Giovane donna
Maria Teresa Bellenzier
(NPG 1983-03-27)
Da una indagine recente tratti di omogeneità e di diversificazione nella religiosità di maschi e femmine.
Cosa c'è di vero nell'opinione comune che le donne sono più religiose degli uomini? Può bastare, a sostenere tale opinione, il constatare che il numero di donne presenti in chiesa la domenica, e soprattutto nei giorni feriali, è ancora oggi maggiore di quello degli uomini? O bisogna dar peso ai dati statistici che mettono in luce un calo di frequenza femminile, particolarmente rilevante per le classi giovanili?
Ma poi, al di là del numero di donne praticanti, esiste un modo «femminile» di vivere ed esprimere la fede?
Abbiamo cercato una risposta nell'inchiesta a cura di Milanesi, Oggi credono così, pubblicata di recente dalla LDC. Inchiesta che ha messo a confronto due campioni di giovani dai 18 ai 25 anni, formato il primo da appartenenti ad associazioni di vario tipo (formative, sportive, politiche, culturali), il secondo da non aggregati. In entrambi i campioni erano rappresentati i due sessi in percentuali quasi eguali.
Analizzando i risultati dell'indagine, appare subito poco dimostrabile l'ipotesi di una religiosità tipicamente «femminile». Le risposte infatti presentano variazioni significative non in rapporto al sesso bensì all'appartenenza al primo o secondo campione. Agli effetti di avere una certa visione della vita e della fede, appare cioè molto più determinante il far parte o meno di gruppi strutturati, che non l'essere uomo o donna.
Prendiamo ad esempio la tabella che illustra gli orientamenti nei confronti di valori e dimensioni della vita. Risulta che nel primo campione sia maschi che femmine indicano come più significativi per loro al primo posto i valori sociali-amicali, al secondo quelli appartenenti alla dimensione personalistico-esistenziale, al terzo quello dello studio-lavoro, poi quelli religiosi e quelli familiari. Anche la graduatoria del secondo campione vede nei primi sei posti indicazioni eguali per maschi e femmine, sia pure con qualche diversità, e cioè: studio-lavoro, dimensione personalistica, valori sociali-amicali, familiari, dimensione individualistica, niente proietti (per le femmine i valori familiari sono al 2° invece che al 4° posto). Per entrambi, i valori religiosi sono al 9° posto.
Nella seconda parte della graduatoria le variazioni sono più numerose, mai tali però da portare ad un avvicinamento fra le risposte femminili dei due campioni piuttosto che a quelle maschili dello stesso campione.
Venendo all'ambito più specificatamente religioso, e prendendo in considerazione i comportamenti più significativi, quali la preghiera, la frequenza alla Messa e all'Eucaristia, nel primo campione si riscontrano indicazioni molto omogenee. Nel primo campione sia maschi che femmine indicano nell'ordine di pregare spesso, raramente, mai; di andare a Messa raramente, mai, spesso; di accostarsi all'Eucaristia spesso, mai, raramente. Nel secondo campione invece le femmine dichiarano di pregare spesso molto più dei maschi; per quanto riguarda la frequenza alla Messa, esse si suddividono in parti quasi eguali fra spesso, raramente, mai; mentre per i maschi si ha una notevole diversità fra mai (50,31%) e spesso (31,48%). E per l'Eucaristia prevalgono le risposte femminili per il raramente (43,95%), mentre quelle maschili sono in maggioranza per mai (59,56%).
Anche per quanto riguarda i contenuti della fede, le indicazioni fornite da maschi e femmine del primo campione sono in graduatoria parallela, con lievi varianti. È la tabella che ha riscontrato in assoluto il maggior numero di non risposte da parte di tutti gli intervistati. Anche la seconda indicazione è comune a tutti, e cioè una fede generica (ed è uno dei pochissimi casi in cui le risposte femminili sono fra loro più vicine che con quelle dei maschi dei rispettivi campioni. Altro caso del genere è la considerazione della fede come irrazionalità e alienazione, per la quale le indicazioni femminili sono entrambe più basse, e vicine fra loro, di quelle maschili).
Dal 3° posto in poi, circa i contenuti della fede, cominciano le differenze fra i due campioni: per il primo (maschi e femmine) si ha il cristocentrismo, per il secondo l'assolutizzazione di contenuti laici; al 4° posto il primo campione pone la fiducia negli altri, il secondo gli ideali non assolutizzati. Il cristocentrismo nel secondo campione è relegato al 9° posto (le femmine) e all'i 1° (i maschi). All'ultimo posto della graduatoria, per tutti, la critica alle istituzioni religiose.
La tabella che riporta le definizioni di Dio presenta maggiori variazioni. Tuttavia anche qui maschi e femmine del primo campione sono abbastanza concordi nella graduatoria delle loro risposte, che pone nell'ordine: Dio come amore, come immagine securizzante, la dimensione metafisico-teista, e vede anche un buon numero di non so e non risposto (più basse invece nel secondo campione). Agli ultimi posti ci sono agnosticismo e ateismo, Dio come proiezione dell'umano e come Super-Io collettivo: voci che nel secondo campione vengono indicate molto di più. Da notare però che l'ateismo è indicato in entrambi i campioni più dalle femmine che dai maschi. La voce Dio come giustiziere è la più variamente valutata: da un minimo di 0,81% per i maschi del primo campione al 2,16% per quelli del secondo campione. Inversamente, si ha 1,23% per le femmine del primo campione, e 0,96% nel secondo campione.
Quale può essere la spiegazione di una simile omogeneità di vedute nei componenti del primo campione? Nelle associazioni di ispirazione religiosa, si può attribuire il fatto allo stesso tipo di formazione e istruzione religiosa che ormai quasi dovunque ricevono maschi e femmine, senza più quelle caratterizzazioni una volta presenti nella proposta di spiritualità maschile e femminile. Negli altri casi, agisce probabilmente il fatto di fare assieme una esperienza di gruppo, con il conseguente confronto e inevitabile assimilazione di opinioni e atteggiamenti, specie nei gruppi politici.
Nel campione di giovani non aggregati si nota invece una maggiore diversificazione fra risposte femminili e maschili. Le donne rispondono un po' di più secondo l'immagine tradizionale di una religiosità femminile: privilegiano infatti i valori familiari ed erotico-sentimentali, pregano, vanno a messa e fanno la comunione più dei maschi del loro campione; sui contenuti della fede fanno registrare il maggior numero di indicazioni su fede generica, ma più dei maschi la considerano anche cristocentrica e con riferimento all'istituzione ecclesiale. Sono però anche più numerose nel rifiuto di ogni fede o nell'ateismo.
Laddove è in atto un'opera formativa esplicitamente religiosa (associazionismo cattolico), o più in generale dove i due sessi fanno esperienza di gruppo, nelle risposte femminili emergono tratti piuttosto validi: cristocentrismo, Dio come amore e presenza securizzante, la scarsa considerazione del Dio giustiziere. Il gruppo delle donne non aggregate appare su posizioni meno aggiornate e più conformiste, più influenzato da una religiosità abitudinaria. Al tempo stesso però vi sono sintomi di un più netto allontanamento dall'ambito religioso, e su ciò ha probabilmente influito anche un discorso femminista, — o meglio, ciò che di esso è stato più facilmente divulgato — fortemente critico nei confronti della Chiesa e del modello formativo cattolico.
Se si tiene presente che i giovani non aggregati sono la stragrande maggioranza, occorre prendere atto che la massa femminile giovanile non sembra costituire più il punto di forza di un lavoro pastorale che ad essa aveva sempre attinto abbondantemente specie per la catechesi ed altri servizi ecclesiali. È molto più facile infatti passare da una religiosità tradizionale, sostanzialmente acritica, all'estremo opposto del rifiuto totale.
Quello di cui ha bisogno tutto il mondo giovanile, indipendentemente dal sesso, è una proposta autentica e schietta del messaggio cristiano, mirante a suscitare risposte convinte, totali e coerenti.