(NPG 1984-06-3)
La rivista ha affrontato in questi ultimi tempi con numerosi contributi il tema di una educazione dei giovani. L'argomento ci era sembrato particolarmente importante per la sensazione che qualcosa stesse cambiando nella realtà giovanile e che, in qualche modo, questo doveva riflettersi sulla prassi educativa.
Abbiamo innanzitutto ascoltato i giovani. Essi ci hanno rivelato un vissuto orientato particolarmente sugli aspetti di soggettività, di responsabilità, di autonomia e di ricerca della felicità nel quotidiano senza grandi ideali e prospettive.
Ci siamo chiesti che cosa significasse tutto questo.
Due dossier su «giovani e morale» (gennaio e ottobre 1982) hanno portato la riflessione sul rapporto tra soggettività e oggettività nell'esperienza morale e si è cercata una «riformulazione» dell'esperienza morale a partire dal desiderio di felicità dei giovani.
Ora, riprendendo in parte i discorsi fatti, abbiamo voluto muoverci maggiormente verso una proposta più vicina all'attività educativa.
Da più parti si sentiva l'esigenza di un «itinerario educativo» che indicasse non solo dei principi, o delle mete, ma anche come potesse articolarsi una abilitazione progressiva della coscienza morale dei
giovani che, da una parte, tenesse conto dei dati emergenti dalla loro condizione e cultura e, dall'altra, dei dati oggettivi della esperienza umana nella sua caratterizzazione morale.
Indichiamo le grandi fasi di questo itinerario, rimandando all'articolo di Mario Comoglio per il suo approfondimento.
Esso prevede cinque fasi o passaggi:
- dall'accettazione alla collaborazione;
- dall'accettazione al recupero;
- dalla testimonianza alla comunione e al riconoscimento;
- dal riconoscimento ad una assimilazione del valore;
- dall'assimilazione e consolidamento alla creatività morale.