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    Educare l’amore. Percorso per fidanzati /2

    Raffaele Gobbi

    (NPG 2010-02-62)


    Oggi nei rapporti affettivi si dà molta importanza alle emozioni e ciò ha indubbiamente degli aspetti positivi: sentire vibrare insieme le corde del cuore, trovare quello spazio di intimità e complicità che rende promettente il rapporto di coppia, scuotersi di dosso una routine dove l’imperativo è quello dell’efficienza. Nell’emozione dell’incontro con l’amato ogni cosa è illuminata. Si tratta di un momento magico, dove si vive lo stupore, la freschezza, il fascino di qualcosa di unico che coinvolge la persona.[1]

    Ogni cosa è illuminata

    L’amore nasce sempre da un impatto, una fascinazione: il colore degli occhi, il tono della voce, la serenità o il coraggio con cui lui/lei affronta la sfida della vita, il lavoro, i problemi. L’amore capita, impatta e risveglia freschezza ed energia prima inesplorate. Dentro a tutto questo dinamismo, questo mare di emozioni, c’è una promessa: possiamo stare bene insieme, possiamo costruire una comunione che sia per sempre. Al fondo delle emozioni c’è un iniziale barlume di eternità: «vorrei non finisse mai!».
    L’emozione è il colore dominante nella fase dell’innamoramento che è il principio, la sorgente e la primavera dell’amore. È il tempo della spontaneità e dell’istintività; l’altro appare necessario, un bisogno di cui non si può fare a meno senza sentirsi cadere nel vuoto. L’arte della seduzione aiuta a mostrare il meglio di sé, la propria bellezza che deve colpire, affascinare.
    Le emozioni di certi momenti speciali vanno custodite con premura: il giorno in cui ci si è messi insieme, la prima volta che si è sentito un «ti amo!», ecc. Ad esse fa bene ritornare, come ad una memoria che rinfranca, quando il percorso a due è più difficoltoso.

    «Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita…» (1Gv 1).

    La fede, proprio come l’amore, nasce da un impatto, da un incontro concreto, sensibile, che cambia radicalmente la vita perché scatena emozioni e sentimenti, come si può intuire dallo scritto di Giovanni. Come per l’amore, è difficile pensare ad una fede matura che non conosca l’emozione (e non è detto che debba essere sempre una emozione piacevole), nella consapevolezza, comunque, che essa porta ben oltre.

    Cool e click

    Il rischio nasce dal fatto che a farla da padrone oggi sono le emozioni forti, accecanti, immediate, di fronte alle quali la capacità di esprimere e comunicare è veramente in difficoltà. L’emozione, per sua natura, tende ad essere l’oggetto principale dell’attenzione, nella ricerca di continue gratificazioni. Ed è poi esposta a manipolazioni e pressioni dalle spinte omologanti della cultura (le emozioni sono anche «costruzioni» sociali).
    Non di rado è difficile anche chiamarle emozioni, perché dall’etimo «emozione» significa portare fuori (e-movere)… qui è difficile appunto portare fuori, esprimere, dire parole (d’amore).
    L’emozione a briglia sciolta tende a rinchiudere il soggetto in se stesso, lo mura vivo, impedendogli di maturare proprio a contatto con l’alterità dell’altro. Queste emozioni senza un orizzonte di futuro, senza speranza, alla lunga saturano e creano un retrogusto che somiglia ad un mix di indifferenza e di cinismo. Può suonare strano, ma l’emotivismo tende a scivolare nell’apatia, nell’indifferentismo.
    Due situazioni che influenzano chi vive un rapporto di coppia in questo contesto:
    – la parola «cool», che in inglese significa fresco, brillante: desidero rimanere fresco, spumeggiante rispetto a qualsiasi rapporto, non diventare caldo, non incendiarmi troppo, perché so che tanto prima o poi finirà.
    – Il connettersi e sconnettersi con gli altri – basta un click – via email, blog, social forum, sms, mms. Decido sempre io quando e con chi collegarmi, a chi rispondere o meno; la relazione non è volto, a volte non eludibile, non superabile… ma virtualità; basta un click, la pressione su un tasto, decisa in autonomia, per avviare e concludere una relazione… dominati dall’emozione del momento.
    È la logica del «fa’ solo e sempre quello che ti senti, che ti va»: l’esperienza della coppia viene vissuta come ricerca di forti emozioni, e se poi non ci si emoziona più, vuol dire che la relazione non funziona. Del rapporto conta soprattutto la capacità di gratificazioni che se ne ricava; l’io è l’inizio e la fine, senza uno stare di fronte alla realtà dell’altro.

    «Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa. Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello. Ho aperto allora al mio diletto, ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa. L’ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non m’ha risposto» (Ct 5,2.5-6).

    L’innamorata, mossa da emozioni forti, manca l’incontro con l’amato. La logica delle emozioni forti si dimostra alla fin fine insufficiente, manca proprio nel cogliere l’altro al di là delle reazioni che scatena in se stessi. Ci vuole un passo ulteriore.

    Dalle emozioni ai sentimenti

    I sentimenti sono questo passo ulteriore, la naturale evoluzione e maturazione delle emozioni, nel senso che non riguardano solo i sensi ma sempre più il mondo interiore e spirituale; non vivono veloci e fugaci ma di tempi distesi e calmi; vanno a braccetto con la sosta per pensare e con la cura nello scegliere le parole per comunicare.
    Il sentimento è un’emozione diventata consapevole, elaborata e assunta dalla persona che è anche intelligenza, valori, ideali, motivazioni. Quando io riesco a dare un nome all’emozione, a capirne le cause, ad osservarla dall’esterno, allora sono in grado di non lasciarmi dominare da essa ma posso riconoscerla, assumerla, gestirla e integrarla. Così posso far crescere e maturare la relazione d’amore.
    Non si perde in naturalezza e spontaneità, tutt’altro; si guadagna in profondità e verità. I sentimenti migliori sono la parte di verità delle emozioni.

    «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta» (1Gv 1,3-4).

    Dopo l’impatto e il fascino della persona di Gesù, Giovanni presenta il bisogno della comunione attraverso l’annuncio e la condivisione della gioia. Nei sentimenti dei fidanzati c’è l’inizio di un cammino di comunione e l’assaggio di quel dono prezioso che è la gioia. Il dire se stessi e il sentirsi detti dall’amato mostrano una profondità nuova nel rapporto. La fede, come l’amore, tende ad aprire, aspira alla comunione.

    Addestramento affettivo

    Qui si comincia ad intuire la ricchezza e la bellezza del fidanzamento che è un tempo in cui divenire consapevoli, padroneggiare ed evolvere le emozioni proprie e del partner; è un tempo di reciproco «addestramento» affettivo: io sempre più capisco e «uso» per il bene le emozioni che tu mi susciti, e tu altrettanto. Questo percorso è tanto più necessario oggi, visto che è abbastanza diffuso un certo analfabetismo dei sentimenti, dato l’appiattimento sull’emotivismo. Le emozioni comunque non sono «sbagliate»: vanno comprese e inserite in un cammino, che non è una forzatura ma il loro naturale destino, la loro verità.
    Amare con tutto il cuore significa allora dare ascolto attento alle proprie emozioni, per cogliere come un dono le emozioni dell’altro. Mi alleno a fronteggiare la forza delle tue emozioni, belle e brutte che siano, a rendermi conto di cosa provocano nel tuo mondo interiore. Non evito il pensiero che portiamo dentro anche emozioni che tendono a negatività (aggressività, egocentrismo, gelosia, ecc.) e serenamente prendo le distanze. Spontaneamente entra in gioco il legame, il legame tra me e te nel segno dell’amore, il legame tra il presente e il futuro nel segno della promessa di bene, il legame tra emozione e sentimento nel segno del cuore. Convenzionalmente potremmo definire «cuore» proprio il luogo e contemporaneamente il frutto del legame naturale, non forzato od imposto dall’esterno, fra quelle che abbiamo definito emozioni e sentimenti.
    Tutto questo è un prendere sul serio quel germoglio di eternità che alberga, fragilissimo ma promettente, in ogni innamoramento (quanto i giovanissimi e giovani oggi amano il «forever», il «per sempre»!).

    «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!» (Ct 8).

    Nelle emozioni e nei sentimenti dell’innamoramento brilla un riflesso dell’ardente amore con cui l’On­nipotente ama l’umanità. La buona notizia per i fidanzati è che proprio nel loro amare sta una singolare possibilità di comprendere meglio l’annuncio cristiano del Dio Amore.

    Ide-azione

    * Una riflessione approfondita e utile su affetti, emozioni, sentimenti si trova nel testo di Francesco Botturi – Carmelo Vigna (a cura di), Affetti e legami, Vita e Pensiero 2004.
    Michel Lacroix (Il culto dell’emozione, Vita e Pensiero 2002) argomenta contro l’eccessivo rilievo e peso accordato alle emozioni nella società di oggi, a scapito della profondità del sentire.

    * La poesia è da sempre uno dei modi con cui le emozioni e i sentimenti dell’innamoramento vengono espressi. Una poesia d’amore è un’alfabetizzazione della forza e della bellezza dell’amore. Invitiamo i fidanzati a rispecchiarsi in una poesia d’amore, a lasciarsi provocare dalla lirica; forse verrà il desiderio di scrivere alcuni versi. Per chi accompagna i fidanzati è inoltre un buon modo di ricordare che per chi è innamorato «ogni cosa è illuminata»!
    Ecco un testo di Vladimir Majakovskij – TU – dove spicca l’esultanza di una persona innamoratissima, impazzita dalla gioia di un incontro. Majakovskij si consegna nelle mani dell’amore, affida il suo cuore. Libero proprio in forza del legame con la donna amata…

    TU
    Poi sei venuta tu,
    e t’è bastata un’occhiata
    per vedere
    dietro quel ruggito,
    dietro quella corporatura,
    semplicemente un fanciullo.
    L’hai preso,
    hai tolto via il cuore
    e, così,
    ti ci sei messa a giocare,
    come una bambina con la palla.
    E tutte,
    signore e fanciulle,
    sono rimaste impalate
    come davanti a un miracolo.
    «Amare uno così?
    Ma quello ti si avventa addosso!
    Sarà una domatrice,
    una che viene da un serraglio!»
    Ma io, io esultavo.
    Niente più giogo!
    Impazzito dalla gioia,
    galoppavo,
    saltavo come un indiano a nozze,
    tanto allegro mi sentivo,
    tanto leggero.

    * Il film di Gus Van Sant Paranoid Park riguarda il mondo dell’adolescenza ma può far molto riflettere su cosa significhi restare bloccati nel proprio mondo interiore, prigionieri delle proprie inespresse emozioni; e in questo senso ha un interesse anche per chi accompagna i giovani. In questa opera – originale ma non immediata – l’interiorità del protagonista (emozioni, reazioni, sentimenti) viene esteriorizzata dalla colonna sonora; la musica, cioè, esprime ciò che il protagonista non dice, non sa o non può dire. Alcuni commenti musicali sono in palese dissonanza con ciò che il protagonista dovrebbe sentire (ad esempio, quando viene convocato a rapporto dal dirigente scolastico e si ritrova interrogato da un poliziotto). Egli vive come se fosse uno spettatore di-staccato e anestetizzato rispetto alle conseguenze emotive dei suoi atti. Il film fa riflettere sia sull’anestesia emotiva in cui scivolano alcuni oggi sia sull’incapacità del mondo adulto di comprendere e comunicare affettivamente/effettivamente con le giovani generazioni.
    - In concreto ciascun fidanzato scelga alcune musiche/canzoni che esprimano emozioni e sentimenti sperimentati nel cammino a due. Si può individuare una serie di musiche/canzoni per varie tappe del percorso. Ognuno poi presenterà la propria scelta all’altro, spiegando e motivando.

    NOTA

    [1] Mi riferisco a riflessioni di Cristiano Arduini, Giampaolo Dianin (Matrimonio, sessualità, fecondità. Corso di morale familiare), Leopoldo Voltan.


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