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    Maturità umana nella vita di coppia


     

    Carlamaria Del Miglio - Sabina Scotto Di Tella

    (NPG 1983-08-25)

    Un'analisi attenta dei dinamismi alla base della vita di coppia può favorire la comprensione dei problemi legati alla maturità di coppia e consentire la ricerca di soluzioni adatte. È certo che la coppia richiede cambiamenti importanti, e anche persone psicologicamente «sane» possono entrare in periodi più o meno lunghi di crisi.
    Inoltre, all'inizio della vita di coppia, non sempre i due partner hanno raggiunto un consistente livello di maturità psico-affettiva: il faticoso adattamento richiesto come coppia si aggiunge così al cammino verso la maturità individuale.
    Le due situazioni si intrecciano e si influenzano profondamente: talvolta facilitandosi reciprocamente per la presenza di un partner affettivamente più maturo, altre volte ostacolandosi.
    Comunque sia, va compreso che la vita di coppia non è un punto di arrivo, ma di partenza: è una vita da costruire in due, un progetto da realizzare giorno dopo giorno: è un percorso da tracciare verso una nuova e più ricca maturità individuale.

    MATURITÀ COME DIFFERENZIAZIONE RISPETTO ALLA FAMIGLIA E AGLI ALTRI

    L'individuo maturo è un individuo il cui Io non fa più parte della massa indifferenziata dell'Io familiare (1) e le cui energie non sono totalmente assorbite in rapporti simbiotici. Tale differenziazione avviene gradualmente.
    All'inizio l'Io è totalmente fuso con quello di altre persone e l'individuo immaturo, non autonomo, dipende totalmente dai sentimenti che gli altri provano nei suoi confronti: tutte le sue energie sono assorbite dallo sforzo di mantenere un certo sistema di relazioni attorno a sé. Questo comporta una scarsa capacità di affrontare la realtà cosicché alla minima difficoltà il soggetto reagisce dando segni di squilibrio emotivo. Per contro l'individuo maturo sviluppa una certa capacità, almeno potenziale, di differenziare il proprio Io, mentre la fusione si fa meno intensa.
    Gradualmente le energie impiegate nello sforzo di essere amato si riducono, mentre aumentano quelle rivolte ad attività autodeterminate. Tuttavia, finché l'Io non è ancora sufficientemente forte, cerca un'autorità esterna per affermarsi: per questo ci possiamo trovare di fronte sia alla persona autoritaria perché insicura, sia alla figura del ribelle per il quale l'autorità costituisce, proprio perché vi si oppone, un punto di riferimento fondamentale.
    Con la differenziazione dell'Io il conformismo diventa minore, mentre si vanno sviluppando energie che possono essere convogliate verso un preciso obiettivo. Il soggetto non è più totalmente preso dalle difficoltà relative al precario equilibrio del proprio sistema emotivo.
    La persona differenziata non è dogmatica; non ritiene gli altri responsabili del suo stato emotivo, della sua serenità o meno e il suo modo di comunicare con gli altri è adeguato.
    Quando i membri della coppia sono ancora fusi con il sistema familiare d'origine e non hanno raggiunto lo stadio di soggetti autonomi, cercano di mantenere un controllo sulla fusione del proprio Io con l'altro attraverso lo sviluppo di sintomi patologici o attraverso la conflittualità.

    La maturità come processo di maturazione

    Da quanto sopra riportato risulta evidente che la maturità non va considerata in senso statico, ma dinamico, come un processo di maturazione che ha luogo durante tutto l'arco della vita individuale.
    È un processo che si sviluppa a contatto con gli altri, con i membri della propria famiglia, con le figure significative del mondo extra-familiare, con il proprio compagno o la propria compagna nella coppia, ecc. Infatti nessun uomo è e può essere considerato come se fosse isolato, ma va visto inserito in un certo contesto da cui è influenzato e che a sua volta influenza. La maturazione va vista nella relazione individuo-ambiente.
    L'uomo tuttavia, essendo dotato di memoria, deve fare i conti anche con il proprio passato, al quale rimane legato: il suo modo di rapportarsi agli altri, di affrontare problemi, situazioni, persone nuove è frutto di un processo di apprendimento sviluppatosi fin dalla nascita.
    Inoltre l'individuo può continuare ad apprendere anche quando la giovinezza è finita, durante il periodo della cosiddetta maturità, senza irrigidirsi e mantenere atteggiamenti ormai inadeguati.
    Tale capacità di essere flessibili è particolarmente importante per la vita di coppia: infatti nel momento in cui due individui si uniscono formano una totalità che presenta caratteristiche diverse da quelle dei due membri separatamente presi.

    La maturazione della coppia come accomodamento reciproco

    Il rapporto tra uomo e donna per essere costruttivo deve essere accompagnato da un processo di accomodamento reciproco, nel senso che i due partner si stimolano e si modificano a vicenda. Ciascuno di loro ha imparato, nell'ambito della propria famiglia, a comportarsi secondo certe regole implicite, mai dichiarate apertamente e che forse verrebbero negate qualora se ne parlasse apertamente; ciascuno di loro ha appreso a fare certe richieste in un dato modo e a vederle soddisfatte, mentre constatava che un altro tipo di richieste ed un'altra modalità di rapportarsi agli altri veniva punita. Ognuno di loro ha alle proprie spalle un dato mondo, una data storia che non senza difficoltà dovrà mettere a confronto con quella dell'altro. Ciascuno dei due membri della coppia dovrà rivedere e rinegoziare i rapporti con la propria famiglia, con la famiglia dell'altro e con le persone del sistema extra-familiare. Ognuno dei due si comporterà secondo i modelli noti e cercherà di imporli all'altro, ma a contatto con uno stile di vita diverso dovrà in qualche modo cambiare.
    I comportamenti che venivano rinforzati, per esempio con l'attenzione o l'approvazione nella famiglia d'origine, possono essere accolti con indifferenza o anche fastidio da parte del proprio compagno. Questo naturalmente porterà a delle modificazioni con diminuzione della frequenza di certi comportamenti seguiti da disapprovazione ed un aumento di quelli seguiti da rinforzo.
    Talvolta ciascuno dei due partner presenta dei settori in cui manifesta una particolare rigidità e non accetta alcun suggerimento di cambiamento.
    D'altronde perché nell'ambito della coppia ci sia crescita di entrambi è importante la chiarezza di confini tra il proprio Io e quello dell'altro, in quanto permette di continuare ad esplicare la propria individualità senza indebite interferenze. Chiarezza dei confini non significa rigidità: infatti se i confini tra noi e l'altro fossero vere e proprie barriere la comunicazione sarebbe difficile; pure è necessario che essi siano netti, perché non ci siano intrusioni che ugualmente condurrebbero a una comunicazione disturbata, con lo sviluppo a volte di sintomi patologici.

    L'EQUILIBRIO TRA INDIVIDUAZIONE E COESIONE NEL RAPPORTO D'AMORE CON L'ALTRO

    Per M. Bertini (2) la maturazione individuale si sviluppa nel rapporto tra i due bisogni fondamentali: l'individuazione (intesa come realizzazione delle proprie potenzialità) e la coesione (ossia il rapporto produttivo con il mondo esterno). Ogni persona crescendo acquisisce una sempre maggiore capacità di esprimersi e procede verso la propria liberazione e l'acquisizione di crescenti responsabilità. Tuttavia tale processo può avvenire solo nello scambio continuo con gli altri e comporta l'affermarsi del bisogno di coesione sociale.
    L'equilibrio tra le due esigenze viene raggiunto solo nel rapporto d'amore che soddisfa il bisogno di coesione con l'altro, rispettando al tempo stesso quello di individuazione. Grazie a questo tipo di rapporto l'uomo può continuare a crescere e a evolvere psicologicamente: difatti non bisogna pensare, come si è fatto finora, all'età evolutiva come a un qualcosa che termina con l'adolescenza né alla maturità come ad un punto d'arrivo raggiunto con l'età adulta e con il matrimonio.
    Questo può esser visto come una nuova fase: in essa l'individuo che ha superato l'egocentrismo tipico dell'infanzia «è adesso un'unità psicologica singolare e irrepetibile, che avendo preso finalmente coscienza di sé può liberamente amare un altro; non solo saprà riconoscerlo come diverso e separato, ma saprà anche amarlo in un reciproco scambio di natura oblativa» (3).

    L'amore è un'arte che si può apprendere

    È nel corso di questa fase che bisogna imparare ad amare l'altro, dal momento che tale capacità non è innata, non è connessa al fatto di essere degli individui maturi, né è data una volta per tutte.
    L'amore è invece un'arte, cioè qualcosa che si può, anche se faticosamente, apprendere: chi si avvicina ad esso con semplicismo e presunzione, credendo di non aver nulla da imparare, avrà certamente dei problemi nel rapporto con il partner (4).

    Atteggiamenti a cui abilitarsi per amare

    Perché si possa parlare di amore e non di una unione simbiotica in cui le individualità si annullano devono essere presenti una serie di elementi: la premura, la responsabilità, il rispetto, la conoscenza.
    La premura è tipica della madre che si prende cura del proprio bambino, così come di ogni individuo che lavora e dedica il proprio tempo e le proprie energie alla persona o alla cosa che dice di amare. Il senso di responsabilità nei confronti dell'altra persona é sentirsi pronti a rispondere di questa come si farebbe di se stessi. Questi atteggiamenti potrebbero divenire dominio e possesso se non ci fosse rispetto che è proprio di chi conosce e accetta la persona amata per quello che è e la aiuta a crescere secondo le sue tendenze senza pretendere che si adatti alle proprie. Solo una persona autonoma è capace di guardare a fondo nel cuore dell'altra e di rendersi conto del suo stato prima che lei parli, delle sue preoccupazioni, della sua solitudine, delle sue ansie. Così nell'unione di due persone, che pur vicine rimangono distinte, è possibile per l'uomo l'esperienza, altrimenti impossibile, della conoscenza dell'altro e di se stesso.
    Questo è l'amore maturo, riassumibile nella formula «sono amato perché amo», «ho bisogno di te perché ti amo», a differenza dell'amore infantile che può invece essere espresso da «amo perché sono amato» e «ti amo perché ho bisogno di te».

    L'amore è maturo quando le diverse forme d'amore si arricchiscono

    Contrariamente a quanto comunemente si pensa, la persona che ama esclusivamente un'altra e non è capace di amare attraverso questa la vita, il mondo ed altre persone, non ama veramente; è solo unita in maniera simbiotica al partner e questo stato, anche se inizialmente potrà apparire meraviglioso, prima o poi sarà fonte di sofferenza. Infatti il suo sentimento è una forma di egoismo nascosto dietro le sembianze dell'amore.
    Come Nietzsche osserva: «Ma quanto mai chiaramente si tradisce l'amore dei sessi come impulso alla proprietà: l'amante vuole l'incondizionato, esclusivo possesso della persona da lui ardentemente desiderata, vuole un assoluto potere tanto sulla sua anima che sul suo corpo, vuole essere amato lui solo e prendere stanza nell'anima dell'altro come il bene più alto e desiderabile... Ci si meraviglierà effettivamente che questa selvaggia avidità di possesso e questa ingiustizia dell'amore sessuale sia stata a tal punto esaltata e divinizzata, come è accaduto in tutti i tempi, e che anzi da questo amore si sia ricavato il concetto d'amore contrapposto all'egoismo, mentre questo è proprio l'espressione più spregiudicata dell'egoismo stesso» (5).
    Esistono infatti diverse forme d'amore, quello fraterno e quello materno, quello tra un uomo e una donna, quello per il proprio lavoro, quello per se stessi, quello per Dio; nessuna esclude l'altra, né si è mai impoveriti dal dare e manifestare questo amore, anzi ci si arricchisce continuamente e si diventa sempre più capaci di donare.

    L'amore di sé nell'amore di coppia

    Anche nel rapporto di coppia va mantenuto l'amore per se stessi da non confondere con l'egoismo: questo è infatti mancanza di amore sia per se stessi che per gli altri. Quando si parla di amore di sé si pensa in genere a qualcosa di negativo, dimenticando che è un concetto implicito anche nell'«ama il prossimo tuo come te stesso» (e non più di te stesso). Per comprendere, aiutare, donarsi all'altro rispettandone l'autonomia è necessario avere un profondo rispetto anche per la propria integrità, la propria umanità, il proprio essere. Ciascuno deve quindi realizzare se stesso nello scambio con l'altro; il rapporto tra uomo e donna si presenta così come un rapporto di «" dipendenza " tra due persone " indipendenti ", nessuna delle quali ha un bisogno egocentrico dell'altro. La dipendenza è da intendersi sì ancora nel senso che l'uomo ha bisogno dell'altro per crescere, ma la crescita si realizza proprio nella misura in cui l'uno e l'altro anziché " dipendere "... compartecipano la propria identità» (6).
    Attraverso l'amore è possibile superare il senso di isolamento e di separazione (realizzando la coesione) e conservare la propria integrità (sviluppando la individuazione).

    IL RAPPORTO CON LA PROPRIA ISTANZA ETEROSESSUALE NELL'AMBITO DELLA COPPIA

    Ai fini del nostro discorso sulla maturità nell'ambito della vita di coppia è opportuno fare alcuni cenni sui concetti di «archetipi» e di «inconscio» secondo Jung.
    Gli archetipi rappresentano i contenuti dell'inconscio collettivo, delle immagini presenti in tutti i tempi e in tutti gli uomini. L'inconscio per Jung è la sede delle immagini primordiali universali, ossia degli archetipi; questi non sarebbero frutto dell'esperienza individuale, ma apparirebbero universali. Nell'analisi dei miti di diverse popolazioni e dei deliri di soggetti psicotici emergono simboli la cui origine si può spiegare solo con l'esistenza di uno «strato più profondo che non deriva da esperienze e acquisizioni personali... è identico per tutti gli uomini e costituisce un substrato psichico comune di natura sovrapersonale presente in ciascuno» (7).
    L'inconscio individuale non rappresenterebbe che una parte di quello collettivo.

    La vita umana come confronto tra Anima e Animus

    Ora tra gli archetipi quello dell'anima appare come una personificazione di una figura femminile (l'Anima) nell'uomo e di una figura maschile nella donna (l'Animus). Sarebbero la dimensione femminile che esiste nell'uomo e la dimensione maschile che esiste nella donna, dimensioni che, finché restano inconsce, tendono ad esser proiettate sul partner distorcendolo e creando delle aspettative che poi saranno deluse, dal momento che si finisce con l'ignorare la persona reale.
    Quindi «per essere veramente in rapporto con l'altro è necessario conoscere la propria realtà interiore. Perché un rapporto sia creativo per entrambi e si fondi su fattori ineliminabili, è indispensabile che ciascuno abbia una relazione cosciente con la propria istanza eterosessuale (Anima o Animus)» (8). Solo in questo modo è possibile avere un rapporto più vero e più ricco con la persona reale e non con la sua immagine distorta e deformata dalla nostra rappresentazione.
    Per l'uomo l'Anima sarebbe una sorta di soffio vitale, che «fa credere all'uomo cose inverosimili: affinché la vita sia vissuta. Come Eva nel paradiso terrestre non fu contenta finché non ebbe convinto Adamo della bontà della mela proibita, l'anima è piena di lacci e di tagliole tese per far cadere l'uomo, fargli raggiungere la terra, svilupparvisi, e restarvi legato: affinché la vita sia vissuta. Se non fosse per l'agitazione e l'iridescenza dell'anima, l'uomo si impaluderebbe nella sua massima passione, in pigrizia, cui fa da avvocato un certo tipo di ragionevolezza e che un certo tipo di moralità approva» (9). L'uomo la teme perché essendo la vita stessa ha in sé il bene e il male, è l'assenza di regole, l'assurdità dell'esistere e pur essendo un «caotico impulso vitale essa racchiude tuttavia anche uno strano significato, come una scienza segreta o una saggezza nascosta, che contrasta con la sua natura elfica irrazionale» (10). È quindi ciò che dà un senso alla vita, è saggezza e follia, disordine il quale cela in sé un ordine che la mente umana dovrà scoprire. Come l'uomo deve entrare in relazione con l'Anima, così la donna dovrà trovare un adeguato rapporto con il proprio Animus, ossia con la propria parte maschile, razionale, con la propria capacità discriminatrice.

    La mutilazione di una parte di sé nell'attuale società

    Questo confronto con la parte di sé che si è sempre negata non può non portare sia l'uomo che la donna a una situazione di conflittualità con la società in cui vivono, che impone invece ad entrambi dei ruoli rigidi, incurante dell'impoverimento e dell'infelicità che derivano dalla polarizzazione delle caratteristiche «maschili» e «femminili». L'incomprensione e la solitudine possono essere il prezzo da pagare per veder crescere la propria individualità e per progredire in questo senso potrà anche essere indispensabile sopportare la mancanza di punti di riferimento precisi.
    E necessaria così una notevole forza per maturare a chi sente il bisogno di non conformarsi in tutto e per tutto a quanto gli viene imposto dall'esterno, onde affermare la propria unicità anche perché quando si violano determinate norme sociali insorgono gravosi sensi di colpa.
    La mutilazione di una parte di noi stessi comporta, sia negli uomini che nelle donne, lo svilupparsi di aggressività, legata alla trasformazione di energie che potrebbero essere rivolte verso fini costruttivi in forme e comportamenti distruttivi.

    Alcune esemplificazioni

    In questa mutilazione l'uomo perde quella fondamentale parte di sé che é legata al sentimento, alla creatività, alla fantasia, dal momento che queste caratteristiche nella nostra società sono considerate poco'«maschili»; egli finisce col ridursi al livello di quell'essere freddo, lucido, razionale, che ha perso non solo la capacità di esprimere determinati sentimenti, ma forse anche la propria sensibilità, inaridendosi.
    La donna invece, ugualmente privata della possibilità di esprimere e di sviluppare un'importante parte di sé, viene intrappolata facendo leva sui sentimenti o, meglio, sul sentimentalismo. Ancor oggi nello scegliere il tipo di studi, la donna è sovente portata a pensare che poiché un domani si sposerà è opportuno che non faccia scelte incompatibili con quello che è il matrimonio (naturalmente con quello che è il matrimonio per la donna, non per l'uomo). E un domani presterà gratuitamente il suo lavoro di casalinga. Dovrà seguire il marito se questi avrà bisogno di trasferirsi, abbandonando anche la sua attività professionale: tutto le sarà richiesto come segno d'amore verso il coniuge o verso i figli. E questo mentre nessuno si sognerebbe mai di pretendere altrettanto da un uomo.
    Non otterrà nessun riconoscimento, giacché non ha fatto altro che compiere il suo «dovere». Forse, se avesse appreso fin da bambina ad esprimere anche il suo «maschile», non si sarebbe fatta rinchiudere nella «gabbia» dei sentimentalismi riservata solo alle donne ed ora potrebbe esprimere sentimenti veri nei confronti delle persone che la circondano.
    Perciò solo attraverso un diverso rapporto con se stessi, senza negare alcuna parte della propria personalità, anche se culturalmente è ritenuta tipica dell'altro sesso, è possibile sviluppare un rapporto migliore con il partner per quello che veramente è: un rapporto creativo, più ricco, benché forse più difficile.

    CONCLUSIONE

    «Amatevi l'un con l'altra,
    ma non fatene una prigione d'amore:
    Piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime
    un moto di mare.
    Riempitevi a vicenda le coppe,
    ma non bevete da una coppa sola.
    Datevi cibo a vicenda,
    ma non mangiate dello stesso pane.
    Cantate e danzate insieme e siate giocondi,
    ma ognuno di voi sia solo,
    Come sole sono le corde del liuto,
    sebbene vibrino di musica uguale.
    Datevi il cuore,
    ma l'uno non sia il rifugio dell'altro,
    Poiché soltanto la mano della Vita
    può contenere i vostri cuori.
    Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
    Poiché il tempio ha colonne distanti,
    E la quercia e il cipresso non crescono
    l'uno all'ombra dell'altro» (11).

    È possibile crescere insieme nella coppia solo a certe condizioni: l'uno non deve limitare l'altro con la propria possessività né cercare di modellarlo secondo i propri desideri. Infatti è impossibile la crescita se l'uno vive soltanto in funzione dell'altro e dipende dall'altro psicologicamente per ogni decisione, come pure se abbandona totalmente i propri interessi e ideali per seguire quelli dell'altra persona. L'arricchimento reciproco è possibile solo tra due soggetti che mantengono integra la loro personalità, la loro capacità di pensare, di decidere, di agire autonomamente le loro amicizie, i loro gusti, perché solo così sarà possibile lo scambio tra due persone che hanno molte cose in comune ma rimangono distinte.

    NOTE

    (1) M. BOWEN, Dalla famiglia all'individuo, Astrolabio, Roma, 1979.
    (2) M. BERTINI, Il matrimonio come processo di evoluzione psichica, in L. ANCONA, Nuove questioni di psicologia, La Scuola, Brescia, 1972, II vol. p. 123-153.
    (3) M. BERTINI, ibid., p. 125.
    (4) Cf E. FROMM, L'arte d'amare, Mondadori, 1968.
    (5) F. NIETZSCHE, La gaia scienza, Adelphi, Milano, 1977, p. 49.
    (6) M. BERTINI, ibid., p. 141.
    (7) C. JUNG, Gli archetipi dell'inconscio collettivo, Boringhieri, Torino, 1977.
    (8) A. CAROTENUTO, Il labirinto verticale, Astrolabio, Roma, 1981, p. 94.
    (9) C. JUNG, ibid., p. 53.
    (10) C. JUNG, ibid., p. 53.
    (11) G.K. GIBRAN, Il profeta, Guanda, 1977, p. 31-32.


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