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    Introduzione a: Giovani, partiti politici e gruppi ecclesiali


     

    (NPG 1979-06-13)


    A spingerci a dedicare un dossier a «giovani, partiti politici e gruppi ecclesiali» non è stato l'imprevisto accavallarsi di elezioni in Italia ed in Europa, ma alcune costatazioni che «fanno problema».
    La prima costatazione è di ordine generale: i giovani fuggono dal politico e dalla militanza attiva nei partiti e nelle loro organizzazioni giovanili :Che significato ha questa fuga e quali problemi educativi solleva questa disaffezione? Ogni spostamento di interesse nei giovani è, magari inconsapevolmente, un gesto di rifiuto ed un gesto di ricerca: rifiuto e ricerca di che cosa? La seconda costatazione è il disagio degli educatori, soprattutto quelli maturati nell'alveo  del '68, di fronte alla grande maggioranza dei giovani che sembrano impermeabili a ogni discorso di impegno e disponibili invece al qualunquismo o al massimo a sostenere iniziative per le quali i giovani di qualche anno fa non avrebbero mosso un dito. Che fare per educare «questi» giovani alla politica e come valutare la loro politica?
    La terza costatazione è la chiusura ai partiti (a tutti i partiti) di molti gruppi giovanili' che da anni hanno maturato una discreta coscienza ed iniziativa politica di base. Perché il flusso dai gruppi giovanili ecclesiali alle organizzazioni politiche si è interrotto? A parte le responsabilità dei partiti non c'è forse anche qualche scompenso nei processi formativi dei gruppi? Quale «educazione ai partiti» nei gruppi giovanili ecclesiali oggi?
    La quarta ed ultima costatazione è l'emergere fra i giovani dei gruppi ecclesiali di una «ricerca della fede per la fede», senza una adeguata attenzione alla sua dimensione etica e progettuale. Fino a che punto assecondare questa tendenza e a quali correttivi fare appello perché l'esito di tutto questo non sia, fra qualche anno, una fede disintegrata dalla vita? Le quattro costatazioni ci aiutano a situare questo dossier. Ci interessano due angolature complementari: una lettura critica, al di là delle etichette e del gran fumo con cui oggi si parla di «riflusso» giovanile, dell'evolversi del rapporto tra giovani e politica; una riflessione educativa sulla crisi del politico e sul rifiuto dei partiti nei gruppi giovanili ecclesiali.

    FATTI

    Descrivere dei fatti non è mai dare un resoconto oggettivo e neutrale di qualcosa che è accaduto, soprattutto quando si tratta di avvenimenti che coinvolgono emotivamente: c'è sempre di mezzo una certa ottica di base, la precomprensione del soggetto che parla o scrive, che può finire per stravolgere i fatti.
    È quel che succede spesso quando si parla di giovani. Basta leggere, per rendersene conto, le pagine dei quotidiani e dei settimanali che da qualche mese si sono buttati sul tema del «riflusso» giovanile o anche le pagine degli stessi giornali e quotidiani che in queste ultime settimane ospitano servizi che sembrano aver preso la decisione di parlare di «riflusso del riflusso».
    D'altra parte rimane vero che la situazione giovanile è difficile da decifrare, anche perché in rapido movimento, e perciò complessa da descrivere anche limitatamente al tema che ci interessa in questo dossier.
    Quale lettura proponiamo? Più che una lettura presentiamo più letture. Distinguiamo due livelli di lettura (uno immediato ed uno di approfondimento) e tre diversi punti di osservazione della realtà (quello dei giovani, quello delle organizzazioni politiche, quello delle comunità ecclesiali).
    La lettura immediata è data dai due articoli che seguono, dedicati alla crisi dell'impegno politico e alla crisi di partecipazione alla vita dei partiti e delle loro organizzazioni giovanili. Il primo è una lettura dall'alto, dal punto di vista della evoluzione e crisi delle federazioni giovanili in questi ultimi anni e dal punto di vista, per quel che riguarda la interpretazione dei fatti, dei loro dirigenti nazionali. Il secondo è una lettura dal basso, fatta da giovani che descrivono e valutano il quadro politico giovanile sulla scorta della loro esperienza politica e dei loro contatti con le organizzazioni giovanili dei partiti.
    L'altro livello di lettura (sviluppato nelle pagine dedicate alle «prospettive» e all'«azione») si fa più attento alla analisi approfondita e si sviluppa in tre momenti: una ricerca sociologica sulle reali dimensioni degli atteggiamenti dei giovani verso ciò che è in qualche modo coinvolto nel politico; una tavola rotonda fra rappresentanti di alcuni partiti e movimenti giovanili in cui dalla valutazione del passato e del presente si passa a delle ipotesi di rinnovamento politico per il futuro; una riflessione infine degli educatori attenti all'atteggiamento delle istituzioni ecclesiali verso il politico echi fa politica e sensibili ai problemi concreti che l'educazione alla politica e all'inserimento dei giovani dei gruppi ecclesiali nei partiti comporta.
    Lettura ed interpretazione precedono quindi, in questo dossier, di pari passo, per successivi ritorni sull'unico tema. Molti tratti si ripresentano, evidentemente, nelle diverse analisi. Tocca al lettore cogliere la sensibilità con cui i fatti vengono tratteggiati e interpretati successivamente dai giovani, dai partiti e dagli educatori.

    PROSPETTIVE

    Tra i possibili approfondimenti del rapporto tra giovani e partiti ne abbiamo privilegiato due. Ci è sembrato importante, in primo luogo, riflettere sugli ambiti in cui si può parlare del politico giovanile e di verificare, in tempi in cui da tutti si denuncia la crisi della dimensione politica nei giovani, cosa stia effettivamente succedendo. Ci è venuta incontro una ricerca condotta tra gli studenti della scuola secondaria di Torino, che più che di condannare o assolvere i giovani si è preoccupata, dati statistici alla mano, di evidenziare i termini della evoluzione in atto verso la politica e i partiti, verso le istituzioni (soprattutto scuola e famiglia) e verso il lavoro e lo stile con cui i giovani oggi si rapportano alla vita. Ne nasce uno spaccato che non pretende di essere, anche perché la riflessione sui dati non è ancora terminata, né esaustiva o né superficialmente estendibile ad altri contesti sociali italiani, ma offre in ogni caso dei parametri di lettura e delle interpretazioni stimolanti per valutare, magari per contrasto, la situazione giovanile locale. La ricerca mette in luce un dato interessante, in parte emerso anche dalle testimonianze dei giovani a Dimensioni Nuove, e cioè l'estendersi della coscienza e sensibilità politica e l'estendersi, insieme, del rifiuto non solo dei partiti ma di ogni organizzazione che in qualche modo ne rispecchia la logica, come quella nata attorno al '68. Su questo tema e su quelli che lo illuminano direttamente o più da lontano, abbiamo voluto sentire chi fa politica attiva nei partiti e nelle federazioni giovanili.
    Con loro ci premeva soprattutto verificare, da un punto di vista più attento alla evoluzione delle strutture e delle organizzazioni sociali e della loro funzione nella società, i termini della crisi interna ai partiti e i riflessi di questa crisi sui giovani. Con un taglio quindi che dal tentativo di discorsi sul come ricuperare i giovani ai partiti, passa al come questi e la società nel suo insieme devono evolversi per creare un clima culturale e politico in cui i giovani possano trovare uno spazio tipico, a contatto con le varie organizzazioni sociali, compresi i partiti.
    Ne è nato un confronto di largo respiro da cui emergono alcuni dati molto stimolanti, come il bisogno crescente, avvertito anche da coloro che militano nei partiti, di un modo di far politica che esca dall'attuale momento di pragmatismo e sia espressione di un nuovo slancio di utopia culturale e sociale e l'urgenza di un allargamento dello spazio politico e di una ristrutturazione della organizzazione sociale in modo che il potere politico (e prima ancora la riflessione culturale) sia decentrato maggiormente e gli stessi partiti abbiano validi partner di dialogo (comprese le associazioni ecclesiali, giovanili e non) e di confronto.
    In questo sforzo di rinnovamento anche la consapevolezza politica che molti riconoscono ai giovani d'oggi potrà trovare il suo spazio e inventare i canali attraverso cui esprimersi.

    PER L'AZIONE

    Delle quattro costatazioni introduttive due si riferivano direttamente alla vita dei gruppi giovanili ecclesiali: la chiusura ai partiti, non solo di quei gruppi che si sono scarsamente interessati alla dimensione politica della fede ma anche e soprattutto di quelli che hanno fatto politica nei quartieri e nelle altre esperienze di base come gruppo e come singoli; l'estendersi di un approccio alla fede (soprattutto fra i più giovani) che sembra valorizzare in modo unilaterale il momento contemplativo della fede con scarsa attenzione a quello politico. È a queste tematiche che ora vogliamo fare attenzione. Ci sembra importante però non separare i discorsi che ora vengono affrontati da quanto detto finora. Così ad esempio, non si può non cogliere una certa continuità tra il bisogno emergente tra i giovani di una nuova qualità di vita e di un nuovo modo di rapportarsi alla realtà e il dilatarsi della dimensione contemplativa della fede, a scapito, come si diceva, di quella etica e anche politica.
    Sul rapporto tra comunità ecclesiali e partecipazione ai partiti nel concreto della situazione italiana abbiamo intervistato padre Sorge, direttore della Civiltà Cattolica. A lui, che più volte, in occasione soprattutto del convegno nazionale su «Evangelizzazione e promozione umana», ha preso autorevolmente la parola sui problemi della crescita evangelica, culturale e politica della chiesa italiana, abbiamo chiesto, più che un approfondimento teologico, alcune indicazioni per l'educazione dei giovani alla politica e, più in generale, alcuni criteri con cui, nell'attuale pluralismo politico, valutare i partiti e i loro programmi, nel rispetto sia dell'autonomia della politica dalla fede sia del necessario riferimento all'esperienza ecclesiale.
    Sul rapporto più specifico che è invece venuto a stabilirsi in questi anni tra giovani che facevano politica e le comunità ecclesiali in cui si riconoscevano abbiamo invece invitato a riflettere alcuni educatori, responsabili di gruppi giovanili che hanno alle spalle un discreto cammino nella incarnazione della fede nel politico. A partire dalle loro stimolazioni si è lavorato poi in redazione per esplicitare alcune istanze di rinnovamento pastorale ed alcune strategie educative.


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