità di ammirazione e di identificazione.
    – L'educatore deve conoscere fino a che punto la famiglia, soprattutto i genitori, sono in grado di comprendere il momento evolutivo del ragazzo. Di conseguenza, sarà preparato per dare un'assistenza psicopedagogica.
    – Saprà riconoscere l'importanza della pressione di gruppo sui suoi membri, fino a che punto ognuno di questi preferisce piuttosto la stima e l'approvazione dei compagni che quella dei suoi educatori e professori.
    – Sarà perfettamente informato dell'ambiente culturale nel quale vivono gli adolescenti: livello socio-economico, centri di interesse, maniere di occupare il tempo libero, abitudini...
    – In questo ambiente culturale, saprà cogliere la carica di stimoli erotizzanti che provengono dai mezzi di comunicazione sociale, dalla strada e dalle abitudini popolari, che tanto influiscono sulla sensibilità dell'adolescente.
    – Possiederà nozioni sufficienti di sociometria per proporre motivazioni ed iniziative, favorendo la formazione dei gruppi primari naturali.

    A livello teologico-spirituale
    La grazia di Dio, dono destinato a crescere, presenta una visione nuova, soprannaturale delle azioni del ragazzo. Oltre alla soddisfazione immediata, essa dà significato più pieno ai lavori e ai compitit.
    Il preadolescente da parte sua ha la capacità reale di comprendere meglio ed accettare più personalmente il dono della fede. Ha maggior capacità di responsabilità morale, passando da una coscienza eteronoma ad una coscienza autonoma. Su di lui l'educatore esercita una influenza decisiva di vita cristiana esemplare incarnata e realizzata.
    La preghiera ormai può essere vista come espressione principale di una fede e di una relazione personale con Dio.
    La personalità di Cristo deve essere vista come eroe e come capo, cosa che attrae e seduce in maniera irresistibile. Il preadolescente deve essere orientato ad aderire alla vita e alla missione di Cristo con la partecipazione attiva alla liturgia, alla vita sacramentale e ad un primo progetto di impegno temporale. La vita cristiana sarà così vissuta e sentita nella dinamica di una interazione di gruppo e svilupperà sempre più nel preadolescente il senso della Chiesa.
    – Il pensiero logico astratto dà la possibilità di una comprensione più profonda della fede cristiana, e allo stesso tempo eleva il livello di sensibilità e responsabilità morale.
    – L'insieme di credenze e pratiche religiose, che fino a questo momento costituisce un blocco unico con le norme delle istituzioni familiari e scolastiche, può entrare in crisi, se sorgono delle tensioni o conflitti tra le nuove esigenze di indipendenza dell'adolescente e le istituzioni. Questa crisi toccherà il suo punto culminante nelle tappe seguenti.
    – Il desiderio di acquistare una personalità adulta e di essere considerato come tale, dà nuove opportunità per un approfondimento dinamico nella vita cristiana, dando un senso più soprannaturale e teologico all'attività umana, espressa nella vita di studente, nella collaborazione e nell'altruismo.
    Nei problemi morali e di fede dell'adolescente, bisognerà tener molto conto della componente psicologica. Vi saranno casi nei quali l'assistenza dello psicopedagogista dovrà precedere e supplire quella del sacerdote.

    ORIENTAMENTI METODOLOGICI

    Ogni ragazzo è, come tale, unico, distinto e diverso da ogni altro: ha un suo modo di essere, di sentire ed un suo mondo interiore: a tutto ciò si deve assoluto rispetto. L'educatore deve tenerne conto, incline come è, per forza di cose, a vedere sempre la realtà attraverso l'ottica dell'adulto.
    Ogni ragazzo porta le tracce dell'opera di Dio e quindi di Dio stesso. Va, aiutato a scoprirle (le capacità proprie dell'anima, il mondo dei sentimenti; allegria, desiderio di gioco, condizione di gioia o di tristezza, desiderio di possesso, ecc.). Analogamente va aiutato a scoprire le tracce della presenza di Dio che sono negli altri (atteggiamenti e sentimenti distinti, problemi familiari e di ambiente differenti dai propri, qualità diverse...).
    Il ragazzo va aiutato a scoprire la gioia del dono: bisogna quindi offrirgli frequenti occasioni di attività con gli altri, nelle quali debba coinvolgersi e mettere qualcosa di sé.
    Lo sviluppo e l'espressione della sua vita interiore deve avvenire attraverso l'iniziativa del ragazzo, che va quindi resa effettiva, senza pressioni o imposizioni da parte dell'adulto.
    I fatti della cronaca, i racconti letti, le pellicole viste possono essere ottime occasioni per un confronto di pareri fra i compagni, dove l'attenzione venga concentrata sulle attività, sui sentimenti e sui comportamenti dei personaggi. La direzione spirituale da parte dell'educatore è occasione per un serio impegno soprannaturale, dove il ragazzo possa assumere personalmente atteggiamenti soprannaturali di fronte a situazioni vitali. Perciò:
    – L'educatore deve prendere sempre di più l'atteggiamento di amico. In questo senso, si orienterà verso segni visibili e reali di riconoscimento dell'autonomia e del valore del ragazzo.
    – In maniera progressiva, bisognerà evitare di imporre norme e dar ordini in maniera autoritaria, ma si farà appello alla regione, dando motivazioni e chiedendo collaborazione.
    – Occorrerà dare una prospettiva di impegno cristiano alla collaborazione nella disciplina, alla partecipazione nelle attività di gruppo, al lavoro scolastico.
    – Le esigenze della disciplina dovranno essere presentate come una necessità, richiesta per poter avere un po' di ordine, di intesa reciproca e di efficacia nelle relazioni interpersonali.
    – Sarà bene offrire occasioni ed opportunità di libera iniziativa, lasciando margine per eventuali fallimenti o infrazioni di norme stabilite. Si tratta di imparare ad accettare le conseguenze gradevoli o sgradevoli delle proprie azioni.
    – Non si abbia timore di favorire il senso della critica in riunioni di gruppo e in assemblee collettive, nelle quali si analizzano situazioni ed attività sia personali sia del gruppo in quanto tale.
    – Servendosi di esperienze personali e di gruppo, occorrerà aiutare a scoprire la presenza invisibile del mondo trascendente e rivelare il valore della preghiera, della vita sacramentale e dell'atteggiamento di fede.

    OBIETTIVI E PROPOSTE CONCRETE DI LAVORO PER RAGAllI DI 11-13 ANNI

    1. Integrazione sempre più piena fra la fantasia e la vita interiore del ragazzo e la realtà oggettiva del mondo esteriore
    Suggeriamo:
    – Dedicare tempo e mezzi per stimolare l'amore alla lettura, con la comprensione del contenuto, del singolo vocabolo. Invitare alla sintesi di ciò che si legge e all'analisi dei sentimenti e del mondo interiore dei personaggi.
    – Sviluppare la fantasia con ogni specie di esercizi di espressione (dal componimento scritto guidato alla descrizione libera, orale...).
    – Favorire i diversi tipi di educazione artistica (scultura con materiale plastico, disegno e pittura, ecc.) per formare la fantasia.
    – Sensibilizzazione il gusto per la bellezza e l'arte con audizioni musicali, con l'apprendimento a suonare uno strumento, con il mettere in evidenza la bellezza di certi panorami...

    2. Iniziazione ad una conoscenza realistica del proprio mondo interiore con le sue qualità e i suoi limiti
    Sarà utile:
    – Dare numerose piste e tests che portino a conoscere individualmente e collettivamente le proprie qualità umane interiori e i propri difetti superabili.
    – Offrire occasioni nelle quali in gruppo o individualmente sia possibile lo studio di un personaggio per scoprire qualità e difetti in confronto con la situazione dei ragazzi.

    3. Creazione di un clima di relazioni umane comprensive, tali da preparare il ragazzo ad accettare se stesso nella tappa seguente
    Per attuare questo, l'educatore:
    – adotti un atteggiamento di tale fiducia e accettazione, che il ragazzo trovi di suo gradimento e di suo interesse aprire il proprio mondo interiore agli educatori;
    – favorisca l'amicizia tra i ragazzi, anziché ostacolarla. A tale scopo crei centri di interesse e di attività adatte per gruppi informali.

    4. Proposte graduali di compiti adatti alla sua età, grazie ai quali si sente in ogni occasione responsabile totale ed unico dei suoi atti
    L'educatore avrà cura di creare occasioni in cui tutti i ragazzi possano ottenere qualche successo. Si applichi in senso più personale ed intimo quanto è stato detto analogamente nel numero precedente di questa rivista sul tema riguardante il corpo.

    5. Arricchimento del suo mondo interiore attraverso la sensibilizzazione sui problemi sociali del mondo vicino e lontano
    Si tratterà:
    – di portare il ragazzo a conoscenza dell'ambiente sociale entro il quale vive (organizzazione regionale, provinciale, comunale, comprensori, quartieri, leggi del traffico, dell'assistenza, funzionamento dell'industria, ospedali, disoccupazione locale...). Ciò sarà possibile attraverso conferenze di competenti, visite, letture del giornale e di articoli di riviste, inchieste condotte dagli stessi ragazzi;
    – di organizzare visite a ospedali, centri di assistenza (ricoveri...), di promuovere forme di beneficenza o di affiancarsi a quelle già esistenti;
    – di interessare i ragazzi agli avvenimenti del mondo, attraverso una lettura intelligente dei giornali ai quali vanno iniziati, non in forma acritica.

    6. Accettazione del ruolo essenziale del pensiero e del modo di essere degli altri nelle sue decisioni e nei suoi progetti
    È utile:
    – offrire «reali» possibilità di organizzare democraticamente la propria attività di gruppo a diversi livelli (scuola, gioco...);
    – iniziare i ragazzi alle tecniche della discussione, del dialogo, proponendo loro pro--t blemi e situazioni del momento. Avviarli alla critica e al giudizio.

    7. Atteggiamento abituale di disapprovazione di se stesso quando si è lasciato trasportare dall'egoismo e dal capriccio I ragazzi possono già essere iniziati alle tecniche dell'esame di coscienza individuale e alla revisione di vita in comune, per scoprire le radici della mancanza di carattere, di condotta, e stimolarsi al superamento di se stessi.

    8. Il gusto della collaborazione con gli altri anche quando questa lo coinvolge nella rinuncia a qualcosa di proprio
    L'educatore dia suggerimenti concreti e discreti perché i ragazzi possano abituarsi al sacrificio e alla rinuncia di cose proprie (denaro, tempo libero) a beneficio di chi ne ha bisogno.

    9. Stimolazione di ideali altruistici che lo entusiasmino realisticamente e lo provochino all'azione
    Iniziare il ragazzo all'arte della meditazione: riflessioni sul Vangelo o su alcuni dei salmi più semplici: brevi spazi di tempo per l'orazione meditata con lo scopo di parlare con Dio, di conoscere meglio se stesso alla luce del Vangelo, e di creare l'ideale altruista che nasce dalla scoperta della figura di Cristo.

    OBIETTIVI E PROPOSTE CONCRETE DI LAVORO PER RAGAZZI DI 13-14 ANNI

    1. Suscitare un clima di relazioni comprensive e prive di minaccia, che dispongano il ragazzo ad accettare se stesso nella sua realtà psicosomatica
    Sarà utile:
    – Dare occasioni in interviste personali e riunioni di gruppo, affinché il ragazzo traduca in parole ed esprima liberamente e direttamente i suoi vari sentimenti.
    – Affinché ciò che si è detto nel punto precedente si trasformi in realtà di fatto e non rimanga solamente, pensato, l'educatore deve sottoporre il proprio operare a una costante revisione tra colleghi, in un autentico clima di collaborazione e secondo le tecniche proprie della dinamica di gruppo.
    – Creare un clima di possibilità di libere scelte nella distribuzione delle attività scolastiche, delle attività di impegno e di tempo libero.
    – Eliminare qualsiasi castigo umiliante. L'educatore sarà sufficientemente intelligente ed equilibrato da non creare situazioni di fuga e di rancore, quando debba infliggere una sanzione.

    2. Aiutarlo a riconoscersi con le sue qualità, limiti e possibilità, provocando un senso costante e positivo di superamento
    – Mediante le riunioni di gruppo, servendosi dei gruppi primari, l'educatore susciti critiche e opinioni sugli aspetti positivi e negativi del carattere e della condotta dei membri del gruppo. Sarà utile approfittare degli aneddoti e delle situazioni vissute.
    L'educatore cercherà di aiutare il ragazzo ad approfondire le possibili cause delle sue tensioni e dei suoi conflitti. Gli svelerà progressivamente il quadro delle motivazioni fondamentali che lo portano ad agire o sentire in una maniera determinata.
    – Sarà conveniente spronare alla realizzazione di esplorazioni psicologiche guidate da esperti; approfittare dei risultati di queste per intervistare il ragazzo e aiutarlo a comprendersi meglio.
    – Si elaborino guide di osservazione per seguire il ragazzo in maniera sistematica nei distinti aspetti della sua condotta e gli si comunichino periodicamente i risultati.

    3. Come nella tappa anteriore, proporgli gradualmente dei compititi adeguati alla sua età, mediante i quali possa sentirsi sempre più libero e più responsabile dei suoi atti
    La vita giornaliera presenta numerose occasioni di attività: preparare cartelloni murali, organizzare gare sportive, mantenere in ordine l'aula, preparare delle inchieste e controllarne i risultati, ecc. Non è sufficiente offrire questa opportunità di tanto in tanto o darne l'opportunità solo a pochi. Una mentalità educativa aperta offre e distribuisce queste responsabilità a tutti i membri del gruppo o della classe. L'obiettivo sarà di ottenere una piena e massima corresponsabilità nella gestione educativa.

    4. Creare un ambiente di libera espressione, di comunicazione di idee e di sentimenti
    Suggeriamo:
    – Creare dei momenti e delle situazioni di libera espressione. A questo proposito, si possono organizzare delle assemblee per giudicare il funzionamento della disciplina, del lavoro scolastico, del tempo libero, delle attività del Centro.
    – A livello di gruppi ridotti, favorire il confronto di idee e sentimenti su esperienze personali.
    – La realizzazione di questi punti presuppone la presenza attiva di un educatore equilibrato e sicuro di se stesso e di mentalità democratica.

    5. Imparare a criticare la propria condotta e le realizzazioni personali, controllando con realismo tanto i pessimismi come le reazioni eccessivamente ottimiste
    I suggerimenti presentati negli obiettivi precedenti costituiscono una traccia per raggiungere anche questo obiettivo, in maniera speciale l'intervista personale con l'educatore, la comunicazione dei risultati dell'indagine psicologica e la critica personale a livello di gruppo primario. Sarà inoltre conveniente allenare il ragazzo alla revisione personale della sua vita.

    6. Iniziare alle tecniche del dialogo e della conversazione
    – Nelle riunioni di gruppo, analizzare frequentemente i differenti «ruoli» psicologici svolti da ogni membro, mediante gli interventi personali e gli atteggiamenti emersi in esse (aggressività, passività...).
    – Allenarsi al disimpegno dei «ruoli», mediante scene preparate o anche improvvisate.
    – Approfittare delle interviste personali per far conoscere atteggiamenti e reazioni manifestate in differenti occasioni e momenti.

    7. Progredire nella capacità di prendere decisioni, senza perdere di vista le opinioni e il modo di essere degli altri
    È necessario in questa età:
    – Porre il ragazzo nella necessità di rinunciare per scegliere.
    – Evitare di dargli, in maniera sistematica, soluzioni definitive dei suoi problemi. Metterlo di fronte a problemi che abbiano più soluzioni.
    Aiutarlo a saper scegliere, dandogli suggerimenti, ma non imposizioni (do, al tuo posto, farei così; ma tu fa ciò che credi più conveniente»).
    Quest'ultimo atteggiamento suppone che gli si sia insegnato a riflettere sopra i risultati e sulle conseguenze delle sue decisioni.
    – Invitare a prendere decisioni in gruppo. Ciò implica saper ascoltare, flessibilità per cedere, abilità per approfittare delle esperienze altrui.

    8. Saper distribuire e programmare il tempo libero, insegnare a scegliere spettacoli e divertimenti, acquistando un senso critico nei loro riguardi
    – Creare, sia a livello di gruppo formativo, sia a livello parascolastico, gruppi, club, comitati, che con l'orientamento di un esperto, coltivino alcune di queste attività: recitazione, rappresentazione, diversi tipi di esecuzioni musicali, cori, complessi, ecc., favorendo soprattutto le aree creative.
    – Dar molta importanza al giornale murale del gruppo o della classe, procurando che vi partecipino creativamente un buon gruppo di ragazzi.
    – Organizzare attività fisiche di competizione ed allenamento, nelle quali ognuno possa scoprire, al massimo, le sue capacità e possa potenziarle.
    – Analizzare in gruppo i valori positivi e negativi di queste diverse attività, per lo sviluppo globale della personalità.

    9. Fare un passo avanti nell'acquisto di una fede cristiana meno dipendente dall'ambiente e più autonoma, ma, allo stesso tempo, più integrata nella comunità
    Si avrà cura di:
    – Non imporre pratiche religiose obbligatorie, ma creare un clima di serietà e di responsabilità in tutte le realizzazioni di contenuto religioso. Evitare la routine. Non improvvisare.
    – Presentare la vita cristiana come meta di una vita adulta.
    – Presentare sempre le verità religiose ricollegandole con dati di esperienza e di vita.
    – Richiedere la collaborazione della famiglia, affinché anche nel suo ambito si eviti ogni imposizione e si accentui il clima di serietà e di convinzione, senza fratture con la vita pratica, professionale e familiare.
    – L'educatore costituirà un modello di esperienza e di convinzione religiosa. A questo scopo dovrà avere una solida base di formazione umana, tradotta nel senso della giustizia, nella umanità del modo di trattare, nella responsabilità e nella padronanza sicura di un settore della scienza umana.

    CONCLUSIONE

    L'esistenza del ragazzo d'oggi è più carica di stimolazioni di quella dei ragazzi d'altri tempi. Ma troppe cose passano sulla sua «pelle» senza raggiungere le profondità dell'anima per diventare cosa «propria». Tutto scivola lasciando il ragazzo più solo e più vuoto che mai.
    È la situazione triste del nostro tempo. Le cose più disparate, dal gioco alla disgrazia, dall'ideale all'utopia, dal reale al fantastico, passano davanti alla sua vita incerta e impreparata, senza troppe variazioni di tono, di importanza, di valore. Il ragazzo finisce cosi per costruirsi un suo modo di vivere, egoistico, conducendo tutte le grosse potenzialità che la natura gli ha dato verso un grigiore rassegnato della vita... Occorre perciò aiutarlo a interiorizzare, riflettere, vagliare, accettare e scartare, costruendo un progetto sostanzioso, vero, possibile, per cui valga la spesa vivere e, magari, soffrire. È il grave compito dell'educatore che «aperto e sereno può scoprire nei giovani una grande disponibilità e ricchezza, quando sa cogliere la valenza positiva della loro condotta e della vita. Essi cercano nel catechista un fratello e un amico che sappia animare con spirito di servizio le loro aspirazioni e la loro ricerca. Sono aperti ad ogni forma di impegno generoso e alla novità. Per progredire nella fede hanno bisogno di scoprire che la novità è Cristo» (RdC 138).

    SPUNTI DI RIFLESSIONE

    La legge di Dio, guida per la vita
    Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non' indugia sulla via dei peccatori
    e non siede in compagnia degli stolti;
    ma si compiace della legge del Signore,
    la sua legge medita giorno e notte.
    Sarà come albero piantato lungo i corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo
    e le sue foglie non cadranno mai,
    riusciranno tutte le sue opere (Dal Salmo 1).

    Importante è ciò che esce dal cuore
    «Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno nella fossa». Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca passa nel ventre e va nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi...» (Mt 15,14-19).

    Dio incontra l'uomo nell'intimo del suo cuore
    «L'uomo non si sbaglia quando afferma la sua superiorità sull'universo materiale e di non considerarsi soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Infatti, nella sua interiorità egli trascende l'universo: in quelle profondità egli ritorna, quando si volge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino» (GS 14).

    Il ragazzo cerca il senso della vita
    «L'esperienza intellettuale del fanciullo è ancora legata fortemente alla vita affettiva ed emotiva. Per apprendere ha bisogno di un clima di calma e serenità. In questo senso è decisiva la testimonianza di bontà e di gioia resa dal catechista che vive intensamente la sua comunione con Cristo.
    L'adolescente avverte assai nitidamente l'esigenza di giustificazione e di sistemazione delle proprie conoscenze. Egli passa da uno stato di dipendenza dall'adulto... a uno stato autonomo, avviando così il suo confronto con la società e cercando in essa il suo posto... Egli soffre l'insicurezza e l'inquietudine che accompagnano la sua età. In definitiva, l'adolescente cerca il senso della propria esistenza. Ha bisogno di certezza, anche se è portato a rimettere tutto in discussione; ama dimostrare la sua capacità critica; scopre e realizza se stesso nell'azione e nella vita di relazione...» (RdC 136137).

    Il mistero intimo della persona
    «L'interiorità dell'uomo è una interiorità nascosta, inaccessibile, è mistero intimo e personale su cui non è possibile stendere violentemente la mano dal di fuori. La nostra corporeità rivela e nello stesso tempo nasconde il mistero intimo della persona. Il vero incontro umano ha luogo solo quando la persona apre spontaneamente nella libertà la propria interiorità all'altro e questi accetta, nella fede, quella libera autorivelazione...» (Fare pastorale giovanile oggi, LDC, pag. 220).

    Dalla Bibbia
    «Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi dirò a chi è simile. È simile all'uomo il quale edificando una casa, mette le fondamenta sulla roccia; se viene una inondazione, il fiume si abbatte contro la casa, ma non può smuoverla, perché è ben costruita. Colui che ascolta e non fa, è simile all'uomo che edifica la sua casa sulla arena, contro la quale si abbatte il fiume e cade, e grande è la rovina di quella casa» (Lc 6,47-49).

    Dai documenti della Chiesa
    L'umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all'intero universo. Provocati dall'intelligenza e dalle attività creative dell'uomo, su di esso si ripercuotono, sui suoi giudizi e desideri individuali e collettivi, sul suo modo di pensare e agire sia nei confronti delle cose che degli uomini. Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale che ha i suoi riflessi anche nella vita religiosa (Gaudium et Spes, 4).
    Un altro assioma della concezione materialistica afferma: l'uomo è il prodotto dell'evoluzione e del suo lavoro. Non c'è dubbio che il lavoro è proprio dell'uomo, ma non è esso a renderlo veramente uomo. Anche la produzione, da sola, non offre la misura del suo valore. Né le molteplici possibilità offerte dal tempo libero riescono a portare l'uomo alla pienezza del suo sviluppo. La Sacra Scrittura asserisce che l'uomo , preso dalla terra, è destinato a lavorare.
    Tuttavia come immagine di Dio, egli è chiamato in maniera particolare alla comunione con Dio, suo Padre, suo Creatoree suo Redentore. Egli si rivolge a Dio con la preghiera, si reca nella sua casa, siede alla tavola del Signore, celebra la memoria del Signore. Egli conosce la gioia che viene da Dio attraverso la comunione dei redenti e possiede la forza dell'amore per tutti gli uomini.
    L'etica socialista discende dalla concezione marxista dello sviluppo sociale. Ciò serve alla società e alla costruzione del socialismo, solo questo è buono. Non esistono altri valori e norme. Perciò l'etica e la morale sono poste alla mercé del partito e dello Stato. La moralità dell'agire si commisura su ciò che la legge proibisce o prescrive. La coscienza del singolo, in tale concezione, non ha altro compito che quello di inserirsi pienamente in questa linea di sviluppo. Ci si chiede: può veramente una società considerarsi la misura di tutte le cose? Possono lo Stato o il partito intromettersi in materia di etica e di morale?... Secondo l'insegnamento della Chiesa, la coscienza è l'essenza più segreta, ciò che vi è di veramente sacro nell'uomo. La coscienza cristiana si attiene alla guida dello Spirito Santo che ci è stato dato in Cristo. Essa è guidata dai comandamenti di Dio, soprattutto dal comandamento dell'amore dato da Cristo: comandamento che non esclude nessuno dall'amore e che vieta ogni forma di odio nei confronti degli altri (Episcopato della Repubblica Democratica Tedesca, Educazione cristiana della gioventù, collana «Maestri della fede» n. 80, LDC, Leumann).
    Ciò che più conta è lottare contro la tentazione dell'egoismo. La brezza dello scoraggiamento soffia spesso. ed allora ci rende cupi la sensazione che il voler pensare agli altri non serve a nulla, che la cosa migliore sarebbe rinunciare ad ogni ideale, che bisogna essere più realisti e mantenere i piedi in terra, lasciando perdere gli altri e preoccupandosi un po' di più ed unicamente di se stessi. L'esperienza non si stanca di ripeterci che l'egoismo è la sorgente più infallibile di infelicità per se stessi e per coloro che ci stanno attorno. Bisogna mantenere alta l'ansia più decisa per continuare a mantenere il cuore e l'anima spalancati (H. Camara, El desierto es fértil).
    L'integrazione tra fede e vita non riguarda soltanto la sfera del progetto di sé, tanto da pensare che la fatica educativa si concluda con l'elaborazione di una mentalità di fede. La maturità della fede chiede una presenza nella storia, in cui l'esercizio dei compiti profani, che caratterizzano l'impegno storico di ogni uomo, sia vissuto in una reale compenetrazione di dimensioni umano-tecniche e di «novità» di fede. L'esperienza cristiana è, in altre parole, un modo «nuovo» di essere, da cui scaturisce, di logica conseguenza, un modo «nuovo» di agire.L'azione non è soltanto il terreno di verifica, quello in cui si misura alla prova dei fatti il livello di «cultura» e di «coerenza» raggiunto. È invece momento di fede, costitutivo in pienezza dell'essere del cristiano.
    L'ortoprassi fa il cristiano, con lo stesso indice di importanza con cui lo fa l'ortodossia (Fare pastorale giovanile oggi, LDC, Leumann, pag. 142).


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