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    Introduzione a: Maria nella spiritualità giovanile


     

    (NPG 1979-04-17)


    Questo dossier ha un obiettivo affascinante (e per questo forse un poco presuntuoso): aiutare le comunità ecclesiali e gli operatori della pastorale giovanile a parlare di Maria in modo che questo «annuncio» sia davvero «buona novella» per i giovani d'oggi.
    Questo progetto non significa affatto edulcorare e svuotare la fede; ma cercare di esprimerla in un processo di acculturazione che la renda significativa, «salvifica» oggi. Ed è impresa seria e urgente; perché non basta ritornare al passato, per essere sicuri di fare le cose bene.
    Infatti, nessuna epoca ha detto «tutto» su Maria. Ogni epoca ha espresso Maria secondo la sua sensibilità, i suoi modelli culturali, i suoi ideali: ogni periodo storico ha ritagliato un'immagine globale di Maria, perché ha contemplato la sua personalità a partire da alcuni suoi aspetti. Nessuna, però, può avanzare la pretesa di aver offerta la sua immagine totale. C'è quindi spazio – ed è un compito doveroso – anche per la nostra ricerca. Non partiamo, però, da zero. Gli orientamenti antropologici e teologici su cui abbiamo costruito il nostro progetto di pastorale giovanile ci offrono il criterio da cui riesprimere l'immagine di Maria per i nostri giovani.

    FATTI

    Il nostro tempo – così almeno sembra – parla poco di Maria. Qualcuno ha rimproverato ai teologi di «far pesare sulla Vergine un silenzio indegno».
    Forse il giudizio è un po' affrettato, a meno di confondere la quantità con la qualità. Parlare di meno per dire cose più essenziali, è sicuramente un progresso. Certo, sono presenti importanti cambiamenti, sul piano antropologico e teologico. Essi hanno dato origine a modi diversi di parlare di Maria, ad uno stile notevolmente trasformato di devozione mariana.
    Gli uomini di oggi sono meno entusiasticamente sicuri degli effetti automaticamente benefici del progresso. I miti della tecnica, della scienza, del progresso, sono stati messi a dura prova, in questi ultimi anni. Ne è nata una disaffezione e una sfiducia verso le grosse parole, gli ideali altisonanti. Gli ideali che suggeriscono i punti d'arrivo senza sporcarsi le mani per costruire le strade per raggiungerli, fanno normalmente storcere il naso. È un dato di quotidiana costatazione: ciascuno, con i suoi fratelli in umanità, deve edificare la sua esistenza, condurre la propria storia in profonda solidarietà. Si richiedono impegni concreti, faticosi, seri e verificabili: per la pace, la giustizia, per diminuire le oppressioni. Per mettere l'uomo, ogni uomo, «in piedi». Ci vogliono analisi politiche lucide, impegni durevoli e precisi.
    Un certo modo di pensare la devozione mariana, invece, poteva spingere in altra direzione. Maria, però, non è così: La sua solidarietà con le scelte del Figlio, a favore dei piccoli, dei poveri; la sua presenza ausiliatrice nel cuore della Chiesa; la sua fedeltà e la sua forza: questi elementi vanno riaffermati. Per rendere Maria annuncio di buona novella per i giovani d'oggi, dobbiamo riscoprire la sua funzione nella storia della salvezza.
    Questi nuovi orientamenti aprono piste interessanti allo studio di Maria. Forse si metterà l'accento molto meno di un tempo su tante devozioni; ma, in compenso, Maria accompagnerà l'impegno dell'uomo per costruire un mondo più umano e darà a questo sforzo un senso molto più esigente. Questa sensibilità è stata espressa bene dal nostro Rettor Maggiore, in un momento solenne per la Congregazione Salesiana (discorso a conclusione del «capitolo generale» XXI): «Don Bosco (.) ha fatto della sua devozione alla Madonna un'espressione straordinaria di fede nella presenza dei valori pasquali nella storia, con la conseguente sua operosità veramente costruttiva per la società umana. (...) La devozione di Don Bosco alla Madonna, vista come Ausiliatrice del Popolo cristiano, è legata agli avvenimenti concreti dell'esistenza, si immerge nel corso vivo della storia, nei suoi labirinti e nelle sue passioni, ma rimane chiaramente escatologica; non si trasforma in una crociata di cristianità; sente e partecipa alle vicissitudini socio-culturali e ai continui nuovi assetti dei popoli nell'interrotto processo di un nuovo grado di liberazione, ma non diviene mai politica; è realista ma trascendente, in piena sintonia con la specifica missione della Chiesa».
    I «fatti» di questo dossier si collocano proprio in questa prospettiva.
    Non abbiamo voluto documentare né la crisi di devozione mariana, né l'eventuale sua ripresa, né i diversi modelli oggi ricorrenti. Fanno parte dell'esperienza quotidiana.
    Abbiamo voluto leggere in profondità quello che è capitato dal Concilio ad oggi, per cogliere le ragioni di un cambio e le dimensioni su cui ricostruire. È nato così un articolo di vero studio, che «documenta» e «dà da pensare».
    Per noi è importante: perché da qui è possibile veramente elaborare una proposta mariana che sia «buona novella» per i giovani di oggi.

    PROSPETTIVE

    Il lungo articolo di G. Gozzelino ha delineato il quadro di riferimento del nostro dossier: ha suggerito le ragioni teologiche di quel cambio di prospettive che ha dato origine, qua e là, a vere situazioni di «crisi» e ha evidenziato i punti normativi per parlare «cristianamente» di Maria, in modo cioè che sia «buona novella» per i nostri giovani. Applicandoli seriamente, l'operatore pastorale scoprirà un modo rinnovato di venerare Maria, spoglio di ogni esagerazione e di ogni agitazione febbrile, perché tale venerazione è solo e sempre un mezzo in ordine al fine. Però vedrà che è un mezzo doveroso, perché Dio ha donato in Maria il segno che ci accompagna lungo il cammino dell'esistenza cristiana.
    Certo, tra l'elenco delle esigenze da salvare e la prassi quotidiana dell'operatore pastorale... c'è ancora un grosso fossato da colmare. Non è sufficiente suggerire gli imperativi da rispettare; bisogna anche riformulare i contenuti e gli strumenti. Spesso, anzi, questo è il modo più concreto per comunicare gli imperativi.
    Gli articoli di questa parte del dossier si propongono proprio questo obiettivo: applicando i criteri forniti, come annunciare Maria ai giovani d'oggi? Una preoccupazione li percorre tutti. Dobbiamo sottolinearla, per aiutare la loro lettura.
    Maria costituisce un modello essenziale per l'attuazione dell'esistenza cristiana. Perciò è compito di ogni azione pastorale promuovere una spiritualità mariana e richiamare l'attenzione sul valore esemplare della Madre del Signore. È una cosa facile da enunciare, ma difficile da realizzare, perché il destinatario della prassi ecclesiale è, normalmente, un giovane }( secolarizzato». Anche quando è nominalmente cristiano, di solito non si ispira più, nella sua condotta, a modelli cristiani. Non si tratta quindi di apportare delle correzioni di tiro alla sua presupposta spiritualità per renderla più genuina e più cristiana, ma semplicemente di infondergli tale spiritualità.
    Non è solo in questione il «come» fare; prima di tutto dobbiamo decidere il «che cosa»: la «natura» della spiritualità mariana.
    La spiritualità mariana non si identifica con la devozione mariana; non basta ravvivare quest'ultima in tutte le sue forme per risvegliare automaticamente la prima. La spiritualità mariana non concerne, in primo luogo, i pellegrinaggi, le immagini, le litanie e gli inni mariani. Con ciò non si intende minimamente mettere in questione la legittimità fondamentale della devozione mariana, anche se si può sempre discutere sulla validità di questo o di quel suo particolare, di questa o di quella sua forma.
    Il significato e l'importanza della devozione mariana stanno nella sua capacità di stabilire il rapporto con Dio.
    Il primo motivo per parlare di Maria è perciò il suo rapporto verso Cristo, che è normativo e vincolante per tutti i cristiani. La salvezza dell'uomo consiste infatti nella comunione con Dio, che gli viene concessa attraverso l'incontro esistenziale con Gesù Cristo.
    La salvezza è sempre salvezza in Cristo. Essa ha luogo quando uno si inserisce in lui.
    La Madre del Signore costituisce un importante punto di orientamento in tale impresa. Ella è stata unita a lui in maniera unica, sul piano biologico e soprattutto su quello spirituale. Chi, nella sua spiritualità e nella sua condotta pratica, si avvicina il più possibile a Maria, viene a trovarsi pure in un rapporto molto stretto con Cristo e si colloca realmente alla sua sequela. Maria non è dunque il traguardo
    dell'esistenza cristiana, ma il suo «modello» e, in questo senso, essa è insostituibile. La vera spiritualità mariana non consiste perciò tanto nel «pregare Maria», ma nel «pregare come Maria». Gli articoli che seguono sviluppano, tutti, questa fondamentale impostazione.
    Il primo articolo ci propone una «immagine» di Maria, ritagliata dalla prospettiva di quel progetto globale di spiritualità per i giovani d'oggi, che la rivista sta perseguendo.
    Il secondo riprende la proposta e la riformula in prospettiva educativo-pastorale: offre concreti suggerimenti per riportare (o confermare) in modo autentico la devozione alla Madonna nella vita dei giovani cristiani.
    Il terzo, infine, chiama in causa direttamente gli operatori di pastorale giovanile, perché solo coloro che si costruiscono «apostoli in Maria» possono diventare apostoli di Maria.

    PER L'AZIONE

    Le pagine che precedono ci portano tutte verso una conclusione pastorale molto importante: Maria è modello concreto di esistenza cristiana e, in questo, ha una missione privilegiata nella realizzazione del progetto di Dio sugli uomini. La crescita di un giovane cristiano comporta perciò il confronto con quello che Maria è e la accettazione gioiosa di quello che Maria fa per noi. Senza questo «incontro», è difficile esistere da cristiani.
    Perché tutto questo diventi realtà, nel ritmo quotidiano dell'azione pastorale, bisogna elaborare adeguati «strumenti»). Non si tratta, prima di tutto, di inventare nuove pratiche di devozione mariana, quanto invece di intonare anche in prospettiva mariana tutta la ricca strumentazione che operatori pastorali e comunità ecclesiali già possiedono, ripensando però il tutto da un corredò modello mariologico (come abbiamo appunto suggerito).
    Oggi, a differenza di quello che capitava, solo poco tempo fa, molti giovani vanno aiutati a cogliere cosa c'entra Maria con la loro esistenza, perché spesso le sono indifferenti. Non è detto, infatti, che la riscoperta mariologica vissuta dalla teologia oggi, sia già diventata prassi... Purtroppo le reazioni ai modelli superati e le secche di una secolarizzazione esasperata segnano ancora molti giovani (e qualche loro educatore).
    Per aiutare questa urgente riscoperta, offriamo alcuni strumenti di lavoro. Possono servire per iniziare la ricerca di gruppo, invogliando a confrontarsi poi con documenti più consistenti.
    Li abbiamo cercati nella vita di gruppi giovanili, per dar loro sapore di concretezza. Hanno quindi i pregi e i limiti di tutte le cose già confezionate.
    Ci auguriamo che ogni gruppo, interessato a questo materiale, sappia ripercorrere personalmente l'itinerario di maturazione che ha condotto a produrre questi sussidi. Così sarà «costretto» a riscoprire Maria, proprio mentre cerca la strada per incontrarla.


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