Pastorale Giovanile

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    Una Route dei giovani della diocesi di Novara

    (NPG 1980-02-64)


    Presentiamo un sussidio preparato dalla équipe di Pastorale giovanile della diocesi di Novara. Riporta le tracce di riflessione di una Route a cui hanno partecipato i gruppi e le associazioni giovanili della diocesi nel giugno del 1980, rispondendo all'invito del vescovo: «Troviamoci intorno a Cristo per farci carico della sua missione nel mondo».
    L'invito del vescovo è stato accolto con simpatia dai giovani,che in gran numero «ci sono stati» e hanni dato luogo ad una serie di iniziative locali e zonali culminate appunto nella Route diocesana.
    In queste pagine i lettori possono trovare molti spunti per iniziative analoghe. Ne segnaliamo velocemente alcune. Possono anzitutto costituire uno schema di base per vivere la Quaresima e la Pasqua '81 con i giovani, sia a livello locale che zonale e diocesano. Più semplicemente le tracce possono essere utilizzate in alcuni incontri di gruppo. Il materiale può anche costituire una ipotesi di lavoro per un campo scuola estivo.


    1. PROPOSTA OPERATIVA

    L'INTENZIONE DELLA ROUTE

    La Route è una proposta tradizionale nella nostra esperienza diocesana da molti anni. Fa parte ormai dei simpatici ricordi giovanili anche della generazione adulta della nostra comunità.
    La Route è un momento di comunità, di unità, nel quale il giovane ripensa la chiamata del Signore, si sente parte della chiesa, sperimenta la gioia dello stare insieme non solo in nome dell'amicizia, del gruppo, dell'associazione, ma in nome della chiesa.
    La Route è un momento di riflessione perché tutti i giovani, i gruppi, sono chiamati a riflettere insieme sia nella preparazione, sia nella giornata conclusiva. È una occasione per affrontare i molti perché della vita, per sentirsi solidali anche nella ricerca, per fare proposta, per approfondire la propria formazione e incidere nella società.
    La Route è un momento di apertura, c'è la novità, il confronto, il dialogo. I gruppi sono stimolati ad essere creativi e nello stesso tempo devono diventare critici. Portano la loro esperienza ed incontrano molte altre esperienze diverse dalla loro.

    I CONTENUTI

    I contenuti si incontrano intorno a tre temi fondamentali che ruotano intorno a tre preoccupazioni molto attuali:

    Il pianeta «giovani»

    La domanda che preoccupa è: chi sono i giovani, che fanno, che vogliono, dove vanno? Ma anche: che fare? Quali esiti sono possibili? E come favorire quelli positivi?
    L'analisi è sempre necessaria per fare pastorale
    - Dio parla anche attraverso le situazioni di vita.
    - I giovani sono portatori di molti valori.
    - La condizione giovanile è la più soggetta a mutamento in un mondo che già cambia rapidissimamente.
    Non si può fare proposta senza tener conto dell'interlocutore.
    Il taglio dell'analisi che si propone è nuovo
    - E una analisi fatta più di interrogativi che di affermazioni apodittiche.
    - E una analisi attenta agli esiti di determinate situazioni più che alle cause che le producono.
    Il fine dichiarato che vuole raggiungere è infatti pastorale
    - Far fare analisi della condizione giovanile ai giovani stessi.
    - Indurre ad un giudizio sulle prospettive emergenti per privilegiare gli esiti positivi.

    Quel Gesù che dà senso alla vita

    La domanda è la più grave di tutte: qual'è il senso ultimo di ciò che facciamo? E il senso vero della vita, della morte, del dolore? Dovremo accontentarci di significati parziali, di sorreggerci con motivazioni che oggi valgono e domani non tengono, che valgono per me e non per un altro uomo come me?
    - Cristo dà senso alla nostra vita
    I cristiani hanno questo di originale, che credono in una persona che dà un significato ad ogni crescita umana e propone un modo nuovo di vivere.
    - Ma quale Cristo?
    L'interrogativo è giustificato perché circolano tante immagini diverse di Cristo, perché corriamo sempre il pericolo di inventarci un Cristo a nostra misura, perché il Cristo rimane mistero.
    - Il Cristo del Vangelo
    Un uomo come noi e per noi.
    Un innovatore che conosce la sconfitta e la rottura. Un risorto portatore di vita nuova.
    - Che ti fa una proposta di vita
    Una proposta impegnativa, ma capace non solo di riconciliarti con la realtà, ma anche di ricomporti dentro.
    Una proposta già sperimentata da lui: vivere la redenzione, vivere la risurrezione. Una proposta che ti fa scoprire il senso vero della vita.

    Per una scelta d'amore

    La domanda da cui si parte è quella sulla bocca di tutti: perché tanta violenza, tanta tenacia nella distruzione? Come superare conflitti, paure? C'è un avvenire di pace e di felicità? C'è una strada da intraprendere per costruire in questo senso?
    La traccia offre un indirizzo in tre direzioni:
    - Riconciliarsi con la realtà
    Cioè accettare e comprendere la conflittualità che è presente nella realtà. Non per subire passivamente, ma per abilitarsi nel realismo a superarla.
    - Attenzione ai nuovi bisogni
    Per superare la conflittualità una pista può essere quella di fare massima attenzione ai bisogni reali e alle indicazioni che sono già implicitamente espresse nella domanda.
    Ci si sofferma su due in particolare: nuova qualità della vita, ricupero della soggettività.
    Sono ancora realtà ambivalenti impastate di valori positivi e di tendenze regressive.
    - I nuovi bisogni interpellano la comunità
    Si tratta di assumere il positivo. In questo è interpellata la comunità cristiana e i giovani in particolare: si devono vivere con più coerenza quei valori che sono risposta alle legittime domande del momento.
    La traccia indica la scelta di tre valori: povertà, servizio, non violenza come una reale risposta al bisogno di una nuova qualità della vita e al recupero della soggettività.

    NOTA METODOLOGICA

    1. La traccia è preparata primariamente per gli Animatori e si compone di due parti ben distinte:
    - la prima contiene una sottolineatura di contenuti, alcuni riferimenti fondamentali per affrontare il tema
    - la seconda tenta alcune proposte metodologiche che rimangono tuttavia più evocative di possibilità che indicazioni precise.
    2. Il cammino ideale della ricerca potrebbe prevedere:
    - un tempo di analisi della situazione e di descrizione del valore
    - un tempo di ricerca di motivazioni per l'assunzione del valore
    - un tempo di esemplificazione.
    Possibilmente si concluda con una scelta che favorisca una partecipazione e una esperienza diretta.
    3. Per una partecipazione attiva e responsabile tutti sono invitati ad esprimersi, a mettere in comune la propria ricerca.

    2. IL PIANETA «GIOVANI»

    E ormai persin banale dire che i giovani di oggi sono di difficile e contraddittoria lettura. Da una parte si parla di riflusso, dall'altra di riscoperta del religioso e via dicendo.
    Ma chi sono esattamente? Dove stanno andando? Che cosa bolle in pentola? Sono domande non oziose e fuori posto, neppure per noi che vogliamo fare loro una proposTA di fede significativa e valida.
    Prima di tutto perché un cibo non assimilabile non può che essere rigettato.
    E ancor di più, se noi siamo convinti che Dio parla oggi anche attraverso le esperienze, le situazioni della vita, oltre che attraverso la Parola scritta e la Chiesa, lo sforzo per cogliere chi sono i giovani di oggi, diventa sforzo per cogliere i segni dei tempi, cioè la proposta di Dio per noi.
    Comunque la risposta alle domande di cui sopra non è semplice.
    Gli adulti faticano ad interpretare correttamente la situazione o le situazioni che vive il giovane; faticano a «decodificare» i messaggi che essi ci trasmettono in codice.
    Gli stessi giovani, del resto, non sanno interpretare se stessi per una serie di ragioni oggettive che non è qui il luogo di trattare.

    Obiettivi della traccia

    Offrendo la traccia ci prefiggiamo tre obiettivi:
    - Far sì che si approfondisca e si completi insieme con i giovani l'analisi della situazione. I giovani si riconoscono in quest'analisi?
    - Giudicare le prospettive emergenti.
    Se i giovani sono così, che giudizio si può dare di questa situazione; è una cosa positiva, negativa, parzialmente positiva? Come intervenire perché camminino gli aspetti positivi?
    - Indicare la strada perché la situazione (aperta a esiti contradditori) cammini verso il positivo.

    UNA ANALISI DELLA CONDIZIONE GIOVANILE

    I giovani del disincanto: dissociazione o cammino verso una nuova unità interiore?

    1. I giovani d'oggi respirano, più che in altre epoche, il clima di pluralismo culturale e ideologico che sovente sfocia nella contraddittorietà dei progetti e in un diffuso senso di relativismo socio-culturale. Di fronte a tante proposte e a tante esperienze il giovane ha, infatti, difficoltà a riconoscersi in una che unifichi il tutto. Alcuni esempi possono chiarificare meglio:
    A livello ideologico si va da colui che sceglie la violenza rivoluzionaria a colui che teorizza il qualunquismo.
    A livello di esperienza c'è gente che dice: solo se ti chiedi il perché delle cose che fai sarai te stesso, e altri che dicono: sei un uomo se segui ciò che ti senti di fare al momento.
    2. I giovani d'oggi avvertono prepotentemente la difficoltà di attuare le riforme e la partecipazione.
    Non solo perché, comunque sia, le grandi decisioni vengono prese in ambiti al di fuori della loro portata, ma soprattutto perché viviamo in quella che si definisce una «società bloccata», dove il sistema si perpetua e non può o non vuole dare risposte ai problemi emergenti della società.
    L'esempio classico è il binomio «scuola secondaria-disoccupazione». Il giovane si iscrive alle scuole superiori per acquisire un diploma, ma al termine è più facile che rimanga disoccupato. Le sue attese non si attuano.
    3. Di fronte a questa situazione il giovane preferisce ai grandi progetti, ai grandi principi e idee, la sperimentazione spicciola.
    Il giovane, anzi, sembra accettare l'incoerenza e l'instabilità non come un guaio, ma come una scelta che non precluda alcuna possibilità futura.
    Porta così avanti esperienze varie e contraddittorie, assumendo quella che gli adulti chiamano la «dissociazione».
    Alcuni esempi:
    - Incontriamo giovani che frequentano un gruppo ecclesiale ma che ricercano, contemporaneamente, altre esperienze contrapposte.
    - L'esperienza affettiva non viene assunta in termini di fedeltà, ma con una sottile riserva mentale: «se va bene...».
    - Alternano notti di adorazione e di preghiera ai campi scuola con una assenza senza problemi alla messa domenicale in parrocchia.
    4. Gli esiti di questa situazione possono essere due:
    Vivere alla giornata in modo rotto e frammentario.
    Ma non è detto che, all'interno di queste scelte ed esperienze contraddittorie un'unità interiore non vada a poco a poco costruendosi, attraverso filoni più o meno sotterranei, quasi a mo' di mosaico.
    - La situazione può cioè sfociare nell'incoerenza, intesa come sfarfallare tra un polo e l'altro senza mai assumere alcunché di definitivo.
    - Oppure può nascere la «mobilità», intesa come un passaggio positivo da una condizione all'altra.

    I giovani verso il piccolo gruppo o verso l'istituzione?

    1. Per portare avanti la situazione di cui abbiamo parlato il giovane privilegia il «gruppo dei pari», cioè dei coetanei così che viene a cadere il rapporto verticale con il mondo degli adulti.
    2. Di più, nella scelta del «gruppo dei pari», si privilegia il «piccolo gruppo» (quattro o cinque persone non di più).
    Esempio concreto: se si analizza una classe o un gruppo qualsiasi, li si trova difficilmente uniti. Sono più i motivi di divisione che quelli di unione. Una classe o un gruppo lo si trova scomponibile in piccoli gruppetti anziché uniti da una certa impostazione di fondo.
    3. In fondo questa scelta è scelta di «autonomia» per tentare di far fronte al pluralismo contraddittorio di cui si parlava, alla crisi generale, al fatto di accorgersi che la vita è progettata al di fuori di lui e così via.
    4. Anche a questo proposito le valutazioni e quindi gli esiti possono essere due:
    - da un lato la carenza di memoria storica, derivata dalla estraneità con gli adulti, per cui il giovane è senza radici e nasce un individualismo sfrenato;
    - dall'altro non potrebbe essere questa una scelta realistica per avere, per recuperare un'identità, un'autonomia, perché sa di non poter tendere a qualche cosa di più grande?
    5. Per quanto riguarda le istituzioni, le ultime indagini sembrano manifestare una inversione di tendenza rispetto a qualche anno fa. Sembra, infatti, stia avvenendo un recupero delle istituzioni. Esempi concreti: a scuola vogliono studiare; in famiglia si trovano bene; nella chiesa non c'è più grosso dissenso.
    6. E curioso il fatto che mentre i sindacati e i partiti vengono tuttora rifiutati, la scuola, la famiglia, la Chiesa sembra che siano più accettate di qualche anno fa. L'ipotesi è questa: che vengano recuperate quelle istituzioni che, in qualche modo, rispondono alle esigenze personali, di ricerca di senso, di spazi affettivi di socializzazione, di identità sociale, ecc.
    7. Soprattutto all'interno di queste istituzioni non si vive più tanto la conflittualità e la distinzione; ma si opera un «inserimento selettivo»: i giovani cioè assumono ciò che serve al soddisfacimento delle loro esigenze e non tengono conto del resto.
    8. I due esiti possibili sono questi:
    - da un lato quello di accettare l'istituzione come copertura e sicurezza, come qualche cosa che mi risparmia dall'ingaggiarmi in prima persona, dietro cui mi trincero, di cui mi servo;
    - oppure l'affermazione del primato della persona e delle sue esigenze rispetto a una qualsivoglia istituzione.

    Giovani e valori - Giovani e bisogni

    1. Da indagini svolte, sembra che esista nel mondo giovanile un'alta responsabilità individuale.
    Per esempio si nota una rigidità imprevista circa la coerenza. Parrebbe che i giovani siano altamente riflessivi sui problemi personali, e che sottolineino fortemente la libertà individuale al punto di voler decidere su ciò che è buono o cattivo.
    Va evidenziato il primato dell'interazione orizzontale (come già si è detto parlando del «gruppo dei pari») ed un'elevata, ma latente, consapevolezza sociale.
    2. Soprattutto il «politico» è accettato solo nella misura in cui è personale. «E inutile fare dei grossi progetti se questi ci passano sopra la testa, se noi non siamo i destinatari di questi progetti, se noi non possiamo avere dei vantaggi. Non ce ne facciamo niente di un progetto politico per il quale lottare ma che passa sopra la nostra testa».
    3. Circa i valori religiosi assistiamo a un differimento permanente della realtà. Anche i praticanti vivono la loro pratica come esperimento.
    4. Anche a questo proposito si possono evidenziare due esiti potenziali:
    - l'identificazione dei valori con i bisogni
    - il recupero positivo del personale, nella giusta convinzione che è inutile e non ha senso lasciar fuori dalle considerazioni dei problemi gli aspetti personali.

    In conclusione

    - Siamo di fronte a giovani che vivono il «riflusso».
    - Oppure siamo di fronte a giovani «più umani» perché elaborano, per ciò che è possibile, il loro avvenire?
    Siamo di fronte a qualunquisti o a persone che, caduta la speranza dell'alternativa socio-politica, si convincono che l'alternativa ci sarà nel personale, nella quotidianità, cioè in quegli spazi in cui è ancora possibile essere protagonisti, cioè nello stile di vita?

    PER LAVORARE IN GRUPPO

    1. Un primo modo per affrontare questo tema con i giovani potrebbe essere quello di leggere le pagine precedenti, documentarle, verificarle con la situazione locale, avendo presente quei tre obiettivi accennati all'inizio.
    2. Una seconda pista di lavoro potrebbe essere quella di tentare di fissare la tipologia del giovane d'oggi. Si tratterà certamente di fissare la tipologia (questa o altre) partendo dalla propria esperienza.
    3. Una terza pista di lavoro: attraverso un'inchiesta-questionario analizzare il comportamento e le motivazioni giovanili nei vari ambienti di vita.
    Esempio:
    I giovani nel mondo del lavoro. Come vivono i giovani il lavoro: sopravvivenza? rifiuto? carriera? realizzazione personale e sociale? strumento per una nuova qualità della vita?
    I giovani nella scuola. Come vivono i giovani nella scuola: voto-promozione? scelta obbligata? minor male? rifiuto? realizzazione personale e sociale?
    I giovani e la sessualità. Come vivono la sessualità: esperienza-segno? conoscenza dell'altro? fedeltà? cosa normale perché istintiva?
    Giovani e famiglia. Come vivono la famiglia: parcheggio albergo? conflitto? luogo affettivo? partecipazione?
    Giovani e religione. Come vivono la religione: rifugio sicurezza? rifiuto? indifferenza? accettazione acritica? non «consolazione» ma progetto?
    4. Una quarta pista di lavoro potrebbe essere costituita da una serie di interviste per verificare quali sono i valori che vivono: gli amici del gruppo, i compagni di scuola e di lavoro, i giovani del quartiere e del paese.

    3. «QUEL GESÙ» CHE DÀ SENSO ALLA VITA

    «Quel Gesù che fu incontrato da te sulla via per la quale venivi, mi ha mandato a te» (Atti 9,17).
    «Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo? Quel Gesù che, tolto a voi, è stato elevato al cielo, verrà nello stesso modo in cui l'avete veduto salire al cielo» (Atti 1,10).
    «Sappia dunque con certezza la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (Atti 2,32).
    Dunque «quel Gesù» è presentato e testimoniato dalla prima comunità come motivo del crescere umano, ragione di speranza e di senso.
    Ma questa è la risposta dei primi cristiani.
    L'interrogativo che Cristo rivolse un giorno ai suoi Apostoli è oggi girato a te, a tutti i giovani del nostro tempo.
    «E voi chi dite che io sia?». Chi è Cristo per te, che cosa rappresenta?
    Per aiutare i giovani a dare una risposta personale a questi interrogativi occorre tenere molto presente il loro punto di partenza.
    Il linguaggio dei giovani, la cultura predominante influenzata dalla scienza e dalla tecnica ci fanno particolarmente attenti a due atteggiamenti della sensibilità giovanile.
    - Si desidera un rapporto con Cristo che diventi immediatamente esperienza personale.
    Gesù è colto prima come Salvatore e Messia, poi come Trascendente. Interessa più ciò che Lui ha detto e fatto che la Sua Persona.
    O meglio il Suo essere e la Sua persona vengono colti attraverso un incontro di vita, una esperienza personale, una proposta verificabile nelle risposte trovate ai gravi problemi dell'esistenza.
    Gesù è una «proposta di vita», «una speranza», «l'uomo che non tradisce».
    - Colpisce l'efficacia storica e umana di Gesù.
    Il Cristo è «simbolo» di valori umani autentici, più che uomo-Dio. Egli ha cambiato la storia e cambia ancora la vita degli uomini.
    La sua «causa» può essere ancora la causa degli uomini.
    Ricorre nei giovani la tentazione di prendere di Gesù solo ciò che fa comodo e quando fa comodo.

    Obiettivi della traccia

    Contro questo rischio la traccia si propone:
    - di aiutare a delineare il vero volto di Gesù di Nazareth superando il rischio assai comune di farsi una immagine di Gesù a propria misura;
    - di indicare una via da percorrere per incontrare Gesù, quella stessa suggerita dal Catechismo dei giovani: lasciar parlare i Vangeli, lasciare parlare le fonti, rispettandone con fedeltà e verità il messaggio e le finalità;
    - di far scoprire, come obiettivo finale, che il messaggio di Cristo è una parola per noi, è la Parola.
    «Gesù non si limita ad affermare la necessità di una Parola di Dio capace di nutrire la vita umana: Egli promette di pronunciare una tale parola. Gesù è la Parola di Dio» (CdG Cap. IV).
    Gesù è la parola che dà senso alla vita degli uomini, è la risposta ai problemi esistenziali più profondi che assillano gli uomini.
    Gesù mi chiede non dei gesti, ma la vita e vuole che io abbia oggi un rapporto così intimo con lui da cominciare a ragionare e a vivere in un altro modo. Prevediamo per questo cammino queste tappe: 1. Quale Cristo?; 2. Il Cristo del Vangelo; 3. Una persona-proposta; 4. I sentieri della ricerca.

    UNA IPOTESI DI RICERCA SU GESÙ CRISTO

    Quale Cristo?

    Molti dicono di non interrogarsi sul senso della vita.
    Qualcuno teorizza che non è neppure necessario farlo.
    In realtà tutti cercano ed hanno dei motivi più o meno validi, più o meno duraturi di fronte alla prova e al tempo per agire, per vivere, per credere. In modi diversi ognuno esprime una fede.
    I cristiani hanno questo di originale che credono in una persona che dà un significato ad ogni crescita umana e propone un modo nuovo di vivere.
    Si tratta di Gesù Cristo vissuto in un tempo e in un luogo lontanissimi da noi. Eppure Gesù Cristo è ancora vivissimo e presente.
    Continua a far parlare di sé:
    per alcuni è un simbolo
    per altri è un amico
    per altri è il primo socialista
    per altri è un fratello
    per altri è un ideale-modello
    per altri il primo dei non violenti.
    Anzi, oggi si parla addirittura di una moda di Gesù: il suo nome compare su jeans e magliette, negli slogans e nelle scritte pubblicitarie.
    C'è un ritorno, forse non privo di ambiguità, ma certamente reale al Cristo, o meglio al Gesù della storia.
    È corretto domandarci con quale Gesù vogliamo incontrarci.
    È importante identificare le false immagini di Cristo.
    1. Il Cristo dei benpensanti
    E un saggio venerabilissimo, realizzatore di una morale sublime che ha predicato e vissuto un messaggio così bello, così alto da risultare utopico.
    Un messaggio da conoscere e ammirare, ma che in fondo è impossibile praticare. E il Gesù che non converte, che non cambia la vita.
    Dietro questa immagine c'è una visione ben precisa: un conto è la fede e un conto è la vita.
    La fede è separata dalla vita.
    2. Il Cristo dei rivoluzionari
    E il Cristo portatore di liberazione per i poveri.
    E il Cristo che auspica o cerca un radicale immediato mutamento della situazione; che polemizza con i Sacerdoti, i Farisei, gli Scribi, i politici.
    Difensore dei deboli, degli oppressi, della donna, dei poveri, dei peccati, dei pubblicani.
    Dietro a questa immagine c'è un rischio: quello di ridurre il Cristianesimo a pura salvezza terrena, sociologica.
    3. Il Cristo degli spiritualisti
    E il Cristo percepito come santo, ma così santo da essere distaccato dalla storia, da non immergersi mai, da non impicciarsi.
    Coloro che delineano questa immagine di Cristo privilegiano i testi che parlano del suo rapporto con il Padre, della sua preghiera, ecc.
    Dietro questa immagine c'è il rischio di non cogliere totalmente l'aspetto umano del Cristo che ha avuto fame, sete, paura.
    Il seguire il Cristo per costoro è soprattutto cercare la propria salvezza individuale: il Cristianesimo è un impegno intimistico.
    Conclusione
    - Corriamo sempre il pericolo di inventarci un Cristo a nostra misura, ma questo è ridurre, strumentalizzare il Cristo: non basta per chi cerca una fede profonda.
    - Già questo fatto che il Cristo è affrontato da più parti e compreso in modi diversi ci dice che è impossibile incapsulare il Cristo: Egli rimane mistero.

    Il Cristo del Vangelo

    Il Catechismo dei giovani percorre nella seconda parte un vero itinerario evangelico sulla linea dei Sinottici e in particolare del Vangelo di Marco. E in tutto questo cammino di scoperta, a contatto diretto con le fonti evangeliche, emerge con Chiarezza il contenuto primario del discorso: il mistero di Gesù di Nazareth.
    Non è un mistero che viene svelato attraverso ragionamenti, ma mostrando come Gesù agiva, parlava, si comportava.
    È la sua vicenda terrena normale e nello stesso tempo straordinaria che lascia trasparire un di più di senso, un qualcosa che va al di là dell'umano e che suscita stupore, sorpresa, interrogativi, scelte di vita, che dà gioia e pace.
    I suoi compaesani sono stupiti (Mc 6), non capiscono: lo conoscono uguale a loro, impegnato nella bottega del padre e nello stesso tempo intuiscono che in lui c'è qualcosa di nuovo, di diverso.
    1. È un uomo come noi e per noi
    - Condivide la nostra condizione di uomini: si stanca, soffre, ha amici, ecc.
    - Fa l'esperienza delle nostre gioie: apprezza le gioie umane; manifesta soddisfazione e gioia; senza sosta annuncia agli afflitti la gioia.
    - Si mette a servizio: passa facendo del bene a tutti.
    - Soprattutto dona la vita: è tentato, isolato, spogliato, crocifisso.
    - Conosce il dubbio e l'isolamento: «Non potete vegliare con me?». «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
    2. È un innovatore che conosce la sconfitta e la «rottura»
    - Rompe con il potere economico, gridando «Guai a voi, o ricchi». P - Rompe con il potere politico perché rovescia le prospettive e dice: «Il capo è colui che serve».
    - Rompe con il potere sacerdotale perché dice: «Non potete incapsulare Dio», «Dio è presente in ogni uomo».
    - Dice no alla religiosità del suo tempo, fatta di esteriorità e proclama che non i riti importano, ma il rapporto con il Padre e il bene dei fratelli.
    - Dice no al modo di vivere di allora e incomincia a vivere in un altro modo: facendo «comunità».
    3. È un risorto, un portatore di vita nuova
    - È la resurrezione che rivela la vera identità del Cristo, la identità del Cristo, la identità totale in Lui tra l'uomo e Dio.
    - Il peccato, il dolore e la morte, realtà non redimibili da nessun progetto uma(N. no sono definitivamente risolte in Cristo: «Morendo ha distrutto la morte; risorgendo ha ridato anche a noi la vita».

    Una proposta di vita

    In Lui trova significato la nostra vita.
    Se noi partecipiamo alla Sua vita noi diventiamo redenti e redentori.
    Lui diventa la nostra pace, perché lui per primo grazie alla sua resurrezione è riconciliato e ricomposto dentro.
    Ecco allora due vie:
    1. Vivere la redenzione
    - Prendere consapevolezza che il peccato, il dolore e la morte non sono superabili con le nostre forze.
    - Accettare i nostri limiti: occorre un senso di umiltà, di sincerità con se stessi, uno sforzo di trasparenza.
    Io posso far qualcosa, ma non tutto: di qui la tolleranza verso gli altri e la condivisione.
    - Accettare la mediazione che non è compromesso, rimanendo fermi sulle cose essenziali; si tratta di non essere integrati, ma anche di non essere disintegrati.
    - Accettare la logica della croce, della vita dalla morte, del seme che marcisce per produrre frutto.
    2. Vivere la risurrezione
    - «Vi tramando ciò che io ho ricevuto: che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, ed è stato sepolto, secondo le Scritture, ed è apparso» (1 Cor 15,3).
    L'ultima parola non è la morte, ma la vita.
    - In Cristo Dio si è fatto uomo: non esiste più un Dio lontano.
    Dio è Padre.
    Dio è vicino: ama l'uomo di un amore gratuito, universale, fedele, condizionato solo da me.
    - Dopo la Risurrezione gli Apostoli chiamano Gesù il Signore!
    Solo Lui è il Signore, solo Lui!
    Non si può assolutizzare niente: né l'ultimo leader, né la lotta, né l'alternativa, né lo «status quo», né l'ideologia, né il mio punto di vista, né il mio programma.
    - Per questo gli uomini sono tutti uguali.
    L'uomo conta perché amato da Dio.
    Non ci sono tra gli uomini differenze di dignità, ma solo di funzioni.
    - Per la resurrezione l'uomo è la realtà prima.
    Dio ha scelto l'uomo.
    Che significa per noi attenzione alla persona, primato della persona?
    Come affrontiamo, con quale mentalità consideriamo certi temi come liberazione della donna, superamento dello sfruttamento?
    - Cristo ha vinto la morte: è vivo.
    La storia è diventata storia di salvezza.
    Dio è dentro la storia, conduce la storia.
    L'ottimismo è l'atteggiamento fondamentale del credente.
    Non l'ottimismo irenico di chi non percepisce e soffre i problemi, ma l'ottimismo maturo di chi sa che c'è un esito positivo.
    L'ottimismo equilibrato di chi sa che ci sono anche gioie da comunicare, non solo problemi da esasperare.

    PER LAVORARE IN GRUPPO

    1. Partire da un «questionario -base»
    Si può partire da un «questionario-base» da costruire insieme. Ad esempio:
    • Quali atteggiamenti sono più diffusi tra i giovani di fronte a Cristo
    - Ammirazione, stima, indifferenza, condivisione.
    - Che ne pensano i tuoi amici di Cristo?
    - Chi è per te il Cristo?
    - Ti interessa il messaggio di Cristo o sei affezionato alla Persona?
    • Come incontrare il Cristo
    - Quali iniziative hai preso con i tuoi amici e quali esperienze hai vissuto con loro, per approfondire la conoscenza di Cristo e favorire l'incontro personale con Cristo?
    - Quali sono i limiti che si riscontrano nella presentazione della persona e del messaggio di Cristo?
    - Come abitualmente i giovani che conosci hanno incontrato Cristo?
    - Che cosa si può fare per annunciare il Cristo ai giovani oggi?
    - Quali sono gli aspetti del messaggio di Cristo che più si considerano e quali quelli che più si trascurano nella catechesi abituale?
    • Cristo e il mondo
    - Che cosa è cambiato con la sua venuta?
    - Che cosa ha significato il suo messaggio per gli uomini del suo tempo?
    - E questo messaggio in che senso è ancora valido oggi?
    2. Dalle interviste alla riflessione
    Si può anche partire dalla riflessione su delle interviste:
    - Ci si divide in piccoli gruppi e si va ad interrogare persone scelte tra credenti e non credenti.
    - In un secondo momento si mettono in comune le interviste e si riflette criticamente su ciascuna di esse.
    - Infine si redige un documento finale sul tipo: «Il Gesù della gente 1981» e si confrontano i risultati con il Gesù del Vangelo.
    3. «Se Cristo oggi incontrasse il tuo gruppo»
    Molto bella anche l'idea già sperimentata di costruire un dialogo sul tema «Se Cristo oggi incontrasse il tuo gruppo».
    4. La ricerca sul Vangelo
    Ma il cammino ovviamente più importante, il punto terminale di ogni impegno è la ricerca sul Vangelo, la lettura della Parola:
    - su una pista particolare: gli incontri di Gesù: Discepoli - Nicodemo - Samaritana - Paralitico...; i miracoli di Gesù...
    - su un tema particolare: riconciliazione, povertà, servizio; la vocazione, la gioia, la misericordia.
    - seguendo la traccia di un Vangelo: esempio: Marco: chi è Gesù; chi è il discepolo; chi e come l'uomo resiste a Gesù: la folla, gli scribi e i farisei, i parenti, i discepoli.
    5. Una ricerca culturale
    Altra pista quella della ricerca culturale:
    - Cercare di ricostruire l'ambiente storico della Palestina di Gesù: la vita politica e militare; le leggi e la religione; l'economia e l'organizzazione sociale; i gruppi, le forze ideali, le spinte conservatrici. Come ha agito e reagito Gesù in quel contesto?
    - Raccogliere le pagine più belle della letteratura su Gesù.
    - Raccogliere (tentando un montaggio con diapositive) la ricchissima documentazione su Gesù della storia dell'arte maggiore o anche locale.
    6. Una giornata di ritiro e l'incontro con un «testimone»
    A conclusione della ricerca in gruppo:
    - Si può prevedere l'incontro con un «testimone» di Gesù che dia corpo, esperienza alle intuizioni e alle scoperte fatte.
    - Si potrebbe fissare un ritiro spirituale per un incontro personale con Gesù nella preghiera.

    4. RICONCILIAZIONE - POVERTÀ - SERVIZIO PER UNA SCELTA D'AMORE

    La condizione giovanile sembra caratterizzata dall'emergere sempre più diffuso di fenomeni di violenza e di distruzione, o, se si vuole, di conflitto e di paura, che sono altre due dimensioni forse più profonde di un'unica realtà.
    D'altra parte, la violenza non è che un sintomo esterno di un atteggiamento interiore di conflittualità, che può manifestarsi sì nella violenza, ma anche nel consumo di sostanze stupefacenti o in altre pratiche di evasione dalla realtà.

    UNA PROPOSTA PER UN NUOVO STILE DI VITA

    Conflittualità e riconciliazione

    1. Accettare e comprendere la conflittualità
    Di fronte al sempre più diffuso fenomeno di estraneazione, un primo spunto di riflessione è rappresentato dall'urgenza di compiere uno sforzo di comprensione ed accettazione della realtà così come è, non tanto per viverla passivamente o acriticamente, quanto piuttosto per iniziare e dare corpo ad un serio lavoro di trasformazione.
    Un lavoro di trasformazione che non può prescindere da una rinnovata attenzione al dato reale, da una sua conoscenza e dalla non enfatizzazione degli aspetti negativi. Per fare delle scelte, e soprattutto delle scelte di servizio e d'amore, occorre innanzitutto « mettersi dentro» la realtà ed avere il coraggio di «sporcarsi le mani», proprio in un momento in cui più forte è la tentazione all'evasione, determinata dall'emergere delle realtà negative.
    2. La riconciliazione per superare la conflittualità
    Concretamente significa accettazione di una convivenza caratterizzata da forti conflittualità.
    L'atteggiamento che introduce ad una scelta di amore e di servizio è il gesto di riconciliazione; riconciliazione con sé e con gli altri, con il mondo nel quale si vive, con la natura.
    Questo atteggiamento non va pensato come superamento astratto del conflitto né come esorcizzazione del conflittuale (cioè di chi crea conflitto), né come un passare sopra al conflitto, facendo finta che non esista.
    La condanna stessa della violenza, anche di quella più efferata, risulta incompleta e parziale se non è accompagnata da uno sforzo di comprensione del malessere collettivo che sta dietro ed in qualche modo alimenta questi fenomeni.
    3. Scegliere la riconciliazione è realismo
    Calare nella realtà la scelta di riconciliazione, che è poi scelta d'amore, significa essere realisti. Significa cioè considerare il conflitto come una dimensione permanente dell'uomo, senza esorcizzare chi genera violenza, né mistificare il conflitto dicendo che non esiste quando invece c'è, coprendolo con espressioni superficiali di volontarismo e di falso irenismo.
    La strada da percorrere è un'altra: si tratta di vivere in prima persona la realtà conflittuale, cercandone il superamento attraverso l'assunzione di quanto di positivo esiste anche nell'atteggiamento radicalizzato di chi crea conflitto. Solo così potremo fare del conflitto una realtà non alienante ma liberante.

    Nuove domande tra i giovani

    Individuata nell'urgenza di «fare riconciliazione» in una società conflittuale, una prima e significativa esigenza, è possibile tentare una verifica dei bisogni giovanili fondamentali.
    Due sembrano essere i bisogni più sentiti: il recupero della soggettività e il bisogno di una nuova qualità di vita.
    1. Nuova qualità della vita
    L'urgenza di una nuova qualità della vita nasce come risposta ad una logica «quantitativa» che guida lo sviluppo della società.
    Ciò che conta è la produzione e la crescita dei consumi, e dunque la progressiva assimilazione delle logiche dell'appropriazione e dell'efficientismo. Il desiderio di un'esistenza qualitativamente diversa nasce proprio dalla costatazione che efficientismo, consumismo e produttività esasperata alla lunga non pagano. Tutto sommato, è la crisi dell'ideologia del progresso e del benessere illimitato che si intravvede dietro questi fenomeni. I giovani reclamano, anche se spesso inconsciamente, un nuovo modo di vivere i rapporti con gli altri e con il mondo.
    2. Il recupero della soggettività
    D'altra parte, l'esigenza del recupero della soggettività si contrappone ad un'eccessiva mitizzazione della politica, come possibilità di superamento delle alienazioni umane.
    Le esperienze passate in politica hanno manifestato valori e limiti, soprattutto hanno rivelato l'incapacità di esaurire tutte le aspirazioni della persona. Ecco quindi l'emergenza di una serie di bisogni legati più alla sfera della soggettività e riconducibili, sostanzialmente, ad alcuni valori di fondo che hanno come punto di riferimento il bisogno di identità personale.
    Nuova qualità della vita e recupero della soggettività sono però realtà ambivalenti, che nascondono, oltre a valori positivi, anche tendenze regressive (privatizzazione della vita, chiusura, qualunquismo diffuso, rifiuto di essere messi in luce) e sulle quali può essere costruito un discorso di servizio.
    In primo luogo il bisogno di identità personale, inteso come risposta ai processi di omologazione e di tabuizzazione della persona, fenomeni che si manifestano con particolare evidenza tra i giovani.
    Poi il bisogno di comunità, contro l'eccessiva funzionalizzazione dei rapporti interpersonali e l'inesistenza dei rapporti gratuiti, non dettati cioè dalla logica produttiva ed efficientista.
    Un terzo bisogno molto sentito è il recupero di una giusta dimensione del tempo. Oggi l'uomo ha perso il senso del tempo. La vita è vissuta con un ritmo incalzante, al punto che non si riescono più a cogliere tutto lo spessore dei momenti che si stanno vivendo, i rapporti con il passato, le proiezioni nel futuro.
    In ambito giovanile questa «perdita di senso» è presente in maniera rilevante; i giovani sono senza memoria, nel senso che vivono così intensamente ma ín maniera superficiale e disancorata dal passato il presente, da non sentirsi più parte di una storia che progredisce, diviene, si evolve.

    I nuovi bisogni interpellano la comunità cristiana

    L'emergenza di questi bisogni interpella anche la comunità cristiana chiamandola a vivere nuovi valori che siano in qualche misura modello di crescita umana. Urgentissimo è il recupero della povertà, che è sicuramente uno degli atteggiamenti più importanti per la costruzione di una nuova qualità della vita. La povertà non va pensata come rifiuto dei beni, ma come capacità di inventare un rapporto con le cose non più dominato dalla logica dell'appropriazione e del possesso, ma dalla logica della condivisione e della comunione dei beni.
    I cristiani hanno molto da dire in questo senso: basti pensare alla convivialità eucaristica e alla comunione fraterna che caratterizzavano le prime comunità. Come la povertà sta a testimoniare un rapporto non possessivo con le cose, il servizio presuppone un rapporto non possessivo con le persone. La stessa povertà, se si esaurisce nel rifiuto della ricchezza e non si aprisse alla compartecipazione e al servizio, risulterebbe del tutto sterile.
    In Cristo la completa spoliazione di sé - cioè l'annientamento sulla croce - è finalizzata e si comprende nel dono di sé: se così non fosse, il sacrificio non avrebbe alcun senso.
    In che cosa consiste dunque la scelta d'amore?
    Essenzialmente in questo:
    - Vivere la riconciliazione al di dentro dei conflitti.
    Vivere fino in fondo la povertà come risposta al bisogno di una nuova qualità della vita.
    - Vivere il servizio come espressione di un modo alternativo di stare con gli altri.
    - Vivere la non violenza per rinsaldare i rapporti e alimentare la comunità.
    1. Povertà
    La povertà è:
    - comunione: essere con gli altri per costruire la convivialità nel superamento della stretta giustizia come rapporto tra gli uomini fondato sul diritto, vivendo fino in fondo l'amore, che è gratuità e dono;
    - condivisione: usare dei beni per far crescere la fraternità mettendo ciò che si ha a disposizione degli altri; non ritenere le cose che Dio ha messo nelle mani dell'uomo proprietà assoluta ma cercare dei rapporti non possessivi, liberati dalla logica dell'appropriazione.
    2. Servizio
    Il servizio è la decisione di amare che diventa visibile.
    Amare i fratelli è un comando del Signore, ma dare corpo a questo precetto è un compito lasciato in gran parte a noi.
    Il servizio è un esercizio faticoso, perché esige libertà interiore, distacco da se stessi, gratuità, creatività, concretezza, continuità, preparazione e motivazione. Richiede il gusto delle scelte preferenziali, iniziando ad amare i più poveri, quelli che nessuno considera. Chi attua i servizi come scelta d'amore compie un'azione profetica: anticipa la presa di coscienza di altri, apre strade inedite, indica nuovi spazi di impegno.
    La prima forma di servizio è la conoscenza dei bisogni: dietro ogni bisogno vi sono persone che soffrono. È questo il primo passo per rendere possibile un impegno di servizio autentico.
    3. Non violenza
    Se si guarda la storia di ogni tempo la violenza appare come una realtà ineludibile. Ma il fine del cammino della storia non può che essere l'uomo, promosso in tutte le sue fasi e in tutte le sue tappe. Quindi nessun uomo può essere sacrificato ma deve ricevere quello che serve alla realizzazione della sua piena umanità. Costruisce la storia non chi violenta l'uomo, ma chi edifica per l'uomo, chi rinsalda i rapporti, chi alimenta la comunità.
    Ma una alternativa alla violenza esiste: è la non violenza.
    Non si deve intendere con questo termine un atteggiamento di apatia e di disinteresse; al contrario è un impegno che sovverte la mentalità dominante, capace di rifondare una convivenza basata su rapporti di fratellanza e di amore. Ma la non violenza gode oggi di poca credibilità. Per questo, chi ne sposa la causa, non deve soltanto dichiararlo, deve invece anche dimostrarne la efficienza e la «produttività sociale».
    Il primo passo da compiere è quello di scoprire la violenza nelle sue molteplici espressioni, individuando i vari modi in cui la persona umana viene colpita, mortificata, violentata.

    PER LAVORARE IN GRUPPO

    1. Povertà
    - Proposta di lettura e confronto con il Vangelo delle beatitudini. Non leggendolo in una cornice razionale-politica; non pretendendo di cavarne un manifesto politico nell'illusione di cancellare il povero e il ricco. Il problema non è abolire i poveri né abolire i ricchi: è di diventare tutti poveri.
    Come tutto il Vangelo, possiamo avvicinare queste pagine solo con una lettura di fede nella prospettiva del «Regno dei Cieli». Questa lettura ci aiuta a non fare del Vangelo un'utopia spiritualistica e nel contempo ci impedisce di cadere nell'utopia storicistica. Ci aiuta invece a confrontare l'utopia di Cristo con la nostra utopia. Le beatitudini sono dentro la tensione tra presente e futuro, ma questo futuro è il «futuro di Dio».
    Noi quale futuro vogliamo?
    - Verificare i propri rapporti personali, della nostra famiglia, del gruppo e della comunità con persone, cose, avvenimenti.
    2. Servizio
    - Rilevare, attraverso interviste, visite, colloqui, ecc., i bisogni presenti sul proprio territorio (anziani, ammalati soli, minori senza affetto, disoccupati, emigrati, handicappati).
    - Verificare l'esistenza di servizi pubblici o privati preposti a dare una risposta alle persone in stato di bisogno e valutare la «qualità» della risposta data.
    - Conosci esperienze di autentico servizio?
    - La tua famiglia è una comunità aperta al servizio dei fratelli?
    - Ti è chiaro il concetto di «volontariato» e di « servizio civile»?
    3. Non violenza
    - Svolgere una ricerca sui vari tipi di violenza rivelando i fatti dalla cronaca e dalla storia recente. Elaborare una classificazione secondo un possibile ordine di gravità.
    - Impostare una ricerca dal vivo, attraverso dialoghi in famiglia a scuola, nell'ambiente di lavoro, alla scoperta di episodi di violenza subita.
    - Mettere a confronto le realtà di violenza rilevate in generale con quelle eventualmente riscontrate nel proprio ambiente, quartiere o paese.
    - Elaborare tentativi di risposta alle situazioni rilevate o incontrate, proponendo soluzioni non violente.
    - Oggi tra i giovani sta aumentando il numero di coloro che danno corpo alla scelta non violenta, rifiutando il servizio militare e impegnandosi in servizi civili alternativi. Come giudicate questa scelta? La ritenete una testimonianza incisiva ed efficace?
    - Gandhi, M.L. King, G. Lanza del Vasto, don Lorenzo Milani, ciascuno con la propria caratterizzazione, sono stati testimoni di non violenza: quanto del loro messaggio a tuo parere è stato recepito in senso generale?


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