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    Ragazzo: uomo in costruzione


     

    (NPG 1979-03-59)


    Ogni età ha i suoi problemi, ma per il preadolescente sembrano più numerosi e più difficili da superare, anche per il fatto che egli affronta molti di questi problemi per la prima volta. Nella fanciullezza essi venivano generalmente risolti con l'aiuto dei genitori e degli educatori; ora egli sente che i problemi sono suoi e che deve risolverli da solo, perché gli altri non possono comprenderlo. Il ragazzo è preoccupato del suo aspetto, specialmente quando non sembra svilupparsi secondo le sue aspirazioni; egli risente fortemente le condizioni dello stato economico e sociale della famiglia.
    Lo scontento di se stesso aumenta quando le sue capacità mentali o attitudinali non sono quali egli vorrebbe avere. Questa situazione di disagio, diviene spesso più grave sotto l'influenza negativa degli adulti, i quali contribuiscono a rendere questa fase piena di conflitti più di quanto sia necessario.
    Fra le caratteristiche di questo periodo si nota l'intransigenza e la rigidità, con le quali contrastano l'indecisione e la frequente oscillazione di umore. Il ragazzo passa facilmente dal pianto al riso, dall'entusiasmo all'indifferenza. Egli si sofferma di preferenza sulle esperienze della sua vita interiore, la quale è sempre condizionata dall'affettività; il mondo esterno non esiste se non in funzione di quest'ultima. Egli non ha una idea esatta delle situazioni reali della vita, per cui spesso diviene giudice inesorabile degli altri e di se stesso.
    Ma è proprio questa inesperienza, unita ad una grande carica affettiva, che spinge il preadolescente sulla via dei grandi ideali.

    Ragazzo: uomo in costruzione...
    lettura rapida

    Sviluppo fisico
    – Apparizione delle caratteristiche sessuali secondarie.
    – Crescita dello scheletro e sviluppo muscolare.
    Sviluppo intellettuale
    – Passaggio dal pensiero concreto al pensiero logico e astratto.
    – La capacità di immaginare e formulare ipotesi porta a sognare.
    Sviluppo tendenziale
    È caratterizzato da motivazioni:
    – sessuali: sono le più forti, si manifestano anche nella forza e agilità;
    – psicosociali con conseguente bisogno di sicurezza e di indipendenza.
    Sviluppo affettivo-emotivo
    – Tende a rinchiudersi nella propria intimità.
    – Teme di esporsi: che cosa diranno,
    Sviluppo sociale
    – Evasione dalla famiglia, riserbo con i genitori.
    – Allontanamento dagli adulti, avvicinamento ai coetanei: sorge il gruppo.
    Sviluppo morale
    – Passaggio dalla regola esterna (eteronomia) alla regola interiore (autonomia).
    – Grande incidenza della morale di gruppo.
    Sviluppo religioso
    – I simboli e le persone divine si configurano sul modello del padre e della madre.
    – I rapporti con la divinità sono basati sul modello dei rapporti familiari.
    – Sorgono i primi dubbi, dovuti a cause esterne (ambiente critico) e interne (difficoltà morali).

    Obiettivi educativi propri di questa età
    Adeguata visione della realtà
    – Favorire lo sviluppo delle forze fisiche e facoltà mentali.
    – Far sottoporre al suo giudizio atteggiamenti e posizioni prese da persone e ideologie diverse.
    – Abituarlo alla collaborazione nel gruppo, sia esso familiare scolastico...
    Capacità di autocomprensione
    – Portare il ragazzo alla accettazione delle proprie qualità e limiti per poter più facilmente aiutare e capire gli altri.
    – Fare in modo che si identifichi sempre più con i valori che la sua condizione cristiana ha introdotto.
    Realizzazione di sé e formazione dell'«io ideale»
    – Aiutare il ragazzo a scoprire le diverse maniere di realizzarsi.
    – Orientarlo nel creare un quadro molto lineare dei valori umani e cristiani.
    – Dargli occasione per impegnarsi a fondo e creare l'abitudine alla fedeltà.
    Capacità di opzione
    – Aumentare gradualmente le occasioni di libera scelta.
    – Formare il ragazzo all'uso retto della libertà.


    Con la preadolescenza inizia nel ragazzo un periodo di sviluppo nel quale hanno luogo rapidi cambiamenti fisici e psichici, un periodo che segna il passaggio da forme infantili di comportamento ad atteggiamenti e a modalità mature. I rapidi cambiamenti fisici che si verificano nella pubertà, hanno necessariamente dei forti riflessi psichici. I soggetti dell'uno e dell'altro sesso sono pienamente coscienti dei cambiamenti che si verificano in essi e sono turbati soprattutto dall'apparire dei caratteri secondari del sesso.
    Il carattere del ragazzo che al termine dell'infanzia cominciava a prendere una certa stabilità, un certo equilibrio tra il desiderio e il divieto morale, ora è sconvolto da nuovi impulsi istintivi che rimettono in gioco tutte le sue forze. L'io del ragazzo si difende, e spesso non c'è da stupirsi di certe stranezze, di certi comportamenti apparentemente inspiegabili.

    PREADOLESCENZA: ABBOZZO DI UN'ETÀ

    SVILUPPO FISICO
    Lo sviluppo fisico del preadolescente subisce una vera rivoluzione. Il suo corpo comincia a manifestare le caratteristiche sessuali secondarie, si intensifica la ossificazione dello scheletro e lo sviluppo muscolare con crescita soprattutto in altezza. Ne consegue una maggiore funzionalità motoria con l'acquisto di maggior forza e maggior abilità.
    Il ragazzo a questa età ha una grande ricchezza di energie, di dinamismo. Ha bisogno di muoversi, di correre. Preferisce quindi i giochi in cui ci sia molto movimento.

    SVILUPPO INTELLETTUALE
    Alla crescita fisica, non corrisponde necessariamente un adeguato sviluppo mentale. La capacità intellettuale segue un suo ritmo evolutivo che è iniziato nelle prime tappe della vita e procede con una pressoché costante gradualità fin verso i 25 anni. Tuttavia in questo periodo preadolescenziale, mostra delle caratteristiche specifiche. Si può dire che lo sviluppo intellettuale subisce un passaggio dal pensiero logico concreto al pensiero logico astratto.
    Diminuisce la tendenza a «cosificare» le relazioni, i fenomeni, e le nozioni astratte. Si riduce anche l'inclinazione naturale ad interpretare gli avvenimenti ed i fenomeni secondo i propri interessi e desideri, oppure secondo considerazioni utilitarie, morali o sentimentali.
    Inoltre il ragazzo che prima era molto legato all'immediato dei fenomeni, ora invece comincia a disporre di schemi mentali indipendenti dal «presente» che si applicano per risolvere e comprendere situazioni e problemi differenti. Il reale e il possibile ormai non si confondono più e di conseguenza il preadolescente è capace di immaginare ciò che potrebbe esserci in un luogo determinato benché non vi sia. Questo porta con sé la capacità di elaborare ipotesi che, in un secondo o terzo momento, si confermeranno o rifiuteranno, secondo ciò che indicheranno i dati che risultano dall'esperienza.
    Questa capacità di immaginare fa sì che il preadolescente non viva solo il presente, come succede al bambino, ma anche il futuro e il mondo dell'ipotetico. Un mondo di idee bolle nella sua mente: teorie su se stesso e sulla vita, piani per il futuro, nuove prospettive sulla società e sulle sue istituzioni.
    Sono questi i momenti nei quali comincia ad entrare in un idealismo che porta ad attribuire un potere illimitato al proprio pensiero e a sognare un avvenire glorioso, a credere in una efficace possibilità di trasformare il mondo con l'idea che ha in mente. Imparerà progressivamente ad appoggiare i piedi in terra. A questa concretezza giungerà soprattutto attraverso al gruppo che metterà in discussione le sue idee e gli farà scoprire la fragilità delle sue teorie.

    SVILUPPO TENDENZIALE
    Qualsiasi descrizione psicologica dello sviluppo, che voglia essere un poco donamica, deve fondarsi sulle tendenze e motivazioni profonde. Che cos'è in realtà, ciò che muove il ragazzo ad agire?

    Motivazioni psicosociali
    Affiorano fondamentalmente due bisogni che possono sembrare contraddittori: il bisogno di sicurezza e la necessità di indipendenza. In forza della sicurezza il ragazzo prende coscienza che il mondo in cui si vive non andrà a fondo perché c'è sempre qualcuno che può sostenerlo. In forza dell'indipendenza il ragazzo tende a risolvere da solo i propri conflitti prescindendo dagli altri. Ciò porta con sé un'incapacità di sviluppare in se stesso e da se stesso molte possibilità, in parte perché le stesse forze dello sviluppo non sono ancora sufficientemente mature, e in parte perché l'educazione che è stata data in anni precedenti non sempre ha favorito uno sviluppo graduale dell'indipendenza. Per questo ha bisogno di sicurezza e di appoggio. Appoggio che cercherà sempre più nel gruppo, anche se per il momento, non può prescindere dalla forza che gli viene dagli adulti. In lui diminuisce quindi la necessità di essere accettato dagli adulti e cresce sempre di più quella di essere accettato dal gruppo. Ormai non ha più bisogno di essere amato, ma di essere considerato e rispettato.
    Nell'infanzia cercava di essere amato ed apprezzato dai genitori. Ora ciò di cui ha bisogno è la stima dei compagni. La sua preoccupazione e i suoi sforzi sono diretti a farsi stimare ed accettare dal gruppo. Non vuole più sembrare un bambino e per questo motivo farà sfoggio di sforza, di destrezza, di abilità, ecc. Pur di essere accettato dagli altri può giungere a volte, ad atteggiamenti e ad esperienze poco sane sia sotto l'aspetto psicologico, sia sotto l'aspetto morale. Su questa necessità fondamentale influiscono gli atteggiamenti del gruppo; perciò, se si è creato un gruppo psicologicamente sano, sarà più facile ottenere un atteggiamento fondamentalmente equilibrato.

    Interessi
    Generalmente diminuisce l'interesse per i fumetti, benché non scompaia del tutto. A questa età interessano le biografie, le riviste di viaggi, di fantascienza, di mistero... Aumenta l'interesse per gli aspetti sociali della scuola: club, giochi, sport, e per le attività scientifiche (esperienze di fisica, chimica, visite scientifiche, dibattiti), mentre va diminuendo il rapporto di dipendenza personale dall'insegnante.
    Le conversazioni con gli amici danno al ragazzo una sicurezza che non ottiene parlando con gli adulti. Per questa ragione è frequente la conversazione tra ragazzi, senza temi definiti, per il solo gusto di conversare.

    L'io ideale
    È interessante presentare le motivazioni della condotta alla luce degli ideali: che tipo di adulto piace di più agli adolescenti. Fu fatta un'inchiesta a 32.000 adolescenti di sette paesi europei. Si chiese loro che descrivessero il personaggio reale o immaginario al quale avrebbero voluto essere simili.
    Ne è risultato che il modello del ragazzo è orientato verso l'azione. Gli piacciono divertimenti che esigono movimento. Il suo aspetto esterno è descritto con pochi tratti. Egli si impone per la forza e la statura. È dotato di ambizione, intelligenza, entusiasmo. L'evoluzione dell'ideale è caratterizzata dalla ricerca di autonomia e di responsabilità personale; per questi motivi passa da ideali concreti a ideali astratti, che gli permettono di affermarsi e di esprimere con assoluta libertà le proprie tendenze e progetti per il futuro.

    SVILUPPO AFFETTIVO-EMOTIVO
    Oggi tutti riconoscono che la base dell'equilibrio affettivo del ragazzo dipende in buona parte dall'equilibrio dei genitori e dal clima familiare. È cosa talmente evidente che nei casi clinici di anormalità infantile il punto centrale della terapia poggia quasi completamente sul «trattamento dei genitori».
    Lungo la crescita si può osservare un cambiamento nell'espressione delle emozioni: c'è uno spostamento dall'esterno verso l'interno: il ragazzo cioè tende a esprimere sempre meno apertamente le proprie emozioni.
    Egli, in situazioni di conflitto, preferisce abbandonare il luogo pubblico per piangere di nascosto lontano dagli sguardi altrui. Questo controllo personale, questa attenzione per non essere sorpreso in una situazione di mancanza di prestigio rivela già una coscienza più chiara di se stesso. Questa prospettiva dell'io che guarda verso se stesso è indice della graduale apparizione di una nuova situazione psichica: la interiorità. Essa equivale a uno sdoppiamento: il ragazzo comincia a guardare se stesso come lo vedono gli altri. È per questo che appare una nuova timidezza che non è più timore degli estranei come prima, ma necessita di difendere la propria intimità psichica contro le intromissioni degli altri, che sicuramente lo metterebbero in ridicolo considerandolo puerile.
    Ha già i suoi segreti che non hanno nulla a che vedere con gli altri. Succedono fatti che non si proiettano facilmente all'esterno. A poco a poco cioè il ragazzo impara a non esteriorizzare tutto ciò che pensa e sente. E non è neppure raro che in qualche momento senta il bisogno di isolarsi, di trovarsi solo con se stesso in un posto tranquillo: il ripostiglio, il boschetto vicino a casa... L'evoluzione dell'interiorità continuerà: emergeranno timori, sospetti, dubbi; si sviluppa cioè una grande sensibilità per le intenzioni e i sentimenti.
    Man mano che si entra nell'adolescenza, diminuisce la spontaneità emotiva, grazie ad un controllo sempre maggiore sulle proprie reazioni sentimentali. Una delle cause della repressione emotiva del preadolescente va ricercata nel timore sociale: dar sfogo ad una emozione equivale e sentirsi nudo dinnanzi agli altri, indifeso, scoperto di fronte al giudizio e alla critica. Di qui la tendenza di molti soggetti a rinchiudersi su se stessi, ad essere poco comunicativi o a fingere. Cioè si accentua notevolmente il senso del ridicolo e la paura del che cosa diranno.
    Nel periodo che stiamo analizzando, la ragazza vive con maggior intensità la repressione emotiva, ma la sua affettività più debole la porterà a sfogare i suoi sentimenti più frequentemente del ragazzo.
    La ragazza è anche la prima a sperimentare il senso del non sentirsi compresa dagli adulti, cominciando dalla propria famiglia. Cosa che non implica né l'allontanamento né il raffreddarsi coi genitori, ma al contrario rivela un desiderio di protezione e sicurezza, di valorizzazione e accettazione, ma più da uguale a uguale che non da superiore a inferiore. Anche il ragazzo vive questo sentimento, sebbene meno intensamente.

    SVILUPPO SOCIALE

    Rapporto con i coetanei
    Nel ragazzo si realizza un allontanamento dal mondo degli adulti ed un avvicinamento verso i soggetti della stessa età: sorge il gruppo, la banda, che in questa età, per il fatto che è più aperta, può ammettere un numero illimitato di soci. I motivi di tendenza al raggruppamento sono principalmente il desiderio di valorizzarsi, di affermarsi (tra gli adulti ciò non gli sarebbe possibile) e il desiderio di appartenenza, di sentirsi cioè accettato e riconosciuto.
    Il gruppo ha una sua organizzazione da tutti accettata. Notevole è l'influsso del capo-gruppo: egli si caratterizza per lo spirito di iniziativa, la capacità di trascinare e realizzare. Tra i soggetti di livello socio-economico inferiore i capi si distinguono per un carattere aggressivo, mentre tra i soggetti di livello socio-economico superiore, il leader è poco aggressivo, ma è attivo e abile nei giochi di competizione e dotato ordinariamente di facilità di parola. Nel gruppo i membri sono legati assai dall'interesse per i giochi comuni e gli sport collettivi. Molto accentuata è la coscienza di gruppo, la convinzione che esso è una realtà importante, per cui chi è nel gruppo gode di un certo senso di superiorità verso chi non vi appartiene. Dapprima il legame che unisce i membri del gruppo è a livello di cameratismo, ma più tardi prenderà sempre più le caratteristiche di una vera amicizia.
    Notevoli sono le conseguenze di un corretto rapporto nel gruppo. Esso è il campo più opportuno per ottenere una esatta stima di se stesso. Il ragazzo infatti, nei suoi rapporti col gruppo,acquista una immagine di sé più giusta e oggettiva poiché si accorciano le distanze tra ciò che egli pensa di sé e ciò che gli altri pensano di lui. L'uguaglianza con gli altri gli dà una maggiore indipendenza nel gruppo, ciò che non succede in famiglia.
    Anche lo sviluppo intelletuuale ne è favorito. Egli infatti deve essere coerente negli argomenti che espone, nelle discussioni tra amici; deve confrontarsi con gli altri e tenere conto delle opinioni altrui. Lo stesso rispetto per le leggi interne al gruppo esige una comprensione e una logica intellettuale.

    Rapporto con la famiglia
    Il ragazzo, in questa tappa del suo sviluppo emotivo, instaura un nuovo tipo di rapporto con la famiglia: perdono spontaneità gli incontri confidenziali con i genitori. Questi si allarmano al notare che il loro figlio si chiude su di sé, diventa strano, ha persino delle reazioni irritate. Le ragazze prendono un atteggiamento critico dinnanzi alla mamma, vogliono dimostrare la loro indipendenza quanto a gusti ed a interessi femminili.
    Il ragazzo rimane sempre meno in famiglia e dedica maggior tempo al gruppo dei compagni. Per questo, non è raro che nascano tensioni tra il preadolescente, che ha bisogno di maggior indipendenza, e i suoi genitori. Ma non bisogna esagerare né generalizzare questa crisi come un momento necessariamente drammatico nella psicologia evolutiva. Molti, quasi non hanno difficoltà. Si può persino affermare che buona parte delle crisi e dei conflitti di questa età si devono, piuttosto, a mancanza di comprensione e di tatto da parte dei genitori e degli educatori, che non riescono ad adattarsi totalmente alla nuova situazione creata dallo sviluppo e dalla maturazione della personalità dei loro ragazzi.
    Comunque, benché il preadolescente cerchi maggior indipendenza e nonostante gli eventuali conflitti con i genitori, la famiglia continua ad essere fonte di aiuto. La responsabilità, l'indipendenza e le decisioni personali sono una attrazione ed un rischio allo stesso tempo: sono desiderate e temute, ricercate e fuggite simultaneamente.

    SVILUPPO MORALE
    La capacità di un ragionamento più astratto permette al preadolescente una migliore comprensione delle regole morali. Il fatto di rendersi indipendente dal mondo adulto, inoltre, è la ragione per la quale il compimento della legge non si appoggia più sulla sfera affettiva ed emotiva: la norma tende ad essere accettata per se stessa. Perciò sia il compimento di una norma come il pentimento per la sua infrazione si fondano, ogni giorno meno sulla paura del castigo e ogni giorno più sul male percepito come rottura di valori. Diremmo che si opera il passaggio dalla regola esterna imposta dall'adulto (eteronomia), alla regola interiore che nasce dalla propria coscienza (autonomia).

    Autonomia morale
    Il preadolescente, capace di pensare da se stesso, comincia a dissentire dal mondo degli adulti, e, cosa assai importante, a rendersi conto dei loro errori e contraddizioni. Comincia così lo sgretolamento progressivo della sottomissione incondizionata al criterio degli adulti, la svalutazione del mondo degli adulti che sono come gli altri, anche se si ricorre ad essi per il potere che detengono. Va verso una sempre più precisa autonomia morale.
    Prima le azioni erano buone o cattive a seconda dell'approvazione o disapprovazione dei genitori e degli adulti. Adesso il ragazzo si forma i propri criteri prescindendo dalle imposizioni degli adulti. Si entra cioè nel terreno della morale autonoma.
    Il concetto di mancanza, di colpa, incomincia a distaccarsi dal codice imposto dall'adulto e a fondarsi su un giudizio soggettivo che scaturisce dalla sua comprensione della situazione. Prescindendo da ciò che possono giudicare gli altri, egli può sentirsi colpevole o non colpevole. Prima il suo atteggiamento dinnanzi un comando era quello di una assoluta sottomissione o quello di rifiuto, adesso comincia a sfumarsi: comprende la relatività di molte norme e prende in considerazione le circostanze concrete che l'accompagnano.
    La decisione volontaria si afferma a poco a poco e si sovrappone al comportamento puramente reattivo delle fasi precedenti.
    Sull'autonomia del ragazzo si possono fare le seguenti osservazioni:
    – il ragazzo è già capace di fissare mete e obiettivi propri;
    – organizza egli stesso la sua attività in conformità coi suoi progetti;
    – ha minor bisogno di stimoli esterni;
    – prende sul serio l'impegno scolastico, non già perché vuole essere un bravo ragazzo, ma per il desiderio di conseguire i suoi progetti e far progressi;
    – il suo tempo libero è organizzato meglio e in modo più efficiente;
    – ormai non si sente più trascinato dalla corrente che segue la direzione nella quale incontra minore resistenza.
    In certa maniera, egli governa la sua attività. Può avere un senso abbastanza chiaro del suo dovere, e quando gli si affidano compiti adeguati alla sua età li affronta con responsabilità.
    Si può già rilevare in lui la presenza di una vera disciplina personale che può essere chiamata ascetismo. Essa lo guida a conseguire autentiche vittorie su se stesso. A partire da questa età si possono incominciare i primi tentativi di direzione spirituale.

    Vita sessuale
    Il preadolescente scopre in modo sempre più preciso la sua vita sessuale. Comincia a sentire una forte curiosità verso le cose del sesso, curiosità che deve essere considerata normale. Tuttavia essa non si orienta ancora, in modo preciso e assoluto, verso l'altro sesso. Di fatto vi è una certa ambivalenza, quasi una attrazione simultanea verso il proprio sesso e il sesso opposto; gli educatori lo devono sapere, per non correre il rischio di suscitare falsi allarmi come se si fosse dinnanzi a incipienti deviazioni sessuali. Poiché la curiosità del ragazzo è satura di emotività, certe esperienze dell'infanzia rimangono incancellabili nel ricordo e influiscono come un fattore di perturbazione nella vita adulta. È da notare qui l'urgenza di una educazione sessuale aperta e seria. I genitori sono i primi responsabili dell'educazione anche in questo senso.
    Non si deve impostare il problema sessuale come semplice espressione di una morale cosciente e responsabile. Certe mancanze non sono altro che indizi di problemi, di conflitti profondi, che non hanno nulla a che vedere con la vita sessuale, anche se si manifestano da quel lato.
    A volte vi è soltanto una ricerca di intimità, di soddisfazione emotiva, una compensazione di quanto non si è potuto ottenere in altre maniere. (La stessa cosa si può dire per certe manifestazioni di ribellione).
    È da notare ancora che esiste una morale di gruppo. Le norme di condotta accettate modellano il comportamento individuale dei membri. Così un ragazzo potrà migliorare la condotta passando ad un gruppo di livello superiore. E viceversa. Infine va tenuto presente che le norme morali di condotta per il fanciullo e in parte per il ragazzo di quest'età vengono apprese tramite il mondo degli adulti. L'adulto deve costituire una vera causa esemplare, deve essere l'eroe idealizzato della vivace fantasia del ragazzo che sarà imitatore.

    SVILUPPO RELIGIOSO
    A quest'età il ragazzo entra già nella maturità mentale necessaria per una assimilazione realistica e motivata del sistema di verità religiose. Il ragazzo è ormai vicino a dare una risposta alla domanda vitale: «Chi sono io?». La religione l'aiuterà a rispondere, proponendogli progressivamente una visione ed un sistema di vita chiaramente definiti.
    Per il raggiungimento di questa tappa di maturazione sono intervenuti simultaneamente stimoli interni ed esterni dovuti allo sviluppo fisico, intellettuale ed affettivo, e stimoli e pressioni dell'ambiente, soprattutto della famiglia. A questo proposito va rimarcata l'influenza decisiva della famiglia nella strutturazione delle basi naturali della vita religiosa:
    – nella mente del ragazzo si configurano sul modello del padre e della madre sia le persone sia i simboli religiosi;
    – le attività religiose fondamentali e le relazioni affettive e di comportamento con la realtà divina, non sono altro, in principio almeno, che la estensione in parte, l'espressione di atteggiamenti e rapporti familiari.
    Incidenza dell'ambiente familiare ed educativo
    Parlando di sviluppo religioso non si può tralasciare l'influenza decisiva delle prime esperienze dell'infanzia: il clima affettivo, il grado di accettazione sperimentato in famiglia, le preghiere recitate in famiglia, l'interpretazione religiosa della vita nei suoi avvenimenti, l'ambito sociale, il livello socio-economico assieme al modo con cui si accetta la propria situazione e si fa fronte al futuro, la maggiore o minore coerenza con il quadro di valori. Non è raro il caso di un rifiuto totale dei valori religiosi, che trae origine da un rifiuto più profondo dell'ambiente familiare, privo di calore affettivo o saturo di contraddizioni tra il dire e il fare, tra il compiere e l'esigere. Se dall'ambito della famiglia passiamo a quello degli educatori della fede, ci incontriamo in situazioni e reazioni analoghe. Probabilmente si tiene in maggior conto e si dà maggior peso alle qualità di amorevolezza, di rispetto e ad altri tratti delle persone religiose, che alle loro opinioni religiose, allo stesso modo che gli adolescenti stimano più le qualità umane dei professori di scuola secondaria che la loro preparazione accademica.
    Per questi motivi, quanto maggiore sarà l'equilibrio e la normalità nell'ambiente familiare ed educativo, tanto maggiori saranno le possibilità di una maturazione religiosa della personalità dell'adolescente.

    I primi dubbi
    Una manifestazione del passaggio ad una tappa religiosa più matura è il sorgere dei primi dubbi. Le loro cause possono essere esterne, motivate dall'ambiente critico (il ragazzo scopre, per esempio, delle contraddizioni tra scienza-ragione e religione) e interne, motivate dalle prime difficoltà morali che possono portarlo ad un meccanismo difensivo, negando certi principi religiosi considerati come barriere o freni. Allo stesso tempo il ragazzo scopre che non si possono risolvere magicamente i problemi interpellando Dio in cerca di una soluzione.

    Verso il superamento di una religiosità infantile
    A cominciare dagli otto anni di età la religiosità dell'individuo è caratterizzata da un timbro autoritario e moralizzante. Si lascia guidare volentieri sia nell'interpretazione religiosa del mondo sia nella specificazione morale degli atti. Alla fine di questo periodo, verso i dodici anni, con l'apparizione della capacità di pensiero astratto e col nascere della coscienza personale autonoma, le rappresentazioni marali e religiose si perfezionano: il ragazzo incomincia a distinguere tra immagine e realtà, si forma un'idea più spirituale, astratta di Dio, ed elabora un sentimento di vera responsabilità. Alla stessa maniera, la scoperta del proprio io ed il processo di socializzazione influiranno sul superamento della fase precedente, caratterizzata dall'egocentrismo, e faranno vivere un rapporto con Dio sempre più spoglio di interessi personali.
    L'opera dell'educatore e, più ancora, del gruppo ecclesiale collaborerà a far superare l'infantilismo nella dimensione religiosa, assai frequente anche nel mondo degli adulti. Giustamente annota Allport: «Nell'uscire dall'infanzia il soggetto rinunzia all'egocentrismo del proprio sentimento e pensiero solo per effetto di una costrizione; di solito la pressione dell'ambiente non impone all'individuo una maturità della concezione religiosa con tanta forza quanta ne usa per imporre altre maturità. La religione dell'individuo è in realtà abitualmente considerata dagli altri come un fatto suo personale e per quel che importa ad altri, può rimanere facilmente egocentrica, magica, gratificante. Di conseguenza, quindi, forse in nessun altro settore della personalità sono reperibili tanti residui d'infantilismo quanti se ne rilevano negli atteggiamenti religiosi degli adulti» (Allport, L'individuo e la sua religione, Brescia, La Scuola, 1972, p. 105).
    La capacità di avvertire con coscienza le proprie colpe favorisce l'approfondimento dei valori religiosi, su cui si inseriscono gli ideali più alti e che trovano nel peccato-male l'ostacolo più immediato e profondo.
    Anche la vita sacramentale, vissuta come esperienza semplice e genuina nella comunità dei veri credenti, non pùò che porre le premesse per una corretta, efficace e coerente impostazione della propria vita religiosa.
    La sensibilità verso la figura dell'eroe, protagonista di tanti fatti storici del mondo attuale e del mondo fittizio del cinema, della TV e delle letture del ragazzo, faciliterà la conoscenza e l'incontro più profondo e intimo con la persona di Gesù Cristo, vero eroe.

    OBIETTIVI EDUCATIVI PROPRI DI QUESTA ETÀ

    MATURITÀ PSICHICA

    1. Adeguata visione della realtà
    Il ragazzo va avviato ad una attenzione volontaria e alla osservazione riflessiva della natura e delle cose, facendo frequenti e naturali (non forzati) riferimenti ai segni di Dio, per aiutarlo a scoprirli.
    Utili sono i lavori: relazioni scritte, fotomontaggi, collezioni, microfilm, costruzioni, fotografie, disegni, attività creative, ecc., dove sia impegnata l'osservazione dei fatti e delle cose. Utili le passeggiate in campagna, in montagna, le visite particolari a luoghi dove siano possibili interessanti scoperte della natura, delle cose, dell'uomo.
    Sarà perciò opportuno:
    – Coltivare l'esattezza nell'uso dei sensi corporei, in maniera da essere capaci di scoprire e valorizzare le sfumature delle cose, evitando di accontentarsi di una valutazione superficiale.
    – Favorire lo sviluppo delle facoltà mentali nei loro aspetti astratti, integrando lo studio con l'esame di situazioni vissute, fino ad ottenere autentici giudizi di valore sempre più obiettivi.
    – Perfezionare gli sforzi fatti nella tappa precedente per coltivare le capacità creative, centrandole sull'aspetto artistico (plastico, letterario, musicale) e nella soluzione pratica dei problemi immediati.
    – Incrementare e perfezionare la conoscenza di se stesso e dell'uomo in generale, senza trascurare la conoscenza corporale di ambedue i sessi e delle loro capacità generative.

    2. Capacità di autocomprensione
    Il ragazzo va iniziato e condotto alla osservazione e alla conoscenza di se stesso, e avviato alla graduale scoperta della propria personalità, con le sue qualità positive e i suoi limiti, distinti da quelli che hanno gli altri. Deve essere aiutato ad accettarsi così com'è, sotto i differenti aspetti. Ciò importa:
    – accettazione delle proprie qualità e limiti corporali, che si sviluppano gradualmente a questa età, procurando di trar vantaggio dagli stessi difetti, per la formazione della personalità;
    – accettazione serena e matura del proprio sesso con le ricchezze e limiti che comporta, e con i cambiamenti psicofisiologici che si presentano a questa età;
    – accettazione della forza e dei limiti della propria capacità intellettuale, creando le disposizioni necessarie per farla rendere con efficienza;
    – accettazione ed interiorizzazione della propria realtà cristiana, con i suoi compromessi e le sue esigenze.

    3. Realizzazione di sé e formazione dell'«io-ideale»
    L'educatore dovrà con cura e attenzione proporre mete graduali nel superamento di sé e iniziare il ragazzo all'autocontrollo.
    Sarà utile abituarlo a precisi impegni, consegne, propositi pratici, aprendogli anche nuovi orizzonti nel campo del lavoro, della scienza, dell'arte.
    Il ragazzo sarà anche iniziato alla scoperta del piano di Dio su di lui, senza pretendere di fare un discorso di vocazione nel senso stretto della parola, non essendo ancora sufficientemente maturo per una scelta così impegnativa della vita. L'educatore avrà anche cura di favorire l'iniziativa, l'evidenziazione dei leaders. Una sfumatura educativa assai corretta è offrire a tutti possibilità di qualche successo. Sarà bene perciò:
    – Orientare il ragazzo a scoprire gradualmente le diverse maniere di realizzazione di se stesso, secondo le capacità di questa età: aspetto intellettuale, affettivo, di inserimento nel gruppo, professionale, vocazionale.
    – Mostrare al ragazzo che la vita offre una varietà di possibilità in questi differenti campi e che egli mediante la conoscenza di se stesso, deve formarsi un ideale che si delineerà più chiaramente e si arricchirà nelle età successive.
    – Anche se a questa età è ancora volubile, occorre allenare il ragazzo a realizzazioni a lungo termine, per assicurargli un ideale di vita mediante impegni sempre più vasti.

    4. Capacità di opzione
    Si tratta di iniziare il ragazzo alla responsabilità graduale dei propri atti, in funzione della propria formazione e dei suoi rapporti con Dio. Si potrà instradarlo al senso della disciplina, aiutarlo a scoprire le motivazioni dello studio, portarlo ad una ragionata scelta degli svaghi e dell'impiego del tempo libero, all'uso responsabile del denaro. Potrà essere utilmente iniziato anche all'ascetica, attraverso la motivazione di alcune rinunce. Sarà compito dell'educatore:
    – Aumentare gradualmente le occasioni di libera scelta, nelle quali il ragazzo possa assumersi la responsabilità dei suoi atti con l'aiuto degli educatori e dei compagni.
    – Formarlo all'uso retto della libertà, all'accettazione del piano di Dio sopra di lui e sopra il mondo, prendendo coscienza della necessità di accettare la volontà di Dio nelle sue diverse manifestazioni, come segno dell'accettazione dell'alleanza.

    INSERIMENTO SOCIALE

    1. Adeguata visione della realtà
    Il ragazzo va avviato presto e seriamente alla sensibilizzazione su certi problemi sociali, quali la povertà, la fame, la precarietà della casa, la carenza affettiva degli orfani, ecc. Va messa in risalto anche la situazione conflittuale tra il piano d'amore di Dio e gli infiniti problemi dovuti all'egoismo dell'uomo. Esperienze di gruppo nella ricerca dell'ambiente in cui si vive sono assai utili. Dato che in questa tappa appare una certa tendenza a rinchiudersi in se stesso o in gruppo ristretto, sarà compito dell'educatore:
    – Aiutare il ragazzo ad aprirsi ai problemi umani della società nella quale il ragazzo è inserito, con i relativi problemi di immigrazione o emigrazione, quelli assistenziali, scolastici, economici...
    – Favorire un'apertura a problemi umani più ampi, ma immediati quanto al tempo e conosciuti mediante i mezzi di comunicazione sociale. Saranno utili a questo scopo forum o tavole rotonde su notizie di giornali, TV, ecc., mettendo a confronto i tipi di informazione e sottoponendo a giudizio i fatti riportati dalle diverse fonti. In questi casi, i giudizi dell'educatore, che al principio saranno piuttosto orientativi, a poco a poco lasceranno indipendenza di giudizio al gruppo e agli individui.
    – Fargli scoprire e sottoporre a giudizio gli atteggiamenti e le posizioni prese da persone vicine al ragazzo, e da quelle di altre culture, correnti ideologiche, gruppi, ecc.
    – Fare in modo che viva con intensità la vita del proprio gruppo (familiare, scolastico, di libere attività, cittadino), integrandosi in esso e cercando i mezzi per collaborare al suo giusto funzionamento e perfezionamento.

    2. Capacità di autocomprensione
    L'innato istinto all'egocentrismo porterà il ragazzo ad evadere da tutto ciò che lo contrasta; perciò ne deriveranno facilmente disobbedienze, sgarbatezze, prepotenze, ecc. Andrà perciò sensibilizzato nella responsabilità di fronte agli altri. Deve scoprire come la sua obbedienza, il suo rispetto verso i fratelli, nel gruppo, nel gioco, la sua sincerità, sono assai importanti e necessari alla famiglia, al gruppo, alla classe... Poiché di solito il ragazzo a quest'età è già stato cresimato o lo sarà presto, è importante iniziarlo seriamente al senso della sua appartenenza come membro del popolo di Dio. Ciò che importa è che tale iniziazione non sia solo una espressione verbale, passeggera della catechesi per la Confermazione, ma risponda nei fatti ad un suo spazio vitale nella Chiesa.
    L'appartenenza concreta e vitale al gruppo ecclesiale lo aiuterà a interessarsi gradualmente anche dei probmeli più ampi. Sarà bene perciò:
    – Creare il clima adatto per un contatto autentico con gli altri. Il ragazzo che avrà imparato ad accettare se stesso come essere sociale, ma limitato, sarà aiutato a capire e ad accettare gli altri, ad integrarsi nel proprio gruppo.
    – In questa tappa il ragazzo è già capace di capire la propria situazione sociale. Occorrerà aiutarlo a conoscerla e ad accettarla con realismo, però allo stesso tempo, con ansia di superamento.
    – Valorizzare le differenze, il pluralismo di opinioni e di ruoli, allo scopo di ottenere una vivacità di gruppo, tenendo conto del sorgere di eventuali tensioni. Le tensioni che arricchiscono sono sane; quelle invece che intralciano sistematicamente la vita del gruppo, devono essere eliminate lentamente.
    – Aiutarlo a scoprire le differenti funzioni che può realizzare fin d'ora come membro della comunità cristiana.

    3. Realizzazione di sé e formazione dell«io ideale»
    L'interessamento ai problemi più vasti farà uscire poco alla volta il preadolescente dai problemi puramente personali. Potrà essere così iniziato ad un ruolo preciso di fronte ai grossi problemi mondiali (missioni, terzo mondo...). Comprenderà l'importanza del lavoro in équipe, della collaborazione secondo le proprie capacità, rinunciando anche ai gusti personali.
    – Avendo acquisito la capacità di assumere funzioni di maggior responsabilità in famiglia, a scuola, nel gruppo, sarà bene responsabilizzarlo dinnanzi al gruppo per qualsiasi attività, anche quelle strettamente personali.
    – Occorrerà aiutarlo a scoprire i valori che arricchiscono e che, fin da questa età, deve trovare nell'altro sesso, ma anche in altre vocazioni, che suppongono la rinuncia alla vita matrimoniale per ideali superiori di servizio a Dio e al prossimo. Quando si inizia il ragazzo alla scelta professionale, occorrerà far sì che vada scoprendo la futura professione più nel suo aspetto sociale e di servizio che in quello di arricchimento personale, e questo tanto a livello orizzontale che a quello verticale.

    4. Capacità di opzione
    Si realizza nella capacità di servizio reale, scelto e voluto. Il ragazzo va aiutato a scoprire che la vita è fatta di piccole necessità, nelle quali il suo servizio è prezioso: in casa, coi compagni in scuola, sul campo da gioco, nel gruppo, all'oratorio, sul tram, ecc. Il ragazzo può già essere iniziato ad imprimere il valore della carità cristiana soprannaturale al suo atteggiamento di servizio, come vertice di tutto il lavoro formativo. L'azione dell'educatore consisterà perciò nel cercare di:
    – Aumentare la capacità e soprattutto l'attitudine alla rinuncia a gusti personali, ogni volta che una libertà autentica chieda un servizio agli altri.
    – Coltivare lo spirito di gruppo nelle differenti manifestazioni della vita (culturali, sportive, apostoliche), utilizzando la libertà per il bene del gruppo o della comunità.
    – Abituare il ragazzo a rinunciare a qualcosa di strettamente suo, a una parte dei suoi soldi, del suo tempo, delle sue capacità stesse, per cederle disinteressatamente agli altri.

    SCALA DI VALORI

    1. Adeguata visione della realtà
    Il ragazzo va avviato ad una visione ottimistica della realtà. Sarà perciò opportuno mettere in risalto l'utilità, la bellezza, la verità e la bontà che si trovano nelle persone, nelle cose e nelle situazioni della vita; iniziarlo ad una gerarchizzazione dei valori della vita, facendogli vedere fin da questa età che la scelta di un valore suppone, quasi sempre, la rinuncia ad altre cose e ad altri valori giudicati inferiori. Praticamente occorrerà:
    – Portare il ragazzo a scoprire quanto vi è di valore autentico in certi personaggi (campioni, eroi del cine, della canzone, ecc.), forme di vita o fogge di vestire, comportamenti, ecc.
    – Aiutarlo a trovare, tra tutte le esperienze della sua vita (famiglia, compagni, scuola, divertimenti, ecc.), l'unico, autentico e vero valore: Dio.
    – Iniziare il ragazzo ad una visione secolare del mondo, dopo aver.scoperto ciò che ha di buono e di positivo, insegnandogli anche a conoscere e giudicare gli antivalori che questo mondo eventualmente presenta.

    2. Capacità di autocomprensione
    Il ragazzo vive particolari ruoli e in particolari situazioni: è utile aiutarlo a scoprire i valori di bellezza, utilità, bontà, ecc., che si trovano in questi suoi diversi ruoli o situazioni: studente, membro di gruppo, figlio di famiglia, cittadino, membro della Chiesa, ecc. Perciò bisognerà portarlo a:
    – Scoprire i valori che sono nel suo essere di ragazzo, valori che arricchiscono notevolmente la personalità sotto tutti gli aspetti (fisici, psichici, sociali...), portandola verso la maturità.
    – Approfondire i valori contenuti nei differenti ruoli giocati nella sua vita attuale (familiare, scolastica, parrocchiale, ecc.) e sottolineare, già a questa età, il fatto che una piena utilizzazione di questi valori è notevolmente arricchente per lo sviluppo totale della personalità.
    – Comprendere che questi distinti ruoli esigono un cambiamento nell'io, con inevitabili conflitti e tensioni che dovrà superare per integrare la sua personalità.
    – Identificarsi sempre di più con i valori che la sua condizione di cristiano ha introdotto nella sua vita e cercare le possibilità per esprimerli e manifestarli.

    3. Realizzazione di sé e formazione dell'o io ideale»
    A quest'età si può già elaborare un abbozzo del suo io ideale,adattato alla sua età, basato su valori scoperti in sé e nella realtà che lo circonda, possibilmente espresso in una figura suggestiva, rappresentativa e concreta. È già in grado di sentire un'attrattiva più personale verso la figura di Cristo. Le biografie di personaggi, eroi, ecc., devono essere scelte con gran cura poiché a volte possono creare solo miti, falsi ideali, che falserebbero la progettazione degli ideali di vita.
    L'educatore favorisca anche la mentalità di soddisfazione per un lavoro compiuto, senza attendersi sempre l'approvazione dall'esterno o il premio.
    L'educatore nei riguardi del preadolescente cercherà perciò di:
    – Aiutarlo a creare, gradualmente, un quadro molto lineare di valori umani e cristiani, in base ai quali costruire lentamente il proprio io ideale: tessere una trama delle idee fondamentali che costituiranno la base della realizzazione di se stesso.
    – Dargli delle occasioni di impegnarsi a fondo e di creare in se stesso l'abitudine della fedeltà libera agli impegni assunti.

    4. Capacità di opzione
    Di fronte all'ideale che si propone, il ragazzo va aiutato a prendere posizione, a seconda delle situazioni in cui viene a trovarsi, soprattutto nel momento in cui l'ideale si concretizza nel progetto di vita cristiana.
    In questo senso vanno valutati i lavori del tempo libero, le scelte dei divertimenti, delle letture, l'utilizzazione dei risparmi, le attività di gruppo, ecc. Bisogna aver cura di formare in lui:
    – Abitudine di scegliere in maniera giusta, con l'aiuto di un continuo autocontrollo e autovalutazione individuale e di gruppo, sempre a partire da ideali validi.
    – Sincerità, intesa come coerenza tra azione ed ideali che a poco a poco viene costruendosi. Questo, non solo in linea di principio, ma applicato in concreto in tutte le situazioni della vita.


    T e r z a
    p a g i n A


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