Editoriale
Alberto Martelli
(NPG 2016-01-03)
Cari lettori,
dobbiamo con sincerità dichiarare la nostra emozione nell’iniziare insieme a voi questo anno 2016 perché il traghettare del tempo in questi mesi ci porterà a viaggiare tra due sponde di particolare fascino e valore.
Da un lato la fine del Bicentenario della nascita di don Bosco.
Festeggiato ufficialmente nello scorso mese di agosto 2015, si chiude idealmente nelle nostre riflessioni con il dossier di don Fabio Attard, superiore generale per la pastorale giovanile dei salesiani, dove cercheremo di fare il punto non tanto del passato o delle celebrazioni fatte, ma del futuro che ci aspetta e di ciò che la tradizione di don Bosco e dei suoi figli può indicare alla Famiglia Salesiana e a tutta la Chiesa come orizzonte di una seria riflessione/azione per il bene dei giovani.
Dall’altra sponda del nostro anno ci aspetta un evento che certamente farà piacere a tutti i più affezionati abbonati di NPG, ossia il 50° della nostra rivista. Cinquant’anni al servizio della Chiesa italiana e dei giovani: un traguardo che giunge quasi inaspettato. Ci sentivamo sempre con il cuore di ragazzo e scopriamo invece di essere ormai giunti a maturità, eppure non ci è passato l’entusiasmo e la voglia di fare ancora tanto per la gioventù e la Chiesa di oggi con quell’allegria e quella fiducia salesiana che ci hanno sempre contraddistinti.
200 anni e 50 anni, due tappe di una storia e di un passato che ci caratterizzano, ma che non ci fermano.
Così ci piace la nostra pastorale giovanile. Sappiano di non essere nati ieri e di non doverci inventare da zero tutte le volte. Rifuggiamo, quasi d’istinto, da tutti quei progetti, o pseudo tali, che si immaginano nati dal nulla, come se il mondo prima non esistesse, come se tutto dovesse essere buttato e rifatto, o semplicemente ignorato. Troppi piani pastorali, anche eccellenti, scritti con rigore e attenzione, peccano di memoria, non hanno radici, nascono come funghi, ma come i semi della parabola evangelica: subito spuntano, ma non avendo radici seccano alle prime difficoltà. Conosciamo invece e ri-conosciamo con franchezza la nostra storia, fatta di vittorie e di sconfitte, di idee belle che han dato frutti e di errori da analizzare per evitarli in futuro. Eppure non ci fermiamo al passato, ma usiamo la storia come trampolino del futuro. Come dice il celebre proverbio: siamo nani sulle spalle di giganti e ne siamo fieri e non ce ne dimentichiamo, e allo stesso tempo cerchiamo di fare in modo che anche il nostro operato di oggi possa diventare storia per il futuro, un passo avanti verso una vita evangelica vissuta e proposta in pienezza a tutti, specie ai giovani e tra loro ai più poveri e bisognosi.
Nel mezzo di questa storia che speriamo duri ancora a lungo, ci risuona nelle orecchie l’appello accorato di Papa Francesco alla Chiesa Italiana al Convegno di Firenze dello scorso mese di novembre:
«Faccio appello soprattutto "a voi, giovani, perché siete forti", come scriveva l’Apostolo Giovanni (1 Gv 1,14). Superate l’apatia. Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza, ma imparate ad essere modelli nel parlare e nell’agire (cfr 1 Tm 4,12). Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni».
«Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, "zoppi, storpi, ciechi, sordi" (Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo».
Come sempre NPG si mette a disposizione, come protagonista e come luogo di attrazione per tutti coloro a cui sta a cuore “l’andare ai crocicchi” per chiamare tutti, nessuno escluso.
Per questo con entusiasmo e con la voglia di ricominciare: buon anno a tutti.